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Autore: SylverTrinity    19/04/2010    1 recensioni
Lo spazio e il tempo si annullano. Il presente si collega con un passato fantastico e tre comuni ragazzi si trovano a prendere il posto di eroi passati in mezzo a un campo di battaglia...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia era nata un po' più lunga, ma la ridussi per attenermi alle regole di un concorso... a cui poi non la mandai favorendo altri lavori. Nata come omaggio ai giocatori di live e giochi di ruolo (quale io fui XD) spero che piaccia anche a chi non ha conosciuto da vicino questi mondi.

FANTASTICA REALTà

Su un campo che da anni non vedeva raccolti, un gruppo di ragazzi stava svolgendo un live medievale. Rinchiuso in un’armatura apparentemente inscalfibile, giocava il ruolo del comandante di Leveria un ragazzo di diciotto anni: Mirko. La spada che si era fatto con ore e ore di lavoro meticoloso, ora menava colpi a suon di punti ferita. Al suo fianco una potente Maga delle Rune, in realtà una studentessa di lingue: Alicia.
Baldanzoso, assetato di avventura solo per ricavarne spunto per ballate c’era il Bardo Firulì, che incoraggiava le truppe. Armato di liuto, in realtà l’affascinante capellone suonava la chitarra elettrica in un gruppo metal. Si chiamava Giovanni, ma ufficialmente era Giò.

Sul campo di battaglia il comandante Lèon, guida dei soldati di Leveria, stava spronando alla carica il suo battaglione. L’elmo di lucido metallo chiaro nascondeva la sua faccia, rendendolo un’imponente figura brillante.
Nelle retrovie, i maghi lanciavano incantesimi di protezione e attacco sull’orda che avanzava feroce. Feline, Maga delle Rune, era la più potente nonché affascinante.
Al sicuro su un albero, stretto al suo liuto, un bardo girovago ammirava l’azione, appuntando nella sua mente ogni dettaglio, per farne scaturire un poema da cantare al mondo.

La giornata si concluse con i soliti litigi per quel colpo ingiusto, punti ferita mancanti, punti esperienza insufficienti.
Mirko si spogliò della sua armatura di materassino e ripose la gloriosa spada di lattice.
Alicia rabbrividendo si rinfilò i jeans e la felpa, mentre Giò fuori cantava alla luna come una rock star sul palco.
I tre abitavano vicini così, saliti in macchina, si avviarono a casa… ma qualcosa cambiò. Qualcosa sfrecciò in mezzo alla strada, Giò sterzò e…

La battaglia si era conclusa. Lèon infilò nella sua tenda e… cadde a terra.
- Ma quanto cavolo pesa ‘sta roba? – si chiese. Si guardò nel riflesso della spada sguainata e lanciò un urlo.
Poco dopo nella tenda entrò senza fiato un’affascinante donna dalla pelle bronzea e dagli occhi felini.
- Mirko, guardami! – la giovane si indicò sbalordita – Sono davvero una Maga! –
Poco lontano un bardo piovve giù da un albero lanciando imprecazioni così strane che le persone circostanti credettero che la botta in testa lo avesse fatto rincitrullire del tutto.

La macchina infilò giù per il bosco finendo nel fiume… per fortuna. Alla guida un metallaro che parlava in rima con di fianco un ragazzo che si rivolse al poliziotto come fosse stato un eroe epico. Dietro, una ragazza inviperita che sbraitava qualcosa smanettando, credendosi capace di far magie.

Mirko si trovò ad essere il Lèon di Leveria che aveva sempre sognato… solo che adesso i suoi punti ferita non erano un numero, ma carne vera. L’armatura era dannatamente pesante e neanche riusciva a menare un fendente. Alicia era l’attraente Maga Feline, ma non riusciva a controllare i suoi poteri, seminando il panico.
Giò fu fatto visitare da un medico svariate volte, mentre cercava di spiegare cos’era l’inglese e una chitarra elettrica.

Lèon dovette subirsi una lezione di matematica, sentendo pronunciare nomi di presunti studiosi famosi e morti da un pezzo che mai aveva sentito.
Feline cercò di distruggere più volte un mappamondo, appellandolo opera eretica.
Firulì scappò urlando dall’aula di musica asserendo che una scatola era stata posseduta dallo spirito maligno di una sirena.

Mirko dovette fare un discorso d’incoraggiamento ai suoi uomini. Lo aveva fatto tante volte, ma ora si trattava di una vera battaglia contro veri mostri…Alicia doveva coordinare i maghi quando neppure riusciva a coordinare se stessa. Eppure doveva farcela… da lei ora dipendeva davvero la vita di qualcuno.
Giò, seduto ai piedi di un albero, si rese conto che le parole potevano fare la differenza per uomini che non potevano difendersi con un bazooka, ma solo con una spada e uno scudo, pregando che reggesse.

Lèon, sgomento, avanzò con indosso una ridicola armatura e una spada finta.
Feline si trovò per le mani dei bigliettini che, a quanto aveva capito, doveva strappare quando lanciava un incantesimo…
Firulì stava cercando di capire il significato di “area d’azione” chiedendosi se la sua voce fosse giudicata troppo debole…

La battaglia ebbe inizio. Nell’aria non suonavano “CIOP” ma urla vere. Gli orchi puzzavano terribilmente e non di trucco e lattice, ma di lercio. Troppo debole per sopportare quel peso, Mirko sentì cosa significasse essere ferito sul serio.
Feline tremava. Aveva lanciato un incantesimo senza riflettere e aveva colpito in parte i suoi stessi alleati favorendo il nemico.
Giò, da cui le truppe si erano aspettate gloriosi inni d’incitamento, era rimasto muto col liuto tra le mani. Gli sovvennero solo le canzoni di noti gruppi moderni.

Lèon con un colpo ben menato atterrò un ragazzo e si sentì umiliato quando quello che veniva chiamato “master” lo riprese.
Feline non comprese perché mai dovesse usare stupide parole come “dardo incantato”.
Firulì si chiedeva cosa dovesse inventarsi per quella famosa “area d’azione” dato che nessuna delle sue ballate sembrava andar bene.

Mirko cadde a terra maledicendo il mondo. Sarebbe davvero morto? Vide i suoi compagni intervenire per salvare il loro comandante. Lo difesero, lo incoraggiarono. Non sarebbe morto. Una fiamma si accese nel suo petto e la fantasia dei suoi sogni divenne la realtà. Con rinnovato vigore menò colpi possenti abbattendo il nemico.
Alicia si tirò su e respinse quel senso di arrendevolezza. Prese un ampio respiro e sentì quella forza antica sussurrarle. Per la prima volta sperimentò la magia vera e, quando riaprì gli occhi, divenne la temuta Maga di sempre.
Giò decise di smettere di pensare a cosa le sue band cantavano e si lasciò trasportare dal cuore, cantando poche parole, semplici, ma forti. La forza che quegli uomini volevano.

Lèon, da sempre ligio al dovere, comprese che su quel campo di addestramento, non poteva essere altro, c’erano regole ben precise, così moderò la forza, abituandosi a dichiarare i colpi a voce. Consigliò i suoi acerbi soldati spronandoli a dare il meglio, trovandosi felice del loro entusiasmo.
Feline si abituò a strappare cartellini e a pronunciare per nome gli incantesimi, soddisfatta che chi la circondava apprezzasse la sua fantasia e il suo comportamento nella simulazione.
Firulì, manuale alla mano, prese coscienza dei titoli delle ballate previste e, non conoscendole, improvvisò, guadagnandosi un sacco di punti esperienza… cosa fossero non lo capì…

La realtà si distorse, allungandosi, accorciandosi, facendo toccare nuovamente i due mondi. Per un istante, faccia a faccia, i tre ragazzi incontrarono i tre eroi dei loro sogni. Non ci fu bisogno di parole, entrambi avevano capito ed erano felici di tornare ai loro mondi per gli uni troppo crudeli, per gli altri troppo strani.
Mirko, Giò e Alicia si svegliarono nelle loro tende, avvolti in un sacco a pelo. Lèon, Feline e Firulì tornarono ad essere quelli di sempre, pronti a una nuova battaglia…

  
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