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Autore: memi    20/04/2010    3 recensioni
Mark era caduto di culo per terra.
Davanti a centinaia e centinaia di spettatori, il che non era esattamente come se fosse caduto durante le prove o con pochi testimoni. E non era neppure come quando inciampava per via della fretta, perché la sua dannata sveglia aveva fatto cilecca ancora una volta e lui non si decideva a cambiarla perché probabilmente sarebbe stato troppo intelligente farlo. E decisamente non si era impicciato nel filo del microfono, come era tanto bravo a fare, neanche avesse preso un master nell’intrecciare i piedi in quei dannati cavi elettrici.
{Tom DeLonge/Mark Hoppus. Liberamente ispirata alla caduta di Mark a Jones Beach. O meglio, al post-caduta.}
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What are you doing?

 

 

Mark era caduto di culo per terra.

Davanti a centinaia e centinaia di spettatori, il che non era esattamente come se fosse caduto durante le prove o con pochi testimoni. E non era neppure come quando inciampava per via della fretta, perché la sua dannata sveglia aveva fatto cilecca ancora una volta e lui non si decideva a cambiarla perché probabilmente sarebbe stato troppo intelligente farlo. E decisamente non si era impicciato nel filo del microfono, come era tanto bravo a fare, neanche avesse preso un master nell’intrecciare i piedi in quei dannati cavi elettrici.

 

No, stavolta Mark aveva dato il meglio di sé nell’incespicare nei suoi stessi piedi perché doveva aver trovato a dir poco ingegnoso infilarsi in quel cazzo di box – a fare che, poi? – e uscirne al contrario. Al contrario, lui che era un impedito di proporzioni mastodontiche, come se questo non avesse potuto interferire con il suo già scarsissimo equilibrio. E la caduta era diventata quasi scontata ad un certo punto, talmente che adesso Tom si stupiva di non averci pensato prima, di essersi addirittura sbigottito quando sarebbe stata una cosa facilmente prevedibile se si aveva a che fare con un imbranato delle dimensioni di Mark Hoppus.

 

Ma, insomma, non era colpa sua se dopo tutto quel tempo era stato così ottimista da sperare che il bassista avesse racimolato almeno un briciolo – neanche tanto, eh, giusto quel tanto che sarebbe bastato per non raccattare una figura di merda a livello internazionale – di controllo delle proprie azioni in più rispetto a quando di anni ne avevano venti.

Si sentiva quasi stupido, col senno di poi, ad aver avuto una simile fiducia cieca nei progressi fisici dell’Hoppus, quando lui meglio di tutti sapeva di cosa era capace quel rincoglionito totale.

 

Tuttavia da lì a riuscire anche solo ad immaginare l’eventualità che Mark fosse ancora perfettamente in grado di inciampare come un ragazzetto goffo e ridicolo davanti a centinaia di persone nonostante i trent’anni suonati già da un pezzo...no, proprio non aveva saputo preventivarlo.

Cioè, Mark era caduto col culo a terra.

 

Era una cosa che avrebbe avuto senso se fosse almeno andato a sbattere contro qualcosa, o qualcuno, ma così, da solo e senza sfiorare nulla...

Era ridicolo. Era la cosa più ridicola in assoluto che Mark aveva avuto la faccia tosta di fare. E cazzo, Mark ne aveva fatte di cose grottesche, consapevolmente o meno.

 

Tom ancora non riusciva a capacitarsi di come fossero andate le cose. L’attimo prima il bassista era lì, al solito posto alla destra di Travis ad intonare la sua parte di I Miss You, e l’istante dopo, quando era arrivato il turno di Tom di cantare, puff! Mark se ne andava in giro come se niente fosse ad invadere anche la sua porzione di palco. Lui gli aveva gettato una rapida occhiata, ma Cristo santo, stava cantando dal vivo e doveva tenere un certo ritmo per preoccuparsi a dovere di quante probabilità avesse l’altro di fare la figura del rincitrullito.

Per una frazione di secondo aveva addirittura pensato che dopotutto Mark era cresciuto adesso, che sapeva quello che stava facendo, che doveva smetterla di essere paranoico e concentrarsi solo sulla canzone.

 

Poi, neanche l’avesse fatto apposta, proprio quando Tom aveva iniziato a rilassarsi, Mark aveva avuto la brillante idea di cadere. Di cadere da solo. A culo per terra.

E non era stata una di quelle cadute rapide, quelle in cui avresti potuto permetterti di sperare che solo in pochi l’avevano notata e che di conseguenza non l’avrebbero etichettato come ‘il coglione che cade a culo a terra sul palco in pieno concerto dal vivo’ a vita. Era stata più una caduta comica. Sì, comica era il termine esatto per descrivere il ruzzolone in stile Benny Hill con cui l’altro si era ritrovato a fondoschiena a terra e gambe al vento.

 

Tom aveva provato a non ridere, sul serio, ma le labbra si erano arricciate all’insù da sole e le parole erano venute fuori quasi automaticamente, senza che il suo cervello avesse avuto il tempo di arginarle.

“Cosa stai facendo?” Gli aveva chiesto, più divertito che incuriosito, mentre Travis insisteva sulla batteria e la canzone pretendeva di andare avanti.

Aveva dovuto farsi violenza fisica per rimanere al suo posto, dietro a quel dannato microfono, e continuare a cantare – show must go on, no? – invece che correre da quel babbeo e dirgli che era uno stupido ed aiutarlo a rialzarsi, ridendo a crepapelle fino a farsi venire le lacrime.

 

“Torna al tuo lato del palco!” Non aveva saputo fare a meno di aggiungere comunque nel vederlo rialzarsi, sentendo la propria voce sempre più stridula nel disperato tentativo di mettere a tacere un inopportuno scoppio di risate.

D’imbecille ne bastava uno solo in una band e Mark faceva fin troppo per mantenersi ben saldo il suo ruolo, non c’era affatto bisogno che anche lui iniziasse a dare di matto nel bel mezzo di un’esibizione live.

 

Fatica non da poco visto che quello scemo aveva pensato bene d’iniziare a saltellare come un deficiente per tornarsene al suo posto, sorridendo come un ebete e fingendo di non aver appena fatto la peggior figura da scemo del villaggio qual’era davanti ad un solido gruppo di aspiranti testimoni.

E lui doveva cantare, e santo cielo non era mai stato tanto più difficile farlo prima di quel momento, con le risate a fior di labbra e la voglia di mollare un bel scappellotto a quell’idiota nelle mani, perciò era tutta colpa di Mark Hoppus se Tom DeLonge aveva fatto una pessima performance, con tanto di risolini in sottofondo a stento trattenuti, e che Dio lo fulminasse se non si sarebbe ripreso la sua cazzo di rivincita per quello.

 

Mark avrebbe fatto bene a preoccuparsi, perché era cosa risaputa che le vendette di Tom DeLonge sapevano essere molto, molto terribili.

Quasi gli faceva pena adesso – cavolo, era caduto a culo per terra davanti a tutta quella gente...! – ma non abbastanza da mettere a tacere il proprio spietato bisogno di rivalsa.

 

“La smetti di ridere come un idiota? Sono dieci minuti che non fai altro, è snervante.” Lo ammonì una voce fin troppo nota, appartenente alla persona che aveva completamente capitalizzato i suoi pensieri e non solo per quella notte.

Tom alzò il capo e, nonostante il tono irritato dell’altro, non si premurò di celare un ghigno sardonico. “Sei caduto per terra. Sei caduto di culo a terra! Come a un deficiente!” Dichiarò piuttosto in tono sorpreso, trovando chiaramente la cosa alquanto esilarante, negli occhi ancora una certa dose d’incredulità.

 

Mark, che era rimasto tutto quel tempo seduto sulla poltroncina nell’angolo a sistemare le corde del suo basso, mise su un’aria a metà tra l’imbarazzato e l’imbufalito.

“Poteva capitare a chiunque!” Si difese, a denti stretti e con le guance praticamente in fiamme.

“No.” Denegò Tom, senza tuttavia perdere il sorriso dalle labbra. “Una cosa del genere poteva capitare solo a te.”

 

“Non l’ho fatto mica apposta!” Insistette ancora Mark, sempre più rosso e in difficoltà.

L’altro sghignazzò e alzò gli occhi al cielo, senza dire nulla, ben consapevole di farlo infuriare in quel modo.

 

Come da intuizione, difatti, il bassista si alzò dalla poltrona e fece per avvicinarsi con un’aria che a suo avviso doveva essere minacciosa ma che a Tom parve più un pallido tentativo di nascondere il proprio impaccio, sennonché a metà strada inciampò in una scarpa lasciata lì con ogni probabilità a marcire che lo costrinse ad esibirsi in una serie di giravolte assolutamente goffissime per non ritrovare l’impatto col suolo, di faccia stavolta.

 

Tom ovviamente non perse di certo l’occasione per ridere e sbeffeggiarlo. “Dio, sei assolutamente ridicolo! Hai trentasette anni, Cristo santo, e ancora inciampi come un ragazzino! Dovrebbero impedirti di muoverti visto che dove cammini tu c’è il rischio che-”

Non riuscì a terminare la frase perché un paio di labbra che premeva con ferocia sulle sue glielo impedì bruscamente.

 

Mark gli stringeva i capelli con una tale foga da farlo male, ma Tom era troppo divertito e di buonumore per lamentarsi e comunque avrebbe potuto aggiungere anche quello alla sua imminente vendetta.

Piuttosto con uno scatto di reni, si premurò di scaraventarlo letteralmente sul letto su cui si era stravaccato a ridere della figura da scemo dell’altro da circa dieci minuti, erigendosi poi su di lui con la forza del suo fisico imponente e senza mai interrompere il bacio. Fu solo quando i loro polmoni gridarono per un po’ di ossigeno che si separarono, le bocche gonfie e rosse e i respiri affannosi.

 

Tom lo fissò per un lungo istante, il viso esteso in un’espressione allegra, e proprio non riuscì ad impedirsi di scoppiare in un’altra risata incontrollata quando davanti agli occhi gli passò l’immagine dell’Hoppus a culo per terra e gambe alzate. Dio che coglione... Non riusciva per niente a capacitarsi di quanto potesse essere ridicola una persona che, almeno in teoria, aveva superato da secoli la fase dell’adolescenza.

 

“Smettila immediatamente DeLonge o giuro che ti strozzo!” Lo avvertì aspro Mark a quel punto, gli occhi ridotti a due fessure intimidatorie.

Okay, era caduto come ad un pivello. Ci stava che lo prendessero in giro per quello, sul serio, non aveva fatto una piega davanti alle battute dell’intero staff. Ma cazzo, ridere anche in un momento come quello...era davvero intollerabile persino per uno paziente come lui!

 

Per tutta risposta, Tom ridacchiò, scosse la testa e mise su un’aria da pervertito integrale. “Avrei un altro piano prima, se non ti spiace. E tu devi ancora pagarmela per la figura del cazzo che mi hai fatto fare su quel palco, Hoppus.” Dichiarò, in un tono tanto allusivo quanto arrogante.

Mark roteò gli occhi, sbuffò e fece per dire qualcosa, ma stavolta fu il turno del chitarrista di zittirlo con un bacio. Aveva quasi iniziato a dimenticare di essere incollerito per le pesanti prese per i fondelli a cui era stato sottoposto e a rilassarsi sotto il tocco esperto del compagno, quando lo sentì ridacchiare sul suo collo, dove aveva da poco preso a lasciare un suo personalissimo ricordo personale.

 

“Tom‼ Smettila di ridere!”

“È che...sei caduto...col culo...per terra... Cazzo, sei caduto col culo per terra!”

Fanculo pure ai blink, fanculo! Fanculo ai blink e a quello stronzo di Tom DeLonge e – perché no? – fanculo pure a lui, che a trentasette anni suonati riusciva ancora a cedere a culo per terra durante un concerto! Eppure, nonostante le mille imprecazioni, Mark non riuscì ad impedirsi di sorridere a sua volta, perché dopotutto Tom aveva ragione: era un maledetto coglione quando ci si metteva!

 

 

The end

 

 

 

 

 

A/N

Non so cosa aggiungere, se non che dopo aver visto il video e la caduta in questione sul Tubo, non ho potuto fare a meno di scrivere. È stata una scena troppo esilarante per ignorarla come se niente fosse e Tom che se la sghignazzava tra una strofa e l’altra, mi ha dato il colpo di grazia! Povero Mark, non oso immaginare le prese per i fondelli che ha dovuto sopportare per questo...! XD

Ah, le parole in corsivo, quelle che dice Tom, sono effettivamente i suoi commenti alla caduta di Mark.

Eh sì, lo so, è dannatamente slash. Ma che ci posso fare? Questi due li adoro troppo insieme per non farli rapportare in quel senso! *-*

Bien, alla prossima ondata d’ispirazione gente!

Baci.

memi J

 

 

 

  
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