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Autore: LunarBlade Valentine    20/04/2010    3 recensioni
Come ha fatto il Vincent del gioco a diventare il Vincent di AC? E poi come e quando ha sviluppato l'amicizia con Marlene che si vede nel film?
[Ambientata un anno prima di Advent Children e dopo il gioco.]
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cid Highwind, Marlene Wallace, Tifa Lockheart, Vincent Valentine
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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Miles To Go Before I Sleep





Cambiare è difficile. Ma voglio cambiare, e questo potrebbe essere il primo passo. Voglio imparare.


Troverò consolazione. Devo. Non so quando verrà la morte, per me. Non so se arriverà mai. Devo prima smaltire un bel po’ di rimasugli di Jenova perché possa accadere…


Non posso continuare a vivere sapendo che continuerà così. Devo essere a mio agio nella mia pelle altrimenti finirò coll’uccidermi. In qualche modo.


Ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa. Il vuoto abissale lasciato da Hojo e da Lei dev’essere colmato da qualcosa. Devo trovare qualcosa a cui appassionarmi. Assolutamente.


La proverbiale ‘ragione per cui svegliarsi al mattino’.


In questo preciso istante sto guardando fuori dalla finestra, e penso a tutto e niente allo stesso tempo. L’incendio di Midgar è sotto controllo, e il crepuscolo sta calando sui loro valorosi sforzi di ricostruzione. Presto dovranno tutti andare a riposare, rimandando il proseguimento dei lavori a domani mattina.


Mi sono arrabbiato. Ora probabilmente ce l’avranno con me. Ho fatto un gran pasticcio. Non è stato il dottore a rovinare tutto - sono stato io. Ero arrabbiato. Ho detto una parola di troppo. Pensavo che mi avrebbero guardato diversamente. Che mi avrebbero visto sotto una luce peggiore perché ho perso il controllo e ho rivelato troppo di me. Avrebbero potuto torturarmi con questo errore, schiaffarmelo in faccia e abbandonarmi.


Quando ho aperto gli occhi ho rimpianto immediatamente questi pensieri.


Al momento Cid russa sulla sua sedia, e Tifa… Tifa ha poggiato la testa sul letto, sopra le mani giunte. È stato il russare di Cid ad avermi svegliato.


Mi si forma un magone in gola ogni volta che riguardo la scena.


Sono rimasti. Non mi hanno lasciato da solo. Nemmeno nel sonno.


Una parte di me vorrebbe che se la prendessero con me. Sarebbe tutto più semplice. Potrei rimproverarli e sentirmi ferito e ripiegarmi in me stesso senza parlare mai più. Questa… questa premura… è più difficile da gestire. Sono quasi terrorizzato dalla prospettiva della felicità.


Più che dalla felicità in sé, anzi, dal contrasto che creerebbe. Conoscendo la contentezza conosci anche il dolore. Se sei costantemente a terra, ti ci abitui. Chiudere con la droga è più doloroso che non cominciare mai, per quanto quella droga possa farti sentire Dio quando la assumi.


Non voglio più dolore, mi capisci, Tifa? E tu, Cid?


Siate crudeli con me. Odiatemi. Disprezzatemi e isolatemi. Qualsiasi cosa pur di dissolvere il timore che un giorno il vostro affetto mi venga strappato via. Quello che per chiunque altro è scontato per me è un sogno. Già una volta ne ho avuto una quantità immensa tra le mani e mi è stata portata via. Potrebbe succedere di nuovo in un batter d’occhio.


… Si sveglieranno e mi compatiranno…


No! Non lo farebbero mai. Voglio crederci.

Devo crederci perché non mi sono rimaste le forze per non farlo. Queste sono brave persone. Sono miei amici. Sono gli amici del Vincent che vive nei giorni che seguono la catastrofe di Meteor. Sono miei amici.


Prendo un respiro tremante.


Voglio permettermi di sognare.


Voglio permettermi di pensare che l’amicizia che un tempo avevo condiviso possa ripetersi. Che l’arrogante Vincent Turk che tanto invidio si è nascosto da qualche parte dentro di me.


‘Non più interamente umano’? Beh, sono ancora abbastanza umano da potermi arrabbiare per quella confessione. Ancora abbastanza umano da desiderare alle volte di non esserlo.


Qualcuno bussa alla porta, che quasi crolla a terra. Noto solo ora che è stata sradicata da un cardine ed è precariamente appesa all’altro. Com’è successo? Non è da me essere così poco intuitivo.


Tifa si stiracchia, e non sapendo cosa fare distolgo lo sguardo e lo fisso intensamente fuori dalla finestra.


Le mie orecchie dipingono ogni passo: si alza frettolosamente e si dirige alla porta. La solleva in modo da poterla far scivolare sul rimanente cardine, la apre e bisbiglia qualcosa alla persona dall’altra parte.


“Sì? Oh, salve.”


“Temperatura?” È il medico. Mi pare di udire un leggero tremore nella sua voce. Ops, mi sa di averlo spaventato un po’ troppo. Tifa mormora un ‘Un secondo’ e si volge di nuovo verso di me.


Dovrei girarmi verso di lei? Ma così potrebbe aver paura di controllarmi la temperatura e sarebbe imbarazzante. D’altro canto non è certo giusto imbrogliarla in questo modo.


Ah-


Troppo lento, Valentine. Le sue mani sono fredde e soffici contro la mia fronte. È una sensazione insolita. È soltanto quando toglie la mano che riprendo a respirare.


È proprio da Tifa. Niente domande, niente scampanellii e fischietti. Lei fa solamente quello che si deve fare e non c’è nulla che possa fermarla. Neanche la mia natura reticente.


“Sta molto meglio.” dice una volta tornata alla porta. Temo di aver quasi perso i sensi.


Riesco ancora a sentire la sua mano sulla fronte. Che strano.


Sto ancora guardando fuori dalla finestra. Non so che altro fare.


Mi sento sollevato. Da quando mi sono svegliato è come se il mio cuore fosse stato alleggerito di diversi quintali. Quasi che ci fosse un enorme macigno a ostacolarlo, e ora fosse sparito.


Quanto durerà? Il mio cuore può ancora contenere gioia? Ogni tanto mi chiedo se il mio cuore non sia poi tanto diverso da un filtro. I sentimenti più grandi e pesanti come l’angoscia e i sensi di colpa rimangono, mentre i più piccoli e fugaci istanti di gioia e soddisfazione scivolano via nei fori.


Non pretendo di essere felice. Mai preteso. A mio parere la felicità non è una posizione raggiungibile dagli esseri umani. È un viaggio.


Spero di essere contento. Ecco il mio obiettivo. Trovare un modo per vivere con me stesso che mi permetta di non odiarmi tutto il tempo. Voglio potermi di nuovo sedere a tavolino con me stesso e pensare senza ricadere nella spirale del disgusto che serbo contro di me. Questa sì che sarebbe una novità.


“'giorno, tesoro.” mi saluta Tifa.


Mi si avvicina, e come se riuscisse a leggermi nel pensiero mi rimette una mano sulla fronte. I suoi sorrisi gentili invitano gli angoli della mia bocca ad alzarsi. Ve l’avevo detto che il suo sorriso è scaltro visto da questa prospettiva.


Mi sfiora la fronte con la mano per allontanarmi i capelli dal viso. Movimento inebriante.


Non mi ci soffermo più di tanto, però. Ora sono tanto emotivamente svuotato che non ammetterei nemmeno di aver fame per il timore che causi indebita sofferenza.


Avete presente quando si mischiano i colori e si finisce con l’ottenere un grigio orrendo, e qualsiasi colore aggiungiate, non muterà se non di qualche lieve sfumatura? Sento che le mie emozioni abbiano raggiunto quel grigio. Non riesco a distinguere l’una dall’altra e non ho idea di cosa stia provando in questo momento.


“Ho una domanda per te.” continua placidamente. Credo stia bisbigliando, ma io riesco a sentirla benissimo. Le do un'occhiata ‘Approccio’.


“Perché dormi con una mano sotto il cuscino?” Il suo tono lascia intuire che potrebbe già conoscere la risposta. Gliela darò lo stesso.


“Nascondo la pistola sotto il cuscino quando in giro non ci sono… alleati.”


Il suo sorriso si allarga, “Come pensavo.”


Dopo un istante aggiunge quasi con cautela, “Stai bene?”


Vediamo un po’:


Catarsi. Ecco come si dice.


Innumerevoli paure rilasciate in un attimo fatale. Ho così tante cose da imparare.


Sento come se la semplice ammissione di avere degli amici mi abbia riempito del potenziale di una nuova forza. Mi sento come se… Beh, magari non conquisterò il mondo, ma forse una sua parte grande quanto una stanza sì.


E senza paura.


O quantomeno con la consapevolezza che se dovessi cadere… Quando cadrò… Qualcuno potrebbe essere lì a prendermi prima che tocchi terra, o anche soltanto a puntarmi un dito addosso e ridere, che è quasi altrettanto bello.


No, non so che farò ora. Non ne ho idea. La cosa continua a terrorizzarmi e annodarmi lo stomaco. Ma non è brutta come prima.


È come se fossi un marinaio che giunge alla fine di un fiume e scopre che questo non conduceva a un vicolo cieco, ma semplicemente a una curvatura del sentiero fluviale oltre il quale si trova il mare.


La fame non è sparita, neanche per idea. Ma almeno adesso so come nutrirla. La fame è la solitudine, la cura l’Amicizia. Una cosa così piccola. Un’ammissione così grande. A momenti non so che farmene. Non so come ho fatto a non capirlo prima.


Anche se dovessi perdere la loro amicizia, un giorno, avrò dei ricordi con me. Ed è tutto ciò che abbiamo, alla fine, giusto?


Avrò pure perso la mia vita e il mio tempo, ma ne ho ancora il ricordo, giusto? I bei ricordi dovrebbero conferirmi l’energia per procedere e la forza per eclissare quelli brutti. Non ci si dovrebbe mai trovare nella posizione di desiderare di poterli dimenticare.


Anche quando stiamo per morire e per esalare il nostro ultimo respiro… Tutto ciò che abbiamo, i nostri amici, i nostri sforzi… Alla fine ci rimane soltanto il loro ricordo.


Il cambiamento si può attuare soltanto un passo alla volta. Ma bisogna sempre essere convinti di farlo, il primo passo. Quel primo passo che porta a milioni di altri passi.


Un passo alla volta.


Ci sarà dolore, oh, se ce ne sarà.


Ma sono pronto ad affrontarlo.


Io penso… penso di…


Penso di avere le forze necessarie.


Penso di poter affrontare quello che deve venire.


Ho paura del cambiamento, lo so. Ma penso che Tifa, Cid e Marlene siano importanti tanto da farmi venire voglia di cambiare per loro.


Credo.


Spero.


Voglio stare con loro.


Ci impiegherò molto più di un giorno e molto probabilmente anche più di un anno. Senza contare che non ho idea di dove cominciare. Voglio farcela. Voglio sentire i polmoni vibrare di paura prima di espellerla tutta fuori. Voglio vivere senza paura.

Senza paura.


Il mare di fronte a me è vasto, e io sono un semplice marinaio. Le loro parole affettuose- la loro amicizia- comporranno il vento delle mie vele.


Un giorno toccherò la riva e sbarcherò da uomo nuovo, un uomo che forse saprà persino cosa attendersi dal futuro, o un uomo che forse non lo saprà mai, ma che come minimo ha capito che il viaggio è la parte più importante.


Almeno credo.


Non sono in vena di riflessioni corrette.


Voglio imparare a cambiare. Voglio meritarmi la loro amicizia. Voglio cambiare in modo che quando loro cominceranno a conoscermi, sarò qualcuno che varrà la pena conoscere. Voglio garantirmi che non mi voltino le spalle.


La guardo. Attende ancora la mia risposta con il capo inclinato in una curiosa angolazione. Sono passati diversi secondi dalla sua domanda. Cerco di sorridere. Con scarso successo. Lei mi guarda disorientata.


“Sì, sto bene.” rispondo. Con calma, Valentine. Un passo alla volta. Non sei ancora capace di sorridere senza scadere in ghigno sarcastico.


Non è colpa mia se viene così.


Lei replica con un sorriso raggiante e poi mi sorprende gettandomi le braccia al collo in un abbraccio così stretto che diventa difficile respirare.


“Ne sono lieta.” sussurra, “Ne sono veramente lieta.” Si ritrae dopo un lungo momento. Se non sto arrossendo adesso allora non sono un uomo. Stiamo pur sempre parlando di Tifa.


“Ah-” Che dovevo dire?


Hai il sorriso più bello del mondo, donna.


Oh, giusto, “Dici al… ehm… alla persona lì fuori che mi scuso per aver perso la calma.”


Lei ridacchia e mi promette che lo farà. Poi giocherella con la cintura e il suo sorriso si indebolisce appena. Cos’ha in mente? Riguarda me? Mi si secca la bocca.


“Ascolta…” inizia. Non sono certo di volerlo fare. “Cid dice che ha intenzione di girare il mondo con l’Highwind per vedere che cosa c’è fare.”


Eh? Dove vuole andare a parare?


“Penso che tu dovresti andare con lui.”


Eeecco.


Alza lo sguardo per incontrare i miei occhi. È determinata, ma guardinga. È in pena per un possibile rifiuto?


“Io rimarrò qui e aprirò quel famoso orfanotrofio.” prosegue. “Sono convinta che ti farà bene.”


Ah. Forse non vuole darmi l'impressione che mi stia cacciando via?


Va bene, Tifa, capisco; sarà davvero un’ottima opportunità per me. Una buona occasione per esplorare gli angoli del mondo che non ho ancora avuto la fortuna di vedere. Forse guardando in prospettiva ne ricaverò qualcosa di utile.


Chissà, non potrei scoprire un paio di cose sulle persone che conoscevo? Verissimo, non sono tanto certo di volerle sapere. Saranno molto vecchi, no? Riesco a pensare solo ad una manciata di persone su cui mi piacerebbe indagare, e solo una o due che gradirei veramente incontrare.


Non voglio lasciarti, Tifa, ma l’ultima cosa che voglio fare al momento è andare a Midgar. Non credo riuscirei ad essere di grande aiuto, né sarei in grado di contenere le mie inaffidabili emozioni di fronte a una distruzione tanto insensata. Penso che potrebbe adattarsi troppo a casa mia.


“Credo che ti meriti una vacanza.”


Accentua il tutto con una convinzione non indifferente e un cenno del capo. Guarda che non stiamo discutendo, Tifa. Non credo sia una cattiva idea. Sono solo un po’ incerto sui passi che dovrei compiere. È un periodo un po’ traballante.


Ho bisogno di scoprire chi è Vincent Valentine: non chi è stato finora, non chi era da Turk o da ragazzo della Yakuza. Non l’animale in cui Hojo l’ha tramutato o la bestia che Chaos vuole che sia. Ho bisogno di trovare il Vincent Valentine che vive nel mondo post-Meteor. Il Vincent Valentine che era lì quando il mondo era prossimo alla fine e a cui non danno fastidio certi marmocchi. Voglio vedere come se la cava questo Vincent a stare da solo per forse la prima volta in vita sua dopo che vi è entrata Lei.


Lei?

Lucrecia. Lucrecia Crescent che preferì un altro a me. Ecco, non ho più paura di te, Lucrecia. Capisco perché tu non mi abbia scelto. Me ne rendo conto soltanto ora: tu non sei mai stata mia.


Dio, questa non è la mia settimana, eh?


“Allora?” sembra preoccupata. Mi prende la mano buona tra le sue, morbide e calde. Avverto la punta delle unghie mentre mi accarezzano la pelle.


Reprimo un sospiro. Devo combattere. Devo combattere per riacquistare la mia forza. Per i miei amici, così potrò avere degli amici. Così varrò abbastanza.


Non s’impara niente senza soffrire. Io voglio imparare - voglio crescere. Se non lo farò morirò. Evoluzione, sapete com’è.

 

“D’accordo. Andrò con Cid.”


“Allora è così? Ci abbandoni tanto facilmente?” Ritira le mani, un sorriso evidente negli occhi.

 

Come? Non è questo che intendevo.


“No.”


Cade un silenzio durante il quale lei mi studia con un altro sguardo buffo. Suppongo di dovermi spiegare di nuovo. Abituatici, Vincent.


“Io…” Che dico? Che sarei rimasto se me l’avesse chiesto? Non è per niente da me. Sono certo che le persone abbiano delle aspettative riguardo il mio comportamento. “Sono restio a rinunciare a te.”


Perché suono sempre così rigido? Sono scemo?


“Oh.” Finge delusione. Mi volta la schiena. “Se è così.


Sento incombere un sorriso. Adopera il tono più indignato che le riesce quando dice, “Vincent è tanto freddo. A volte mi chiedo se gli importa davvero qualcosa di noi. Gli piaccio solo per la cioccolata che gli ho regalato.” È divertita, e forse è la mia immaginazione a segnalarmi la presenza di un pizzico di reale apprensione nella sua voce.


Vorrei dirle che a me importa di loro.


Hanno vinto, io ho ceduto e ho ammesso a me stesso che a loro ci tengo.


Cosa vuole che faccia per dimostrarle il mio affetto? Non voglio fare qualcosa di formale. Voglio metterci del sentimento. Come si fa? Mia madre diceva sempre che le azioni parlano più forte delle parole, ma non ho niente da offrirle. Nei paraggi non c’è nessun pegno di amicizia che io possa donarle, né ho una qualche parola potente. C’è solo una cosa che posso dare, ora come ora.


Voglio dirlo, e lo dirò.


“Tifa.” Devo procedere con cura. Devo fare questa cosa - fosse anche la prima e l’ultima della mia vita - bene. Voglio farla bene.


Lei si volta con uno sguardo incuriosito, le braccia incrociate sul petto. Emette un piccolo ‘hmm?’ per intimarmi di continuare.


Inspiro. No, non ci siamo ancora. So che ho i miei problemi, quindi l’unica opzione che mi rimane è scegliere una maniera esageratamente complessa che mi darà il coraggio di dire una cosa semplice come ‘Ci tengo a te’.


Tenere a una persona vuol dire mostrare debolezza, ma io riporrò tutta la mia vulnerabilità nel tuo cuore. So che con te le crepe della mia anima potranno trasformarsi in punti di forza. So che non getterai all’aria il mio umile tentativo.

Mi fido di te.


Non pensarlo, dillo!


Mi alzo e rinforzo il mio respiro.


“Te lo prometto,” No, in piedi non è sufficiente.


Mi inginocchio ai suoi piedi.


Lei sembra molto sorpresa. La luce del sole che va affievolendosi proveniente dalla finestra crea un alone quando incontra i suoi capelli.


Non pensarci, giù la testa e dillo.


“Ti prometto che se tu dovessi mai finire nei guai, io verrò. Lo giuro. Ovunque io mi trovi. Verrò da te se mai tu ne avessi bisogno.”


Sto dicendo che sono tuo amico. Anche se Cloud ti ha abbandonato avrai un protettore. Sto dicendo che cercherò di proteggerti perché lo voglio. Perché rispetto le tue decisioni e resterò al tuo fianco a qualunque costo. Sto dicendo che ti voglio bene. Sono solo troppo antiquato per dirlo chiaramente, Tifa.

 

Scusa.


Mi azzardo ad alzare lo sguardo e mi si mozza il fiato. Quel sorriso non è di questo mondo.


Sono stato io a farla sorridere così? Ho una fortuna esagerata se il destinatario sono io.


Sono… sono stato così bravo? Quel sorriso significa che ho trasmesso il messaggio giusto? Non è un sorriso derisorio, vero?


Nah.


Perfino il sole impallidisce di fronte a questo splendore.


Devo fare le cose a modo mio, e il modo mio è stupido e involuto.


‘Ma falla finita,’ come aveva detto una volta Cid.


Quel sorriso mi rimarrà impresso come a fuoco nella memoria. Qualunque cosa accada in futuro, saprò che questo sorriso era dedicato a me e sono stato io a suscitarlo. Avete mai provato qualcosa di così dolce?


Ho fatto sorridere la mia amica. Annoto mentalmente un’altra cosa sulla lista delle cose da ricordare a proposito degli amici.


Sorridere è bello. Provare per credere.


Lei si piega verso di me, dato che sono ancora inginocchiato di fronte a lei, e con molta cura, lentamente, allunga le braccia. Non mi muovo e cerco di non irrigidirmi. Mi darà un pugno in testa per aver fatto un’idiozia? Una volta l'ha fatto con Cid.


No: mi poggia le mani calde e sublimi in cima alla testa e si china per piantarmi un castissimo bacio sulla fronte.


Profuma di coraggio. Non so come sia possibile, ma è così. Davvero.


…


Trascorre qualche istante durante il quale riesco a non pensare a nulla.


Mi sorride vivacemente mentre dice, “So che tornerai, e accetto la tua promessa.”


…


Dio, nemmeno il cioccolato dà certe sensazioni.


…


“C@zzo Vincent,” Cid, mezzo addormentato, fa a pezzi il momento: “Non sai proprio fare niente senza essere tanto schifosamente melodrammatico?”


Dunque Tifa gli molla un pugno in testa. Lui dà il via a una lunga serie di improperi.


Magari fuori non c'è troppa luce, ma dentro ce n’è in abbondanza.


Non sono solo.


Per un momento…


Sono contento.



Note dell’autrice: Credo che… sia finita.
Dubito ci sarà un epilogo. Ma un sacco di cose da scrivere qui, a tutti quelli che hanno seguito la storia dall’inizio, a chi l’ha letta in silenzio e a chi potrebbe farlo nel futuro.
A chi è stato con me dall’inizio e a chi si è unito a noi a metà percorso:
Grazie.
Ho cominciato questo piccolo parto spaventata e senza alcuna fiducia nella mie capacità. Ero certa di aver perso il mio tocco e il mio stile, e pensavo che non avrei mai dovuto rimettermi a scrivere. Voi mi avete aiutato a rendermi conto che solo perché uno stile cambia non vuol dire che sia morto, o che quel cambiamento sia necessariamente negativo.
A guardarmi indietro adesso sento di essere cresciuta. Dall’ultima volta che ho scritto fino all’inizio di Dark Outside, ma anche di capitolo in capitolo. La vostra gentilezza e le vostre critiche mi hanno aiutato a crescere come persona quanto come scrittrice. Forse la sto prendendo troppo sul personale, ma questa storia ha attinto profondamente dalle mie emozioni, e mi è molto cara.
Ho tentato di trattarla come se fosse qualcosa di più di una fanfiction, ho cercato a farne qualcosa che possa toccare le persone e far provar loro emozioni e far riflettere sulle proprie vite. Non so se ci sono riuscita, ma so di aver dato il meglio di me mentre la scrivevo.
Devo ammettere di non essere interamente soddisfatta di quest’ultimo capitolo. I finali sono molto difficili, così come lo sono gli inizi. Senza un buon inizio la gente non continuerà a leggere, ma una brutta conclusione può rovinare un’intera storia di per sé buona. Spero di avervi lasciato un buon sapore in bocca e una bella sensazione in petto. Una buona storia è come un buon pranzo – ogni portata deve servire al suo scopo, e il dessert dev’essere perfetto!
Questa storia ha ricevuto oltre 300 recensioni (in originale, eh! XD ndT)! Sento veramente di non meritarle. Mi avete fatto un grandissimo onore.
Come promesso: voglio dare a tutti voi qualcosa di bello! Ma non so cosa… Indigo Angel e qualcun altro volevamo un sequel, e Myhi ha detto che le sfide sono popolari negli ultimi tempi.
Quindi sto pensando a cosa potrebbe andare bene! Voglio sinceramente farvi contenti perché oltre le oltre 300 recensioni di certo hanno reso felice me! E ci sono pure le oltre diciassettemila visite (non individuali, ovvio!)… sob, grazie mille, gente!
Thank you, everyone, from the bottom of my heart.

Note della traduttrice: mai fidarsi delle mie parole XD Tra l’altro vi posto il capitolo perché mi sono ricordata della storia per un disguido tecnico successo a un altro sito, figuratevi un po’ : D
Beh, almeno adesso è finita. Piaciuta? :D No? Così così? Leeeet me know.
MA SOPRATTUTTO. Ho segato la parte delle note (lunghe, eh? XD) dell’autrice in cui parla del sequel che all’epoca stava pensando perché tanto ormai lo sta scrivendo. Quindi. You know.
Quello che volevo sapere è: vi interesserebbe leggere il sequel? È ambientato qualche anno dopo, se non erro, è più Vincent/Tifa, e Marlene è anche lì molto presente, anche se cresciuta. Sia chiaro che comunque devo parlarne con l’autrice per capire se crede che la finirà prima o poi (i capitoli sono più lunghi e gli aggiornamenti più lenti, so idk), ma mi piacerebbe sapere le vostre opinioni prima di imbarcarmi nell’ennesima long-fic.
Insomma, apriamo questa specie di sondaggio. Potete comunicarvi il vostro pensiero sia tramite recensione che tramite mail che tramite piccione viaggiatore. Davvero, come volete.
Non comincerei a pubblicarla comunque prima di settembre, quindi… Boh. Pensateci su, magari, e fatemi sapere.
Alla prossima :*
EDIIIIT: GRAZIE ARLI! XD Arli è la beta-reader che ha affrontato con me questa storia. Dovevo ringraziarla anche qui :*
youffie
   
 
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