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Autore: ranyare    21/04/2010    9 recensioni
Vuoto.
È così che sento il mio ventre, il mio corpo.
Completamente, orribilmente vuoto.
E' una sensazione a cui mi sono disabituata. E' una sensazione orribile, sbagliata, è qualcosa che sento potrà arrivare a mangiarmi da dentro, come un cancro; lasciando, di me, soltanto un involucro inutile.
Lo sfioro appena con le dita tremanti, le lacrime che mi rigano le guance pallide, bianche. Non c’è vita, dentro di me. Non c’è nulla, se non quell’orrendo, disgustoso vuoto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ciao, piccolo mio.

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Vuoto.

È così che sento il mio ventre, il mio corpo.

Completamente, orribilmente vuoto.

E' una sensazione a cui mi sono disabituata. E' una sensazione orribile, sbagliata, è qualcosa che sento potrà arrivare a mangiarmi da dentro, come un cancro; lasciando, di me, soltanto un involucro inutile.

Lo sfioro appena con le dita tremanti, le lacrime che mi rigano le guance pallide, bianche. Non c’è vita, dentro di me. Non c’è nulla, se non quell’orrendo, disgustoso vuoto.

Rivedo davanti agli occhi appannati quei momenti, quel piccolo sogno trasformato in un orrore. Da me. Dal mio corpo. Perché sono sbagliata, sono un errore io stessa, ed ho appena ucciso il mio bambino, un bambino che non potrà mai nascere, che non potrò mai cullare fra le mie braccia.

Aborto spontaneo.

Due parole che risuonano nella mia cassa toracica vuota, morta. Come te, piccolo mio. La tua mamma non avrebbe mai voluto perderti, piccolo cucciolo che già amavo.

Forse avresti avuto i miei occhi. Forse invece quelli del tuo papà, che silenzioso è seduto accanto a me, atono. Saresti stato biondo, lo siamo tutti e due, oppure avresti preso qualche carattere strano...saresti stato la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Il mio bambino, mio figlio.

E invece, la tua mamma ti ha deluso.

Sento il cuore lacerarsi, quel cuore già troppo provato. E' un'angoscia senza fine, un ululato di dolore continuo che risuona silenzioso dentro di me, artigliando con ferocia ogni più misera cosa rimasta viva nel mio petto.

Ti ho perduto, bambino mio. E' stata colpa mia, è colpa mia.

Mi hanno detto che non potrò avere bambini. Che potrebbero tutti andarsene, com'è successo a te. Questa notizia laconica per me è morte, è una sofferenza che brucia terribilmente nel mio stomaco, nel ventre che fa male, un dolore che accetto come la ben più misera punizione che possa subire, per non essere stata all'altezza del mio bambino.

Mi tremano le mani, mentre scrivo. L'inchiostro è diluito, sbava in continuazione.

Ti amavo già, piccolo mio. Ti amavo già tanto, eri il motivo del sorriso perenne sul volto della tua mamma troppo debole.

E' colpa mia. Non m'importa sentire altre ragioni. Non possono capire, i medici, non sanno cosa significa fallire, e in quello che ogni madre ha il terrore che succeda.

Sono stata io ad ucciderti. E' il tuo il sangue che mi ha macchiato le gambe, le mani, i vestiti; quel sangue, che non riesco a lavare via dai miei occhi.

Io non so, adesso, cosa ne sarà di me.

Mi accartoccerò su me stessa, come un fiore appassito, vuoto. Serrerò le braccia intorno al ventre, cercando di darvi quel calore che non riesce a raggiungere quella voragine spalancata dentro di me.

Ma so, che una parte di me se n'è andata con te.

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19 novembre 2009

   
 
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