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Autore: rekichan    23/04/2010    9 recensioni
Prima classificata al Double Change Contest indetto da solarial e Rinoa81
Non avevano mai dato un nome a quello che erano. Semplicemente, perché non sapevano come chiamarlo. Bisogno? Necessità? Desiderio? Perversione? Niente avrebbe potuto esprimere quel complesso di emozioni che li legava. Niente, perlomeno, che fossero pronti ad accettare.
E lo stemma con le teste d’aquila chiamava Sasuke, lasciando indietro Naruto, per una pura questione di confine che i due non vedevano e a cui non avevano mai fatto caso, ma che adesso si ergeva come muraglia invalicabile tra loro.
Genere: Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Canzone/Canzoni scelte: Nothing else matters (metallica); What hurts the most (Rascal Flatts)
Parole scelte da sottolineare nel testo: “Possibile che questo nome sia più importante di noi due?”; aria; arma; desiderio; fuoco; paura; fumo
Note dell’autore: E’ una fan fiction storica, scritta un po’ in fretta. Ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, vede Naruto e Sasuke schierati da due parti opposte. Poi tutti i chiarimenti si hanno alla fine XD. Ho sottolineato le parole e la frase che ho scelto e mi sono permessa di mettere i pezzi delle canzoni usate in centrato, visto che sono ad inizio e conclusione della fan fiction.
Che dire? Non mi aspettavo la vittoria, visto che è stata scritta in pochissimo tempo (un pomeriggio XD), ma ne sono fiera.

Posto sotto il giudizio del concorso, ora vi lascio alla lettura.

Complimenti alle altre podiste, a tutte le partecipanti e un ringraziamento ai giudici*-*. E alla bannerista, perché quel banner è amore <3.

Disclaimer: la canzone Nothing Else Matters è dei Metallica; What Hurts the most dei Rascal Flatts e Sasuke e Naruto appartengono (mio malgrado) a Masashi Kishimoto, che deve farli copulare al più presto anche nel manga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[Il cielo sopra il fronte]

 

What hurts the most
Is being so close
And having so much to say
And watching you walk away
And never knowing
What could have been
And not seeing that loving you
Is what I was trying to do

[What hurts the most; Rascal Flatts]

 

23 Ottobre 19171

Ormai Naruto non distingueva più il cielo carico di pioggia dal fumo dei bombardamenti. Sopra di lui, v’era solo un’enorme cortina grigia, a tratti illuminata da fuochi di colpi lontani.
Sapeva – e con quale terribile dolore ne era conscio – che solo cinquecento metri più in là, nella trincea avversaria, poteva esserci lui. Sdraiato sul terriccio, sporco di fango e smagrito per la pessima alimentazione. Chissà se anche lui aveva dovuto fare un buco in più alla cintura per tener su i pantaloni ormai troppo larghi?
Si arrischiò ad alzare il capo, per lanciare un’occhiata oltre la propria trincea. Era un soldato di prima linea, la famosa carne da macello che Cadorna2 aveva deciso di inviare sul fronte del Trentino3. Certo, offensiva ad oltranza4. Avanzare sempre, andando contro un esercito meglio addestrato, più coeso, più rifornito.
Sputò a terra, scivolando di nuovo sul terreno fangoso.
Naruto aveva passato la notte sotto la pioggia battente e i colpi di baionetta. Aveva visto il suo compagno di trincea morire crivellato dai colpi; un altro era stato salvato per tempo, ma aveva perso un braccio. La guerra, per lui, era sicuramente finita.
Molto spesso si era trovato a pensare che fossero i morti i veri fortunati; gli unici a vedere davvero il termine di quel conflitto che sembrava senza fine.
Due anni sul fronte austro-ungarico avevano debilitato i più; l’esercito imperiale continuava a far indietreggiare le truppe italiane. Naruto aveva perfino perso il conto di quante volte, dall’alto comando, fosse arrivato l’ordine di resistere sull’Isonzo, fino a quando la guerra non aveva assunto anche lì il sapore umido e stantio della trincea.
Avanzavi, ma ti ritrovavi sempre al punto di partenza. Sempre in un buco che non cambiava mai. Solo con qualche amico in meno e qualche morto in più a farti compagnia tra fango e sangue rappreso.
E un pensiero fisso, che andava lontano assieme alla speranza che almeno lui non fosse immerso nella merda fino al collo.

 

***


Le parole che si erano scambiati erano state poche e le promesse tante, forse troppe.
Niente di esplicitato, il loro era un rapporto basato sui sussurri e sui gemiti soffocati in poche e vuote stanze di una casa in un paesino vicino Trieste, proprio sul confine.
In quei momenti, Naruto non pensava di essere italiano; non pensava e basta. Sapeva solo che ciò che voleva e desiderava era il corpo di Sasuke sopra il suo; le loro pelli unite e le loro bocche perse nel reciproco cercarsi.
Abitavano in due paesi confinanti; figli di piccoli commercianti, si incontravano spesso al mercato e giocavano assieme.
Parlavano la stessa lingua, mangiavano lo stesso cibo e desideravano le stesse cose: una famiglia, un lavoro e una tranquilla e sana vecchiaia.
Poi era successo qualcosa, in quel 1913 che adesso sembrava così lontano. Improvvisamente non erano stati più due amici, ma una cosa sola. Le loro menti e i loro corpi si erano toccati, legandosi con un filo che non riuscivano a vedere, ma che percepivano entrambi.
Ed era successo: nella paura di essere scoperti, nella vergogna di quello che stavano facendo perché era una cosa enormemente sbagliata, avevano firmato il loro lasciapassare per l’inferno.
Eppure, nonostante più volte avessero proferito parole come: «Non dovremmo.» o «E’ sbagliato. È terribilmente sbagliato.», continuavano a cercarsi e a perpetuare nell’errore.
Infine, tra un pentimento, pugni e promesse infrante di non rivedersi mai più, era giunto il 28 Luglio 19145.

Era stato allora che Naruto aveva scoperto che lui e Sasuke erano diversi.

 

***

15 Maggio 19166

Sasuke si lasciava scivolare lungo il sentiero fangoso, cercando di non far cadere la baionetta a terra.
Lo avrebbe infastidito doverla pulire nuovamente. Non che fosse mai lucida, ma prestava una particolare cura alla propria arma, scrostando ogni giorno dal calcio e dalla canna i residui di sangue e di terriccio.
In un certo senso, dedicarsi a quell’attività lo rilassava, aiutandolo a non pensare. Perché in trincea ci si annoia ed è difficile passare il tempo senza lasciarsi andare a pensieri cupi.
Quando si era arruolato, nel 1914, Sasuke l’aveva fatto con la consapevolezza che non sarebbe uscito vivo da quella guerra. Morire per la propria Patria gli era sembrato, allora, così eroico e lodevole; la giusta espiazione per quel peccato che lo tormentava giorno e notte.
Morire sarebbe stata la soluzione giusta; espiare con il proprio dovere un’ottima redenzione.
Ma, come la mosca che tenta di staccarsi dal miele su cui si posa per assaggiarlo, Sasuke si era ritrovato invischiato dalla sua stessa penitenza.
Era vivo. Dannatamente vivo e in forze. Era sopravvissuto alla disastrosa campagna di Conrad7 a Leopoli8; agli scontri con il poco organizzato, ma temibile, esercito russo… E adesso si ritrovava in Trentino, a due passi dal paese natale, con l’ordine di andare contro l’esercito italiano.
Esercito in cui, forse, si trovava lui.
Sasuke si ritrovò a fissare il cielo plumbeo. La pioggia sembrava non voler finire mai, come quella guerra.
Doveva essere rapida, dicevano. Doveva finir presto, era il ritornello che Sasuke aveva tanto sentito decantare.
Sputò una maledizione contro l’incapacità di Conrad e dei suoi superiori. Sputò insulti ed offese tra sé e sé rimproverandosi per la propria stupidità e incoscienza.
Sputò su se stesso, per aver cercato una morte rapida e vanagloriosa; per essersi allontanato da qualcosa che – adesso se ne rendeva conto – era più prezioso di quanto immaginasse.
Sputò semplicemente il rancore che aveva dentro, sperando di non trovarsi faccia a faccia con quegli occhi azzurri.
Sempre che non si fossero già spenti.

 

***

Non sapevano quanto tempo sarebbero stati separati. Sasuke sosteneva che la guerra sarebbe stata breve. Naruto non si pronunciava. «La guerra non è mai breve», avrebbe voluto dirgli, ma le parole gli morivano in gola.
Costringendosi a trattenere il fiato per non sprecarlo per urlare, aveva inspiegabilmente taciuto; i pugni serrati e appoggiati forzatamente sulle ginocchia, per non dirigerli verso il suo viso e tappargli la bocca. Magari, facendogli saltare qualche dente.
Improvvisamente, aveva sentito ergersi un muro tra loro. Un confine che aveva per fondamenta le parole: «Mi arruolo» e un’aquila a due teste incoronate9.
C’era il peso della diversità, adesso, a separarli. Non più Sasuke e Naruto, ma Austro-ungarico e Italiano. Due nomi che avrebbero designato, da quel momento in poi, il loro rapporto.

«Possibile che questo nome sia più importante di noi due?10»

Aveva chiesto, alla fine. Sasuke lo aveva guardato. Solo in quel momento – dopo il suo breve discorso con cui aveva fatto a pezzi quello che erano stati e quello che erano diventati – aveva osato alzare lo sguardo e fissarlo dritto negli occhi, ma Naruto sapeva che non avrebbe dato risposta.
D’altronde, non c’erano parole che potessero spiegare quel “noi due” che Naruto aveva usato. Non c’era mai stato un “noi”; solo due persone che si inseguivano e si respingevano a vicenda, schiave della propria cultura e dei propri pregiudizi.
Non avevano mai dato un nome a quello che erano. Semplicemente, perché non sapevano come chiamarlo. Bisogno? Necessità? Desiderio? Perversione? Niente avrebbe potuto esprimere quel complesso di emozioni che li legava. Niente, perlomeno, che fossero pronti ad accettare.
E lo stemma con le teste d’aquila chiamava Sasuke, lasciando indietro Naruto, per una pura questione di confine che i due non vedevano e a cui non avevano mai fatto caso, ma che adesso si ergeva come muraglia invalicabile tra loro.

 

***

Ottobre 1918

Sasuke e Naruto avevano guardato le stesse nubi affollare il cielo; avevano visto gli stessi uccelli volarvi e avevano respirato la stessa aria.
Erano vicini, come mai erano stati in vita loro. Due anime comunicanti che provavano le stesse emozioni e la stessa nostalgia, mentre respiravano il profumo della terra in cui erano nati e cresciuti.
Solo pochi metri li separavano, ma nessuno di loro lo sapeva. Sapevano solo che l’indomani avrebbero sparato a un italiano o ad un austro-ungarico, senza vedere altro che un’uniforme diversa sotto cui ogni soldato aveva sepolto la propria umanità.
È più facile sparare ad un simbolo che ad un altro uomo. Un simbolo non respira, non mangia, non pensa e non ama come te. Un altro uomo sì.
Il cielo che li sovrastava continuava ad essere lo stesso; stesse le stelle che li fissavano; stessa la luna che, materna, vegliava su di loro.
Eppure la distanza tra loro era così ampia da non poter essere colmata. Costretti, l’uno da una parte, l’altro da quella opposta, a restare sempre lontani.
Senza avere altra possibilità d’incontro che il fango della trincea e il fuoco della baionetta.

 

***

 

4 Novembre 191811, ore 12

“La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S. M. il Re Duce Supremo, l’Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta e asprissima per 41 mesi, è vinta.”

Dal comunicato del Comando Supremo, Bollettino della Vittoria, Maresciallo Diaz.

 

***

 

Naruto vide un ragazzo dalla divisa stracciata percorrere la sua stessa strada, in direzione opposta.
Rimase fermo ad aspettarlo, ma non riuscì ad impedire ad un sorriso di stendersi sul suo volto mano a mano che i lineamenti dello straniero si facevano meno confusi e sempre più familiari.
La guerra li aveva cambiati; li aveva fatti crescere. Eppure erano sempre loro, ma con qualcosa in più.

«Sono a casa.»

«No, Sasuke. – il sorriso sul viso di Naruto si ampliò. – Siamo a casa.»

 

So close no matter how far
couldn't be much more from the heart
forever trusting who we are
and nothing else matters
{Nothing else matters; Metallica]

 

 

123 Ottobre 1917: vigilia dell’attacco combinato tra tedeschi e Impero Austro-Ungarico sul fronte Tolmino-Caporetto, in Trentino, in seguito al quale il Generale Cadorna viene destituito e il suo compito passato ad Armando Diaz.

2Cadorna: Generale Italiano a cui era stato affidato il controllo dell’armata di terra italiana. A mio parere, un totale idiota.

3Fronte del Trentino: fronte situato sulla linea di confine tra l’Impero Austro-Ungarico e l’Italia. Le battaglie più famose sono state quelle successivamente citate dell’Isonzo. Se ne contano circa undici.

4Offensiva ad oltranza: tecnica di guerra che prevede il continuo attacco del nemico, rivelatesi disastrosa in molti casi della Prima Guerra Mondiale.

528 Luglio 1914: dichiarazione di guerra dall’Austria-Ungheria alla Serbia e scoppio della Prima Guerra Mondiale.

615 Maggio 1916: offensiva ad oltranza voluta dal Generale austro-ungarico Conrad sul Trentino, come spedizione punitiva per il tradimento dell’Italia.

7Conrad: Generale Austro-Ungarico che fu tra le prime cause della sconfitta dell’esercito imperiale sul fronte Russo e Italiano. Degno compare di Cadorna.

8Leopoli: città fulcro delle lotte tra Russi e Austro-Ungarici sul fronte orientale, presa dai Russi il 30 Agosto 1914, con una disastrosa sconfitta per l’Impero.

9Aquila a due teste incoronate: simbolo dell’Impero Austro-Ungarico.

10«Possibile che questo nome sia più importante di noi due?»: qua per “nome” si intende il nome di “cittadinanza”. Tipo: “italiano” e “austro-ungarico”.

114 Novembre 1918: resa dell’Austria-Ungheria.

 

Giudizio del concorso:

 

 

Giudizio by Rinoa81

Autore: rekichan
Titolo: Il cielo sopra il fronte
Voto: 9

Giudizio:

Sarò sincera: quando ho letto il genere della fic stavo per chiuderla d'istinto. Spero non me ne voglia nessuno, ma le AU in generale non mi piacciono, e lo ammetto, speravo che nessuno ne scrivesse, gh. E ho sinceramente pensato poi, visto il tema storico/di guerra trattato, che fosse qualcosa di infinito e di noioso.
Mi sono ovviamente ricreduta.
L'autrice è stata molto brava ad incastrare perfettamente tutto; canzoni assegnate, parole/frasi scelte, e ha centrato pienamente lo scopo di questo contest.
Non è una storia scontata, il finale rimane aperto fino all'ultimo, cosa che ho apprezzato particolarmente. E' stato davvero molto interessante leggere di Sasuke e Naruto in veste di soldati, (forse perché mi ricordavano comunque i ninja) e la cosa che mi ha stupito di più è stata la sensazione che a dividerli non fosse più né i loro caratteri completamente diversi, né la loro diversità sessuale, quanto invece proprio la guerra, la scelta di stare in due fazioni diverse, pensando comunque all'altro e non di certo da nemici.
I personaggi mi sono sembrati IC, mi è piaciuto molto Sasuke nella sua "auto-punizione" se così possiamo dire, perché convinto di star facendo una cosa sbagliata con Naruto. Ce lo vedo proprio a prendere una decisione del genere per espiare il proprio peccato. Tuttavia, è rimasto vivo nonostante tutto e di certo non è stato un caso o una fortuna, perché ho percepito che lui volesse tutto tranne che morire.
Lo stile usato è davvero piacevole, non ho avuto difficoltà di alcun tipo, anzi, la lettura è stata molto scorrevole, peccato che la storia sia stata abbastanza breve. L'unica pecca secondo me è che l'autrice avrebbe potuto approfondire un altro po' il tutto, qualche aggiunta qua e là avrebbe reso il testo più ricco.
Mi è piaciuto davvero molto il modo in cui viene trattato tutto senza creare confusione o altro, sei stata molto brava a legare ed incastrare tutto alla perfezione, senza sbavature. Davvero complimenti.

 

Giudizio by Solarial

Autore: rekichan
Titolo: Il cielo sopra il fronte
Voto: 10

Giudizio:

Meravigliosa. Perfetta. Alla faccia de "l'ho scritta di fretta" O_O no seriamente, se l'effetto è stato così devastante, in senso positivo ovvio - specifichiamolo XD - così, chissà cosa sarebbe successo se l'autrice l'avesse scritta con più calma! No, davvero è semplicemente meravigliosa. Amara, malinconica, dura, ma che comunque regala, almeno alla fine, una piccola speranza.
Lo stile usato mi piace terribilmente. E' uno di quegli stili che permette al lettore di identificarsi non solo con l'ambiente scelto ma persino con la trama e i personaggi usati in un incrocio perfetto che regala emozioni e sentimenti contrastanti. Uno stile lento ma che non è comunque pesante, al contrario l'ho trovato perfetto, azzeccato, per il tema e tutto.
Ci troviamo dinnanzi ad un tema molto particolare. Non è un gioco, è la guerra questa. Personalmente non amo questo genere, non è nelle mie corde ma non è detto che se mi capita l'occasione non lo legga, sono una lettrice "versatile" u.u. 
Oh, non si spaventi l'autrice XD era solo una piccola premessa per dire che devo farle i miei più sentiti complimenti per avermi permesso di entrare a contatto con questo genere e farlo apprezzare nell'immediato.
Il tema è stato trattato davvero bene, con studiata abilità, permettendomi di vivere la storia, farla sentire e adorare in tutto e per tutto.
Quello che ho trovato interessante nel testo è stato il fatto che entrambi i personaggi, fino alla fine, hanno lasciato spazio alle interpretazioni personali. Vediamo se riesco a spiegarmi.
Ho avuto come l'impressione che nel testo ci fosse una sorta di "due passi avanti, tre indietro", nel senso che per una decisione voluta, ci stava la razionalità di tornare indietro sui passi presi ed intrapresi. E questa cosa l'ho adorata terribilmente, mi ha permesso di chiedermi fino alla fine "cosa sarebbe successo". Insomma niente è scontato.
Altra cosa che ho adorato nel testo è stato il rapporto che l'autrice ha cucito e costruito tra i personaggi, nemici, diversi ma complici dello stesso destino. E, sebbene questo non è da considerarsi originale, perché comunque più volte si è letto di Naruto e Sasuke antagonisti nonostante i sentimenti che provano, vuoi l'atmosfera creata, vuoi il modo con cui il tema e questi sentimenti sono stati trattati, l'autrice ha dato quel qualcosa in più che mi ha permesso di interpretare e di scavare a fondo in questa strana relazione che vede Naruto e Sasuke opposti e nemici. Questo si allaccia al fattore del "due passi avanti, tre indietro" proprio perché fino alla fine entrambi non si “sbottonano” più di tanto, non c'è niente di concreto, all'esterno per lo meno, e questo mi ha dato modo di riflettere su loro e sul legame che hanno. Anche il fatto del sentirsi, in qualche modo, legati al nome o meglio alla cittadinanza, mi dà ragione, l'autrice mi corregga nel caso mi stessi sbagliando.
La loro diversità non nasce dal fatto di essere omosessuali, ma dal fatto di trovarsi l'uno di fronte all'altro nella guerra, e questo mi ha incuriosito e affascinato parecchio e mi sembrava di vederli lì, a scrutarsi dalla trincea, a chiedersi cosa stesse facendo l'altro, ma con il pensiero fisso sulla tragicità e la drammaticità di una guerra che non li abbandona mai ma li rende partecipi della loro condizione. 
Per quanto vogliano liberarsi dai pregiudizi e dalle maschere che loro stessi indossano, non è così semplice come credono, anche perché, comunque, non possono dato la situazione in cui sono riversati; eppure la guerra, che di solito semina morte e distruzione, in un certo senso la si può vedere come una sorta di co-protagonista che ha dato la possibilità ad entrambi di sciogliersi da tutte le costrizioni possibili e immaginabili, per vedersi, prima come “nemici”, oggetti, e poi come uomini che vogliono solo essere visti come umani. In questo caso la guerra ha dato quel qualcosa in più che ha reso il contesto originale e arricchito.

Lo stile, come detto, è molto bello. Calibrato e dosato alla perfezione che mi ha permesso di entrare a contatto con i personaggi, IC, e di sentire e vivere la storia in ogni suo aspetto. Molto bella l'introduzione di entrambe le canzoni che sono servite a creare l'atmosfera perfetta per un storia che mi ha dato e regalato davvero tanto. Dal punto di vista grammaticale e sintattico non mi dilungherò molto anche perché non c'è niente da dire, ho trovato il testo perfetto così com'è, senza sbavature.
Davvero i miei più sentiti complimenti.

 

   
 
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