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Autore: Hayley Lecter    24/04/2010    1 recensioni
- Vita privata o non privata, sei mio fratello. E non posso lasciare che lei te la rovini.- La ragazza, gli gettò uno sguardo penetrante in pieno viso, sperando che i suoi occhi potessero incontrare quelli del fratello, così da perforare il suo cecismo nei confronti della realtà, quell'ignoranza che non poteva soggiornare ancora nella sua testa. Voleva estirpare questo incantesimo, spezzare la magia, rompere questa connessione.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attention.

 

Note:  Ti voglio bene trecce lunghe <3 Ma non vi sprecate a lasiare un commento eh, nono, vi dovessero cascare le mani ù.ù

 

 

yes, i can see her

cause every girl here wanna be her

oh she's a diva

she aint nothing a girl youìve ever seen before

they say she low down

 its just a roomer and i dont believe them

 

 

 

Odio, avversione profonda. Senso di intolleranza verso qualcuno.

 

 

 

- Lo sai perchè non ti ho ancora preso a calci in culo? Perchè sei mio fratello. -

Harriet afferrò con mani tremanti il pacchetto di Marlboro da sopra il tavolo, poi accortasi che era vuoto, lo gettò via, in un angolo impreciso del salotto. Nervosa, spossata, sentiva nelle vene l'esigenza di nicotina, il suo corpo urgeva di assorbire le tossine necessarie a spegnerne altre, ben più letali. Si controllò nelle tasche del cappottino, ispezionò accuratamente tutta la stanza, finchè non ne trovò uno poggiato sul mobile del telefono. Estraendone una sigaretta, prese posto sul divano e accavallò le gambe, in segno di ostinatezza. Aspirò profondamente.

- E tu lo sai perchè non mi sono mai fatto gli affari tuoi? Perchè credevo che al di là dell'affetto, tu sapessi quanto conti per me la vita privata. -

Sbottò Tom, avvelenandosi. Non sapeva cosa fosse accaduto, quale fosse stata la molla a far scattare la sorella in questo modo. Rabbioso, in parte offeso, credeva che lei sapesse cosa contasse nella sua vita, cosa voleva che venisse rispettato.

- Vita privata o non privata, sei mio fratello. E non posso lasciare che lei te la rovini.-

La ragazza, gli gettò uno sguardo penetrante in pieno viso, sperando che i suoi occhi potessero incontrare quelli del fratello, così da perforare il suo cecismo nei confronti della realtà, quell'ignoranza che non poteva soggiornare ancora nella sua testa. Voleva estirpare questo incantesimo, spezzare la magia, rompere questa connessione.

- Rovinare? Cristo, è l'unica che mi ha veramente capito in tutto questo tempo! A te non piace, ma cosa vuoi che faccia? Sei solo invidiosa! -

Dalla sigaretta, la cenere cadde per terra. Harriet si erse di scatto, in tutta la sua altezza. La vena sul collo pulsava minacciosamente, l'espressione adottata dai suoi lineamenti, impressionante. Non poteva accettare un'insinuazione simile. Non riusciva a tollerare di essere stata considerata un'invidiosa, proprio da Tom, che stava cercando di proteggere.

- Tom, cosa vuoldire invidiosa? Io non faccio altro che ringraziare Dio, perchè delle persone come lei, non ho mai desiderato un cazzo! -

Lui allargò la bocca in un sorriso maligno, approvò apparentemente la sua risposta facendo cenno di si con il capo, poi ripassò all'attacco.

- Davvero? A me sembra che tu ti stia sbagliando, sorellina. La guardi, la squadri dalla testa ai piedi, non so.. secondo me, sei solo invidiosa. Non è colpa mia, adesso se madre natura, non ha graziato te con i doni che invece sembra aver dato in abbondanza a lei! -

Per Harriet questo fu un colpo troppo basso, le orecchie le fischiavano insistentemente, il cervello non dettava alcun impulso, sentiva soltanto uno strano ronzio dentro di se, come se una locomotiva stesse correndo per tutto il suo corpo, e il suo passaggio rimbombava forte sulle pareti dell'anima che sapeva, adesso era rimasta ferita. Alla pari di un animale particolarmente affezionato al suo padrone, e abbandonato dallo stesso. Lacrime ostili, piccole scie di fuoco le solcarono il volto. Riusciva a sentirne il calore sulle guancie, e ne rimase sorpresa. Com'era possibile che dal ghiaccio prendesse vita il fuoco? La pelle fu percossa da brividi, credette di scoppiare, non sapeva se sarebbe riuscita a contenere il tutto.

Tom rimase in silenzio, chiaramente colpito dalle parole che gli erano appena fuoriuscite dalla bocca. Restò interdetto, a fissare un quadro affisso alla parete, con la testa vuota, la mano destra ancora stretta sullo schienale della sedia davanti a lui.

- Sei così pieno di te, così tronfio, così sicuro, che penso ti lascierò fare. Arriverà il momento in cui te ne pentirai, ti accorgerai del bene e del male che ti circonda, ma fino a quel giorno, non considerarmi. -

Il ventenne, la seguì con lo sguardo finchè non uscì di casa, sbattendosi la porta alle spalle. Poi decise che una sigaretta, sarebbe servita anche a lui, per spegnere quel riflettore che sentiva addosso, quel riflettore che gettava una luce accecante su di lui e lo fece sentire peggio, il senso di colpa cominciò a corroderlo. Il grigio fumo, uscì fuori dalla carta perfettamente arrotolata e assunse forme ondulate, impregnò l'aria ancora vibrante di un puzzo sempre più consistente.

Tom si sentiva bloccato, si rese conto di aver sbagliato con Harriet, seppe da quel momento che provare a riallacciare una conversazione con lei, era impossibile. Lei non si sarebbe fatta avvicinare così facilmente, dopo quell'episodio. Così pensò che Bill, il fratello, potesse venirgli incontro. Bill era uscito quella sera, voleva godersi gli ultimi attimi di libertà che il tempo gli concedeva, prima di buttarsi a capofitto sul lavoro. Digitò il suo numero di cellulare, poi attese con la speranza che non si fosse rifugiato con Andreas in qualche locale, e la paura che la musica troppo alta coprisse la suoneria del telefono, gli attanagliò le viscere. Dopo pochi secondi, una voce rauca fece capolino dall'altra parte del ricevitore.

- Tom, è successo qualcosa? -

Domandò Bill, un pò scosso. Solitamente non si chiamavano in quelle occasioni, e la loro comunicazione, era limitata a quei pochi messaggi scambiati soltanto per avvertirsi reciprocamente a che ora avrebbero fatto rientro a casa.

- Si, in un certo senso. Vorrei che tu tornassi a casa, dovrei parlarti. -

A Bill andò di traverso il cocktail che stava ingerendo.

- Non hai mica messo incinta Janet, vero? -

Chiese, in tono preoccupato. La prospettiva di diventare zio, in futuro lo affascinava. Ma ora, preferiva non averne di questi pensieri, e godere della gioventù.

- No no, non riguarda Janet.. cioè, si riguarda anche lei, c'è di mezzo anche nostra sorella. -

Non appena sentì che Tom aveva fatto riferimento ad Harriet, trascinò in fretta e furia Andreas fuori dal locale, e salito in macchina, affondò il piede sull'accelleratore, con la speranza che non fosse accaduto proprio quello che temeva. Harriet aveva accennato a Bill i suoi dubbi, il suo parere sulla nuova compagna di Tom, più di una volta. E Bill non poteva non ammettere che per certe cose, non ne era sicuro, ma poteva aver benissimo tutta la ragione dalla sua parte. Si trovava purtroppo però, tra due fuochi, e la prospettiva di compromettere il rapporto con tutti per qualcosa per cui non nutriva ancora determinate certezze, non lo allettava, perciò era rimasto in silenzio aspettando pazientemente che saltasse fuori qualcosa di concreto. Almeno fino a quella sera.

Arrivato a casa, spalancò la porta in cerca di una faccia familiare, di un appiglio a cui chiedere spiegazioni. Voleva, doveva sapere.

- Sei già qui? -

Chiese Tom, sorpreso dal tempo che il gemello aveva impiegato ad arrivare.

- Si. Ho lasciato Andreas a casa, e sono scappato per venire qui. Dai, dimmi qual'è il problema. -

Tom fece un resoconto dettagliato dello scontro avuto con Harriet, quasi balbettando, gli raccontò della sua espressione quando le aveva urlato che era un'invidiosa.

- Cosa? Mi vuoi dire che l'hai lasciata andare così?! Tom sei un idiota! -

Bill era spiazzato, non riuscì a darsi pace.

- Si, è andata via così. Cos'altro avrei dovuto fare? Trattenendola, mi avrebbe quasi sicuramente ucciso. Sai com'è fatta... quando si incazza non connette, è anche peggio di noi, sotto certi aspetti. E poi, ero arrabbiato anche io. Lei continua ad odiare Janet, e non riesco a capire il motivo. Se solo sapessi cosa le frulla per la testa.. -

Spazientito, Tom si portò un'altra sigaretta alle labbra, e la accese.

- E non l'avrei biasimata, se avesse tentato di ucciderti! Sai che il bene che prova per te, non l'ha mai provato per nessuno, credo nemmeno per me. E' sempre stata protettiva nei tuoi confronti, ti è sempre rimasta accanto, e ha sempre cercato una sola persona quando aveva bisogno di aiuto: tu. Possibile che non ci arrivi? Harriet sta solo cercando di tenerti stretto a sè, prima che tu possa uscire dalla sua vita troppo brutalmente. Ecco, credo che sia gelosa di Janet anche per questo.. -

Aspirò una lunga boccata, poi si concesse un attimo di riflessione per poter ribattere, uno strano tamburo interno batteva sulle tempie.

- Si.. forse è così. Ma non capisco cosa voglia dire, quando dice che non vuole che Janet mi rovini la vita. -

***

Gettò in un angolo il giubbino nero, che ricadde sulla poltrona, assumendo strane forme. Con circospezione e in punta di piedi, uscì dalla sua stanza per dirigersi in bagno.

Solo dopo aver spento la luce, si rese conto che apparte lei, in quella stanza c'era un'altra presenza. La fioca luce lunare incorniciava il suo profilo, la sigaretta infuocata in contrasto con il buio.

- Dovresti essere a letto.-

Tom pronunciò queste parole, con sensualità. Non erano parole destinate ad un amante, era stato solo il suo tono di voce a far trasalire la sorella. Non era un invito, ma un ordine, e lui era sempre stato il supervisore di Harriet, molto più di chiunque altro in famiglia, l'aveva cresciuta. E le voleva bene, la amava, nonostante era apparsa una crepa ben visibile nel loro rapporto, da quando si era fidanzato.

- Sei tu che dovresti essere a letto.. non sono io che devo partire per le Seychelles..-

Harriet cercò di controllare il respiro, fattosi irregolare sotto l'effetto del battito cardiaco accellerato. Non sapeva spiegarsi, che cosa fosse cambiato da pochi anni fa a oggi in lei, non credeva che l'affetto provato per il fratello potesse tramutarsi in astio. Ma le cose cambiano, e da adulti si pensa e si agisce diversamente.

- No, non partiamo più. Ho annullato il volo, e mi farò rimborsare. -

- Perchè? -

Chiese Jessica, avanzando verso Tom, e mentre camminava e la lontananza da lui si riduceva, la curiosità invece cresceva a dismisura.

- Dobbiamo chiarire la questione. Devi dirmi perchè detesti la mia ragazza, io non sono ancora riuscito a trovare un motivo plausibile. -

L'oscurità inghiottì le sue parole, esigeva una spiegazione, un perchè.

Harriet studiò con particolare interesse i nei che punteggiavano quel viso stupendo, e nella mente le balenò un pensiero, che non le aveva mai fatto visita. Se Tom non fosse stato suo fratello, probabilmente se ne sarebbe innamorata.

- Tu credi che sia l'angelo del focolare, invece è un demonio. Ho sentito cosa diceva alla sua amica per telefono.. non avrei dovuto, ne sono consapevole. Ma ho scoperto cose che.. ti feriranno, perchè non ho intenzione di restare in silenzio. E tutte le volte che le hai prestato le carte di credito, cosa pensi che ne abbia fatto? Tu ti credi tanto furbo, spavaldo con le ragazze.. invece adesso, per tua sfortuna, hai trovato chi ti ha fatto le scarpe. Tu la ami, lo so. Quest'amore che tu provi non è ricambiato, o meglio se è ricambiato, è falso. -

Ammutolito, Tom riuscì a malapena a guardarla in viso. Sapeva che Harriet aveva maturato negli anni, una gelosia e protezione nei suoi confronti, che andava molto oltre la norma. Ma da qui, a mentire.. non riusciva ad immaginare una perfida Harriet, che si sarebbe inventata qualsiasi cosa pur di separarlo dalla sua compagna.

- Cosa hai sentito, di cosa ha parlato con la sua amica? -

Era a conoscenza, della carta di credito che negli ultimi mesi si era alleggerita.

- Ha un altro.. Tom, non sapevo come dirtelo. -

Il ventenne sembrò invecchiare, alla luce dell'alba. L'arancione, il rosa e alcune pennellate di oro macchiavano il cielo in parte ancora immerso nelle tenebre. Si sfilò la maglietta che indossava dalla sera scorsa. Da adolescente cresciuto, adesso appariva molto più uomo, con il torace messo a nudo. Non sembrava particolarmente distrutto.

- Mi dispiace.. mi dispiace per tutto. -

Scosse il capo lentamente, poi si sporse verso la sorella per stringerla in un abbraccio. L'atto umano, che Tom aveva appena compiuto, fece rientrare in circolo un amore predestinato a durare sempre, quell'amore che tra fratello e sorella, avevano saputo coltivare e mantenere.

- Ti voglio bene, Tom..-

Harriet ricambiò l'abbraccio, stringendosi forte al corpo del fratello, affondando le dita nella sua pelle, mentre altre lacrime scesero giù, implacabili. Il profumo maschile le penetrò nelle narici, e inspirò, inspirò.

 

  
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