N.B.: la prima persona non si riferisce al sottoscritto, ma a un ‘io’ generico, che potrebbe anche essere chiunque provi il desiderio di ‘dormire e aspettare che passi’ che secondo una mia conoscenza è una medicina universalmente adatta ad ogni male, se è un male curabile. Ma se si hanno pesi che aspettano in agguato oltre il bordo del letto e fuori dal confine onirico…? Purtroppo alla mia conoscenza non posso più rivolgere questa domanda. Gran parte degli eventi qui accennati, comunque, sono fatti realmente accaduti.
e mi sveglierò tra un milione d'anni
o forse anche più
e scoprirò che tutto è a posto, tutto ok
o forse anche meglio
quando aprirò gli occhi vedrò
più oltre ancora
e troverò che tu non sei invecchiata affatto
semmai ringiovanita
i tuoi occhi blue blu mi guarderanno come fari
un colpo dritto all'anima
e tutto quello che è stato sarà già scivolato via
mentre la damigella dormiva
gli hai rubato il suo profumo preferito
e anche se giace ancora nella sua memoria
ormai il momento buono se n'è andato
giù giù per il tombino all'angolo del parco
e cadrò dal letto fra centinaia di anni
sembreranno un istante
e rialzandomi in piedi non troverò niente
di quello che non andava
e tutte le cose saranno migliorate e peggiorate
ma è così che va sempre no?
e ti vedrò ridere seduta sul bordo del letto
in pigiama e i capelli spettinati
e le cose tristi sembreranno solo sciocchezze
confetti inghiottiti
e le cose avranno smesso di girarci attorno vorticosamente
prima di precipitarci addosso
in ogni caso avevo già preso un bell'accendino
con cui eliminare le ultime prove degli errori
le sirene dei pompieri all'angolo accorrevano
pensare che non era ancora bruciato nulla
tranne la punta delle mie dita
e tornerò a svegliarmi al mattino tra un'infinità di tempo
lucciole distinte
e tornerò a saltare la soglia all'alba per andare a sonnecchiare
notti belle
e gli alberi mi diranno ciao in modo più gentile
che delizia
e spiccheremo una corsa fino... da qualche parte
nemmeno fare fatica
e mi sveglierò tra qualche secolo
quando il peggio sarà passato
e mi alzerò dal letto vedendo le mie gambe reggermi
potrò mettere in fila i passi
e guarderò in faccia le spalle nuove di zezza
che possono di nuovo reggere le ore
e aprirò gli occhi trovandoti a gambe incrociate sul letto
buongiorno
e mi dirai che hai tante storie da raccontarmi
inizia dal principio
sai che lei ha ritrovato la sua auto in un campo di grano
è salita a bordo e se n'è andata come se non fosse mai uscita di strada
sai che sulla testa di lui sono ricresciuti i rasta
adesso deve tagliarli ogni tanto perchè non cadono più
sai che lei non si rompe più i piedi in un grembiule
l'ho vista passeggiare nel giardino di una scuola coi libri in mano
e riaprirò gli occhi e lo vedrò sull'altro lato dei binari all'improvviso
dove si va oggi?
e si avvicinerà al tavolo con la sua bibbia di ricette
che si mangia oggi?
e non sentirò il freddo mentre andremo a prendere un treno
certo, uno qualsiasi
e lo vedrò in buona salute e piuttosto serio e piuttosto allegro
sì proprio così
e mi sembrerà che ci aspetteranno quei due, sì ci saranno
chiederò quand'è che sono usciti
e mi riveleranno che non sono mai entrati
e sarà come se non ci fossimo mai dovuti scambiare gli occhi attraverso una fila di sbarre senza potersi toccare
ma le sbarre, come non lo sai?, riderà lui ammiccando
quelle sono arrugginite parecchio fa e altre erano di marzapane
le hanno toccate con un dito e sono cadute
in certi casi erano solo disegnate, sarà da ammettere
e quelle corde là.... in fondo erano solo lacci da scarpe
e mi sveglierò in un letto quasiasi ed ecco
lei sarà proprio lì
e la troverò rannicchiata tra le mie braccia che dormiva
cosa ti hanno fatto?
e facendo le fusa dirà che per la verità quell'auto era lenta
avrebbe potuto schivarla decine di volte
e a malapena sveglio quell'altra mi chiederà che le faccia una treccina
che ne pensi di questo colore?
e ancora prima di alzarmi qualcuno dice i piatti da lavare
che strazio, che meraviglia
e la luce del giorno filtrerà braghera tra le tapparelle abbassate
e il sangue seguirà un flusso inverso
dall'asfalto alle vene come non fosse mai coagulato
e lui si rialzerà da terra
come se si fosse annoiato di starci tanto a lungo
e riprenderà la sua chitarra per suonare qualcosa
deplorevole, dirà, com'era silenziosa quella festa per me
che altro da dire se non che lo so
che sono tutte stupide bugie quelle che ho detto
ho smesso di cercare di scappare dalla finestra
ma troppe cose che aspettavo mi hanno dato buca
dite ai dottori di smettere di fissare la gente da sopra gli occhiali
spiegate loro che le cattive amicizie non esistono
siate pazienti, perché lo si deve essere di fatto più che di nome
perché loro son testardi e anchilosati attorno alle loro convinzioni
bizzarro, ho pensato quando ho visto queste strane creature
le uniche che sembrano ingrassare inghiottendo lacrime altrui
che indossano una divisa sgradevolmente candeggiata
filtrano il mondo e le persone attraverso moduli cartacei e biro
li potete trovare piuttosto fissati su certe manie che pretendono essere vostre
li ho guardati a lungo e hanno avuto paura seriamente
ma si può recitare il vecchio trucco e loro saranno contenti…
c’era un uomo chiuso da anni in un manicomio. Era considerato pazzo perché aveva con sé uno spazzolino, col quale parlava, che accarezzava, che portava a passeggio al guinzaglio, proprio come si farebbe con un cane. Di tanto in tanto un medico che faceva un giro di visite di controllo gli rivolgeva la parola, e puntualmente gli chiedeva cosa avesse al guinzaglio. ‘il mio Fufi’ rispondeva l’uomo tutto orgoglioso. Il dottore scuoteva la testa e passava oltre. Un giorno, alla fatidica domanda, l’uomo rispose ‘questo è uno spazzolino da denti’. Sorpresa e stupore generale. L’incredulo dottore gli rivolse altre domande, e concluse che l’uomo era perfettamente sano, così decise di dimetterlo e sbrigò tutte le pratiche. Finalmente l’uomo uscì dall’ospedale, si allontanò tranquillamente guardandosi intorno, ma appena girato un angolo, fuori dalla vista del manicomio, estrasse dalla tasca lo spazzolino, se lo accostò alla bocca e sussurrò in tono contento: ‘ce l’abbiamo fatta Fufi!’.