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Autore: VeganWanderingWolf    25/04/2010    1 recensioni
del non potere semplicemente arrendersi per un momento, dormire e lasciare che le (troppe) cose passino e migliorino o che facciano meno male col tempo
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nonsenses'
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N.B.: la prima persona non si riferisce al sottoscritto, ma a un ‘io’ generico, che potrebbe anche essere chiunque provi il desiderio di ‘dormire e aspettare che passi’ che secondo una mia conoscenza è una medicina universalmente adatta ad ogni male, se è un male curabile. Ma se si hanno pesi che aspettano in agguato oltre il bordo del letto e fuori dal confine onirico…? Purtroppo alla mia conoscenza non posso più rivolgere questa domanda. Gran parte degli eventi qui accennati, comunque, sono fatti realmente accaduti.

 

 

 

 

e mi sveglierò tra un milione d'anni

o forse anche più

e scoprirò che tutto è a posto, tutto ok

o forse anche meglio

quando aprirò gli occhi vedrò

più oltre ancora

e troverò che tu non sei invecchiata affatto

semmai ringiovanita

i tuoi occhi blue blu mi guarderanno come fari

un colpo dritto all'anima

e tutto quello che è stato sarà già scivolato via

 

mentre la damigella dormiva

gli hai rubato il suo profumo preferito

e anche se giace ancora nella sua memoria

ormai il momento buono se n'è andato

giù giù per il tombino all'angolo del parco

 

e cadrò dal letto fra centinaia di anni

sembreranno un istante

e rialzandomi in piedi non troverò niente

di quello che non andava

e tutte le cose saranno migliorate e peggiorate

ma è così che va sempre no?

e ti vedrò ridere seduta sul bordo del letto

in pigiama e i capelli spettinati

e le cose tristi sembreranno solo sciocchezze

confetti inghiottiti

e le cose avranno smesso di girarci attorno vorticosamente

prima di precipitarci addosso

 

in ogni caso avevo già preso un bell'accendino

con cui eliminare le ultime prove degli errori

le sirene dei pompieri all'angolo accorrevano

pensare che non era ancora bruciato nulla

tranne la punta delle mie dita

 

e tornerò a svegliarmi al mattino tra un'infinità di tempo

lucciole distinte

e tornerò a saltare la soglia all'alba per andare a sonnecchiare

notti belle

e gli alberi mi diranno ciao in modo più gentile

che delizia

e spiccheremo una corsa fino... da qualche parte

nemmeno fare fatica

 

e mi sveglierò tra qualche secolo

quando il peggio sarà passato

e mi alzerò dal letto vedendo le mie gambe reggermi

potrò mettere in fila i passi

e guarderò in faccia le spalle nuove di zezza

che possono di nuovo reggere le ore

e aprirò gli occhi trovandoti a gambe incrociate sul letto

buongiorno

e mi dirai che hai tante storie da raccontarmi

inizia dal principio

 

sai che lei ha ritrovato la sua auto in un campo di grano

è salita a bordo e se n'è andata come se non fosse mai uscita di strada

sai che sulla testa di lui sono ricresciuti i rasta

adesso deve tagliarli ogni tanto perchè non cadono più

sai che lei non si rompe più i piedi in un grembiule

l'ho vista passeggiare nel giardino di una scuola coi libri in mano

 

e riaprirò gli occhi e lo vedrò sull'altro lato dei binari all'improvviso

dove si va oggi?

e si avvicinerà al tavolo con la sua bibbia di ricette

che si mangia oggi?

e non sentirò il freddo mentre andremo a prendere un treno

certo, uno qualsiasi

e lo vedrò in buona salute e piuttosto serio e piuttosto allegro

sì proprio così

e mi sembrerà che ci aspetteranno quei due, sì ci saranno

chiederò quand'è che sono usciti

e mi riveleranno che non sono mai entrati

e sarà come se non ci fossimo mai dovuti scambiare gli occhi attraverso una fila di sbarre senza potersi toccare

 

ma le sbarre, come non lo sai?, riderà lui ammiccando

quelle sono arrugginite parecchio fa e altre erano di marzapane

le hanno toccate con un dito e sono cadute

in certi casi erano solo disegnate, sarà da ammettere

e quelle corde là.... in fondo erano solo lacci da scarpe

 

e mi sveglierò in un letto quasiasi ed ecco

lei sarà proprio lì

e la troverò rannicchiata tra le mie braccia che dormiva

cosa ti hanno fatto?

e facendo le fusa dirà che per la verità quell'auto era lenta

avrebbe potuto schivarla decine di volte

e a malapena sveglio quell'altra mi chiederà che le faccia una treccina

che ne pensi di questo colore?

e ancora prima di alzarmi qualcuno dice i piatti da lavare

che strazio, che meraviglia

e la luce del giorno filtrerà braghera tra le tapparelle abbassate

 

e il sangue seguirà un flusso inverso

dall'asfalto alle vene come non fosse mai coagulato

e lui si rialzerà da terra

come se si fosse annoiato di starci tanto a lungo

e riprenderà la sua chitarra per suonare qualcosa

deplorevole, dirà, com'era silenziosa quella festa per me

 

che altro da dire se non che lo so

che sono tutte stupide bugie quelle che ho detto

ho smesso di cercare di scappare dalla finestra

ma troppe cose che aspettavo mi hanno dato buca

dite ai dottori di smettere di fissare la gente da sopra gli occhiali

spiegate loro che le cattive amicizie non esistono

siate pazienti, perché lo si deve essere di fatto più che di nome

perché loro son testardi e anchilosati attorno alle loro convinzioni

bizzarro, ho pensato quando ho visto queste strane creature

le uniche che sembrano ingrassare inghiottendo lacrime altrui

che indossano una divisa sgradevolmente candeggiata

filtrano il mondo e le persone attraverso moduli cartacei e biro

li potete trovare piuttosto fissati su certe manie che pretendono essere vostre

li ho guardati a lungo e hanno avuto paura seriamente

ma si può recitare il vecchio trucco e loro saranno contenti…

 

c’era un uomo chiuso da anni in un manicomio. Era considerato pazzo perché aveva con sé uno spazzolino, col quale parlava, che accarezzava, che portava a passeggio al guinzaglio, proprio come si farebbe con un cane. Di tanto in tanto un medico che faceva un giro di visite di controllo gli rivolgeva la parola, e puntualmente gli chiedeva cosa avesse al guinzaglio. ‘il mio Fufi’ rispondeva l’uomo tutto orgoglioso. Il dottore scuoteva la testa e passava oltre. Un giorno, alla fatidica domanda, l’uomo rispose ‘questo è uno spazzolino da denti’. Sorpresa e stupore generale. L’incredulo dottore gli rivolse altre domande, e concluse che l’uomo era perfettamente sano, così decise di dimetterlo e sbrigò tutte le pratiche. Finalmente l’uomo uscì dall’ospedale, si allontanò tranquillamente guardandosi intorno, ma appena girato un angolo, fuori dalla vista del manicomio, estrasse dalla tasca lo spazzolino, se lo accostò alla bocca e sussurrò in tono contento: ‘ce l’abbiamo fatta Fufi!’.

  
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