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Autore: Valaus    27/04/2010    14 recensioni
"Assurdo come, a quel tempo, ancora non mi rendessi conto di quanta ragione avessi nel definirlo "un errore". Eppure, anche adesso che so a cosa tutto ciò mi ha portato, ti risponderei allo stesso modo. [...] Si, ripeterei quell'errore. Pur con tutte le sue conseguenze."
Prima classificata al contest "Songs&One shot" indetto da vogue91 sul forum di EFP e vincitrice del "Premio Stile"
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annego.
Dunque è questo ciò che si prova?
Avevo sempre creduto che si trattasse di una sofferenza atroce, un dolore lancinante. Come venir bruscamente spezzati in due. Credevo che la sensazione sarebbe stata simile ad una sorta di implosione degli organi interni. Immaginavo che fosse l’agonia più insopportabile che si potesse provare.
E, al tempo stesso, la più breve.
Un secondo solo, il tempo di vedere quel lampo di luce verde raggiungere il proprio corpo. Un rapido istante di immane sofferenza, e poi il nulla.
Mi sbagliavo.
Tutto ciò è di gran lunga peggiore.
Annego.
Sento una forza che comprime il mio petto, impedendomi di respirare. Non so se sia esattamente questa la sensazione che si prova quando l’oceano ti sovrasta e ti risucchia, ma da quel che ne so non credo sia molto dissimile.
Paradossale come la morte possa sembrare tanto rapida quando sei tu ad infliggerla.
Ora, questi istanti mi sembrano secoli.
Un tempo interminabile, in cui il mio corpo scivola lentamente al suolo, incapace di arrestare la propria caduta. Le funzioni vitali cessano, abbandonandosi al torpore e alla rigidezza. L’aria, così fresca ed indispensabile, non raggiunge più i miei polmoni bramanti, che si contraggono ed avvizziscono.
Eppure, la mia mente non è mai stata tanto lucida. Vedo tutto ciò che accade intorno a me. Sento le grida di gioia dei miei nemici, e la disperazione dei miei seguaci, ora abbandonati a se stessi.
Mi rendo conto che sto morendo. E non è tanto questo in sé a spaventarmi, quanto il fatto che ne sia pienamente consapevole.
Non è un dolce oblio verso il nulla. No, non è come scivolare lentamente nel sonno, sopraffatti dalla spossatezza.
E’ sentire l’anima, o almeno quei miseri brandelli che mi rimangono, abbandonare il mio corpo martoriato, lasciarlo vuoto come una bambola di pezza.
Annego.
Muoio. Questa è la fine.
Tra la moltitudine di gente che mi circonda, al di là dello sguardo stupito e soddisfatto al tempo stesso di quel ragazzino dalla cicatrice, intravedo due occhi.
Due occhi che mi fissano. Imperscrutabili, impassibili, glaciali. Eppure, splendenti come diamanti, ed altrettanto preziosi.
Due pozze blu.
Blu come il mare.
Il mare che ha inghiottito la mia anima.
Annego e il mare è Lei.
Solo in questo istante comprendo.
Incateno il mio sguardo a quegli occhi blu.
No, non sto morendo.
Io sono già morto.
Sono morto nell’istante in cui ho permesso a me stesso di perdermi per la prima volta in quel blu.
Sono morto allora, in molteplici sensi.
Perché, quel giorno, è morto colui che ero stato fino ad allora.
E’ morta la mia dignità.
E’ morta la mia impenetrabilità.
Morta ogni promessa di rinnegare quanto di umano ci fosse in me.
Morto il mio giuramento di votare la mia intera esistenza ad un’unica e sola causa- il dominio totale del mondo magico.
Morto ogni sogno di gloria e distruzione.
Morta l’ultima parte di anima che il mio muscolo cardiaco- definirlo “cuore” era un inutile eufemismo- ancora custodiva.
Tutto il mio mondo è morto quel giorno, vittima di quegli occhi.
Io stesso ho firmato la mia condanna a morte. Tu, ciò che mi ha spinto a farlo.
Giudice, giuria e carnefice.
Annego e il mare è lei.
Non hai lanciato tu l’incantesimo, non è la tua bacchetta l’arma del mio delitto.
Ma non importa. Entrambi sappiamo che non è stato l’Avada Kedavra di Harry Potter ad uccidermi.
Tu. Tu mi hai ucciso.
Tu, mia piccola, letale meraviglia.
Deliziosa farfalla, sfuggita alla mia tela di ragno.
Mia tentatrice, mi hai condotto sul baratro tenendomi per mano e mi hai guardato precipitare.
Mia dolce mantide religiosa, hai succhiato ogni mia linfa vitale per poi cibarti di me e della mia anima.
Tu, mia croce e delizia. Hai risvegliato in me ciò che credevo sopito per sempre, e poi mi hai abbandonato, lasciandomi in balia di sentimenti che mai ho saputo e mai saprò gestire.
Sento i sentimenti miei che non ho sentito mai.
Mai provato nulla di simile, prima che tu entrassi a far parte della mia vita.
Mai provato nulla di nulla.
Amicizia, amore, tristezza, speranza, felicità. Tutte parole vuote per me.
I sentimenti erano per i deboli, Lord Voldemort non poteva concedersi la minima debolezza.
Nulla turbava la mia anima spezzata, nulla scalfiva il ghiaccio con cui avevo ricoperto il centro delle mie emozioni.
Ma poi tu, come un caldo sole di giugno, hai lentamente sciolto quello strato gelato. Hai restituito umanità ad un mostro che di umano non aveva più nemmeno l’aspetto.
In tua completa balia.
Quando tu, piccola prigioniera, avresti dovuto essere la vittima. Tu, non io.
Catturata per scopi tattici, semplice pedina all’interno del gioco della guerra, tu hai finito per catturare me.
I tuoi occhi blu, e tutto ciò che nascondevano, mi hanno intrappolato, in un modo che non credevo affatto possibile. Almeno non per me.
Sento i sentimenti miei che non ho sentito mai.
Desiderio, felicità, affetto, gioia, emozione, ansia, malinconia, libidine, eccitazione, turbamento, rimpianto, nostalgia, angoscia, appagamento, beatitudine, rabbia.
Amore.
Nei mesi in cui ti ho avuta al mio fianco, tu hai lentamente portato a galla tutto ciò, dal profondo oceano scuro del mio animo. Credevo di non essere capace di avvertire simili sensazioni, ma tu mi hai, per l’ennesima volta, contraddetto.
Ed io, il Signore Oscuro, il grande Lord Voldemort, il malvagio per eccellenza, l’incubo di tutto il Mondo Magico, l’Erede di Salazaar Serpeverde, il Male in persona, il Diavolo, il Demonio, io sono stato soggiogato dagli occhioni blu di una ragazzina.
Sei stata furba, mia giovane Circe.
Furba ad incantarmi con le tue iridi color cielo.
Ti sei fatta spazio nel mio cuore- si, tu l’hai reso qualcosa di più di un semplice muscolo- senza lasciare che io mi introducessi nel tuo.
Ho sempre saputo che non mi amavi, che mai mi avresti amato.
Ma non mi importava.
Tu non hai mai fatto nulla per nasconderlo.
Mi hai concesso le tue carezze, i tuoi baci, il tuo corpo. Mi hai lasciato giocare con la tua fragile ed esile figura, hai permesso che mi perdessi nel calore della tua femminilità. Ti sei lasciata accarezzare, cullare, Amare da me.
Ma mai hai dato cenno di ricambiare.
E come avresti potuto, del resto?
Tu, così giovane, bella e pura, come avresti potuto amare un mostro come me?
Non l’hai fatto. Anzi, mi hai trascinato verso la distruzione.
Eppure, non sono pentito.
Me lo ripeto anche adesso, mentre la mia anima prossima alla morte si perde ancora una volta nel blu dei tuoi occhi.
L’onda che non affrontai.
Hai invaso la mia vita con un sapore nuovo, inaspettato. Un dolce nettare rivelatosi veleno mortale.
Mi hai chiesto, in una delle tante notti passate ad accarezzare la tua pelle, se avrei ripetuto il mio errore, avendo la possibilità di tornare indietro nel tempo.
Assurdo come, a quel tempo, ancora non mi rendessi conto di quanta ragione avessi nel definirlo “un errore”.
Eppure, anche adesso che so a cosa tutto ciò mi ha portato, ti risponderei allo stesso modo.
Si, mia dolce fata.
Si, ripeterei quell’errore. Pur con tutte le sue conseguenze.
Anche se mi hai tradito.
Ammesso che di tradimento si possa parlare.
Tu non sei mai stata dalla mia parte. Ti sei concessa a me, hai assecondato i miei sentimenti, ma non hai smesso di odiarmi, di desiderare la mia sconfitta e dipartita.
E, quando sei riuscita a fuggire, hai spifferato tutto ciò che avevi astutamente appreso da quelle notti di passione, tutto ciò che mi avevi estorto con l’ausilio del tuo delizioso corpo.
Hai condotto Potter alla mia base segreta, e gli hai rivelato quanto gli fosse necessario per affrontarmi con successo. Gli hai raccontato dei miei Horcrux, gli hai indicato i miei punti deboli, lo hai preparato al meglio per vincermi.
Gli hai permesso di uccidermi, mia abile soggiogatrice. Ed ora resti lì, immobile tra la folla, ad osservarmi morire.
Ma, nonostante questo, rifarei tutto, da capo.
L’onda che non affrontai.
Tu, mia piccola onda, tu ed i sentimenti che hai scatenato in me mi avete sommerso. Il mio corpo si è imbevuto di te fino ad esserne talmente pieno da non riuscire a lasciare più un minimo spazio per il vitale ossigeno.
Tu, onda salata ed indomabile, hai spinto il mio corpo e la mia anima sul fondo dell’oceano, impedendomi di risalire.
Tu mi hai affogato. E la morte non avrebbe potuto essere più dolce.
Annego e il mare è lei, sento i sentimenti miei che non ho sentito mai, l’onda che non affrontai.
Addio mia tortura, mio masochistico piacere, mia salvezza e mia condanna.
Da quando ti ho catturata fino al giorno della tua fuga, hai sempre obbedito placidamente ad ogni mio ordine.
E, anche in questo caso, non hai fatto un’eccezione.
Le parole che ti sussurravo nell’orecchio durante i nostri incontri amorosi risuonano adesso come una macabra predizione, nella mia mente ormai obnubilata dalla morte.
Paradossale, quanta verità contenesse quel mormorio passionale, mia deliziosa e disciplinata seviziatrice.

< Tu vas me détruire, Fleur Isabelle Delacour...>








Come ho già scritto nell'introduzione, questa FF ha partecipato al contest "Songs&One shot" indetto da vogue91 sul forum di EFP, classificandosi prima e vincendo il "Premio Stile".

Sarò ripetitiva, ma ci tengo a ringraziare nuovamente vogue91 e le altre partecipanti al contest. Oltre al fatto che era il primo a cui partecipavo ed oltre alla soddisfazione del buonissimo risultato, mi sono divertita molto e sono felice di aver potuto godere di questa esperienza.
Non avevo mai scritto nulla su Voldemort, ma è un personaggio che mi ha sempre affascinato, per certi versi (si lo ammetto, i cattivi mi attirano assai!! xD), e mi è piaciuto molto introdurmi così nella sua psiche.
E sono felicissima di aver finalmente potuto utilizzare per la stesura di una FF una delle canzoni di Notre Dame de Paris, il mio Musical preferito ed in assoluto un vero e proprio CAPOLAVORO. Non ero mai riuscita a trovare l'ispirazione giusta per tutto ciò, e questo contest mi ha fornito l'occasione che mi mancava!!

Tra parentesi, rivolgo i miei più sentiti complimenti alle altre partecipanti. Ho letto le storie che hanno postato e sono tutte davvero belle!! *_*

Concludo riportando i giudizi di vogue91.

1°Classificata: Valaus
“Tu Vas Me Détruire”

-Grammatica e Sintassi: Grammatica (4.5); Sintassi (5)
Per quanto riguarda la grammatica, gli errori sono pochi, e di poco conto. “E non è tanto questo in sé”… quell’ “in sé” è ridondante, ma non completamente errato. “Quel ragazzino dalla cicatrice”, detto così la frase è incompleta, quindi andrebbe messo o “Quel ragazzino dalla cicatrice a forma di saetta” oppure “Quel ragazzino con la cicatrice”. Il “sì” utilizzato come affermazione va accentato, ma ne ho tenuto poco conto, in quanto è un errore più che comune. Dal punto di vista sintattico invece, la storia è perfetta. Usi una terminologia molto curata, a tratti formale ed a tratti delicata, che rende alla perfezione la storia descritta. Sono molti i periodi che ho trovato semplicemente meravigliosi.

-Stile: 10/10

Il tuo stile si costruisce sulla frase ad effetto. Vi è una totale assenza di periodi lunghi o arzigogolati. La comprensione risulta dunque chiara e la lettura piacevole. Era del resto necessaria questa costruzione, poiché tutta la storia si basa su una concatenazione di attimi.

-Originalità:10/ 10 punti
Impossibile non darti il massimo. D’accordo, non ho sicuramente letto tutte le fanfiction dedicate ad Harry Potter, ma sono pressoché certa che una del genere non sia mai stata scritta. Hai fatto benissimo ad inserire “Sorpresa” nei personaggi, perché non ci sarei mai arrivata. Leggere la scritta finale mi ha lasciata basita, dato che mentre leggevo continuavo a scervellarmi, non riuscendo a capire a chi si riferisse. Mi è piaciuta inoltre l’idea di analizzare i pensieri di Voldemort in punto di morte, in modo fra l’altro così atipico.

-IC: 8.5/10 punti
Questa voce mi ha causato qualche problema. E ti spiego il perché. Mi rendo perfettamente conto che ti sei dovuta giostrare in una situazione in cui Voldemort affronta un tema che non era mai stato preso in considerazione dall’autrice. Tuttavia, per quanto i suoi pensieri risultino a tratti coerenti con il personaggio, nelle specifiche descrizioni l’ho trovato davvero troppo “umano” per i suoi standard.

-Attinenza alla citazione: 15/15 punti
Perfetta. Il modo in cui l’ha inserita, ha sicuramente aiutato a “vederla” durante la lettura, ma anche se non l’avessi fatto sarebbe comunque risultata palese. Tutto rimanda ad essa, e la descrizione introspettiva che Voldemort fa di se stesso ha sicuramente aiutato in questo. Ottimo.

-Giudizio personale: 5/5 punti
Mi è piaciuta immensamente. Mille volte mi sono immaginata un Voldemort innamorato, un Voldemort in preda a passioni che arrivassero a distoglierlo da quella follia, da quella mania di grandezza. E tu sei riuscita a coniugare questi tratti della sua personalità ad un sentimento tanto forte. Mi è venuto un groppo in gola nel leggerla. È semplicemente bellissima (fra parentesi... nel leggere i pensieri di Voldemort, non ho potuto fare a meno di rapportarli a Frollo... perfetto). La sintesi è che la tua storia mi è piaciuta, molto. Complimenti.
Totale: 58/60




   
 
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