Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |      
Autore: Yuki Delleran    28/04/2010    3 recensioni
Non posso credere di aver mancato di nuovo il tuo compleanno!
Dopo tanti anni di lontananza, Yuui decide di andare in cerca del fratello.
Si potrebbe interpretare sia come prequel "Festival" e "White week" che di "The bet".
Genere: Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Next Plane Home In attesa del terzo capitolo di "Simply", un po' in ritardo causa assenza della mia cara Beta, vi porto il preannunciato prequel delle mie fic su Horitsuba. Si potrebbe interpretare sia come precedente a "Festival" e "White week" che a "The bet" (infatti ritroverete Elizabeth). Buona lettura!


Titolo: Next Plane Home
Fandom: Horitsuba Gakuen
Rating: verde
Genere: fluff? Non ne sono del tutto certa... Ma non è nemmeno angst...
Personaggi: Yuui-centric, comparsata della ormai celebre Elizabeth e di qualche altra guest.
Riassunto: Dopo tanti anni di lontananza, Yuui decide di andare in cerca del fratello.
Disclaimer: tutti i personaggi appartengono alle © CLAMP, la fic è stata scritta senza scopo di lucro, ma solo per puro divertimento. La canzone "Next plane home" è di © Daniel Powter e potete trovarla qui.
Note: No Flouritecest, solo tanto ammmmore fraterno ♥
Betaggio e illustrazioni (bellissime) gentilmente concesse da: MystOfTheStars



Next Plane Home

di
Yuki Delleran



100 TC .82.can you hear me? by *MystOfTheStars on deviantART



12 DICEMBRE 1990
TANTI AUGURI, NII-CHAN!
È LA PRIMA VOLTA CHE NON PASSIAMO INSIEME IL NOSTRO COMPLEANNO. MI MANCHI E SPERO DI TORNARE PRESTO. LA SIGNORA DELANO OGGI MI HA DETTO CHE VUOLE CHE LA CHIAMI MAMMA, MA NON CREDO CHE CI RIUSCIRO’ MAI…

12 dicembre 1992
Buon compleanno, Fay-nii-chan!
Oggi ho conosciuto una bambina inglese di nome Elizabeth e la mamma mi ha detto che sarà la mia fidanzata. Avrei voluto ridere tanto da cadere dalla sedia, ma non l’ ho fatto per non offenderla. Non posso fidanzarmi con lei se non la capisco nemmeno quando parla!

12 dicembre 1998
Auguroni, fratellino!
Ho tanta voglia di vederti! Dove sei? Stai bene? Qualche giorno fa ho tentato di telefonare all’orfanotrofio, ma la mamma mi ha scoperto. Mi ha sgridato e ha detto che non devo farlo mai più, che devo dimenticarmi di te e del Giappone. La odio! Voglio tornare a casa! Fay, voglio sentire la tua voce!

12 dicembre 2000
Buon compleanno, Fay!
Come al solito scrivo questo biglietto sapendo che non lo spedirò… a pensarci è un po’ triste… Spero che tu stia bene, laggiù in Giappone. Per quanto mi riguarda, mi sto impegnando il più possibile. Aspettami!

12 dicembre 2005
Tantissimi auguri!
Ieri notte, mentre tutti dormivano, sono riuscito a telefonare all’orfanotrofio, ma mi hanno detto che te ne sei andato da anni. Dove sei? Cosa stai facendo? Non so cosa darei per essere lì con te! Elizabeth mi ha detto che le piacerebbe visitare il Giappone e sta anche imparando la lingua. Potrei usarla come scusa per convincere la mamma!

12 dicembre 2006
Tantissimi auguri di buon compleanno, Fay!
Ho iniziato la scuola di specializzazione e cucinare mi piace un sacco! Non pensavo che potesse essere così divertente. Papà dice che ho un talento naturale e che ero destinato ad essere il suo erede. Quando andrà in pensione, vuole cedermi il ristorante. Tutto quello che riesco a pensare è che, se lo farà davvero, non potrò mai andarmene da qui…

12 dicembre 2008
Auguri, Fay!
Non posso credere di aver mancato di nuovo il tuo compleanno!
Non faccio altro che ascoltare e riascoltare quella canzone giapponese su quel CD trovato per caso. Ho anche imparato a suonarla al pianoforte. La mamma non ne può più di sentire “roba che non capisce”, ma io sogno ogni volta che qualcuno mi porti via… TSURETEITTE…

Yuui chiuse la scatola con espressione malinconica e la spinse di nuovo sotto il letto. Era piena dei biglietti d’auguri che, anno dopo anno, aveva scritto a suo fratello gemello senza avere un indirizzo a cui spedirli, e di lì a pochi giorni se ne sarebbe aggiunto un altro. Da quando era stato adottato e portato in Italia dai suoi nuovi genitori, non aveva più avuto notizie di Fay. Erano passati diciannove anni da allora, una vita dal suo punto di vista, e per quanto avesse tentato, non era riuscito a mettersi in contatto con lui. Ormai disperava di riuscire a sapere qualcosa da quella distanza.
In Italia era circondato da amici e i suoi genitori erano molto gentili, ma essere separato dal proprio gemello per lui era paragonabile ad aver perso una parte di sé. Ogni volta che vedeva qualcosa che lo emozionava, fosse anche una cosa semplice come un fiore o un riflesso di luce, il suo primo pensiero era come sarebbe stato mostrarlo a lui.
Il suo esuberante fratellino, da piccolo era sempre stato entusiasta di ogni cosa. Chissà se era cambiato? Chissà se sorrideva ancora allo stesso modo? Quando si fermava a riflettere su questo, la sua solitudine si acuiva in modo doloroso. Da mesi ormai era diventato un chiodo fisso. Voleva tornare a casa, voleva vedere Fay. Doveva solo trovare il modo.
Sentendo un nodo stringergli la gola, tentò di controllarsi dando sfogo a quei sentimenti nostalgici come era solito fare nell’ultimo periodo: si sedette al piccolo pianoforte verticale che si trovava nella sua stanza e intonò la melodia struggente che aveva imparato a memoria. Dopo un attimo, si ritrovò anche a canticchiarla, con voce bassa e discreta, velata di malinconia.
«Toki no mukou kaze no machi e, nee, tsureteitte… shiroi hana no yume kanaete… »
Quando sentì una voce più sottile unirsi alla sua, sussultò e smise all’istante di suonare. Voltandosi, si rese conto che una ragazza si trovava alle sue spalle e gli sorrideva con gentilezza.
«Beth! » esclamò stupito. «Cosa ci fai qui? Non ti aspettavo prima di tre giorni! »
Elizabeth, la ragazza inglese che i suoi genitori avevano scelto per lui come fidanzata, ovviamente era stata invitata al suo compleanno, però era strano che fosse così in anticipo.
«Ho pensato di farti una sorpresa perché immaginavo che ti stessi deprimendo e infatti non mi sono sbagliata. Te ne stai qui tutto solo a suonare canzoni tristi. » Sempre sorridendo, gli fece cenno di alzarsi e prese il suo posto sullo sgabello.
«Adesso ascolta bene questa canzone. » continuò. «È un singolo recente che ho imparato apposta per il tuo compleanno. »
Le dita della ragazza scivolarono agili sui tasti bianchi e neri, mentre dopo le prime note, anche la voce si univa alla melodia.
«I woke up early to baby blue eyes from the far, whoah whoah… and when the sun comes through and lights you like the angel you are, whoah whoah... »
Conosceva quella canzone, ma dopo la prima volta che l’aveva sentita, si era rifiutato di ascoltarla nuovamente.
«With every season change, it looks the same november to june, whoah whoah... And don’t these empty streets skip a beat, the flowers don’t bloom, whoah whoah... »
C’era un motivo. Rispecchiava in maniera fin troppo accurata il suo stato d’animo.
«I can’t believe I missed your birthday again and I wanna come back but I just don’t know when now... And I’m so lonely your not here with me, that’s why I’m gonna be on the next plane home...»
La canzone s’interruppe all’improvviso ed Elizabeth lanciò un’esclamazione stupita.
«Yuui! »
Il suo sguardo si addolcì e con il dorso delle dita andò ad asciugare la lacrima solitaria che era scivolata sulla guancia del giovane.
«Che…? Scusami, Beth! » esclamò Yuui, sorpreso a sua volta da quella reazione. Quella lacrima birichina gli era sfuggita prima che se ne rendesse conto. «Mi sono lasciato coinvolgere troppo. »
La ragazza scosse la testa.
«In un certo senso era proprio quello che volevo. Almeno adesso sono sicura di aver fatto la scelta giusta. »
Yuui la fissò confuso.
«Qual è il tuo più grande desiderio? Lasciando da parte gratitudini e impegni di vario genere, cosa vorresti con tutto il cuore, in questo momento? »
Yuui abbassò lo sguardo con espressione triste.
«Andare in Giappone da Fay. » rispose.
Elizabeth gli prese una mano e con gesto deciso vi appoggiò una lunga busta bianca.
«Allora sbrigati a preparare le valigie! Buon viaggio! »

The road that never ends around the bend I see your smile whoah whoah
I’d swim across the sea to be with you for a while whoah whoah
cos I’m made a life would be gone
now the way that I feel I just don’t belong

And I’m so lonely you’re not here with me
thats why I’m gonna be on the next plane home
And you’re you’re the only face I wanna see
thats why I’m gonna be on the next plane home

Stand around try to make every moment
and be somebody yeah anybody
it seems the whole world is taking me over
I need somebody to help me get back to

and I’ve always been a million miles away
but things are gonna change
I just wanna come home


Le parole di quella canzone avevano continuato a ripetersi nella sua mente per tutta la durata del viaggio. Ora che metteva piede fuori dall’aeroporto di Narita, nonostante la giornata gelida e la neve che cadeva in piccoli fiocchi, si sentiva rinato. L’atmosfera, la luce, persino l’aria che respirava gli sembrava diversa. Alzò gli occhi e sorrise: finalmente lui e Fay si trovavano sotto lo stesso cielo. Era meraviglioso.
Godendosi il momento, s’incamminò verso l’albergo vicino all’aeroporto che Elizabeth aveva già provveduto a prenotare. L’aveva anche fornito di cartina, ben conoscendo il suo scarso senso dell’orientamento. Se quel viaggio fosse andato a buon fine, avrebbe dovuto trovare un modo per sdebitarsi con lei.
Alla reception incontrò qualche difficoltà a spiegarsi in giapponese dopo tanto tempo che non faceva uso della lingua, ma riuscì comunque a depositare i bagagli e uscire di nuovo in breve tempo. Il compleanno suo e di Fay sarebbe stato il giorno dopo e, se non voleva mancarlo di nuovo, doveva darsi da fare. Dopo tutte quelle ore di viaggio avrebbe dovuto sentirsi stanco, ma l’idea di rivedere il fratello lo riempiva di rinnovata energia. La prima tappa della sua ricerca sarebbe stato il vecchio orfanotrofio, dove forse sarebbe riuscito a recuperare qualche informazione.
Prima di raggiungere la meta, finì per sbagliare strada un numero imprecisato di volte, rischiando di perdersi nella labirintica rete ferroviaria di Tokyo, nonostante la cartina. Solo grazie alle indicazioni di alcuni passanti, riuscì finalmente a raggiungere l’indirizzo giusto.
Quando giunse davanti al cancello dell’orfanotrofio, venne assalito da un acuto senso di nostalgia. Oltre le sbarre si estendeva l’ampio giardino antistante la costruzione. A gruppetti, alcuni bambini giocavano con la prima neve caduta che imbiancava il prato, sotto lo sguardo vigile di una giovane insegnante. Spazzando con gli occhi l’ intero cortile, individuò presto quell’angolino nascosto da siepi più folte del normale, dove aveva salutato Fay per l’ultima volta. Era stato in un giorno freddo come quello, Fay piangeva e lo pregava di non andare. Yuui gli aveva promesso che, quando fosse tornato, sarebbero stati sempre insieme e invece l’aveva abbandonato per diciannove anni. Ripensare a come poteva essersi sentito suo fratello in tutto quel tempo gli faceva male.
«Posso aiutarla? »
Una voce al suo fianco lo fece sobbalzare e si accorse che la giovane insegnante lo stava fissando.
«Ah… ehm… forse sì. » balbettò colto alla sprovvista. «Cercavo notizie su un bambino che è stato vostro ospite diciannove anni fa. Forse avete un archivio o…»
L’espressione desolata della ragazza lo indusse ad interrompersi.
«Non potete dare informazioni agli estranei, giusto? » chiese. «Ma io non sono un estraneo, sono suo fratello! »
La ragazza abbassò lo sguardo scuotendo la testa.
«Mi dispiace, ma a maggior ragione. Lo facciamo per proteggere i nostri bambini ed evitare che vengano sconvolti dall’irruzione delle famiglie originarie nella loro nuova vita. »
Yuui tentò ancora di protestare, ma le sue obiezioni vennero interrotte da una voce di donna.
«Yuui? Yuui Flourite? »
Voltandosi in quella direzione, vide una signora piuttosto anziana avanzare verso di loro. Da un cassettino nascosto della sua memoria riemerse quel volto gentile e con qualche ruga in meno. Era la direttrice dell’istituto.
«Sensei! È un piacere rivederla! » esclamò.
«Allora sei davvero il piccolo Yuui-kun. » disse la donna aprendosi in un sorriso.
Era stata una delle uniche persone in grado di distinguere i gemelli all’epoca della loro permanenza all’orfanotrofio ed era stata anche colei che aveva proposto, purtroppo senza successo, ai Delano di adottarli entrambi. Yuui conservava un dolce ricordo di lei.
«Sensei, per favore, mi aiuti. » tentò quindi. «So che è contro le regole, ma non vedo Fay da quasi vent’anni. Non può dirmi qualcosa di lui? »
La direttrice sorrise e gli aprì il cancello.
Mezz’ora dopo Yuui lasciava l’orfanotrofio con una foto e un indirizzo. L’immagine rappresentava una giovane donna bionda che stringeva con espressione tenera due bambini identici. Il nome della fanciulla era Freya Flourite ed era la loro mamma. All’epoca la direttrice aveva tentato di rintracciare altri parenti ed aveva anche scoperto che quest’ultima aveva una sorella, ma dopo essersi imbattuta in una storia di adulterio, aveva lasciato perdere. Yuui e Fay altro non erano che il frutto di una relazione extraconiugale quindi nessuno della famiglia del padre voleva saperne di loro. Quanto alla fantomatica zia, sembrava introvabile. Tutto questo a Yuui importava relativamente. Se l’avesse saputo da piccolo, sarebbe stato molto peggio, ma ora come ora non intaccava minimamente il ricordo dolce e nostalgico di una mamma che li abbracciava con affetto, cantando a bassa voce canzoni struggenti.
Molto più importante, ai suoi occhi, era quell’indirizzo. Indicava un istituto scolastico molto famoso e importante a cui Fay si era iscritto e nei cui dormitori aveva abitato per tutta la durata delle scuole superiori. Yuui era molto orgoglioso di suo fratello: vincere una borsa di studio per quella scuola non doveva essere stato affatto facile e avrebbe volto essere al suo fianco per gioirne insieme.
Raggiungere l’Istituto Clamp fu molto meno difficoltoso che orientarsi al suo interno. Si trattava infatti di un complesso enorme, praticamente una città nella città, e arrivare alle segreteria delle scuole superiori senza una cartina gli risultò parecchio arduo. Tutto quanto per niente: la segretaria che incontrò era stata assunta da poco e non sapeva nulla degli studenti di otto anni prima. Inoltre, per consultare gli archivi, era necessaria l’autorizzazione del segretario personale del direttore, un certo Takamura-san.
Mentre lasciava l’ufficio con espressione delusa, ripromettendosi di tentare di nuovo il giorno dopo, sulle scale che portavano all’esterno la sua attenzione venne attirata da una voce che lo chiamava.
«Flourite-kun! »
Yuui si voltò, stupito. In teoria nessuno avrebbe dovuto conoscerlo lì. A meno che…
«O forse ora dovrei chiamarti Fay-sensei! » esclamò il nuovo venuto confermando i suoi sospetti.
Era un giovane uomo alto, in giacca e cravatta e con le braccia cariche di fogli. Ciocche di capelli scuri incorniciavano un volto deciso su cui spiccavano luminosi occhi dorati. Quando incontrò lo sguardo di Yuui, sembrò rendersi conto del suo errore.
«Oh, mi perdoni. L’ho scambiata per un mio conoscente. » disse inchinandosi leggermente.
Vedendo che l’altro stava per andarsene, Yuui si aggrappò istintivamente ad un suo braccio, rischiando di sparpagliare ovunque i fogli che portava.
«Aspetti! La prego! » esclamò. «Lei conosce mio fratello… voglio dire… Fay Flourite? »
Doveva avere un’espressione davvero disperata, perché il giovane gli rivolse uno sguardo carico di stupore.
«Lei è il fratello di Fay-kun? » chiese.
Yuui annuì.
«Lo sto cercando. La segretaria mi ha detto che per avere informazioni sugli ex-studenti bisogna avere l’autorizzazione di un certo Takamura-san. Per favore, devo assolutamente trovare mio fratello entro domani. »
Era consapevole di suonare patetico, ma ormai si sentiva completamente perso.
«Se aveva bisogno di Takamura, è fortunato. » rispose l’altro con un sorriso. «L’ha trovato. Scusi se mi permetto, ma ha davvero un’aria stanca. Posso offrirle una tazza di tè? »
Yuui non credeva alle proprie orecchie ed alla felice coincidenza che gli era capitata. Proprio quel giovane era il segretario del direttore!
Accettò volentieri l’invito, rendendosi conto in quel momento di essere effettivamente sfinito. Aveva bisogno di rifocillarsi e recuperare un po’ di forze. Seguì Takamura in un altro edificio, su per un sontuoso scalone e oltre un ingresso che riportava a lato una targa dorata con la scritta “Nokoru Imonoyama – Direttore”. Leggendola, Yuui si bloccò in mezzo al corridoio.
«Non voglio disturbare addirittura il direttore. » protestò preoccupato.
Takamura gli rivolse una risatina nervosa.
«Oh, non si preoccupi! È tardi, sicuramente sarà già scappato da qualche parte. »
Yuui preferì non indagare sul significato di quelle parole e lo seguì nella stanza.
Di fronte ad un’ampia porta-finestra si trovava una sontuosa scrivania sulla quale spiccava la medesima targa dell’ingresso. A lato di essa, un secondo tavolo con una seconda targa: “Suo Takamura – Segretario personale”. Yuui venne fatto accomodare di fronte ad essa e Takamura gli servì una tazza di ottimo tè, accompagnato da squisite paste fatte in casa nientemeno che dall’altro dipendente di quell’ufficio, il contabile Akira Ijuin. Mentre il giovane apprezzava anche professionalmente quelle squisitezze, Takamura iniziò a raccontargli di Fay.
Suo fratello si era iscritto all’Istituto Clamp con una borsa di studio e l’allora direttrice gli aveva permesso di abitare nei dormitori della scuola. Takamura lo aveva conosciuto nonostante fosse un paio d’anni avanti a lui, perché era un tipo che non passava certo inosservato e gli era anche capitato di subire un paio di sue “aggressioni”.
«Mio fratello è un teppista? » si allarmò Yuui, ma il suo interlocutore rise di quell’espressione preoccupata.
«Scoprirà presto cosa intendo! » esclamò.
Dopo le superiori, Fay aveva continuato gli studi iscrivendosi all’università interna all’Istituto Clamp ed ora lavorava in un distaccamento di recente costruzione. «Non avrei mai creduto che un elemento simile potesse diventare insegnate e invece…»
Yuui lasciò l’ufficio piuttosto tardi, con l’ennesimo indirizzo e il consiglio di recarsi sul posto l’indomani. Anche partendo in quel momento, non sarebbe arrivato in tempo per l’orario di chiusura.

Quella sera, nella solitaria camera d’albergo, si rigirava tra le mani il foglietto con l’appunto. Horitsuba Gakuen: sembrava un posto bizzarro. In ogni caso provava una grande ammirazione per Fay, che era riuscito a sopravvivere e a farsi strada nonostante fosse rimasto solo.
La stanchezza e il sonno lo vinsero mentre studiava la cartina dei treni per raggiungere la nuova scuola e quella notte sognò due occhi azzurri che vegliavano su di lui con espressione gentile.

L’indomani, raggiunto l’Horitsuba Gakuen non senza difficoltà, scoprì che si trattava di una struttura più piccola e fuori mano rispetto al grande Istituto Clamp, ma non per questo meno attrezzata. Saltava subito all’occhio che si trattava di un complesso di recente costruzione, con le sue pareti linde e la targa lucida sul cancello d’ ingresso. Yuui lo varcò con una certa titubanza, guardandosi attorno spaesato. Era mezzogiorno e il cortile era deserto. Sicuramente le lezioni erano ancora in corso. Mentre avanzava sul viale principale, sentiva l’emozione crescere: avrebbe potuto incontrare Fay da un momento all’altro. Dopo diciannove anni che non lo vedeva, al solo pensiero, il suo cuore batteva all’impazzata. Chissà se sarebbe stato felice di rivederlo? O se ce l’aveva con lui per averlo abbandonato?
Davanti al portone dell’edificio principale, si fermò per un attimo, indeciso. Mentre si chiedeva se fosse il caso di recarsi prima in segreteria e, nel caso, dove trovarla, la porta si spalancò e una donna avanzò versi di lui. Il giovane rimase colpito dal suo aspetto, eccentrico ed affascinante allo stesso tempo. Portava i capelli neri lisci e lunghissimi, che ricadevano ai lati del viso in sottili ciocche scalate. La figura slanciata ma dalle curve sensuali, era fasciata da un tailleur rosso fuoco, dello stesso colore dei suoi occhi. Occhi incredibili che lo fissavano maliziosi al di sotto delle lunghe ciglia.
«Buongiorno… Posso chiederle…» iniziò Yuui, suo malgrado in soggezione.
La donna sorrise con atteggiamento complice.
«Troverai quello che cerchi, tra mezz’ora esatta nel cortile sul retro. »
Detto questo, scomparve di nuovo nel portone, richiudendolo e impedendogli di entrare. Yuui rimase immobile per qualche istante, troppo stupito da quello che era successo. Chi era quella donna e come faceva a sapere cosa cercava? Forse era stata contattata da Takamura-san…
Mezz’ora. Lanciò un’occhiata distratta all’orologio. Sarebbe stata la mezz’ora più lunga della sua vita.
Voltandosi, ripercorse il viale pensando che Fay calpestava lo stesso suolo tutti i giorni. Si guardò attorno abbracciando con lo sguardo l’intero cortile.
«Lui è qui, questo posto è casa sua. » pensò emozionato.
Si strinse nel cappotto mentre una folata gelida gli scompigliava i capelli, lasciandoli cosparsi di cristalli di neve.
«Non eravamo così vicini da… troppo tempo! »
Seguendo una diramazione del viale, raggiunse il cortile sul retro dell’edificio. Era ampio e ben tenuto, nonostante ora fosse completamente imbiancato. In un angolo, accanto ad una finestra dalle tende tirate, spiccava un ciliegio imponente i cui rami spogli si protendevano verso il cielo, come in attesa del sole che li avrebbe fatti rifiorire. Da una delle finestre dei piani superiori, provenivano schiamazzi e un filo di fumo scuro. Yuui si chiese se non si trattasse di qualche laboratorio dove un esperimento aveva dato esiti inaspettati. Incuriosito, si sedette sul bordo di un’aiuola continuando a fissare la finestra aperta, mentre la sua mente vagava.
Gli anni trascorsi lontano si erano accumulati su di lui proprio come la neve su quel prato, facendone un'altra persona. La gioia che provava per essere tornato a casa era appena mitigata dal senso di estraneità; nonostante l’emozione, era pur sempre un bambino che aveva vissuto troppo poco in un posto per poterlo chiamare casa. “Casa” era il Giappone della sua infanzia. “Casa” era l’Italia della sua adolescenza. Entrambi luoghi che non esistevano più. “Casa” era Fay. L’unica che davvero gli rimaneva, ammesso che lui lo volesse.
Un improvviso schianto a pochi centimetri dai suoi piedi lo fece sobbalzare e spezzando il filo dei suoi pensieri. Cosa diamine…?
Quello che sembrava un bicchiere di vetro si era frantumato sul selciato del vialetto precipitando dall’alto, accompagnato da uno strillo. Alzando gli occhi, Yuui intravide una chioma bionda che si allontanava dalla finestra.
«Dovrebbe fare più attenzione, Fay-sensei! » esclamò una ragazza mora chiudendo la finestra.
«Ah, ah! Non preoccuparti, Himawari-chan, ci penso io a recuperare il becher e a sistemare. Ragazzi, la lezione è finita! »
Yuui rimase immobile a fissare la finestra chiusa, come ipnotizzato.
Quei capelli dorati… quella voce così simile alla sua… e il nome che la ragazza aveva chiamato.
Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
Nii-chan… fratello mio… FAY!
Non sentì la campanella che segnava l’inizio della pausa pranzo. Non sentì nemmeno lo schiamazzo dei ragazzi che si riversavano nei corridoi. La sua mente era focalizzata su un solo e unico pensiero.
A distrarlo furono il passo leggero, sulla neve, di qualcuno che svoltava l’angolo e una risata squillante.
«Avete ragione! Sono sempre il solito distrat…»
Yuui si voltò di scatto e il suo sguardo incontrò quello di due occhi color del cielo, identici ai suoi. Li vide spalancarsi per la sorpresa, poi socchiudersi e riempirsi di lacrime.
Dopo un attimo che gli parve eterno, si ritrovò a stringere il fratello tra le braccia.
Sì, quello era il regalo di compleanno più bello che avesse mai ricevuto.

And you’re you’re the only face I wanna see
thats why I gonna be on the next plane home
yeah I’m taking the next plane home
Now I’m getting the next plane home
Now I’m taking the next plane home



Greeting by *MystOfTheStars on deviantART
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Delleran