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Autore: GilGalahad    28/04/2010    0 recensioni
la maschera di ferro - è una storia che mi perseguita da anni, mi sono sempre domandata se in quella fatidica cella Filippo avesse scelto di rimanere fedele al suo re, anzichè andare con Aramis, se il re lo scoprisse? e se non fosse così cattivo come si vede nel film? il racconto parte da quando i carcerieri vogliono sbarazzarsi del prigioniero...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OCIO CHE QUA VA PRIMA DEL BALLO…

Questo non è proprio il capitolo successivo, ma quello che viene dopo… ultimamente l’estro va a mancare, ma spero di poter completare la storia con il capitolo mancante e con la fine a breve… leggete e recensite!!!!

 

Marie andò ad aprire la porta, una bambina di circa nove o dieci anni le fece una goffa riverenza che la fece sorridere e le disse:

“La signora Ughette ha detto di farvi trovare pronta sta sera verso le sei.”

“Lo sarò, piccola, ora vieni qui” la bimba si fece avanti timorosa, quella signora assomigliava in tutto a quelle che più di una volta l’avevano fatta punire. Marie andò al tavolino vicino alla porta e dal cassetto estrasse un cartoccio bianco con dei dolci, e con un bel sorriso si inginocchiò davanti a quella piccina e glielo mise fra le mani, vide gli occhi della bambina allargarsi della taglia di due piattini e borbottare dei ringraziamenti, poi con un tono di finto rimprovero le disse:

“Ora vai, mi raccomando mangiali tutti tu e non farli vedere a nessuno”

A filippo la scena era piaciuta molto sebbene fosse ancora nell’altra stanza ed in teoria non sembrava essersi spostato ne dalla poltrona ne dal suo libro, si era accostato alla porta e si era stupito, non aveva mai visto sorridere marie in quel modo, il suo sorriso partiva dalla bocca ed arrivava agli occhi rendendoli stelle che ornavano il viso altrimenti sempre mesto. Voleva farla sorridere così, si trovò a desiderare di essere l’artefice del suo benessere, del benessere di quella ragazza, lo voleva con ogni fibra del suo animo.

La porta si schiuse con un sommesso click, subito l’oggetto dei suoi pensieri comparve:

“Vostro fratello sarà qui fra poco.”

“Conosci la storia di Inghilterra Marie?”

“No signore, perché dovrei?”

“Niente, un pensiero.” Filippo pensava che quella ragazza avesse molto in comune con Jane Seymour la terza e più amata moglie di Enrico VIII, colei il cui motto era “Paga di obbedire e di servire” le era davvero molto simile caratterialmente, quanto dissimile per quanto riguardava l’aspetto fisico, se la regina sembrava un giunco, pallido ed esile, il suo angelo somigliava più ad un giovane salice: il vento avrebbe potuto anche farne ondeggiare i rami, ma non si sarebbe mai spezzato.

“Vi aiuterò a fare il bagno, non appena se ne sarà andato sua maestà, la baronessa dovrà trovarvi bene sta sera. Vuole vedervi prima di cena o sbaglio?”

“Già” disse lui con tristezza, Simone era una donna colta e appassionata, ma ora non stava  pensando a lei, stava pensando a colei che si affaccendava attorno a lui, si trovò a pensare di poter portare con lui quella semplice creatura, ma ella sembrava non accorgersene ma ammettendo anche il contrario, di certo si sarebbe trovata di certo più a suo agio con François.

Nel frattempo marie stava riassettando le stanze, dandogli sempre le spalle, per non far vedere il dolore che le sgorgava dagli occhi fino alle guance, ogni pensiero ch’ella rivolgeva al suo protetto ed alla baronessa le provocava un doloroso fastidio e aveva paura di continuare a pensare in quel modo, ne avrebbe solo ricevuto guai.

La porta si aprì silenziosamente, e mai nella vita Marie fu più felice di sentire quelle  parole:

“Lasciaci soli, io e mio fratello dobbiamo parlare, ho degli ordini per te, non ti preoccupare di niente.”

Con una profonda riverenza marie uscì dalle stanze diventate a lei così familiari.

“Fratello, stai comodo...” disse luigi sorridendo, per raggiungere suo fratello in una delle due poltrone vicino al fuoco

“voi mi onorate sire”

“Ti ho detto anche di darmi del tu quando siamo in privato, ma veniamo alle questioni importanti, il ballo.”

“Volevo chiedere se potevate…potevi dispensarmi dal venire al ballo sta sera, non mi sento molto bene.”

“Non ti credo, tu verrai senza fare storie, come un bravo fratellino, ma non posso permetterti di venirci con la baronessa Simone.”

“Cosa?”

“Ragiona filippo, lei è promessa al cugino dell’imperatore Leopoldo, sarebbe uno scandalo.” Luigi era sulla difensiva, non conosceva tanto a fondo suo fratello, contava sul suo potere per fargli eseguire degli ordini.” Inaspettatamente suo fratello rise, di cuore: “Bene, ma ho una condizione, voglio portare Marie”

“E’ tua! Ottima scelta se posso dire, chi oltre a lei si merita di più una serata di divertimento.”

“Lo so…”

“Non penso tu conosca la reale entità dei suoi servigi.” Tacque un minuto riflettendo su ciò che dire poi riprese “Non hai idea della quantità di ore che ti ha vegliato.”

“Tranne quelle che passava con François” disse il fratello con una punta di amarezza nella voce

“Ma è chiaro, una sorella avrà sempre tempo per suo fratello”

“Fratello?”

“François è fratello maggiore di Marie, che avevi pensato?”

Filippo arrossì pensando a quanto poteva essere stato stupido, ma ora una luce di speranza lo stava sopraffacendo, strappando un velo che da tempo si era calato sugli occhi.

“Le chiederò di farsi trovare in camera tua per le otto”

“No, vi prego, vorrei andarla a prendere io” rispose velocemente, come se fosse qualcosa di estremamente importante.

Luigi sorrise, annuendo, nell’irruenza di quel momento si era dimenticato di dargli del tu, ma apprezzava quella sua spontaneità; in un viso così simile al suo questo appariva come un vago ricordo di ciò che avrebbe potuto essere, se le circostanze e gli eventi lo avessero fatto nascere povero.

“Come la vuoi vestita?” visto e considerato che era lui il pezzo forte della serata,

“Come vuole lei, purchè le piaccia e si trovi a suo agio” fu la semplice risposta

“Così sarà allora, ma non lamentarti se ti metterà in imbarazzo”

“Non sarò mai in imbarazzo con lei a fianco.”

Con un lieve cenno di assenso da parte di un fratello e con un profondo inchino da parte dell’altro si  terminò la conversazione.

Marie nel frattempo era stata avvicinata da ughette e ora si stava recando con lei nella camera assegnatale, entrò piano e chiuse la porta:

“Spogliati e fatti un bel bagno, te lo meriti”

 “Non merito niente signora, sto facendo solo il mio dovere.”

“Non fare storie, su entra nella tinozza e rilassati.”

Marie non se lo fece ripetere due volte, entrò e si lasciò piacevolmente andare tra il vapore di quell’acqua, da dietro il paravento Ughette stava rovistando in una cassa che la ragazza non aveva visto prima. “che colore preferisci?” le disse con una voce affaccendata…

“Il più scuro per piacere.”

“sei sicura? Quest’anno va di moda il rosa salmone a corte.”

“Non sono una nobildonna, non mi dovrò mai spostare dalla camera del principe, meglio un abito scuro, non si vedranno le macchie.”

“Penso che tu non abbia capito, tu sta sera andrai alla festa…”

“Vorrei proprio sapere chi me lo ordina, se non voglio andare non..”

“Il re te lo ordina, quindi tu andrai senza tante storie.”

“Magnifico” disse lei sarcastica

“comunque il vestito scuro te lo preparo, penso sarai una piacevole eccezione a quel branco di galline”

“Ughette!” disse Marie in tono di falso rimprovero “Parlare in quel modo delle loro grazie…”

“Alla regina non sono gradite, e nemmeno a me.”

“Ho l’onore di essere della stessa idea della regina.”

“Alla regina sei piaciuta, sai?”

“No, se devo dirla tutta non lo pensavo.”

“Mi diceva che le sarebbe piaciuto che tutte le dame usassero il tuo stesso contegno per parlare con lei.

“La mia stessa paura avrà voluto dire”

“Si in incerto qual modo. Su esci da quella vasca, asciugati e vieni qui”

La ragazza si alzò e sentì l’acqua scorrerle via dal corpo e un brivido freddo che le passava su per la schiena, s’appressò ad Ughette che la fece sedere, armeggiò per un tempo che sembrava eterno con i suoi capelli, intrecciandoli e bloccandoli con una poltiglia strana e anche se Marie si intendeva di poltiglie quella aveva un colore ed un profumo strano, la signora passò al viso, anche lì applicando delle sostanze che la ragazza si rifiutava di identificare, d’un tratto si sentì tirare la manica, la stessa bambina di poco prima veniva questa volta portando due scrigni di legno scuro, in uno vi era incisa una A mentre sull’altro era incisa una I, insieme a questi vi era anche un pezzo di carta scritto fittamente in corsivo, la ragazza ringraziò la piccola con una carezza ed un sorriso scusandosi di non avere dolci con lei in quel momento, ed ella con un sorriso se ne andò via.

Il biglietto era piuttosto piccolo, scritto da una sola parte mentre dall’altra aveva solo una grande I il testo era il seguente:

Marie,

questa è l’ultima prova che voglio fare per provare la tua sincerità,

se sai davvero leggere per te non sarà un problema,

sappi che la scatola che devi aprire è quella su cui è incisa l’iniziale

del nome di mia madre, oltre che l’iniziale del suo paese natale.

Se non sapessi leggere sicuramente sceglieresti quello con la I

Visto che è l’unico segno riconoscibile sul foglio.

Aperta la scatola troverai un altro coperchio questa volta con

Tre rotelle con dei numeri girale finchè non comparirà la data della mia

Nascita divisa per il numero di persone della mia famiglia nate in quell’

Anno, la scatola poi si aprirà automaticamente.

Brucia l’altra o avrai una brutta sorpresa.

                                                                                  Luigi

“Scusi signora, mi potrebbe dire il nome della regina e l’anno di nascita del re?”

“Certo, la regina si chiama Anna d’Austria, l’anno di nascita del re è il 1638”

“E’ nato qualcun altro oltre a lui?”

“Nessun’altro, perché lo vuoi sapere?”

“Per aprire la scatola”

“ce ne sono due Marie quale scegli?”

“Quella con la A è scritto sul foglio, ha finito con me?”

“Certo, e devo dire che mi sono superata questa volta, sei molto bella.”

“Bene” Marie prese la scatola con incisa la I, si alzò e ancora in biancheria, si avvicinò al camino, mise la scatola fra le fiamme, poi tornò indietro e si risedette.

Aprì il coperchio della scatola con la A e girò le rotelle componendo il numero 819 subito, un sonoro click fece aprire una fessura nella scatola, aprendola ancora un po’ la ragazza potè vedere cosa conteneva lo scrigno, ma per la prima volta, si trovò senza parole, guardò meravigliata il contenuto della scatola, all’interno fra bagliori blu vi erano i gioielli più belli che la ragazza avesse mai visto, rimase estasiata a guardarli per un momento prima di notare che sotto di essi vi era un altro biglietto:

Questa volta sapevo non mi avresti deluso

Indossali sta sera

Anche Ughette era rimasta incantata davanti allo spettacolo di quei gioielli:

“Sono della regina, devono essere un regalo del cardinale Mazzarino se non mi ricordo male, in occasione delle nozze”

“Sono bellissimi…” riuscì solo a dire Marie

“Vieni qua, ti aiuto” la ragazza s’appressò alla dama per permetterle di aiutarla con l’abito e i gioielli “Ho finito, guardati un po’ allo specchio…”

Marie si girò verso lo specchio e spalancò gli occhi, mentre la bianca signora riflessa nello  specchio la ricambiava, con quel vestito quasi esclusivamente di un colore blu notte, ad eccezione del ricamo a fiori bianchi che partiva dal fianco sinistro ed arrivava fino alla spalla destra. 

La porta si aprì piano:

“Marie, ci sei?” la voce era per lei inconfondibile, e il cuore le fece immediatamente un salto in gola.

“Signore, avete bisogno di qualcosa?”

“No… sono qui per accompagnarti, o almeno sono qui per chiederti se gradiresti accompagnarmi alla festa sta sera.”

“Ne sarei onorata, signore.” Disse con un filo di voce, non credeva si potesse arrivare a quel livello di felicità, quegli occhi e quel viso tanto belli, che avevano attraversato tanto, ma che ora erano lì da lei, ancora inviolati, ancora spalancati a vedere un mondo per lui precluso per tanto tempo.

“Bene, allora, vogliamo andare?” disse Filippo, porgendo il braccio a Marie, quella piccola msta ragazza, il primo angelo del suo risveglio, Filippo si sarebbe mai dimenticato del suo sorriso dopo quel mare di dolore, quel sorriso e le sue parole che gli sussurravano che era tutto finito, era nervoso, come poteva un mortale porgere un braccio ad un angelo? Ma una leggera pressione al braccio lo fece accorgere che ora era ora di andare e con un sorriso si avviarono fuori dalla porta, per i corridoi, ognuno felice oltre misura della presenza dell’altro, senza esprimerlo, sempre rimanendo perfettamente composti.

  
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