Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: KiraKira90    30/04/2010    11 recensioni
“Ogni fiore ha un determinato numero di petali.” spiego sorridente. “Ora si sta per staccare l’ultimo …” annaspo.
Quando il tempo rende una grande distanza ancor più insormontabile, o forse no?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'One-shot collection'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

L’ultimo petalo

 

Da molto non calpestava quelle terre, ma a lungo era stato preso da faccende di ben più elevata valenza.

Quanto era passato? Un anno? Due?

Non aveva molta importanza il tempo ai suoi occhi, ma per lei sì, che lo percepiva diversamente.

E se si fosse dimenticata del suo Signore?

Non avrebbe avuto senso: aveva dato incarico di lasciare regolarmente il suo dono per rammentargli la sua costante, ma assente, presenza.

Iniziò a camminare con elegante lentezza lungo il fiume, nella direzione prescelta. Stavolta avrebbe portato il suo dono personalmente.

Una risata familiare lo costrinse ad arrestare la sua marcia. La sentì ancora quella voce infantile e gioiosa e non esitò oltre.

Non fu difficile incontrare quella minuta figura sbarazzina, immersa in acqua fino le ginocchia e fasciata in uno dei suoi regali in seta, sollevato per evitare d’inzupparlo.

I capelli neri e portati come ricordava, solare e fragile come quando l’aveva lasciata.

“Rin.”un nome che da molto non pronunciava e che la fece voltare di scatto, spaurita.

Lo youkai si sorprese di quella reazione, mentre due occhi grigi lo squadravano con terrore.

La piccola fuggì voltandogli le spalle, senza una parola, mentre Sesshomaru volle accertarsi del dubbio insinuato da quegli occhi.

 

***

 

Le stagioni si susseguono con perfetta cadenza. Non ricordo neve caduta prima delle foglie ingiallite d’autunno. Un ciclo che ogni anno si compie, rammentando il tempo che passa e che muta ogni cosa. Mi scricchiolano le ossa quando il cambiamento è palpabile, ad ogni successione più rumorosamente. Ne ho viste di stagioni, mai preoccupandomi di quella che sarebbe seguita: la certezza che dopo il gelo tutto rifiorisse, e che dopo la raccolta del riso tutto appassisse, cadendo in un profondo letargo era per me indiscutibile. Invecchiando, con un velo opaco e nuovo sugli occhi, l’attenzione verso i piccoli cambiamenti crebbe follemente; come un’aquila che cerca la lepre su cui gettarsi in picchiata, dall’alto e con arguzia, così gli anziani ningen, nel silenzio della loro continua riflessione, osservano la vita scorrere attorno a loro, un fiume che inutilmente tentano di ghermire con artigli sdentati.

Essere prigionieri di un corpo stanco e poco predisposto ad assecondare i capricci della mente, a volte risulta terribile, eppure questa mancanza viene compensata con un’arguzia ed una consapevolezza che, seppur trascurate in gioventù, ora divengono un prezioso appiglio. Solo ora che mi trovo nelle sue medesime condizioni, comprendo la schiena incurvata di Kaede-sama e la sua fronte aggrottata. Ricordo il tremore sempre maggiore delle sue mani macchiate e rugose, mentre mirava ad un bersaglio reggendo l’arco oppure mentre mi riempiva il piatto di zuppa.

Gesti la cui fatica che le costava, comprendo appieno solo adesso.

Mi mancò molto quando anche l’altro e superstite occhio si chiuse, per non riaprirsi mai più. La sua voce rugosa ed i suoi capelli grigi mi facevano sentire a casa e quell’improvvisa assenza mi sconvolse più del previsto. Fu la prima morte che affrontai da adulta. La prima volta che vedevo qualcuno morire quand’era la sua ora: di vecchiaia e non strappato alla vita con violenza. Credo fu esattamente in quell’istante, mentre il funerale della veneranda e cara miko terminava, che realizzai che il destino di noi ningen era la morte, che avvenisse in un modo o nell’altro. Non era paura quell’inquietudine che sentivo e che mi faceva addormentare con fatica la sera: non temevo il momento in cui sarei scivolata verso il regno dei morti, ma temevo di sprecare il tempo concessomi.

La solitudine di quella capanna lasciatami in dono, in cui ero stata catapultata con irruenza, mi avviliva. Forse fu questo timore, quello di lasciare questa terra senza imprimere traccia della mia esistenza, a spronarmi nell’accantonare i miei sogni di bambina e accettare la maturità a cui mi affacciavo. Ormai ero una donna agli occhi degli altri, nonostante interiormente restassi la solita bimba orfana, dall’insolito passato fra gli youkai. Non esitai molto a rispondere sì alla proposta di Kohaku. Non sarei potuta divenire la moglie di nessun altro ningen se non sua, l’unico che aveva condiviso parte della mia felice fanciullezza, che conosceva la Rin che spaventava la gran parte dei paesani. Ero diversa, ma anche lui. Non mi ha mai fatto sentire sola.

Anche ora, che poso candidi gigli sulla sua tomba, sorrido. Abbiamo vissuto a lungo insieme e anche ora che se ne è andato lo sento accanto a me. I ricordi di questa vita sono gelosamente custoditi sotto il mio fragile e debole corpo da vecchia. Non ho rimpianti e sorrido. “Presto ci rivedremo, prima o poi ci ritroveremo tutti!” lo rassicuro ogni giorno, quando m’inginocchio sulla terra che custodisce le sue spoglie. Lui mi ascoltava sempre ed io non tacevo mai; anche ora non è diverso. All’improvviso incupisco. Rivedrò tutti, ma non lui …

Sarebbe l’unico rimpianto di questa vita non dirgli addio.

Le sue visite sono continuate sempre più sporadicamente, fino a cessare. Non ne incrociai più lo sguardo da quando il mio seno si fece più pieno e non potei neppure invitarlo al mio matrimonio, con sommo dispiacere anche del mio sposo. Non lo biasimai per questo. Ogni primavera un pacco mi giungeva puntuale, ma senza nessuna certezza fosse lui a lasciarmelo all’ingresso. Un kimono per una fanciulla di otto anni, l’età in cui ci separammo: la conferma che il tempo scorreva diversamente per entrambi.

“Nonna!” la voce del mio stesso sangue mi perforò le orecchie e il suo minuto corpicino mi piombò in grembo, tremante.

“Moe, mio piccolo bocciolo, cosa ti ha così spaventata?” la consolo come ho imparato a fare dalla maternità, ma sono preoccupata: non l’ho mai vista così.

“C’era un demone al fiume.” Mi guarda con quegli occhi che gli ha donato sua madre, molto più belli dei miei e di quelli di suo padre. “Mi sono spaventata e sono fuggita!”

Sono più grigie del solito le sue tonde iridi, anche sua zia scuriva gli occhi così quando si risvegliava da un incubo.

“Un demone? Ti ha attaccato Moe?” chiedo preoccupata, guardando nei paraggi. È allora che lo incrocio e le mie poche forze mi abbandonano.

Non avrei mai creduto di rivedere quegli occhi, quei capelli, quella figura eterea. “Signor Sesshomaru …” mi lascio sfuggire flebilmente.

Sento lo sguardo di mia nipote fissarmi interrogativo e le sue mani stringermi il kimono con più forza. Posso capire il suo smarrimento.

“Sei cambiata … Rin.” Maschera bene la sua sorpresa, ma capisco che la scoperta non l’ha lasciato indifferente. Non avanza, ma resta immobile in quella posa statica.

“Voi non lo siete affatto.” ridacchio: non riesco a contenere il mio divertimento per quella sua affermazione. È esilarante il divario che ora ci separa.

Non l’ho mai sentito così distante, neanche quando mi chiedevo se l’avrei più rivisto.

“L’ho scambiata per te al fiume.” Posa il suo sguardo severo su Moe, che si rannicchia ancor di più al mio seno. “Indossa un tuo kimono.” specifica quasi offeso.

“I vostri doni non posso più indossarli, come potete intuire” Le accarezzo la testa istintivamente. “È un peccato lasciarli in un angolo vista la loro bellezza.” Spiego con calma.

Lo sento mugugnare, quasi imbarazzato dal dono che stringeva sotto al braccio. So per certo si tratta di un abito come gli altri, uno che non potrò indossare.

Decido di cambiare argomento. Moe non smette di nascondersi: è confusa.

“Dovete scusare mia nipote, ma le è stato insegnato a riconoscere e a sfuggire ai demoni.” sono orgogliosa abbia subito percepito la natura da youkai, mettendo in pratica l’insegnamento datole.

Sesshomaru-sama mi guarda stranito, così decido di chiarire la mia affermazione. “Suo padre è uno sterminatore e Moe potrebbe diventarlo.” continuo, mentre non cesso di rassicurarla.

Il suo sguardo ambrato mi sorpassa, individuando la tomba su cui siedo. Quel suo silenzio era chiaro: urlava d’aver intuito di chi si doveva trattare.

Il mio Signore si volta e la nostra lontananza cresce. È deluso; lo sento; lo temo.

“Il tuo odore … è sempre lo stesso.” Mi lasciano di stucco le sue parole. Mi commuovono piacevolmente, ma mi rattristano.

“Sono lieta non l’abbiate scordato.” A stento trattengo le lacrime, mentre lo vedo annuire prima di sollevarsi in volo.

È sempre bellissima la sua figura. Stavolta non mi ha lasciato nessun kimono, anzi è svanito con lui.

“Nonna Rin?” Moe mi tira per la manica e sono costretta a smettere di fissare il cielo. Sorrido a mia nipote e le chiedo cosa desidera.

“Chi è quel demone? Perché vi conoscete?”

La curiosità dei fanciulli mi fa sempre sorridere. “È una lunga e bella storia. La vuoi sentire?” la vedo annuire senza incertezza.

“Allora te la racconterò, mentre ti riaccompagno dai tuoi genitori.” prometto, mentre a fatica mi rimetto in piedi, sulle vecchie anche.

Per mano, raccontando la fiaba della fanciulla e il demone, ci avviammo al villaggio.

 

***

 

Altre stagioni si sono susseguite e con esse il poco rimastomi si è consumato.

Sono da giorni relegata in questo letto. Non ho fame e sono senza forze.

Lo sento: è la mia ora.

È notte tarda, eppure la candela è ancora accesa per mio capriccio, mentre mia figlia dorme esausta in un angolo della stanza.

Mi spiace essere un vecchio peso per loro: sarebbe meglio morissi in fretta senza dover costringere i miei cari a sfinirsi per vegliarmi.

Un vento gelido si leva all’improvviso all’interno della capanna, facendo tremolare la fiammella. È lui.

Lo so prima d’incontrarne il volto.

“Mio Signore.” bisbiglio a fatica, mentre mi volto.

“Non parlare.” sorrido nel sentire premura nella sua voce.

“Siete venuto a dirmi addio?”inutile mentire a me stessa: non so se avrò ancora la forza per un’altra alba.

“Sì.” Sorrido nel sentire le sue parole sincere. Anche lui sa quello che anch’io so.

“Ne sono lieta.” Respiro a fatica e la luce si fa sempre più tenue.

“Eri uno splendido fiore.” mi commuove sentirlo così vicino, a parlarmi come mai prima d’ora.

“Ogni fiore ha un determinato numero di petali.” spiego sorridente. “Ora si sta per staccare l’ultimo …” annaspo.

Non credevo che si potesse essere così sereni di fronte la morte.

“Veglierò sui tuoi semi.” la sua voce mi giunge distante, forse semplice illusione di una moribonda, ma la sento.

Vorrei ringraziarlo, ma sono troppo stanca …

 

***

 

Nonna è morta. Non ci credo ancora!

Ho pianto moltissimo al suo funerale e non da meno poi.

Mi manca così tanto …

Due cicli di stagioni sono trascorsi e ancora non riesco a calmare il mio cuore.

Ricordo ancora il suo racconto, la sua storia: una fanciulla e un padre, una ningen e un demone, una vecchia e un immortale.

Non so perché, ma sento sia importante mi rammenti del suo racconto. È uno di quei tesori da custodire gelosamente.

Ancora oggi ben ricordo la mattina in cui papà ci ha dato la triste notizia: zia si era svegliata e l’aveva trovata serenamente addormentata.

Sembrava riposasse felice quando la vidi, ma le lacrime non smettevano di scendere e non ero la sola.

Accanto a lei c’era un pacco contenente un kimono: era della sua misura, ma io sola parvi intuire il suo significato.

Insistetti a lungo con tutti, ma alla fine fu con quello indosso che la seppellimmo.

Sapevo che era un dono di … Sesshomaru? Sì, così mi aveva detto nonna, e sapevo che lei lo avrebbe voluto indosso.

 

***

 

È ufficiale: mi sposo.

Riku si è finalmente dichiarato per mia somma gioia.

Mio padre non approva molto, nonostante sia un ottimo partito come mamma ripete sempre.

Il fatto è che non sopporta la sua bambina diventi grande, ma oltre a ciò non ha motivo per impedire la cerimonia.

Sono così agitata!

Manca poco alla primavera e i preparativi sono ancora tanti da fare.

Pensavo di indossare il vestito da sposa della nonna, ma purtroppo le tarme non hanno avuto pietà.

Spero di riuscire a sistemarlo: vorrei poterla sentire vicina quel giorno, in un qualche modo.

Il sole è alto ormai e io e mio fratello abbiamo appuntamento con Riku e i nostri cugini al fiume.

Papà non vuole lasciarci soli neppure un attimo ed ovviamente mi circonda di guardie del corpo: che scocciatura!

 

***

 

È sera e ho dovuto salutare il mio promesso. Mio fratello sa davvero essere peggio di mio padre in quanto protettività!

Sarà pure il maggiore, ma questo non lo giustifica.

Non ci permetteva nemmeno di incrociare gli sguardi e lui invece? Passa le notti a corteggiare la figlia del capo villaggio!

"È un’ingiustizia!" continuo a ripetere, mentre me ne torno a casa da sola.

Un pacco davanti l’ingresso pare attendermi, ma non ho idea di chi possa averlo lasciato.

Lo apro, spinta da una forte curiosità e il suo contenuto mi lascia sconvolta.

È un abito da sposa splendido!

Lo prendo, lisciandone il tessuto pregiato e subito rammento il racconto della nonna e del demone che l’aveva lasciata al villaggio, continuando a vegliarla.

Sorrido. Non avrei potuto sentirla più vicina …

 

Guardo il fondo della scatola che lo conteneva poco prima: c’è un petalo, un candido e isolato petalo, privo di significato.

 

 

Fine.

 

Spazio autore:

Avevo bisogno di scrivere qualcosa e così lentamente è nata questa One-shot: un po’ frutto di ispirazione un po’ del caso, che spero vi piaccia. ^-^

Faccio presenti alcune annotazioni:

Moe = significa “germoglio/bocciolo”

Riku = significa “Terra”

Grazie in anticipo a chi leggerà questa one-shot. Spero mi lascerete un commentino con un vostro parere. ^^

KissKiss KiraKira90

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: KiraKira90