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Autore: sasyherm    01/05/2010    3 recensioni
Blaise se ne è andato. Daphne ha smesso di credere in un futuro, e vive nel passato, pieno dei suoi ricordi. Ma se Blaise tornasse?
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ancora or il male che mi fai
Ancora
or
" Il male che mi fai"


L’orologio di Greengrass Manor suonava le 12.00.
Da almeno due anni, suonava lo stesso orario.
Pansy  osservò la lancetta  fissa,  esattamente al centro.

Non aveva mai capito come mai la sua migliore amica avesse deciso di rimanere in quella casa vuota come un guscio di una conchiglia, dopo la Grande Guerra.
Da quando la sorella Astoria si era sposata, Daphne viveva sola, in quell’enorme maniero.
Lei e Draco avevano insistito per cercarle un'altra sistemazione, ma con un sorriso triste, aveva rifiutato. Così, irremovibile nelle sue decisioni. Fu l’ultima volta in cui la vide decisa , una decisione che sapeva tanto di resa.
Solo una persona avrebbe potuto avere un certo spessore nelle sue decisioni.
Nella sua vita.
L’unica, da sempre e per sempre.
E la sua presenza aleggiava in quella casa, come un fantasma che non poteva e non voleva andarsene.
Ma era fantasia.
Perché nella realtà, lui era sparito, lasciando dietro di se una scia di faccende in sospeso.
E come tutti i fantasmi, doveva tornare a risolverle.
Ma le lancette dell’orologio erano ancora ferme , nello stesso istante in cui era sparito.

- Miss Daphne, Miss Pansy è fuori.-
- Non voglio vedere nessuno.-
- Daphne, tu riesci ad annientare ogni mio futile buon sentimento di futura moglie.-
L’ombra di Pansy si allungava fino alla toeletta.
Continuò a pettinarsi languida, imperterrita, sciogliendo nel movimento del polso che scivolava sulla cascata bionda ogni suo turbamento.
Falsa.
- Meglio così. I sentimenti non si addicono alle Serpi.-
La resa incondizionata, come un singulto doloroso, era appena mitigata dalla durezza di quelle parole.
Il rumore dell’avorio duro che si posava sul lucido marmo.
Il sospiro di Pansy sul suo collo, nella tenera stretta. Gli occhi di entrambe lievemente socchiusi , come se dormissero.

Era sempre così, la sua migliore amica. Tenerissima e dolce , prima di esprimere con parole la più terribile delle sofferenze.
Parole coscienti di arrecare dolore , ma dannatamente gentili nel farlo.
Il miele che raddolcisce la medicina amara, come la si da ad un bambino.
- Ancora?-
Prendeva tempo, Pansy, e un moto di rabbia si impadronì nel corpo flessuoso e armonico della giovane.
Lo superficie lucida dello specchio cominciò a incresparsi e morbide onde , in una abitudinaria illusione ,che ora la trasportava lontano.
Stava annegando, condotta dalla sua àncora , in un tempo infinito che perdurava da due anni.
Ancora…sempre.
- Si, ancora…-
Chiuse gli occhi , sentendo i brividi della pelle come se l’acqua la lambisse serena.
In quel primordiale annegamento, dove il tempo si era fermato.
Il suo cuore, si era bloccato.
- Sta tornando.-
Ecco, la sofferenza lancinante delle parole di Pansy, crudeli e lenitive insieme.
Ora si, l’ancora del tempo poteva fermarsi, e l’àncora aveva invertito la rotta.
Stava per rivedere la luce, e le goccie del tempo ora scivolavano sulla sua pelle, per ritornare poi al buio porto sepolto, dove voleva seppellirsi anche lei, come tanti tesori luccicanti, andati perduti.
Ma ora veniva spinta verso la riva, verso la sabbia dorata, scottata dalla tepore del sole.

Quando scese giù, incrociò le lancette del pendolo.
Ferme, bloccate da due anni.
Per fermare il tempo e il battito del suo cuore, nell’istante in cui si frantumava.
Il prima e il dopo, e il perenne stagnarsi del tempo in quei due anni.
Le lancette si sarebbero mosse tra poco, e il tempo avrebbe continuato a scorrere.
Nel bene e nel male.

- Le hai parlato?-
Draco, estremamente rigido, contro la sua poltrona, nel suo studio, aveva capito , appena lei era entrata.
- Si…a modo mio.-
Si sedette davanti a lui.
- Ha chiesto di lei…-
- Indirettamente?-
Ovvio. Blaise faceva e chiedeva ogni cosa indirettamente, con indifferenza malcelata. Come se la sua presenza in ogni importante discussione, dovesse trasparire misteriosamente.
Solo con lei, non lasciava spazio a parole inutili e futili.
- Ovvio…-
Pansy si sedette sulle sue ginocchia e lo guardò negli occhi grigi.
Accarezzandogli debolmente la guancia, pronta a dire una cosa importante.
- Ora il tempo ricomincerà la sua corsa.-
Una sentenza. Non c’era risposta.
Bisognava aspettare.

Adrian Pucey le accarezzava dolcemente una spalla nuda, dopo un pomeriggio di passione.
- Quando mi dirai di si?-
Certezza labile, Daphne chiuse gli occhi, soffiando su un capello ribelle.
Lui stava tornando e Adrian pensava a correre ai ripari.
- Adrian , io non ti amo.-
Era ora di fare ordine, e lasciare spazio ai combattenti per la battaglia.
Bisognava evacuare il campo da elementi inopportuni.
In quei due anni si era circondata da persone inutili, che ora dovevano sparire.
Perché ci dovevano essere solo lui e lei.
E il tempo.

Malfoy Manor risplendeva come un enorme fiaccola luccicante.
Daphne fece scivolare le lunghe dita , sollevando la veste azzurro cielo, come i suoi occhi.
Lievemente più tenue del blu, il colore dei suoi.
Pansy era splendida nel suo abito pervinca , ritta all’entrata nel Maniero, accogliente quella moltitudine di sconosciuti.
Le baciò una guancia e salutò Draco dolcemente.
Lo sguardo profondo, scuro che si specchiava in quello chiaro di lei.
La consapevolezza che lo scontro non sarebbe tardato, e che i partecipanti erano sul posto.
Entrambi.  Immersi nella loro consumata eleganza, ma gli occhi e le parole affilate come lame, scivolose e lucide come la seta dei loro vestiti.
Fendenti l’aria vuota , ma così piena di fantocci, attorno a loro.

Si sporse dalla balaustra , inspirando il profumo di violette , nel giardino sottostante.
Pansy era riuscita a imporre il suo gusto, il suo stile, se stessa a Malfoy Manor.
Lei invece era stata totalmente passiva.
La tenera delicatezza del fiore e la forza determinata della sua anima. Pansy la vincitrice.
Sospirò. Quanto l’aveva invidiata, da sempre, per poi amarla come una sorella, vittima anche lei dello stesso fascino di una personalità che si imponeva.
Pansy non avrebbe mai accettato una resa.
Meno che mai da lei.
L’aveva delusa. Aveva deluso tutti.
Aveva deluso se stessa.
La rigida e all’apparenza inscalfibile statua di marmo greca , di una bellezza ammaliante, nascondeva una fragilità fugace.
Fugace , proprio adatto a lei.
Perché lei, come la sua omonima ninfa, fuggiva impaurita, nell’amenità del bosco.
Bravo , Blaise, mi hai colpita.
Inspirò ancora e si stupì di non aver sentito solo il profumo delle violette.
Un altro , più intenso , malizioso e dannatamente elegante , si imponeva al suo olfatto.
Permeava ancora tutti i suoi mobili , i suoi vestiti, la sua casa.
Lei.

- Sento quel dannato odore, ovunque. Non puoi cambiare profumo?-
Blaise si avvicinò a lei, stringendola tra le possenti braccia.
Sussurrò sulle sue labbra, prima di prenderle violentemente la mano e baciarla con ardore e delicatezza.
- Lo so. Ma non ci penso proprio…-
Le accarezzò il lungo collo da cigno e lei chiuse gli occhi, beandosi del suo contatto.
- Il mio profumo deve essere in ogni parte , in ogni singola cosa che mi appartiene.  Quindi anche in te . -
E così fu, come il sapore delle tue labbra sulle mie.

Acqua e sale mi fai bere
con un colpo mi trattieni il bicchiere
mi fai male
puoi godere se mi vedi in un angolo ore
ed ore…
ore piene…
sono io a pagare amore e tutte le pene.”


Le lunghe dita affusolate, sfioravano impercettibilmente i suoi lisci capelli.
Avrebbe potuto dire qualcosa, ma non sapeva bene cosa.
Che cosa si dice ad una persona che era tutta la tua vita, e che ti ha rubato il cuore, tenendolo ben stretto con se?
Daphne reclinò il lungo collo eburneo, lasciando che quelle dita benedette e maledette la sfiorassero impercettibilmente.
Ancora.
Ancora…ti prego.
Sempre.

Aveva paura di voltarsi e guardarlo.
Guardare quei meravigliosi occhi blu in cui soleva perdersi.
Parlare diveniva inutile, in quei momenti.
Si appoggiò con entrambi i gomiti al parapetto marmoreo, facendosi forza.
Sarebbe letteralmente scivolata tra le sue braccia, altrimenti e non poteva permetterselo.
Alle Serpi non si addicono i sentimenti.
- Non sei venuta a salutarmi quando sono arrivato.-
Stava recriminando sul serio?
Avrebbe potuto rispondere con lo stesso tono, dicendo che lui se ne era andato senza spedirle nemmeno una lettera, in due anni.
Forse con lo stesso tono, ma sapeva che lo avrebbe colpito.
Peccato che non volesse.
- Molto da te…-
- Come da te, far finta che non te ne importi nulla.-
Chiedere dove fosse lei, informarsi, anche se solo con la sua maledetta indifferenza, come se non lo interessasse.
- No. Ho chiesto di te, a Draco…-
- Ah.-
Perché, avrebbe voluto chiedere? Non era da lui.
- Guardami.-
Non gli era mai piaciuto parlarle di spalle.
Come non gli era mai piaciuta quella sua aria da intoccabile e bellissima statua marmorea, rigida e inflessibile beltà greca.
Se lasciava che lei indugiasse in quella posizione, era mera gentilezza.
Un piccolo riguardo alla sua dannata fragilità, incapacità di sostenere il suo sguardo.
La voltò , costringendola a guardarlo negli occhi.
I lampi che mandavano quasi l’accecarono,
Per un solo , infinito, istante.
Le sue labbra si mossero , dannatamente decise, come tutta la sua figura.
- Sei ancora bellissima.-
- Grazie.-
Era come se Blaise attendesse una sua reazione, che tardava.
Quel timido grazie , tanto inutile, quanto gentile.
Non voleva la sua gentilezza, voleva che lei gli urlasse in faccia tutto il suo dolore.
In fondo , lei lo ringraziava per quello. Per essere così straordinariamente gentile e costringerla in ugual maniera ad una qualsiasi reazione.
Non voleva combattere con un avversario che si era arreso.
Ma sapeva contemporaneamente che non era con le parole che avrebbe avuto la sua reazione.
D’impeto la strinse tra le sue braccia , e la baciò.
Un bacio possessivo, egoista e dannatamente sensuale.
Un invito a perdersi l’uno nell’altro , tra lenzuola di seta.
Le cinse i fianchi, appoggiandola al balcone.
Lascivo , erotico, maledettamente perverso.
E lei gustava con desiderio bruciante quella sensazione di appartenenza spasmodica, che le era mancata così tanto, come la sua lingua così spaventosamente calda e famelica.

Le sembrò che il bacio durasse ore. Epoche, millenni…che il tempo avesse finalmente ripreso a scorrere.
Le forse cominciarono lentamente ad abbandonarla, ma con uno sforzo immane lo allontanò da se.
Blaise aveva ancora le labbra socchiuse per il bacio, la vista appannata , ma le sue mani, non accennavano a mollare la presa sui suoi fianchi.
Abbassò lo sguardo, riprendendo a respirare normalmente.
- Avevo dimenticato come fossero sensuali e fragili insieme , i tuoi baci, Daphne…-
Era un tormento , la sua voce. Un tormento vivente e sensuale.
Un crimine, un peccato mortale.
Ma doveva rispondere.
- Non mi hai nemmeno scritto. Te ne sei andato, così…-
Non c’era rimprovero, nelle sue parole, nonostante tutta la rabbia che credeva avrebbe provato.
Non tentò di abbracciarla di nuovo, sapeva che se l’avesse fatto lei lo avrebbe respinto.
- Non ero pronto, Daphne. E non lo eri nemmeno tu.-
- Si è fermato il tempo, nel momento in cui te ne sei andato…è stato facile, divertente almeno?-
Astio rancoroso e sarcasmo accusatore. La forza , che finalmente sentiva di nuovo, dopo la guerra.
Dopo la sua guerra. Con se stessa e con lui.
Lo fronteggiò di nuovo, i suoi occhi bruciavano limpidi di lacrime.
Di rabbia, di dolore.
- Due anni. Due anni in cui ti ho aspettato, in cui il tempo si è fermato. In cui il mio cuore si è fermato.-
- Lo sai, Blaise, io ti amo. Ma non è questo che mi fa dannatamente male.-
Blaise la strinse di nuovo, i fianchi le dolevano sotto le sue mani ferme e decise.
- Cosa, Daphne?Dillo.-
Così amabilmente desideroso di sentire il suo stesso male, pensò la giovane.
Di essere annientato da lei, come lui l’aveva annientata.
Nel male, insieme. Sempre.
- Fa dannatamente male il fatto che io ti aspetti sempre. Ancora. Che desideri sempre e solo il tuo bene, anche se mi hai fatto tanto male. Ancora.-
Le lacrime scesero, le gocce del tempo eterno che finalmente scorreva dentro di lei.
Il loro tempo eterno.
- Che abbia perso ogni desiderio di vivere e di cambiare , di andare avanti, senza di te. Ancora.  Che viva nel posto pieno di noi, di te, di me, del tuo dannato profumo , che continuo a mettere nei miei vestiti, per non percepire quello di mille altri uomini, ma solo il tuo. Ancora.-
Blaise la guardava, gli occhi blu del mare in tempesta luccicanti, nel buio della notte.
- Ora, puoi anche andare via. Puoi far finta che non te ne importi nulla, sei bravo a farlo. Tanto , sono io quella che è morta, da quando te ne sei andato. Ma non voglio la tua pietà, la tua compassione. Perché oltre ad amarti, ti voglio talmente tanto bene, amico mio, che voglio la tua felicità. E questo fa dannatamente male.-
Mi voltai di nuovo, sentendo sulla pelle il fresco tepore della notte.
Ora glielo avevo detto, e sentii in quel momento, che sarei andata avanti.
Forse, con fatica, passo dopo passo.
Ma il tempo scorreva, e dovevo camminare con lui, al ritmo della mia vita.
- Non mi pento di quello che hai sofferto, Daphne.-
La dolcezza insita in quelle parole mi lasciò stupita. Come Pansy diceva una cosa tremenda, in tono così dolce.
- Ora lo sai , che significa amare così assolutamente qualcuno, che non oseresti mai più fuggire, come hai sempre fatto. Lo sai e ora sei finalmente pronta a lottare per avermi, come ho sempre fatto per te.-
- Mio padre mi disse che solo il tempo poteva distruggere un amore. E l’ho fatto.
Ho sfidato, abbiamo sfidato il tempo, e ha perso.-
No, non voleva sentirle quelle parole. Lei non aveva vinto nessun tempo.
Era il tempo che l’aveva distrutta.
Volse il viso di lato, non riuscendo a guardarlo più negli occhi.
Ma Blaise, con la sua solita arroganza violenta, riservata da sempre solo a lei, le prese il mento tra due dita , costringendola a guardarlo.
Ancora.
- Pensavo che avrei potuto dimenticarti, sai? Tu non mi amavi come ti amavo io…-
La strinse più forte ancora e le posò una mano sul cuore.
- Eri tutto per me, e non potevo sopportarlo…fa dannatamente male si.-
- Faceva dannatamente male la tua stupida e futile felicità senza di me. Faceva male sapere che non ero indispensabile, mentre tu c’eri sempre, in ogni cosa che facevo, che pensavo, che toccavo…ancora e sempre…-
- Fa ancora dannatamente male vedere che il mio tempo e la mia vita , così vuota, prende senso e bellezza solo con te. Ancora e sempre.-
La baciò, un bacio pieno di sicurezza, tenerezza e tremendo bisogno.
Ancora e sempre.

Le lunghe e affusolate dita di una giovane scivolavano sulle lancette di un pendolo.
Sorridendo, finalmente , pronunciò una formula magica, e i secondi e i minuti si risvegliarono da un lungo torpore.
Un alto e prestante uomo entrò in salotto.
Le porse la mano e l’aiutò a scendere dalla scala su cui era salita.
I loro magnetici occhi si abbracciarono, come i loro corpi.
- Hai aggiustato il pendolo?-
La giovane sorrise, lisciandogli i lunghi e mossi capelli neri.
- Si…era ora…il mio pendolo aspettava la persona che lo aveva fermato. Come il mio cuore…e la mia vita…-
Un bacio lunghissimo suggellò il suo ritorno.
Blaise tornò improvvisamente serio , per un attimo.
Lei gli si accoccolò sul petto muscoloso.
- Secondo te…qual è il tempo del nostro amore?-
- Non è solo uno, caro.-
Daphne sorrise, sorrise di una sicurezza che aveva perso da molto tempo.
Irremovibile.
- E quandi sono?-
- Due…ancora e sempre.-

“Io ti chiedo ancora
il tuo corpo ancora
le tue braccia ancora
di abbracciarmi ancora
di amarmi ancora
di pigliarmi ancora
farmi morire ancora
perché ti amo ancora...”


Spazio autrice:
Ascoltando Mina , “ Ancora” , mi è venuta in mente questa storia.
È un po’ diversa da come immagino una possibile storia di Daphne e Blaise.
Io di solito le immagino più frivole, diciamo.
Ma non è impossibile, per me.
Recensite e buon Primo Maggio!
XOXO by Sasyherm.

























 












  
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