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Autore: Marzolina    01/05/2010    2 recensioni
"Ma come gli era venuto in mente di provarci con quella Vaccapierinalitonda che al suo arrivo gli aveva offerto quel delizioso piatto di frutti misti e le sue tette da infarto? Eppure avrebbe dovuto intuirlo dalla corona di denti umani che la giovine portava con tanto orgoglio, che non era il caso di sbatterla subito su quel letto di paglia! Praticamente aveva quasi inzuppato il biscottino nella casta e pura figlia del capo villaggio dei Capatonda e, come punizione esemplare per gli insolenti che avevano osato mettere anche solo gli occhi (figuriamoci le mani!) addosso alla prominente Litonda, eccolo penzolare dal bordo del cratere del vulcano Ignimotebrugio."
Genere: Generale, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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9 Crimini

Prologo

Legato a testa in giù, con le punte dei capelli già piuttosto sbruciacchiate dai lapilli di lava, il giovane Jordan Ryder pensò, visto che si trovava decisamente in punto di morte, che la sua vita era stata un vero schifo.
Tanto per cominciare avrebbe già dovuto averne un presentimento quando quella folgorazione gli era venuta mentre era seduto sul water: fare lo scrittore. Una sciocchezza, una minchiaita, una boiata, una diavoleria, una mera idilliaca utopia adolescenziale. Una cazzata, insomma.
E poi quel dannatissimo manoscritto a cui aveva voluto dare un titolo senza senso. "9 crimini". Sapeva già di raccontino per bambini, quando lui invece avrebbe voluto incantare il vasto pubblico d'intellettuali tra i trenta e i sessant'anni.
Essere alla stregua di Italo Svevo, giusto per intenderci. Scrivere un romanzo psicologico, ritrovare lo Zeno perduto nella monotona ignoranza del mondo...
Ma chi diavolo voleva prendere in giro? Forse l'editore, ma il risultato non era stato molto soddisfacente: era stato allegramente respinto così, ex abrupto.
La sua era una storia poco convincente, con una trama inesistente e personaggi profondi come pozzanghere. Jordan si sarebbe volentieri messo le mani nei capelli in quel momento, ripensando a quella sciagurata lettera, ma le braccia erano saldamente incollate ai lati del corpo e, dal forte odore di pollo arrosto, c'era qualcos'altro di bruciante, oltre all'umiliazione del fallimento.
Il suo carceriere, il nerissimo Obrungabitungaoriunda (da lui poco saggiamente soprannominato "Mutanda"), della tribù dei Capatonda, che lo tenevano prigioniero e lo volevano sacrificare gettandolo in quel vulcano, lo squadrò interrogativo e, giusto per constatare che non fosse del tutto morto ancora, lo punzecchiò perversamente con la lancia.
-Ahi ahi!- si lamentò giustamente Jordan cercando (invano) di sfuggire alla tortura.
Ma come gli era venuto in mente di provarci con quella Vaccapierinalitonda che al suo arrivo gli aveva offerto quel delizioso piatto di frutti misti e le sue tette da infarto? Eppure avrebbe dovuto intuirlo dalla corona di denti umani che la giovine portava con tanto orgoglio, che non era il caso di sbatterla subito su quel letto di paglia!
Praticamente aveva quasi inzuppato il biscottino nella casta e pura figlia del capo villaggio dei Capatonda e, come punizione esemplare per gli insolenti che avevano osato mettere anche solo gli occhi (figuriamoci le mani!) addosso alla prominente Litonda, eccolo penzolare dal bordo del cratere del vulcano Ignimotebrugio.
-Ora, ora, io tagliare corda. Zack- fece nel frattempo Oriunda tirando fuori da chissà dove un grosso pugnalone acuminato.
Jordan lanciò un urletto poco virile e cominciò a dimenarsi come un forsennato.
-No! No! Mutand... cioè Oriungapincopallo, aspetta aspetta, devo dirti una cosa di fondamentale importanza!-
Lo zulù, che stava già iniziando a recidere la non-più-tanto-assicurata cima, si bloccò e chinò il capo da un lato.
-Cosa tu dire Oriunda?-
"Bella domanda, Mutanda" pensò disperato Jordan che non ne aveva la minima e più pallida idea ovviamente.
-Ehm... sì... ecco tu sai...-
Lo scrittore era nel panico. Vuoto assoluto.
-Oriunda sa cosa?-
Lo zulù iniziava a indispettirsi, poi, ecco l'illuminazione!
-Tu la sai la storia del nobile samurai e del pellicano reale?-
Oriunda si fece più attento e la micidiale arma si allontanò impercettibilmente dalla precaria corda.
-No. Oriunda non sa. Tu spiega.-
Jordan sospirò di sollievo: poteva ancora salvarsi, bastava raccontare a quel selvaggio incivile il suo unico libro e sarebbe andato tutto bene. Forse.
Così iniziò. Era la prima storia. Il primo capitolo. Il primo crimine.

   
 
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