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Autore: Elli__    02/05/2010    2 recensioni
Foglio bianco. Basta. Ecco cosa serve. Un semplice foglio bianco sul quale ti puoi divertire a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carta bianca, parole per te.

 

Foglio bianco. Basta. Ecco cosa serve.

Un semplice foglio bianco sul quale ti puoi divertire a scrivere.

 

Lei stava così, sdraita a pancia in giù sul letto. Sulla coperta un foglio e nella sua mano una penna.

I suoi lunghi capelli corvini coprivano lo scorrere voloce di quell’oggetto. Era lunghi, erano lisci, erano belli.

Erano belli quanto lo era lei. Con i suoi lineamenti dolci, le labbra carnose che non riesci a smettere di guardare mentre parla ed infine, bhè infine, ci sono i suoi meravigliosi occhi verdi.

Queglio occhi verdi che in quel momento stanno osservando concentrati quelle parole fermate su un foglio, forse velocemente o forse disordinatamente.

Sta di fatto che lei, Ginevra, ci sta mettendo tutto il suo impegno.

Di tanto in tanto si ferma portando quella penna malcapitata alla bocca, mordendola leggermente per permettere alla sua mente di concentrarsi meglio, a pensare a cosa potrebbe scrivere ancora.

Passano i secondi, passano i minuti, ma lei continua senza mai fermarsi e forse senza mai stancarsi.

La madre ogni tanto si affaccia dalla porta della camera della figlia, preoccupata. La scruta pensando a cosa sta facendo e se mai glielo vorrà dire. A volte scuote la testa e, con il canovaccio retto dalle mani semi bagnate, torna in cucina. La mamma, indaffarata come sempre.

 

Improvvisamente una mangia, un istinto.

Ginevra si ferma. Lascia che quella penna scriva l’ultima parola e poi finalmente quel tanto sospirato punto. Punto. Ginevra sorride. Adesso si che si può vedere il suo bellissimo sorriso, perchè si è sposta i capelli dietro l’orecchio. La luce proveniente dalla finestra le illumina il viso facendola sembrare ancora più bella.

Con delicatezza e lentezza rotola sul suo letto pieno di peluches, fino a sistemarsi a pancia in su, con quel foglio poggiato sulla pancia. Quella pancia piatta, leggermente scoperta a causa della maglietta che un poco si è alzata. La penna ancora in balia di quelle labbra, cerca di sfuggire distrattamente, ma lei non glielo permette.

Chissà cosa starà pensando Ginevra, chissà cosa ci sarà scritto su quel foglio.

E poi, improvvisamente la certezza. Una sola ed unica consapevolezza che spinge Ginevra ad alzarsi dal letto con la sua lettera, ad infilarsi velocemente le scarpe e ed il cellulare in tasca.

La ragazza ora sorride, dal suo volto trapela solo quella felicità che per tanto tempo non sentiva nel cuore.

Non c’è neanche bisogno di guardarsi allo specchio per sistemarsi, anzi, non c’è proprio tempo per farlo, bisogna correre ora, bisogna sbrigarsi.

Si infila il suo cappotto di pelle e poi sfreccia lungo il corridoi diretta alla porta d’ingresso. Passa davanti la cucina e Rita, la madre, grida invano.

«Ginevra!!».

Ma è inutile. Ci rinuncia e scuote la testa. E’ sempre stata così, fin da bambina. E quando Rita sente la porta di casa chiudersi sa che vedrà tornare sua figlia per l’ora di cena. Adesso, quindi, bisogna solo cucinare.

 

Ginevra corre lungo le strade. Corre con in mente un solo ed unico pensiero.

Deve assolutamente consegnare quella lettera. Quella lettera che contiene parole mai dette e sentimenti rivelati solo in parte, per paura di aprirsi troppo a ciò che non si conosce veramente così bene.

In quella lettera ci sono parole d’amore, che vengono dal cuore di una ragazza dall’animo dolce. Quella lettera contiene parole che, quando scritte, vanno consegnate subito, e bisogna sbrigarsi, correre in fretta, altrimenti c’è il rischio che lungo il traggitto esse possano perdere di significato, ed allora, sarebbe tutto inutile.

Ginevra smette di correre. Si ferma davanti ad un palazzo, quel palazzo che conosce bene e citofana.

La voce di una donna risponde. Una donna che è madre e che sta preparando la cena.

«Scusi signora c’è Raffaele?».

«Certo cara, te lo passo subito».

E quando Ginevra sente la sua voce, un tuffo al cuore. Dio quant’era che non la sentiva. Ed è bastato un “sono io” da parte della ragazza che subito Raffaela è corso per raggiungerla, sotto lo sguardo stupito del padre intento a leggere il giornale.

Ginevra aspetta, attende in silenzio con quel pezzo di carta così importante. E quando lo vede, anzi, quando si vedono, si raggiungono. E non servono parole. Ginevra porge la lettera a Raffaele che l’afferrà subito senza guardarla. E’ troppo preso dai suoi bellissimi occhi verdi che, solo Dio sa, quanto gli sono mancati.

Ma per lei non servono le parole. Questo incontro è fatto di gesti. Lei si avvicina titubante e gli da un bacio. Un bacio che racchiude dolcezza, sensualità, sincerità ma sopratutto amore.

Poi, Ginevra se ne va e Raffaele rimane lì, solo, con una lettera in mano.

La guarda e legge le prime righe che gli fermano il cuore.

 

«Per Raffaele, il mio unico amore. Ti amo»

   
 
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