Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: shanna_b    03/05/2010    16 recensioni
"Ho letto quelle parole scritte con l’inchiostro del cuore.
Ho letto di una storia che non potrà mai essere vera.
Ho letto di un amore immenso e disperato.
Ho letto di una donna che si autodistrugge per amore, giorno dopo giorno."
Inutilmente.
Dedicata ad Aglaja, il perchè lei lo sa.
Scritta per la Sfida#1 del Contest organizzato dal Forum Dreams Writers, ha vinto i premi "Best Narrator" e "Best Quotation".
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SUNSET OF SUN AND DREAMS

 

 

 

Non so perché ho deciso che questo fosse il posto giusto.

So che lo è e basta.

Sapevo che dovevo venire qui.

Un’ora fa ho lasciato tutti i miei compagni alla casa discografica, ho inforcato bici ed occhiali da sole, e mi sono diretto qui, alla luce del tramonto, perché questa cosa la devo fare ora e non so perché.

Ma so che è giusto così.

Guardo per un’ultima volta quello che ho in mano e che nel giro di poco finirà nella baia di Los Angeles.

E’ solo carta.

Solo fogli.

Due fogli stampati e rovinati, deturpati da un’impronta di una scarpa infangata su una facciata.

Li fisso per un attimo.

No, non è soltanto cellulosa conglomerata. E’ ben di più, tanto di più.

Non è solo polvere di toner appiccicata, è molto di più.

Non sono soltanto parole quelle scritte, è troppo di più.

Così tante cose… eppure li ho trovati per caso.

Li ho scovati una mattina sotto un sedile del tourbus, il giorno in cui dovevamo lasciarlo e abbiamo fatto un giro di ricognizione, io e Shannon, per controllare di non aver scordato nulla. Erano incastrati nella rotaia di una poltrona, ancora umidi della pioggia dei giorni prima, spiegazzati e calpestati, e quando li ho tirati via, uno dei fogli si è strappato quasi a metà e un pezzo di carta è rimasto dentro la rotaia, incuneato, sbriciolato, impossibile da recuperare.

Li ho guardati per un attimo, rigirandoli tra le mani, e poi, perplesso, li ho dati  a mio fratello: “E’ roba tua?”, gli ho chiesto, curioso.

“Ehm… no… sì…”, ha risposto, stranamente imbarazzato, prendendoli in mano e sbirciandoli.

“No o sì?”

Shannon ha annuito, convinto ma non troppo: “Sì.”

“E cosa sono?”

Lui ha fatto spallucce e poi ha guardato un attimo i fogli, come a leggerli, con uno strano sguardo: “E’ una cosa che mi ha dato una ragazza… l’altra sera a Milano. Sembra che sia un racconto su di me. Una cosa che chiamano fan fiction.”

Ah sì, ne ho sentito parlare. Sono racconti che le nostre fans scrivono mettendo noi (e anche sé stesse) come protagonisti, in tutte le salse possibili ed immaginabili. Mi è capitato, tempo fa, anche di leggerne un po’, nei siti americani, per curiosità.

Alcuni sono delle benemerite schifezze, anche scritti in inglese scorretto e sgrammaticato… altri sono poesie, merletti di parole meravigliosamente intessuti.

Alcuni hanno trame assurde, altri sembrano sceneggiature di film d’amore smielati, altri sono parodie o prese in giro o sogni, desideri... Insomma, c’è un po’ di tutto, in quei racconti: erotismo, sesso, amore, commedia, comicità, drammi… tutto come nella vita reale.

Tutto.

Ma soprattutto ci siamo noi.

Io principalmente, poi mio fratello, Tomo, Tim, Solon, Matt, Emma, mia mamma, mia nonna, i miei padri, quello naturale e quello adottivo… E poi Cameron, Vicky, Colin Farrell, gli Street Drums Corps, il mio amico Brent, e perfino Bob, l’amico di Shannon… un sacco di gente.

E tutte le scrittrici tentano di immaginarci come siamo, cosa facciamo, come viviamo e, di solito, non ci azzeccano mai…

“Di te? E di cosa parla, in particolare?”, chiedo, mentre Shannon mi ha rimesso in mano i due fogli, come se gli scottassero le dita.

“Non so… dopo due righe l’ho mollata…”

“Perché? Era tanto brutta?” Io scrivo canzoni e chiunque scriva qualcosa, anche due parole, per me merita almeno di essere letto, fosse anche per una volta, se non altro per curiosità.

Mio fratello sbuffa: “Non lo so… ero stanco, fatto ed ubriaco… ho aperto la busta con la fan fiction che erano le cinque del mattino… ti pare che perdevo tempo con ‘sta merda?”

Ma lo sguardo di Shannon è strano, e lui è irritato, non capisco cosa abbia. E’ come se mi nascondesse qualcosa: “Sei sicuro?”

Shannon si tocca il lobo dell’orecchio come a sistemarsi l’orecchino che si è tolto da tempo. E lo fa sempre quando mente. “Ehm… l’ha letta Bob ieri e si è fatto due risate di cuore.”

Gli pianto gli occhi addosso: “E perché? Tu non l’hai letta, poi?”

“Ma no…”

“Davvero?”

Mio fratello scuote la testa e si mette gli occhiali da sole,  avviandosi lungo il corridoio del tourbus, ormai vuoto, per uscire, prima di lanciarmi uno svogliato “No.”

Ma io non gli credo. Nemmeno per un secondo. Ma faccio finta di sì, tornerò all’attacco più tardi, quando avrò tempo, ora siamo di fretta. “OK.”, dico, sembrando convinto. Poi, velocemente, senza che lui mi veda, piego e mi metto i fogli della fan fiction nella tasca posteriore dei jeans.

E in quei pantaloni sono rimasti una settimana.

Fino al giorno in cui, da Londra, abbiamo preso l’aereo per tornare a casa. Allora, mentre franavo sul comodo sedile di prima classe deciso a farmi una bella dormita fino a Los Angeles, ho sentito qualcosa scricchiolare nella tasca, ed erano quei fogli, che mi chiamavano, che mi tentavano.

E, alla luce del sole che tramontava sull’oceano, curioso oltre ogni dire, ho letto.

Ho letto quelle parole scritte con l’inchiostro del cuore.

Ho letto di una storia che non potrà mai essere vera.

Ho letto di un amore immenso e disperato.

Ho letto di una donna che si autodistrugge per amore, giorno dopo giorno.

E alla fine mi sono commosso, un freddo brivido lungo la schiena, perché ho capito benissimo cosa voleva dire… quelle parole, quelle frasi, quelle emozioni le ho sentite mie come non mai…

Perché quella fan fiction era una dichiarazione d’amore totale.

Tanto grande quanto immeritata.

Sì. Perché Shannon non merita nulla del genere e non ti amerà mai, scrittrice sconosciuta. Mio fratello è incapace d’amare, ha smesso di farlo il giorno in cui il nostro padre adottivo se n’è andato, millenni fa.

Ha un cuore di pietra fossile e tu, povera piccola, hai messo nelle mani sbagliate il tuo, di cuore.

Mi fai un po’ pena… anche perchè so cosa si prova ad amare veramente una persona che non ti vuole…

E chissà ora dove sei, come vivi o sopravvivi, cara amica di scrittura, che butti su un foglio la tua amarezza e disperazione, così come io faccio ogni volta nelle mie canzoni, sperando, invano, che questi sentimenti negativi e distruttivi se ne vadano per sempre...

Ti starai forse chiedendo che fine ha fatto la tua fan fiction?

Sì, lo so che lo fai…

Se mio fratello l’ha letta? Se ci ha pianto, riso, scherzato sopra?

Sì e sicuramente non ci dormi la notte…

Ti chiedi se ha almeno apprezzato il tuo sforzo di tradurla e donargliela? Donare non solo dei fogli, ma pezzi di cuore, eh? Lo sai che è così, vero?

Sì… e da quel giorno niente è stato più lo stesso, vero?

E mentre ero lì che pensavo a come fosse fatto il tuo viso, di che colore fossero i tuoi occhi, se il tuo sorriso fosse diventato più triste con il passar del tempo, una rabbia feroce, rinforzata da una feroce invidia, ha preso possesso di me. E una domanda mi è rimbalzata in testa, improvvisa quanto sconsiderata.

Perché a lui?

Perché a Shannon?

Perché non a me, a Jared?

Mi sono alzato di scatto e sono andato da mio fratello, che dormiva beato con le cuffiette dell’ipod agli orecchi e il berretto di lana calcato in testa. L’ho svegliato scuotendolo con malagrazia. “Chi era?”, gli ho quasi gridato in faccia, abbassandomi su di lui.

“Chi era chi?”, lui aveva la bocca impastata dal sonno, quasi non teneva i suoi occhi da sfinge aperti.

“La ragazza che ti ha scritto la fan fiction. Chi era?”

“Aaaaah… boh… che ne so…”

“Ma non l’hai vista in faccia? Si è presentata?”

“Boh… E chi se lo ricorda? Ne ho viste centinaia, di donne con regali, pretendi che me le ricordi tutte?”

Sbuffo. Ha ragione, nemmeno io ricordo i visi delle persone che mi chiedono foto e autografi, sono troppi. “C’era la firma alla fine, ma è andata persa. Cosa c’era scritto? C’era un recapito?”

“Ma…”

“Dimmelo, cazzo! C’era il suo nome? Dove trovarla?”, alzo la voce, qualche estraneo si gira verso di me, Emma mi fissa dal fondo del corridoio, Bob si sveglia di soprassalto.

Mio fratello annuisce: “Sì, c’era tutto.”

Ecco: l’ho intrappolato. Se è arrivato alla fine per vedere il nome, vuol dire che l’ha letta pure lui: “Hai letto la fan fiction, vero?”

Shannon annuisce lentamente e non risponde.

“E perché l’hai gettata via?”

Lui sospira e si gira a guardare il finestrino dell’aereo, le nuvole che corrono sotto di noi e sopra l’oceano. Poi scuote le spalle, non ne vuole parlare.

“Dimmi perché…”, incalzo.

“Perché…”, si ferma un attimo, si tocca la barba, “Perché quelle parole mi fanno male… e non lo sopporto… sono… imbarazzanti…”

“Perché?”

A questo punto lui quasi si alza dal sedile, come se volesse fare a botte: “Ma che cazzo te ne importa?”

Già. Che cazzo me ne importa di sapere che cosa ha provato lui a leggerla?

Che cazzo me ne importa se pure lui, come me, é solo come un cane, e se è venuto ad abitare a casa mia perché si stava rovinando con puttane, alcool e droghe?

Che cazzo me ne importa se quella che ha scritto queste cose lo ama oltre ogni tempo e ogni spazio?

Che cazzo me ne importa?

E invece me ne importa, perché capirai cosa hai perso soltanto quando sarà troppo tardi, Shannon.

E allora sarà a te che importerà.

E per questo sono arrabbiato con te, fratello.

“Lei ti ama, Shannon...”, ho fatto una pausa e l’ho guardato negli occhi, fisso, mentre si risistemava sul sedile, seccato e con lo sguardo torvo. “Ti ama davvero e tu… tu non capisci un cazzo... e butti via tutto…” Non ho detto altro e sono tornato subito al mio posto, senza nemmeno aspettare che mi rispondesse, incurante della sua eventuale parolaccia di risposta.

Poi ho preso i due fogli e, come se fossero la cosa più preziosa al mondo, li ho messi dentro la mia agenda, sapendo già cosa dovevo fare.

E ora sono qui, in piedi su un  molo che dà sulla baia della mia città.

Non c’è nessuno, ci sono soltanto io.

No.

Soltanto noi.

Io e te, mia scrittrice.

Perché so che ci sei.

Sei prigioniera di questi fogli, di queste parole, di questo amore assurdo e soffocante, amica mia.

Ma ora ti libero.

Alzo il braccio, apro la mano e lascio i fogli.

Subito il vento vorace se li porta via, come se non aspettasse altro.

Come bianche farfalle prendono il volo e vanno, volteggiano, si piegano, inghiottiti dall’aria, si perdono.

Uno va verso destra, l’altro a sinistra.

Vicini e separati, i due fogli prendono la via del mare.

Li vedo scomparire nel riverbero del sole morente, in un tramonto di sole e di sogni.

Forse toccheranno l’acqua e allora l’inchiostro si scioglierà e quelle sofferte parole spariranno, mangiate dalla salsedine. O forse i fogli finiranno nello stomaco di qualche pesce curioso, nelle viscere di una murena affamata, nei vortici dell’elica di una nave, decomposti sul fondo marino.

Ma a poco a poco spariranno, e il sale delle lacrime che li hanno bagnati si unirà al sale del mare.

E in quel momento, tu sarai libera, ragazza lontana.

E so che lo sentirai, lo saprai.

Sarai libera…

Libera di amare ancora…

Libera di amare qualcuno che non sia il mio scriteriato e stupido fratello…

Libera di amare me, che non avrei esitato un secondo a cercarti, a trovarti, a ricambiare il tuo infinito amore…

 

 

 

FINE









   
 
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: shanna_b