I
personaggi della storia non mi appartengono –sennò
vi pare che starei qua?-,
non scrivo a scopro di lucro altrimenti vivrei sotto un ponte
e infine, tutto quello che state per leggere non è che il
tenero figlio della mia immaginazione e di un raro momento
d’ispirazione.
Questa one-shot è ispirata dal primo fumetto di Gerard Way e
Gabriel Bà, ‘The umbrella Academy:
La suite dell’apocalisse’. Credo che
avendolo letto si possa apprezzare la storia per alcuni piccoli
particolari, ma comunque. Ne riparliamo nei commenti alla fine, detesto
spoilerare.
ANGELI
CHE SOFFOCANO
Era
il 26 Maggio 2009, me lo ricordo bene.
Mi telefonasti urlandomi contro che dovevi assolutamente vedermi,
qualunque cosa stessi facendo.
egoista.
Io
stavo suonando la chitarra, mentre mia moglie mi stava a guardare
entusiasta. Mi faceva sentire importante, mi faceva sentire bene.
E ci provai, con tutte le mie forze, a rimanere lì. Ci
provai a mandarti affanculo. Ma la tua voce continuava a ronzarmi nella
testa, io ti amavo troppo per poter resistere.
Inventai sul momento una scusa per Jamia, che mi guardò come
se la stessi uccidendo, ma la tua voce nella mia testa mi impediva di
rendermene conto. Non mi importava, perché stavo venendo da
te. Afferrai il cappotto, e con la macchina raggiunsi in poco tempo
l’hotel che mi avevi indicato. Corsi fino alla stanza,
perchè l’ascensore ci metteva decisamente troppo
ad arrivare. Non sentivo la stanchezza. Non mi importava della
stanchezza. Stavo venendo da te. Questo era l’importante.
Quando arrivai mi resi conto che quella non era affatto una stanza, ma
una suite. La suite dell’apocalisse, come
la definisti tu. Della nostra apocalisse.
Quando ti sentii pronunciare queste parole capii tutto quanto. Capii
che quella sarebbe stata la nostra ultima notte insieme.
L’ultima, per sempre.
‘Mi
sembra di sentire... Angeli... Che soffocano...’
Sussurrasti
quella notte, mentre io continuavo a ripetere il tuo nome.
Io ci provai. A rendere quella notte speciale, a renderla diversa, io
ci provai, ma il risultato fu deludente. Fu una delle tante volte. E
forse non dovrei sorprendermene, perché nemmeno la nostra
prima notte insieme fu particolarmente magica. A quel tempo, era solo
un gioco. Fanservice, forse.
Fatto sta che le stesse emozioni di quella notte avrei potuto provarle
anche con Jamia.
Sembrava che tu fingessi di essere dispiaciuto, ed io di non esserlo
affatto.
Ci
addormentammo, ma nel pieno della notte il tuo cellulare
squillò.
Dio, avevi messo una suoneria orrenda, niente affatto da Gerard Way. Un
tempo le suonerie te le impostavo io, e le cambiavo senza avvertirti.
Così spesso non rispondevi alle chiamate, visto che non la
riconoscevi. Ricordo che quando cominciasti a vederti con LindZ presi
il tuo cellulare ed impostai una suoneria personalizzata appositamente
per lei. Una suoneria brutta, così che tu non potessi
immaginare che fosse il tuo telefono a squillare e non le rispondessi
mai. Quando per un puro caso venisti a scoprirlo ti fingesti
arrabbiato, ma scoppiasti a ridere poco dopo, per poi baciarmi.
La
sai una cosa, Gerard...? Tua moglie... Non mi è mai piaciuta.
‘Pronto?’
biascicasti assonnato.
Ci fu un momento di silenzio, in cui la tua faccia assunse diverse
espressioni.
‘LindZ? ...Come “stai per partorire”?!
CAZZO! Ti raggiungo all’ospedale! ...Arrivo!’
BOOM.
‘Adesso
sento la musica’ sussurrasti infilandoti i pantaloni che ti
avevo tolto con poca grazia la sera prima. ‘E’
bellissima’.
In
meno di un minuto eri già pronto, ed io non sapevo cosa fare.
Continuare a fingere di dormire aspettando le lacrime, la rabbia o la
pazzia.
Alzarmi e venire all’ospedale con te.
Fermarti.
La terza opzione era una bugia che raccontavo a me stesso; tu non ti
saresti mai fermato. Io sapevo... Io avevo sempre saputo che, tra lei e
me, tu avresti scelto lei. Io portavo guai, scelte difficili,
complicazioni, problemi. Lei, come un ombrello sopra la tua testa, li
faceva scivolare via, assieme ad ogni altra sorta di preoccupazione.
Ti
sentii aprire la porta, indugiare e tornare indietro. Fermarti davanti
al letto che ci aveva ospitati insieme per l’ultima volta.
La nostra tomba.
‘Frank...
Nessuno esce vivo dall’apocalisse.
Hai significato tanto nella mia vita...
Hai fatto la differenza.
Ma adesso,
mia moglie sta per partorire il mio primo figlio,
Ed io...’
...Non
completasti mai quella frase.
Credevi di parlare con una persona addormentata, ma io ero sveglio
tanto quanto lo eri tu, e ti stavo ascoltando con tutta
l’attenzione di cui ero capace.
Immaginavo il tuo viso, la tua bocca che si muoveva mentre dicevi
quelle cose. Sarei stato pronto a scommettere sul colore dei tuoi occhi
in quel momento: Marroni. Marroni come il giorno in cui uccidemmo
brutalmente la Black Parade.
Indugiasti ancora qualche secondo davanti al letto, poi con un sospiro
ti precipitasti fuori dall’hotel. Fuori da quella suite di
distruzione.
Il
giorno dopo, Bandit Lee Way fu messa al mondo.
Il 27 Maggio 2009 alle 2:57 del pomeriggio.
In quel preciso istante,
mentre io me ne stavo comodamente seduto a prepararmi un sandwich,
tutto quello che io e Gerard eravamo stati
finì.
Come
ho detto prima, credo che per apprezzare a pieno questa shot si debba
aver letto ‘The Umbrella Academy: La suite
dell’apocalisse’, ovvero il fumetto di Gerard Way e
Gabriel Bà, che si trova anche in italiano da Febbraio
scorso.
Prima ho detto ‘piccoli particolari’, e con questo
mi riferisco a molte cose: da un ombrello, a un sandwich, a un BOOM.
Anche il titolo, ovviamente, che è tratto dalla mia frase
preferita dell’intero fumetto. Con questo voglio dire: Se
qualcosa vi è parso senza senso, andate in fumetteria e
compratevi The Umbrella Academy, miscredenti. E’ un
fumetto fantastico.
Detto questo, penso che non ci sia altro.
Mi dispiace per la Frerard così malinconica, ma…
boh, prendetela come vi pare ò_ò
mi è uscita così e basta.
Oh,
questa è la prima volta che posto su EFP, ringrazio la Fre
che mi ha consigliato di scaricare NVU perché prima facevo
un macello coi codici HTML XD
E –in contrario a quello che ho scritto nella shot–
Frerard lives, babies <3
xoEllie