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Autore: Elli__    03/05/2010    5 recensioni
Le cicatrici erano li che disegnavano il mio sorriso deforme. Bhè, almeno sorrido sempre. Ah, ma che Clown doppia faccia che sono. Volete sapere la mia storia preferita? Quella che sento sempre mia quando la racconto? Oh, si. Questa è la mia storia preferita.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Follia. Pazzia, cosa sono in realtà? «

 

Chi è in grado realtmente di spiegare cos’è la pazzia.

La follia pura, che ci prende, ci incatena e la nostra vita prende per sempre quell’unico percorso.

Non si può scegliere, è così e basta.

Io, ormai, non me lo chiedo più cosa vuol dire essere pazzi.

Sono consapevole di esserlo. Io Joker sono un folle.

Se ci pensi, bhè si, se ci pensi la follia è un po’ come la gravità. Basta una piccolla spinta e pim.

Lo sei. Sei un folle insomma.

Sono abiutato ormai ai miei mologhi. Si, sono abituato alla solitudine e ad aggrapparmi ad una vita che vita non è. Mi diverto ad invetare storie su di me a far finta di scordare, o forse ad aver dimenticato veramente, quali sono le mie origini.

Mi piace sopratutto fantasticare su queste mie amiche: le cicatrici.

Alla gente fa paura la faccia che assumo quando ne parlo. Alla gente faccio paura sempre, ma specialmente in questi momenti.

Si, sono abiutato ai miei monologhi.

In questi momenti di perenne solitudine mi appoggio al lavandino e mi fisso allo specchio e parlo. Parlo di tutto quello che mi passa per la mente. Parlo guidato dalla mia pazzia.

Lo specchio è rotto. Sembra quesi esser stato incollato dopo che a qualche sfortunato si è rotto. Macchie di sporcizia lo ricoprono, ma la mia immagine cupa e surreale si intravede benissimo.

Capelli scomposti, sporchi e spettinati. Il trucco colato: il rosso della bocca disegna disordinatamente delle linee poco chiare fino al mio collo. Gli occhi contornati dal nero, colato anche quello, mi rendono ancora più malvagio oserei dire. Si, malvagio.

Ma il mio sguardo si fissa nuovamente su di loro, loro che hanno permesso che tutti mi guardassero con terrore, che hanno permesso di donare mistero alla mia figura e che mi danno quel piccolo tocco di follia in più.

Le mie cicatrici erano li che disegnavano il mio sorriso deforme.

Bhè, almeno sorrido sempre.

Ah, ma che Clown doppia faccia che sono.

Volete sapere la mia storia preferita? Quella che sento sempre mia quando la racconto?

Oh, si. Questa è la mia storia preferita.

Fisso ancora la mia immagine riflessa, quando vedo improvvisamente spuntare un sorriso diabolico da quelle che sono le mie labbra, deformando ancora di più quel sorriso che mi sono imposto. Che mi sono imposto per amore, per follia, per pazzia.

Ma con calma, con calma e spiego tutto. Racconto di nuovo la mia storia preferita.

Ero sposato, si, avevo una moglie. Lei era fantastica, era bellissima nelle sue forme, nel suo corpo perfetto. Lei era mia moglie.

Era bellissima, non so se l’ho già detto.

Un giorno però, un brutto giorno, ebbe un incidente che sfigurò completamente il suo bellissimo viso.

Non avevo soldi per pagare una platistica così che, mia moglie, potesse riottenere il suo bellissimo viso. Ma capite, io l’amavo, io la trovavo bellissima anche così, ma lei non mi dava ascolto.

La mia bellissima moglie cadde in depressione. Si vedeva orrenda, non voleva più uscire di casa ma io volevo farle capire che non era così, che lei era bella comunque.

Ero pronto a fare di tutto per lei, per l’amore che provavo per lei, follemente presi un rasoio. Non avevo paura in quel momento. Mi tagliai prima partendo da un’estremità della bocca fino a sotto lo zigomo e poi di nuovo, la stessa identica cosa dall’altra parte. Provai dolore, troppo da far impazzire, ma allora ero già pazzo per poterlo essere ancora di più.

Il sangue era dappertutto.

Non mi preoccupai più di tanto di pulire e andai da lei, contento del mio capolavoro, adesso poteva capire che per me era bella comunque.

Ma non andò come mi aspettavo: appena mi vide lanciò un urlo pazzesco. Mi disse che ero un folle, che ero pazzo e che non voleva più avere niente a che fare con me.

Se ne andò e mi lasciò solo, solo con le mie cicatrici. Cicatrici fatte solo ed esclusivamente per lei, con l’unico scopo di renderla felice.

Che amore malsano, che amore folle.

Ecco cos’era. La mia storia preferita, che muove nel cuore della gente un sentimento di disgustosa pietà.

Ma ora basta cari miei. Joker ha da fare.

I miei monologhi finiscono sempre con queste parole.

Mi guardo ancora truce mentre la mia mano si addentra nella tasca logora del mio cappotto viola.

Ne tiro fuori una carta, una carta da gioco e tramite lo specchio la focalizzio.

Il Joker, come me.

Sorrido ancora più malsano e lascio cadere la carta sporca di sangue.

Esco da quel fetido bagno ridendo. Ridendo incurante di tutto e di tutti.

La mia scarpa va a finire sopra quella carta da gioco ormai già dimenticata dalla mia mente.

Rido sempre più forte pensando: follia, pazzia, che cosa sono in realtà?

Nessuno lo sa, forse solo io, ed allora me ne vado.

Ho un compito molto importante. Spargere un po’ di questa follia que a là fino ad infestarne il mondo.

   
 
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