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Autore: Dita    04/05/2010    7 recensioni
Questa è la mia prima fan fiction su True Blood. Anzi, questa è la mia prima fan fiction. E’ un racconto che all'inizio sembrerà sospeso... ma che poi troverà la giusta collocazione all'interno della saga. La fanfic è ispirata (più per la struttura, che per la trama) all'omonimo film "Before Sunrise - Prima dell'Alba" di Richard Linklater. La fan fiction non ha scopi di lucro ecc ecc, i personaggi appartengono a C. Harris, (a parte qualche piccolo personaggio di mia invenzione). Commentate senza pietà e buona lettura!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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TB1

PRIMA DELL’ALBA

Non sapevo darmi una risposta precisa sul perché dopo otto ore di lavoro, io non stessi tornando a casa. Finalmente seduta sulla mia macchina, dopo una serata d’incessante avanti e indietro dai tavoli, avevo solo le gambe distrutte e il desiderio di evadere da tutto. Ma non mi stavo dirigendo a casa. Quella sera non avevo proprio voglia di andarmene a dormire o di appisolarmi davanti alla tv. Il cartello “arrivederci da Bontemps” mi sfrecciò davanti agli occhi.  Non conoscevo molti altri posti oltre Bontemps. Conoscevo Shreveport, per via del Fangtasia, e conoscevo anche il proprietario. Così, pensando al fatto che la mattina seguente sarei dovuta tornare al lavoro, e al fatto che non potevo permettermi il tempo e la benzina di guidare tutta la notte, mi diressi là. Era l’unico locale, a parte il Merlotte’s, dove non avrei dovuto pagare per bere un gin tonic!

Il parcheggio era occupato da poche macchine, tra cui la Corvette scarlatta di Eric, il proprietario del locale, l’essere più grosso e più biondo che avessi mai visto. Parcheggiai la mia macchina vicino alla sua, facendo impallidire la mia Honda Civic. Il locale, come suggeriva il parcheggio, era mezzo vuoto, e i pochi clienti che lo riempivano erano vampiri. Non si trovavano umani in locali del genere la domenica sera. La musica heavy metal colmava il vuoto del locale, ma nemmeno le cubiste che di solito facevano da scenografia erano presenti quella sera. Eric la domenica andava sul risparmio, anche il palco dove di solito stava seduto era vuoto. I pochi vampiri presenti erano tutti seduti al bancone a bere sangue sintetico. Alcuni mi lanciarono qualche occhiata, ma non ci feci caso.

Mi guardai in giro, un paio di coppie di vampiri annoiati ballavano in pista, e in fondo, proprio nell’angolo più isolato della sala, se ne stava Eric, seduto ad un tavolino a sistemare il suo solito ammasso di carte. Per avvicinarsi a lui bisognava chiedere il permesso. Era lo sceriffo dell’area cinque della Louisiana, e nel suo mondo, lui era il capo. Bhe, non nel mio. A Eric dava fastidio il così poco rispetto che davo a questi loro rituali, ma a me divertiva dargli fastidio, così mi avvicinai senza farmi problemi, e precipitosamente mi sedetti di fronte a lui.

“Ciao Sookie…” disse con voce strascicata senza nemmeno alzare la testa dai suoi fogli pieni di numeri.

“Questa sera non c’è un cane! Stai qui anziché nel tuo studio per fare compagnia ai tuoi pochi clienti?!”

Non alzò la testa dai fogli, ma alzò lo sguardo, per guardarmi torvo. Io gli sorridevo. Capì che era inutile guardarmi storto, così tornò ai fogli.

“Non c’è un cane, perché voi umani domani mattina dovete andare al lavoro. Ma non sono ancora riuscito a capire perché mi popolate il locale il martedì, il mercoledì e il giovedì sera… dato che comunque il giorno dopo dovete andare a lavorare. Perché gli altri giorni si, e la domenica no?! Voi e il vostro trauma del lunedì…”

“Vanno male gli affari?!” chiesi dando una martellata al tallone d’Achille di Eric.

Lanciò le carte sul tavolo, poi di colpo sollevò il suo sopracciglio biondo. “Cosa ci fai qui?!”

Appoggiai sgraziatamente i gomiti al tavolino. “Ho appena finito il mio turno di lavoro, e sono stanca morta. Così ho pensato di venire a farmi un giretto da te per farmi offrire da bere!”

Eric si stiracchiò allungando le gambe sotto la mia sedia, e appoggiò le braccia conserte allo stomaco. “Perché, Sam ti ha sequestrato le bevande?!”

“Sam è fuori città, e comunque non avevo voglia di stare al Merlotte’s un minuto di più. E non avevo nemmeno voglia di starmene a casa da sola…” questa volta alzai io il sopracciglio “se il mio gin e tonic ti può compromettere la cassa, me lo pago da sola. Vuoi un tru:blood Eric? Offro io…” mi offrii sarcasticamente, ma pronta a fare sul serio.

Eric scoppiò in una fragorosa risata, ma dallo sguardo glaciale si vedeva chiaramente che aveva una gran voglia di strozzarmi. Scrocchiò in alto le dita un paio di volte. Al tavolo si presentò subito il nuovo barista. Questo non l’avevo ancora conosciuto: al Fangtasia la posizione del barista causava facile mortalità a chi la impiegava, mortalità di quelle definitive. Al Fangtasia c’era sempre un nuovo barista.

“Ralph, saresti così gentile da portare a questa simpatica signorina un gin e tonic?” ordinò mantenendo lo sguardo fisso su di me.

“Ma certo Padrone” si chinò Ralph-il-barista. Come tutti i baristi precedenti, era un tipo molto pittoresco: tanti tatuaggi, denti marci, pelle butterata e capelli lunghi e unti. Un pirata, come tutti gli altri.

“Ah Ralph, voglio che tu faccia il gin e tonic migliore della tua non-vita, e per l’occasione prenderai la tonica più fresca che abbiamo e aprirai una bottiglia nuova di gin” disse scandendo bene le parole, con ancora gli occhi saldi ai miei.

“Addirittura?!” sorrisi.

Ralph-il-barista ovviamente lo guardò accigliato, ma non fece una piega, e dopo nemmeno un minuto mi ritrovai davanti un bel bicchierone di gin tonic.

“Davvero molto gentile da parte tua Eric” gli sorrisi sorseggiando lentamente il mio cocktail.

“Non cantare vittoria, lo faccio solo perché adoro vedere la tua giugulare muoversi mentre deglutisci” disse sorridendo con voce melliflua, avvicinando il busto al tavolo.

Il drink mi andò di traverso, e questo lo fece ridere di gusto. Adoravo vederlo ridere, era una qualità rara in un vampiro, ma rideva sempre per le ragioni sbagliate, e questo mi dava ai nervi.

“Te l’ha mai detto nessuno che non è carino ridere mentre qualcuno si sta soffocando?!”

“Oh, tranquilla… ti avrei salvato io” sorrideva ancora. Era inutile andargli contro, puntava ad avere l’ultima parola, sempre. Io ero troppo stanca e non in vena di discutere. Normalmente l’avrei fatto, fino allo sfinimento, ma quella sera avevo solo voglia di stare in compagnia con qualcuno, tranquillamente.

Se ne stava lì seduto, spaparanzato sulla sedia ad osservarmi. Ormai aveva il sorriso stampato in volto. Sapevo che era ridicolo pensarlo, ma Eric era tra le persone più solari che conoscessi. Quando rideva gli si formavano delle piccole pieghe ai lati della bocca e alle estremità degli occhi, che rendevano il suo viso molto espressivo e l’umore contagioso. Lo stesso, però, valeva anche per quando si arrabbiava.

“Vedo che ti è tornato il buon umore”

“Tu mi servi a questo” disse appoggiando le gambe sulle mie ginocchia.

“Io ti servo?!” dissi incrinando la voce sull’ultima parola.

“Non farla grave, io ti sono servito per riempirti la serata, tu mi hai reso di buon umore. Se fossi in te lo prenderei come un complimento”

“Già sarà meglio vederla così. Non ti unisci a me? Non mi piace bere da sola, prenditi un tru:blood” gli suggerii.

“Il tru:blood è robaccia, preferisco di gran lunga il sangue di maiale a quella porcheria in bottiglia piena di conservanti. Non fare quella faccia schifata. Tu lo mangi, io lo bevo. Perché giudichi il tuo metodo migliore del mio?” sul suo volto si leggeva chiaramente uno a zero per Eric.

“Bevi quello che ti pare, stasera non ho voglia di discutere”

“Mi deludi Sookie, tu adori discutere con me, e detto in confidenza, è per questo che non disdegno la tua compagnia. Così mi togli il divertimento, e se la tua presenza non mi diverte più dovrò tornare a controllare le carte, e ti ritroveresti a bere da sola” due a zero per Eric.

“Oggi ho litigato con Arlene… è per questo che sono di giù di morale” mi arresi.

“La rossa”

“Lei. Ha un nuovo ragazzo, molto più giovane di lei”

“E questo è un problema?”

“Avrà si e no la mia età”

“Forse sarà l’effetto collaterale di avere più di mille anni, ma non la trovo una cosa così scandalosa. Di sicuro non hanno nemmeno cento anni di differenza”

Non potei fare a meno di sorridere. “Si, fosse un'altra donna, ma si tratta di Arlene, e lei si invaghisce del primo che si trova sotto mano, e con tutte le brutte esperienze passate dovrebbe stare più attenta. So che dovrei farmi gli affari miei, ma non potevo non dirle come la pensavo. E poi per voi vampiri è diverso, avrai anche tutti gli anni che vuoi, ma comunque hai l’aspetto di un… trentenne?!”

“Si, ma ai miei tempi io ero già vecchio”

“Ma davvero?” non potevo credere che un uomo così bello ed avvenente fosse considerato vecchio!

“A sedici anni avevo già una famiglia” disse facendo spallucce.

Non riuscivo ad immaginare Eric ragazzo e Eric padre assieme. Vidi il suo volto farsi poco a poco più assente e lo immaginai tuffarsi in fiumi di ricordi di mille anni addietro. Il solo pensiero mi fece rabbrividire, così cercai di cambiare discorso.

“Bhe in effetti non è così grave, è adulta e saprà cavarsela da sola. Dubito che possa avere tanta sfortuna da avere un secondo fidanzato killer” dissi tornando alla svelta a sorseggiare il mio drink.

Dondolò le gambe avanti e indietro, cullando anche me. “Ti preoccupi troppo di ciò che pensa la gente di te, non hai fatto nulla di male, se si è arrabbiata tanto con te vuol dire che in fondo pensa che tu abbia ragione”

Non pensavo che mi stesse ad ascoltare sul serio, e tanto meno che ci tenesse a tranquillizzarmi; istintivamente gli sorrisi, dolcemente, e appoggiai la mia mano sulla sua caviglia, accarezzandogliela. Si distese sulla sedia allungando maggiormente le gambe su di me.

“Tra poco devo chiudere il locale”

“Quindi me ne devo andare?”

“No, se non vuoi. Ti va di andare a fare un giro da qualche parte?” mi chiese alla sprovvista.

“Domani mattina ho un altro turno di lavoro…” dissi giustificando la mia diffidenza.

“Bhe, sicuramente sarai a casa prima che sorga il sole” riprese a dondolarmi, come se mi stesse spingendo ad accettare. “Andiamo, sono chiuso qui tutte le sere, voglio solo uscire un po’, fammi compagnia”.

Mi guardava, facendo brillare gli occhi azzurri con aria speranzosa.

“Va bene” mi arresi.

Mi sorrise, tolse le sue gambe dalle mie, e si alzò di scatto. “Lo sai vero che in teoria non dovresti accettare proposte del genere da vampiri assetati di sangue?”

“Si, la nonna me l’aveva accennato un paio di volte” dissi maledicendomi.

Eric si mise al centro della sala battendo le mani. “Fuori signori!”

  
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