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Autore: DarkRose86    05/05/2010    3 recensioni
Finalmente Deidara può iniziare ad esercitarsi nella guida, ma ha un problema.
Non ha parenti su cui fare affidamento, ma ha bisogno di una persona che abbia la patente da almeno dieci anni.
Mentre, sconsolato, cammina per le vie della città, qualcuno lo sta osservando;
qualcuno che dice di avere la patente da parecchio tempo e sostiene di essere disposto ad aiutarlo.
Ma chi è in realtà lo strano tipo che nasconde il proprio volto dietro una curiosa maschera arancione?
[AU.leggerissimo accenno Tobi/Dei]
Prima classificata al contest "Oh oh, mi è semblato di vedere un incidente" indetto da Shurei, e vincitrice del premio Originalità
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deidara, Sorpresa, Tobi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La seguente storia si è classificata prima ( *_____* ) ed ha vinto il premio Originalità al contest  "Oh oh, mi è semblato di vedele un incidente" , indetto da Shurei sul Forum di EFP.
Non so che dire, davvero, se non che sono estremamente felice di ciò, anche perché sto attraversando un periodo difficile per quel che riguarda la scrittura, e questo risultato mi sprona a dare il meglio di me, a pensare che la mia "carriera" non è finita qui, che ho ancora tanto da scrivere.
E' una storia strana, non so esattamente da dove sia uscita, però ha qualcosa che mi piace. Dato il tema del contest forse non vi aspetterete una fanfiction di questo tipo, ma io ci sono riuscita comunque... sì, sono un caso disperato. XD
Un grazie alla giudice, Shurei ( sei un tesoro <3 ) e alle altre partecipanti.
Buona lettura!



PROLOGO ~

Con questo ” disse l'istruttore sorridendo, porgendogli un foglio, “ puoi cominciare a guidare assieme ad un parente o un conoscente; l'importante è che la persona che ti porti appresso abbia la patente da almeno dieci anni ”
A quelle parole, nella stanza calò il silenzio. Perfino coloro che, seduti col libro di teoria fra le mani, stavano chiacchierando animatamente fra di sé, tacquero.
Deidara sbuffò contrariato, appropriandosi del documento.
Tutti sapevano ch'egli non aveva nessuno, né parenti né amici, e in verità non v'era persona in città che sapesse da dove proveniva, e perché era completamente solo. All'età di diciotto anni si era trasferito in un modesto appartamento facente parte di un condominio di periferia, e da allora viveva da solo, apparentemente senza troppi problemi. Svolgeva diversi lavoretti part-time, e con quelli riusciva a pagarsi l'affitto e le varie spese, anche se purtroppo per sé non gli rimaneva molto; però, fin da quando qualche anno prima era rimasto orfano, ogni mese metteva da parte una piccola somma di denaro. Denaro che, una volta presa la patente, gli avrebbe permesso di comprarsi un'auto usata; non vedeva l'ora che ciò accadesse, per poter provare l'ebrezza della velocità e del rischio. Perché considerava la vita come un fuoco d'artificio, breve ed esaltante; come un'esplosione, immediata e dannatamente eccitante; come uno sbuffo di fumo o un veloce acquazzone estivo. Pura e semplice arte.
Tornando a quel pomeriggio d'autunno, certo il ragazzo non fu entusiasta d'udire quella frase; sperava di poter ottenere la patente più velocemente, invece mancava ancora un po' di tempo al maledetto esame di teoria, e dopodiché avrebbe iniziato ad esercitarsi con l'istruttore per quello di pratica.
Camminò fino a casa prendendo a calci qualsiasi cosa trovasse per terra, dai sassolini alle lattine vuote, coi nervi a fior di pelle. Quando odiava la società e le sue regole!
Voleva iniziare subito a guidare, ma avrebbe dovuto attendere ancora; del resto, a chi poteva chiedere di aiutarlo?

Deidara-sempai! ”
Beh, non certo
a lui.

Ma si sa, talvolta un semplice incontro può cambiarti la vita. Quando meno te lo aspetti.
Soprattutto se chi incontri è la persona che più odi.

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FINAL DESTINATION ~
Even a Nightmare can be artistic

Perché lo chiamasse sempai, era sempre stato un mistero. In verità, lui stesso era un mistero; quell'assurdo vicino di casa che portava sempre una curiosa maschera arancione era capitato lì due anni addietro, e da dove venisse e chi fosse in realtà nessuno lo sapeva. In un certo senso, lui e Deidara si somigliavano: due anime solitarie, senza catene a cinger loro i polsi, visti dalla massa come degli emarginati, tipi troppo strani per esser considerati degni di attenzione.
Ah... sei tu, Tobi ” borbottò il giovane, senza volgere lo sguardo verso di lui; era talmente insopportabile e appiccicoso da apparirgli perfino in sogno, e di certo in quel momento era l'ultima persona che sperava di dover affrontare. Voleva semplicemente stare da solo.
E chi credevi che fosse, sempai? ”
Lui non rispose e continuò a camminare, cercando d'ignorarlo. Ma, quand'egli notò il foglio che Deidara teneva in mano, iniziò ad indicarlo saltellando sul marciapiede, causando stupore fra i passanti.

Congratulazioni, sempai! Adesso puoi cominciare a guidare! ”
L'altro lo guardò basito, incerto sul da farsi; non riusciva a capirlo, quel tizio. Cosa gli passava per la testa? E, soprattutto, chi era e come si permetteva di prendersi tutte quelle confidenze? Era vero che abitavano vicini da un paio d'anni, ma non si potevano certo definire amici.

Senti, te lo dico con le buone... non rompere ” sbottò, nel tentativo di cacciarlo via, ma lui pareva non voler sentire ragioni.
E, oltre a questo, sembrava parecchio euforico, apparentemente senza motivo alcuno.

Che cos'hai oggi, sempai? Sei arrabbiato? ”
Sì, lo era, e avere quell'idiota che gli urlava nelle orecchie contribuiva ad accentuare il suo malumore. Dunque lo guardò adirato, stringendo i pugni; aveva una gran voglia di prenderlo a calci, ma dovette trattenersi.

Oh, è così evidente? ” ironizzò, “ Vorrei tanto sapere dove lo trovo, uno che ha la patente da almeno dieci anni, che sia disposto ad accompagnarmi e soprattutto a farmi usare la sua macchina! ” esclamò sfogandosi, sperando di convincere Tobi a lasciarlo in pace, mostrandogli quanto fosse alterato.
Beh, è vero che la speranza è l'ultima a morire, ma lui pareva non aver paura di niente. A dimostrazione di ciò gli diede una pacca sulla spalla, ridendo di gusto.

E dov'è il problema? Penserà a tutto Tobi! ”
Spalancò gli occhi. No... no, no, tutto ma non quello!
Non era un codardo di natura, ma in quel momento non trovò niente di meglio da fare che fuggire via, sperando d'acquisire magicamente la velocità della luce. Non lo sopportava, desiderava di vederlo morto e sepolto, di strappargli di dosso quella maledetta maschera per scoprire chi si celava dietro quell'immagine decisamente buffa ma talvolta inquietante.
L'unico occhio che s'intravedeva, il destro, brillava d'una luce scarlatta, e scrutava tutt'attorno con la massima attenzione, per non perdersi nulla di quel che accadeva in quel mondo fatto di materialismo, falsi miti e logoranti guerre. Niente riusciva più a stimolarlo, a catturare la sua attenzione, ormai; tutto già visto, già vissuto. C'era solo una piccola luce ad attrarlo, una persona, una creatura incredibilmente complessa pur essendo minuscola ed oppressa dall'odierna società: Deidara.
Era interessante, diverso dagli altri; si distingueva da loro e lo faceva fieramente, senza vergogna o timore. Proprio quello che cercava.
Lo guardò mentre si allontanava velocemente, e sorrise; per quanto egli potesse correre, non sarebbe mai stato realmente lontano da lui. Perché, nonostante egli non lo sapesse ancora, erano legati l'uno all'altro da un vincolo che ogni giorno si faceva più potente, più soffocante. Il filo rosso del destino, o in qualunque altro modo vogliate chiamarlo.
Col fiatone e i muscoli doloranti Deidara giunse a casa, si chiuse dentro e giurò di non aprire se avesse sentito suonare il campanello. In quel momento, scappare da quell'immane seccatura era divenuto addirittura più importante di trovare qualcuno che guidasse assieme a lui.
Si buttò scompostamente sul letto, sospirando. Peccato che, quando stava per appisolarsi, il suo telefono squillò insistentemente; chi mai poteva essere? Le possibilità, comunque, erano limitate. Tre, precisamente: il suo istruttore, uno dei suoi datori di lavoro, o... esatto, proprio lui. Lui che, non sapeva come, era riuscito ad avere il suo numero, e lo perseguitava a qualunque ora del giorno e della notte, quando ne aveva voglia.
Riluttante alzò la cornetta e se la portò all'orecchio destro.

Pronto? ”
Sempai! ”
Ecco, appunto. Velocemente riattaccò, coprendosi la testa col cuscino. Ma Tobi non era un tipo che demordeva facilmente, e lo dimostrò il fatto che lo chiamò più o meno una decina di volte, finché non si decise a rispondere e ad ascoltare quel che aveva da dirgli. Furono poche, semplici parole.

Tobi ha una macchina, nonché la patente. E da più di dieci anni ”
E la domanda sorse spontanea: quanti anni poteva mai avere? Erano tanti gli interrogativi che lo rendevano incredibilmente ambiguo, domande senza risposta che gli aleggiavano attorno e facevano di lui un tipo insondabile, decisamente losco ma in fondo – molto in fondo – simpatico. Lo si poteva definire una contraddizione vivente. Sì, questo è decisamente il termine giusto.
Fatto sta che Deidara, seppur non molto convinto, dovette rassegnarsi ed accettare il suo aiuto, altrimenti non lo avrebbe mai lasciato respirare neppure per un minuto.

Macchina. Certo che aveva un bel coraggio a definirla tale. Quel che si presentò davanti agli occhi del giovane Iwa il mattino dopo non era che un ammasso di lamiera corredato d'un motore che sbuffava regolarmente, confinato in garage da chissà quanto tempo, considerando le ragnatele che impietose ornavano gli specchietti.
Ti piace la mia auto, sempai? ” domandò lui nonostante tutto, evidentemente sperando in una risposta positiva.
L'altro lo guardò standosene in silenzio per qualche secondo, sperando vivamente che lo stesse prendendo in giro; come poteva piacergli?
Purtroppo, però, sapeva bene di doversi accontentare per il momento, quindi non fece troppe storie e salì, dopo aver sfrattato i ragni.
Anche dentro l'abitacolo la situazione non era delle migliori, a causa della polvere sui sedili, sul volante e su tutto il resto; sotto di essa, strofinando qua e là con la manica della maglia che indossava, scoprì un vecchio autoradio che, inaspettatamente, funzionava ancora.
E, ancor più inaspettatamente, riuscì a mettere in moto il mezzo senza problemi, girando tranquillamente la chiave; doveva avere una batteria decisamente fuori dalla norma, se riusciva a partire anche dopo esser stata ferma per un periodo sicuramente non inferiore a diversi mesi, forse anche un anno.
Quindi abbozzò un sorriso, mentre Tobi si sedeva accanto a lui, sul sedile del passeggero. Non l'avesse mai fatto...

Il sempai è felice! E' felice! E se lui è felice, anche Tobi lo è! ” esclamò tutto contento, notando l'espressione sul suo volto.
Deidara si voltò verso di lui, strabuzzando gli occhi e maledicendosi silenziosamente. Non poteva permettersi di esternare le proprie emozioni di fronte a lui.
Non aprì bocca ed attese eventuali istruzioni; conosceva la teoria, ma la pratica era tutt'altra cosa, senza alcun dubbio.

Premi l'acceleratore e rilascia lentamente la frizione ” spiegò il suo accompagnatore, con un tono di voce stranamente serio.
Il giovane studiò per bene i pedali, facendo quanto gli era stato detto; seppur arrancando il ferrovecchio partì, e fu portato fuori dal garage senza problemi. Nonostante non avesse mai guidato, gli parve tutto molto naturale; sorrise ancora, cercando il meccanismo che faceva sì che il finestrino si aprisse, e trovò una manovella di quelle oramai passate di moda. La girò, e si beò della brezza che gli accarezzò il volto.
Finalmente entrò in strada, piuttosto sicuro di sé, e tutto gli parve incredibilmente semplice; che fosse davvero così facile guidare un'auto?
Tobi, vicino a lui, pareva quasi assente, e guardava fuori standosene in silenzio; si era addormentato o cosa?
Beh, tanto meglio, almeno avrebbe potuto imparare senza dover ascoltare la sua fastidiosa voce. Scalò marcia e il motore sbuffò nuovamente, come a voler chiedere pietà; o aveva sbagliato qualcosa, o la macchina era irrimediabilmente giunta alla fine. Scartò subito la prima ipotesi, più che altro perché la seconda era decisamente più probabile.
Quando si trovò a doversi fermare ad un incrocio particolarmente intricato, purtroppo, dovete appellarsi al suo istruttore – Dio, quanto si sentiva idiota a usare quella parola per riferirsi a lui -. Questi, in tutta tranquillità, gli disse di andare dritto nel momento in cui il semaforo fosse diventato verde.
Lo fece, ma c'era qualcosa che non quadrava: quei cartelli... li aveva visti nel libro di scuola guida, cosa significavano? Poi se lo ricordò, e mentre era assorto nei suoi pensieri fece appena in tempo ad evitare un'auto che stava per finirgli addosso.

Tobi, ma questo... questo è un senso unico! ” sbraitò, mentre terrorizzato si accorgeva d'essere contromano e, soprattutto, di essere inseguito da una macchina della polizia che gli andava dietro a sirene spiegate.
Oh, davvero? ” disse lui con fare innocente, “ Eppure Tobi è un bravo istruttore! Non sono un bravo istruttore? ”
Ma vai al diavolo, idiota! ”
Il sempai è cattivo! Tobi è un bravo ragazzo! ” piagnucolò, voltandosi e notando la macchina che li seguiva si avvicinava sempre di più, “ Gira a destra, a destra! Dobbiamo seminarli! ”
Ma sentitelo! Come se fosse mia, la colpa! ”
Cattivo! ” rincarò la dose, aggrappandosi al proprio sedile mentre Deidara svoltava a destra velocemente, rischiando di andare a sbattere contro muri, lampioni e quant'altro.
I pedoni osservavano la scena con aria impaurita e stupefatta, immobili sul marciapiede; fortunatamente riuscirono a non investire nessuno, e la sorte fu ancor più clemente con loro quando, approfittando della confusione, uno scippatore pensò bene di rapinare una signora che ignara stava assistendo. Le urla della donna, che cercava con tutte le forze che aveva in corpo di strappare la propria borsa dalle mani del malvivente, attirarono l'attenzione dei poliziotti, che furono costretti a fermarsi per catturare il ladruncolo; ergo, persero di vista l'auto pirata, sebbene si fossero segnati la targa.
Sgattaiolarono per le stradine secondarie, e Deidara si meravigliò della resistenza e della velocità dell'auto che stava guidando; che l'avesse truccata? Pareva non esserci altra spiegazione.

Dove vogliamo andare, adesso, sempai? ” parlò Tobi, e l'altro sussultò, colto alla sprovvista mentre si concentrava sulla via che stava percorrendo.
E che ne so? Da qualche parte, mi basta poter guidare in santa pace e senza che tu combini i tuoi soliti casini! ” rispose lui, scalando marcia.
Devi scegliere, sempai ” insistette, e Deidara si voltò nella sua direzione, scocciato.
Dove ti pare, basta andare in un posto tranquillo dove non ci sia troppo traffico. Non possiamo restare qui in città! ”
In quello stesso momento, un'auto gli tagliò la strada ed egli fu costretto a frenare istintivamente; imprecò contro colui che aveva palesemente tentato d'ammazzarlo e si girò verso Tobi, che pareva assolutamente tranquillo.

Ma... non hai visto? ”
Chi, quello? Tranquillo, lo conosco, va dove stiamo andando noi; seguilo ”
Il giovane strabuzzò gli occhi. Cosa diavolo stava dicendo? Era tutto così assurdo, tanto che Deidara fermò l'auto vicino ad un marciapiede e fece per scendere, ma si accorse che gli sportelli erano bloccati. In quello stesso momento il suo istruttore improvvisato sorrise, e gli fece cenno di smetterla, perché tanto non si sarebbe aperti. Che cosa stava succedendo? Chi era, realmente, quel tipo con la maschera e l'aria da stupido?

Lasciami andare, maledetto! Non hai il diritto di tenermi qui! ” esclamò adirato, forzando la maniglia inutilmente.
Sono qui per esaudire il tuo desiderio, sempai. Volevi il brivido, no? Volevi dimostrare a te stesso e agli altri che la tua vita non è altro che una splendida esplosione, non è forse così? Ebbene, sono qui per aiutarti, ma devi fidarti di me ”
Come mai a volte sembrava un idiota senza speranza, mentre altre faceva quasi paura?

E tu credi che sia facile fidarsi di uno come te? ”
Lui lo guardò, avvicinandoglisi.

Presto ti abituerai, vedrai... ti piacerà ” affermò, e l'altro ci pensò un momento, prima di rendersi conto di quanto a doppio senso fosse quella frase...
Ma... ma che diavolo stai dicendo? Tu sei pazzo! ” urlò, mentre Tobi cercava di farsi perdonare usando un po' troppe premure e confidenze nei suoi confronti.
Cercò di prenderlo a pugni ma non ci riuscì, a quanto pare il tizio se la cavava bene anche in certe situazioni; sempre più stupefacente.
Dunque dovette arrendersi all'evidenza e, seppur poco convinto, ripartì.
Miriadi di domande affollavano la sua mente mentre pedinava il tizio che poco prima gli aveva tagliato la strada, come l'altro gli aveva suggerito; non sapeva perché doveva farlo, e in verità aveva quasi paura di scoprirlo.
In effetti, però, un po' di ebrezza l'aveva già provata quel pomeriggio, e in fondo era quello ciò che desiderava; rischiare e dimostrare d'essere come una bellissima stella cadente, che ti scorre davanti agli occhi per pochi secondi ma ti lascia un ricordo indelebile.

Stavano uscendo dalla città, quando ormai il sole aveva cominciato a scomparire dietro le colline; Deidara si domandò dove stessero andando, visto che Tobi non gli aveva più detto nulla da quando aveva cominciato a seguire la mercedes scura di fronte a loro che, cosa ancor più strana, procedeva con un'andatura regolare e lenta, come a volerli aspettare. Addirittura rallentava, quando il giovane aveva qualche difficoltà col cambio e con la frizione, di quelle tipiche del primo giorno di guida; anzi, se l'era cavata fin troppo bene, fino ad allora. Probabilmente era stato il corso degli eventi, così assurdo ma al contempo eccitante, a spingerlo a dare il meglio di sé.
Fuori l'aria stava iniziando a farsi fresca, e ben presto il ragazzo chiuse il finestrino che aveva tenuto aperto per tutto il tempo; si stavano inoltrando in una zona che non conosceva, ove non era mai stato, ma preferì non fare domande, per il momento.
Certo non se la sarebbe mai immaginata così, la sua prima guida... beh, di sicuro, con un simile allenamento, all'esame pratico non avrebbe avuto grossi problemi. Ovvio, prima di dire di sì sapeva bene che farsi istruire da Tobi sarebbe stato un azzardo, ma quel ch'era accaduto era perfino troppo, per i suoi gusti.
Nonostante ciò si rilassò ed accese il vecchio autoradio, pensando che anche se i poliziotti avessero preso la targa – cosa piuttosto ovvia –, avrebbero cercato il proprietario dell'auto, e non certo lui.
Gli altoparlanti intonarono una canzone che già aveva sentito qualche giorno prima alla radio; non ricordava il nome della band, e per la verità il genere non lo entusiasmava poi molto, ma quella canzone sembrava fatta apposta per lui.
Tobi cominciò a canticchiarla – stonato, ma Deidara preferì non proferire parola –, enfatizzando alcune strofe in particolare, come a voler lanciare un messaggio subliminale a colui ch'era seduto accanto a lui.
Poi, d'improvviso, la mercedes si fermò facendo fischiare le gomme sull'asfalto.

Che cosa sta facendo? ” domandò il biondo, inquieto, ma l'altro non rispose, continuando a cantare.
Vide uscire dall'abitacolo un ragazzo che avrà avuto circa la sua età, dai capelli color rosso cremisi e la pelle chiara; era certo d'averlo già visto, da qualche parte...
Forse in sogno, o forse per strada, non lo ricordava con precisione.
Però era bello, affascinante, e adesso aveva lo sguardo fisso su di lui, gli occhi scuri a perdersi nei suoi. Chi era?
Deidara riaprì il finestrino, al fin di chiedergli perché si fosse fermato e quali fossero le sue intenzioni, mentre il suo istruttore ora ripeteva come una litania: “ Tobi è un bravo istruttore, sempai. Tobi è un bravo ragazzo. Tobi ti ha portato nel posto giusto ”
Il posto giusto per cosa?
Rabbrividì quando il giovane dai capelli rossi ghignò, e nello stesso momento si udì una specie di scricchiolio, come fossero state le sue stesse labbra a provocarlo; o forse era davvero così? D'un tratto non gli sembrò davvero umano, quel tipo. Si muoveva legnoso eppur veloce, e ad ogni passo faceva rumore; no, non era normale.
Provò ad inserire la retromarcia ma il suo accompagnatore, con la mano sulla leva del cambio, glielo impedì.

Che stai combinando, razza di stupido? Non credo che questo tizio abbia buone intenzioni, uhn! ”
Tobi è un bravo istruttore, sempai; devi fidarti ”
La strana creatura giunse vicino a loro e, con voce metallica, disse: “ Ciao, Deidara ”
Ecco. Come diavolo faceva a conoscere il suo nome? Il ragazzo sperò di svegliarsi nel suo letto, pregò che fosse tutto un incubo, ma a nulla valsero le sue silenziose suppliche. Infatti egli continuò a parlare, palesemente divertito dall'espressione che doveva esserglisi dipinta sul volto.

Sai, ti osservo... ti osserviamo da molto tempo. Dovresti unirti a noi, gli altri credono che saresti perfetto, ma io necessito di un'ulteriore dimostrazione da parte tua ”
Sarei perfetto per cosa, scusa? ”
Penso che tu sia un po' troppo curioso, ragazzino. Oltre che stupido ” lo apostrofò sprezzante, bramando una sua possibilmente violenta reazione; doveva sputare fuori la sua rabbia, tutta, fino all'ultima goccia d'amaro sapore. Doveva, seppur involontariamente, rendersi degno del ruolo per il quale era stato scelto.
Cosa? Come ti permetti, brutto bastardo? Chi sei, tu, per darmi dello stupido? ” esclamò stringendo i pugni, con Tobi alle sue spalle che osservava attento la scena, ridacchiando.
Io sono molte cose, Deidara ” affermò, poi indicò la strada di fronte a loro, allungando il bracco sinistro; a quel movimento, un altro scricchiolio, come se il suo corpo non fosse fatto di carne e sangue, ma di qualcos'altro. “ Devi riuscire a superarmi. Se ce la farai, allora sarai degno ”
Il giovane sbuffò, contrariato.

E perché dovrei fare una cosa del genere? Non so cosa volete, ma non m'interessa. Lasciatemi in pace, uhn! ”
Oh, dunque è così? Dunque vuoi dimostrare d'essere un perdente ” lo canzonò il ragazzo dai capelli rossi, e Tobi rincarò la dose: “ Il sempai è un perdente! E' un perdente, mentre Tobi è un bravo ragazzo! ”
Io non sono un perdente! ” ringhiò.
Bene, e allora mostramelo. Tu sostieni di essere un artista, no? E quale sarebbe, la tua arte? ” chiese, con aria di sfida.
La mia arte? Beh, quel che voglio dimostrare al mondo è che la vita non è altro che un'esplosione, qualcosa che dura pochi istanti e che, come tale, dev'essere vissuta al meglio ” spiegò, fiero di sé.
E correre con l'auto ti pare il modo giusto? ”
Certo. Provare l'ebrezza del rischio, vedere la Morte coi propri occhi per poi aggirarla e sbeffeggiarla... cosa potrebbe esserci, di più appagante? ”
Aggirarla e sbeffeggiarla, eh? E se essa, invece, dovesse avere il sopravvento su di te? ” domandò.
Beh, allora potrò semplicemente dire d'aver vissuto con dignità, a differenza di coloro che fanno di tutto pur di campare cent'anni. Che gusto c'è a vivere la propria vecchiaia spesso e volentieri su di una sedia a rotelle o stesi su un letto? ”
Tu sei pazzo. L'arte è eterna, e la vita eterna è ciò a cui è più lecito aspirare ” ribatté l'altro, mentre l'uomo mascherato premeva il bottone per riavvolgere la musicassetta, al fin di riascoltare la stessa canzone di prima.
Ma che stai dicendo? Sei tu il folle, ed io te lo farò capire, a costo di morire ”
A quelle parole lui sorrise, soddisfatto. Una sfida con quel ragazzino che viveva spronato dalle sue assurde convinzioni sarebbe stata il massimo. In fondo, era da tanto che non faceva una cosa del genere, e sentiva il bisogno di sgranchirsi un po'. Dimorare in eterno in un corpo di legno aveva anche i suoi svantaggi, seppur minimi.
Risalì in auto ed attese che Deidara gli si affiancasse, dopodiché diede il via alla corsa con un colpo di clacson.
Partirono.

Il sempai è coraggioso! ” esclamò Tobi, rimettendosi poi a cantare la canzone che pareva esser decisamente la sua preferita di quell'album.

- E' questo quello che volevi?
E' questo quello che sognavi?
Quando progettavi di scrollarti di dosso lo sporco?
Non pensi che io e te ci apparteniamo?
Mantieni gli occhi sulla strada,
e non succederà niente di male. -

Sì, è questo quello che volevo ”
Tobi gli si avvicinò, e posò la testa sulla sua spalla. Sebbene la cosa non lo entusiasmasse, lo lasciò fare. Ora aveva altro a cui pensare. L'auto correva al suo fianco a velocità sostenuta, invadendo la corsia riservata alle vetture che procedevano nel senso opposto; stranamente, però, la strada era completamente deserta.

Sì, è questo quello che sognavo ”
L'occhio rosso brillò nel buio dell'abitacolo, e le sue mani carezzarono i fluenti capelli biondi.

Arte, meravigliosa, sublime arte ”
Accarezzarono le guance ma lui non le scostò, accorgendosi solo in quel momento che erano coperte da guanti neri.

Lo sporco? Io sono sporco? ”
Lo sei, sempai. Lo sei. Ma fra poco sarai purificato ” lo tranquillizzò, sfiorandogli la punta del naso.
Ci apparteniamo? Ma chi ti credi di essere, Tobi? ”
Gli sciolse la coda di cavallo, lasciando che i filamenti dorati gli ricadessero sulle spalle fasciate da un giacchetto di pelle nera.

Io? Io sono te, e tu sei me. Ancora non ti è chiaro? ”
Ma che stupidaggini vai dicendo? Taci, piuttosto ”
Con uno scattò, il biondo superò l'auto del suo rivale, e rise compiaciuto.

Mantieni gli occhi sulla strada, sempai ” lo ammonì Tobi.
Posso chiederti una cosa? Per quale motivo ti ostini a chiamarmi così? ” curiosò.
Perché ero certo che ce l'avresti fatta. Te lo meriti. Ora sta' tranquillo, sempai, non dovrai più dimostrare niente a nessuno ”
A quelle parole, Deidara si sentì improvvisamente assonnato, e si abbandonò al caldo abbraccio di Tobi; l'ultima cosa che udi, flebile, fu: “
Non succederà niente di male ”.
Poi, il nulla.

EPILOGO ~

Sai, danna... non mi sarei mai immaginato un simile primo giorno di guida. Mi dispiace solo di non aver potuto prendere la patente ”
Sasori, che stava controllando attentamente le giunture delle proprie braccia, sospirò.

Lo hai già detto almeno un milione di volte, Deidara; dacci un taglio, per favore ”
Quanto sei antipatico! Vorrà dire che andrò a parlare con qualcun altro, uhn! ” esclamò irritato; ma, quando si voltò, tutti gli altri erano misteriosamente scomparsi. Poteva notare solo uno del gruppo, in un angolo, assorto e silenzioso; no, non si sarebbe mai rivolto a quel montato di Itachi Uchiha, che sosteneva di non sopportare, sebbene lo conoscesse solo da poche ore.
Chissà come aveva fatto lui, a diventare uno Shinigami; ancora non sapeva praticamente nulla dei suoi nuovi “amici”, se così li si poteva chiamare. Solo Sasori per lui era speciale, una sorta di maestro, anche se non condivideva i suoi pensieri.

Ehm... danna? ”
Che vuoi? E per quale motivo ora mi chiami danna? ”
Beh, perché nonostante le cretinate che dici, trovo che tu sappia pensare artisticamente ”
Il Dio della Morte dai capelli rossi lo guardò, e la sua faccia parve stupita nonostante non possedesse più i muscoli necessari per contrarla in un'espressione.

Posso sapere perché avete scelto proprio me? ” domandò il biondo, osservando estasiato la propria falce, d'un acciaio lucente e affilato.
Non chiederlo a me, solo Tobi lo sa. E' lui che ha insistito, anche se noi non eravamo molto d'accordo ”
Ah... ” contrasse il volto in una smorfia, deluso. Ma, nonostante ciò, era soddisfatto della sua nuova vita. Certo non lo allettava l'idea di vivere per sempre, però pensare di poter giudicare gli esseri umani dall'alto della sua carica lo entusiasmava.
Poi, pensò che da quand'era giunto in quel luogo indefinito, non aveva più rivisto Tobi. D'improvviso gli tornò in mente quel discorso...
io sono te, e tu sei me... possibile che lui non esistesse più? Beh, magari!
Ma, mentre se ne stava a crogiolarsi nella speranza, una voce squillante disturbò il silenzio. Spalancò gli occhi, stringendosi nella cappa nera a nuvole rosse.

Sempaiii! Tobi è un bravo Shinigami, non è vero? Tobi è un bravo ragazzo! ”
Era ovvio che la sua falce non avrebbe potuto ucciderlo.
Era ovvio che lui fosse lì.
Era ovvio che non gli avesse detto altro che un mucchio di stupidaggini.
E vivere una vita intera, probabilmente eterna, al suo fianco, sarebbe stata di certo una sfida molto più complessa di quella che Sasori gli aveva lanciato.
Forse poteva rendere artistica anche quella, se si fosse impegnato.
Forse.

Quando la polizia ritrovò l'auto del pirata della strada,
essa era precipitata in una scarpata.
All'interno non v'era traccia di coloro che erano stati visti dai testimoni,
a parte due cose.
Un foglio che attestava che Deidara Iwa avrebbe potuto cominciare a guidare
in compagnia d'una persona che avesse la patente da almeno dieci anni,
e una maschera arancione sul sedile del passeggero.

The End ~


Nota:
la strofa allineata a destra e scritta in corsivo, quella che Tobi canta, è tratta dalla canzone “Better than this” dei Keane.

  
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