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Autore: The Mad Tinhatter    07/05/2010    4 recensioni
"Sicuramente suo padre pensava che lei non l’avrebbe mai fatto, che non sarebbe mai stata tanto curiosa. Del resto, per lui era un semplice strumento da lavoro, e sicuramente non pensava che avrebbe mai attirato l’attenzione di sua figlia."
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7: This Year, Santa Was Late
 
“I'm staring at my feet,
My cheeks are turning red,
I'm searching for the words inside my head,
'Cause I'm feeling nervous,
Tryin' to be so perfect,
'Cause I know you're worth it, you're worth it…”

Things I’ll Never Say – Avril Lavigne
 
“Sto fissando i miei piedi,
Le mie guance arrossiscono,
Sto cercando le parole nella mia mente,
Perché mi sento nervosa,
Cercando di essere così perfetta,
Perché so che tu lo meriti, lo meriti…”
 
 
Il mattino dopo, si svegliarono piuttosto tardi; o, per meglio dire, Sayuri trascinò Kaori fuori dal letto prima che fosse troppo tardi per uscire a comprare gli ingredienti per le torte.
Quando tornarono era già ora di pranzo, dunque rimandarono la preparazione dei dolci al pomeriggio.
- Ora mi dici come mai hai insistito così tanto per prendere il pan di spagna al cioccolato più grande – disse Kaori, aprendo una confezione di ramen precotto.
Sayuri le lanciò uno sguardo piuttosto eloquente.
- Ok, ho capito. Vuoi preparare una torta anche per Ryuzaki, che da quello che mi hai detto è addirittura più goloso di te.
Sayuri sorrise. – Vedi, c’è un motivo se sei la mia migliore amica!
- Non è colpa mia se in questi ultimi giorni stai pensando solo a lui! – esclamò Kaori. Non sembrava contrariata, tuttavia c’era qualcosa di strano nella sua voce. Sayuri pensò bene di cambiare argomento, e parlare delle decorazioni per le torte.
- Con tutto quello che abbiamo comprato, credo proprio che non avremo problemi – rispose Kaori.
Si misero subito al lavoro. Sayuri decise di fare una semplice torta ripiena di panna, che avrebbe poi decorato con della glassa e delle statuine di zucchero.
- Ti sta uscendo bene – disse Kaori, mentre Sayuri finiva di preparare la glassa, mettendone un po’ in vari bicchierini, in modo tale da poterla poi colorare. Kaori, invece, sembrava avere dei problemi con la crema per farcire la torta, e la sua espressione era a dir poco disperata.
- Oh, cavoli… maledetta me che non ho preso quella già pronta!
- Te l’avevo detto, io, ma tu non mi hai voluto dare retta… - disse Sayuri, ricoprendo la torta di glassa bianca.
- Certo, ma non è colpa mia se in televisione fanno sembrare tutto così semplice! La fanno sempre facile: “Mettete un po’ di questo, un po’ di quello, mescolate ed ecco pronta la vostra crema!” . Beh, non credo proprio che questa cosa liquida possa essere una crema decente!
Sayuri continuò a decorare la sua torta.
- E tu, invece, te ne stai lì, sorridente, a decorare la tua perfetta torta alla panna per il tuo amato, del tutto incurante della mia situazione!
Nel suo tono di voce non c’era traccia di cattiveria, così Sayuri si voltò verso di lei e, sorridente come Kaori aveva appena detto, le disse: - Beh, puoi usare anche tu la panna… verrà comunque deliziosa, te lo assicuro! – e le lanciò la bottiglietta della panna spray.
- In effetti, non hai tutti i torti… anche se non mi sarebbe dispiaciuto dimostrare di saper fare qualcosa di più complicato – rispose Kaori, tornando a sorridere.
Sayuri tornò alla sua torta. Si fece uno schema mentale di dove tutte le decorazioni sarebbero dovute andare.
La scritta al centro, di sicuro. Poi, Babbo Natale, la renna e l’abete ai lati. La casetta dietro, assieme alla fragola. E un po’ di panna a fare da neve, se Kaori non l’ha consumata tutta.
- Senti – disse Kaori all’improvviso – non hai mai pensato che quello che provi per Ryuzaki sia… insomma… poco sano?
- Cosa? – disse Sayuri, alzando dalla torta la punta del cono di carta ripieno di glassa rossa.
- Beh, insomma… sei sempre con lui, e sembra che da quando lo conosci qualcosa in te sia cambiato… mi sembri più seria, prima eri più spensierata… e poi, insomma, questa storia della torta… non l’hai mai fatto per nessuno…. 
A dire il vero, non era stato solamente l’essersi innamorata di L ad aver cambiato qualcosa in lei, ma tutta la situazione in generale, il trovarsi davanti ad una persona tanto vicina a lei quanto letale, soprattutto per il ruolo che lei aveva deciso di assumere… per la prima volta in tutta la sua vita aveva una responsabilità. Era normale che tutto ciò si riflettesse sul suo comportamento, ma era qualcosa che Kaori non avrebbe mai dovuto sapere.
- Può darsi che sia qualcosa di… non normale… ma credo anche che sia qualcosa che non si può capire, se non la si prova. Sei mai stata nella mia situazione?
- Beh, sì, qualche volta….
- Dico per davvero, Kaori.
La ragazza rimase qualche secondo a pensarci, poi scosse la testa.
- Capiterà anche a te. E allora capirai perché sto facendo tutto questo.
Rimasero qualche minuto in silenzio.
- Oh, dai, basta! – esclamò ad un tratto Kaori – Ci mancano solo gli occhi a forma di cuoricino e gli angioletti a svolazzare intorno! E magari stai già pensando di andare da lui, stasera, e fargli la dichiarazione!
Sayuri quasi lasciò cadere il cono di carta che stava usando per decorare.
- Beh, insomma, è la vigilia di Natale, quale momento migliore?
Kaori non aveva esattamente tutti i torti, dato che la vigilia di Natale era sempre stato considerato un giorno abbastanza romantico.
- Sai, credo che a certe cose debbano pensarci i ragazzi, Kaori.
- Beh, allora stasera potresti aspettarti qualche sorpresa!
- Non ci conterei troppo – rispose Sayuri.
– Mi auguro solo che lui non ti faccia soffrire, altrimenti poi toccherà a me consolarti!
Tornarono alle loro torte, e Sayuri finì di scrivere “Merry Christmas” con la glassa rossa.
- Che te ne pare? – domandò all’amica.
- Vedi? Tu sei brava anche con le decorazioni. Io riesco a malapena a fare un albero di Natale striminzito! – rispose Kaori.
- Ma no, è carino! – rispose Sayuri, prendendo due Babbo Natale da una bustina.
Dopo un po’, finirono anche di decorare le torte.
- Sono esausta! – disse Kaori, buttandosi sul divano. Sayuri la imitò.
- Devi ammettere però che preparare una torta non è che sia così faticoso….
- Certo, ma tu sei una cuoca provetta, dunque la tua opinione al riguardo è irrilevante.
Rimasero per un po’ sedute sul divano a guardare la televisione, poi Sayuri decise di tornare a casa. Oltre a cenare, avrebbe dovuto impacchettare il regalo di L, e il suo talento nell’incartare regali era equivalente a quello di Kaori nel preparare creme.
Non appena entrò, sentì Chika chiamarla dalla cucina.
- è arrivato un pacco, è per te e per tuo padre – disse la giovane domestica, porgendo una busta a Sayuri, e prendendo la torta dalle mani della ragazza, per metterla in frigo.
- Chi lo manda? – domandò la ragazza, prendendo il pacco.
- Tua madre. Sicuramente vuole farsi perdonare per non essere qui per Natale.
Sayuri sorrise. Tipico di sua madre. Poggiò la busta sul tavolo, e la aprì. Dentro c’erano due pacchetti, e una lettera, che Sayuri lesse subito.
 
“Ciao!
Purtroppo le riprese mi impegnano tantissimo, e non riuscirò a trascorrere il Natale con voi… ma non preoccupatevi! Vi ho spedito qualcosa che sicuramente vi farà sentire meno la mia mancanza… spero almeno di averci azzeccato! In ogni caso, me lo farete certamente sapere per Capodanno….
 
Un bacio,
Mamma – Misa”
 
La carta da lettere era adornata da tanti cuoricini rossi, e l’inchiostro profumava di ciliegia.
È incorreggibile, pensò Sayuri, incapace di trattenere un sorriso.
Prese il suo pacchetto, che era piuttosto pesante, e lo aprì. Dentro vi era un bel libro dalla copertina nera, con in primo piano l’immagine di due mani che reggevano una mela. Sayuri cominciò a sfogliarlo. Naturalmente, c’era una dedica.
“Era il mio libro preferito, da ragazza. Spero che piaccia anche a te!”
Il resto della prima pagina era decorato da cuoricini. Chissà che libro doveva essere. Riuscire a far leggere sua madre non era un’impresa da niente.
Dopo aver cenato, Sayuri salì in camera, e si sedette sul letto. I suoi occhi andarono dal libro, che aveva poggiato accanto a sé, all’armadio, dove giaceva, ancora non incartato, il regalo per L.
Se leggo un po’ prima di mettermi ad incartare quel regalo non succede niente, giusto? Solo un paio di pagine….
Cominciò a leggere. Quando staccò gli occhi dal libro, era quasi mezzanotte.
- Oh no! – esclamò Sayuri, alzandosi improvvisamente. Quel libro era decisamente coinvolgente. Tirò fuori carta da regalo e nastri vari più in fretta che poté, sperando che suo padre non fosse ancora tornato, o che fosse già a letto.
Prese il regalo dall’armadio. Sicuramente non sarebbe stato un bene se suo padre l’avesse beccata ad incartare un oggetto di quel tipo, dato che non avrebbe mai potuto giustificarsi dicendo che era per una delle sue amiche. No, decisamente, le sue amiche non avrebbero mai apprezzato un regalo di quel genere.
Stese mezzo rotolo di carta sul letto, e ci poggiò sopra il regalo.
Forse ho esagerato, pensò, cercando di riavvolgere parte della carta.
Dopo un minuto di prove, riuscì a trovare la misura giusta. Prese le forbici e tagliò la carta, sperando di non combinare disastri. Non era mai stata brava con le forbici.
Finalmente, dopo un quarto d’ora di peripezie e qualche aggiustatina alla carta il pacco era pronto. Aveva cercato di sistemare il nastro in modo tale da coprire i pezzi di scotch che aveva usato per tenere insieme il tutto, e il risultato non era poi così orrendo.
Quello che importa, alla fine, è ciò che c’è dentro, pensò, riponendo carta, forbici e pacchetto nell’armadio.
 
*
 
Il mattino dopo si svegliò col sorriso sulle labbra. Natale non era una festa tipica giapponese, e le scuole erano comunque aperte, ma l’idea di dare – e ricevere – regali era qualcosa che Sayuri adorava. Inoltre, non vedeva l’ora di vedere la faccia di L mentre apriva il regalo, e mentre mangiava la torta.
Come arrivò a scuola, vide Kaori che la aspettava con un pacchetto tra le mani. Sayuri sorrise, e tirò fuori il suo pacchetto dalla borsa.
- Buon Natale! – esclamò Kaori, porgendole il suo pacchetto. Sayuri lo aprì. Era un cd musicale che stava cercando da molto tempo, ma che non aveva mai trovato.
- Grazie! – esclamò Sayuri, abbracciando l’amica. – Ora apri il tuo, però!
Kaori aprì il suo regalo, per trovare un paio di orecchini. Sayuri sapeva quanto Kaori adorasse quel genere di cose, e in effetti la reazione della ragazza fu entusiasta.
- Sono splendidi – disse la ragazza, correndo in bagno per provarli.
- Nessuna chiamata, ieri notte? – disse Kaori, non appena fu tornata dal bagno.
- No – rispose Sayuri, che a dire la verità la notte prima era così presa dal libro e dal regalo da essersi completamente scordata che fosse la vigilia di Natale.
- Peccato – rispose l’amica.
- Non importa, tanto lo vedrò comunque questo pomeriggio. E poi, non mi sembra per niente tipo da ricordarsi di certe occasioni.
Non illuderti troppo, disse la vocina, incredibilmente seria. Eviterai di essere delusa.
Sayuri la ignorò. Essere pessimista non era affatto nella sua natura.
- Buona fortuna, allora! Che cosa gli devi regalare? – domandò Kaori.
- è un segreto – disse Sayuri – Ma sono sicura che gli piacerà tantissimo.
- Lo spero per te! Sai, mi sembra un po’ un tipo difficile… naturalmente mi farai sapere tutto, vero? – disse Kaori, tornando al suo banco.
Sayuri annuì, e tirò fuori i libri. Aveva con sé anche il regalo di sua madre, ma non le sembrò saggio mettersi a leggere durante la spiegazione della professoressa.
- Non ne posso più! – disse Kaori, allo squillo dell’ultima campanella.
- Coraggio… pensa che tra qualche mese sarà tutto finito! – rispose Sayuri, che stava già pregustando la serata con L.
- Certo – disse Kaori, mentre uscivano – e poi ci sono gli esami, i test di ammissione all’università… nemmeno un attimo di respiro!
- Basta non pensarci! – rispose Sayuri, separandosi dall’amica.
Doveva fare in fretta: avrebbe mangiato qualcosa (niente di pesante, però, dopotutto c’era la torta) e poi sarebbe corsa da L.
Una volta a casa e una volta mangiato, prese il regalo per L e la torta. Sperò soltanto che la metropolitana non fosse piena di gente, sarebbe stato difficile affrontare la folla con tutta quella roba in mano. In una situazione come quella, avere come sua madre un autista personale le avrebbe fatto parecchio comodo. Prima di uscire prese qualche barretta di cioccolato dalla sua riserva personale, che sarebbe stato fondamentale per provare il regalo di L. Si portò dietro anche il libro che sua madre le aveva regalato: le mancavano pochi capitoli per finirlo, e contava di continuare a leggere una volta trovato un posto a sedere in metropolitana.
Fortunatamente, riuscì a trovare un posto, e ancora più fortunatamente riuscì ad evitare che la torta finisse spiaccicata da qualche parte.
Quando, finalmente, raggiunse la porta della camera di L si sentiva stanchissima e non vedeva l’ora di poggiare i due pacchi da qualche parte.
- Buon Natale! – esclamò la ragazza, non appena L le aprì la porta.
Il ragazzo la guardò, perplesso, e Sayuri vide il suo sguardo spostarsi dalla busta col regalo che reggeva in una mano alla torta incartata che reggeva con l’altra, soffermandosi particolarmente sulla seconda.
- Entra – disse il ragazzo, lasciandole spazio per farla entrare. Sayuri poggiò tutto il suo carico sul solito tavolino, mentre L si sedette sul divano davanti al solito computer, con cui probabilmente aveva trascorso tutta la giornata.
- Lavori anche oggi? – domandò Sayuri.
- Naturalmente – rispose L – Devo riuscire a trovare una soluzione il prima possibile, e finora non sono riuscito a concludere niente di significativo.
- Posso tranquillamente cercare i nomi sui quaderni di mio padre, non c’è nessun….
- No – la interruppe L, con decisione. – Come ti ho già detto, non è necessario che tu rischi la vita, se è possibile procedere seguendo un’altra strada.
Sayuri sospirò. Avrebbe voluto allungare una mano per accarezzargli i capelli, avrebbe voluto dirgli che, dopotutto, non avrebbe potuto essere più in pericolo di così, e che in ogni caso avrebbe rischiato la vita per lui senza batter ciglio, ma si limitò a dirgli: - Beh, se è questo che vuoi… - e a lasciarsi andare sul divano.
L era tornato immediatamente al suo lavoro, concentrandosi sullo schermo del computer proprio come se Sayuri non si fosse trovata lì.
È così preso dalla sua missione, si è anche dimenticato della torta, pensò Sayuri.
Ti sta ignorando, rispose la vocina.
Non era decisamente un pensiero rassicurante, perciò Sayuri decise di toglierselo dalla testa. Dopo un po’, però, far finta di essere da sola e guardare la televisione cominciarono ad annoiarla. Si chiese cosa frullasse per la testa di quel ragazzo, che motivazioni avesse per continuare imperterrito il suo lavoro, tanto da ignorare completamente una persona che si trovava nella stessa sua stanza.
Essere trattata come parte integrante dell’arredamento, inoltre, non corrispondeva ai suoi programmi per quel pomeriggio. Doveva assolutamente attirare l’attenzione del ragazzo su di sé, a costo anche di scollarlo da quel computer.
Forse avrebbe dovuto dargli il suo regalo in quel momento… no, per quel dono lei aveva immaginato un’atmosfera completamente diversa….
Frugò nella sua borsa, facendo più rumore possibile. In realtà, stava solo cercando ispirazione sul da farsi. Avrebbe evitato volentieri di staccare il ragazzo dal computer con le maniere forti.
Frugando, le sue mani afferrarono un cd. Era il regalo di Kaori. Finalmente, le venne in mente qualcosa di plausibile. Se non altro, tra loro non ci sarebbe stato silenzio.
- Posso mettere questo cd? – domandò Sayuri.
L quasi sobbalzò. Sayuri non pensava di avere una voce tanto squillante.
- Fai pure – rispose il ragazzo, schiacciando un tasto per aprire il lettore cd del portatile, senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo.
Sayuri mise il cd nel lettore, e mentre questo caricava, disse: - Potresti mettere l'undicesima?
Sayuri sapeva che il suo comportamento in quell'occasione sarebbe potuto essere considerato irritante, e di fatto il suo scopo era quello, ma L rimase impassibile mentre premeva alcuni tasti per accontentarla.
Come la canzone partì, a Sayuri venne in mente un modo infallibile per farsi notare….
Questo non può ignorarlo, pensò.
- Kono natsu bokutachi wa yori tsuyoku kagayaki wo masu…. *
Sayuri sapeva di non essere esattamente un usignolo, e a giudicare dall'occhiata che L le aveva lanciato, anche lui l'aveva notato.
- Lo so, cantata da me sembra più la colonna sonora di un film horror - disse la ragazza.
- Si vede che non te ne intendi - rispose L, accennando un sorriso - A dire la verità, è molto peggio.
Nelle sue parole non c'era cattiveria, e Sayuri scoppiò a ridere.
- Beh,  comunque è evidente che non sei riuscito a resistere al mio canto!
Il ragazzo fece per tornare al computer, ma Sayuri lo bloccò.
- Lo sai che non è carino ignorare chi ti sta accanto? E poi, è Natale! Quindi almeno per oggi niente lavoro, solo relax, regali e la torta!
L si convinse a lasciar perdere il computer, sia perché sapeva che Sayuri avrebbe comunque insistito fino a portarlo all'esasperazione, sia perché vi era una remota possibilità che, dopotutto, la ragazza avesse ragione.
Lui non aveva mai vissuto realmente il Natale. Stava sempre lavorando, e quel giorno, per molti di festa, per lui diventava un giorno normale. Non aveva mai fatto un regalo vero e proprio a nessuno, e ne aveva sempre ricevuti pochi.
Quel giorno, invece, c'erano alcuni particolari che erano diversi. Prima di tutto, si trovava accanto ad una persona a cui voleva bene e che stava cercando in tutti i modi di scollarlo dal monitor per fargli trascorrere del tempo con lei; in secondo luogo, anche lui aveva un regalo da dare.
Data la sua poca esperienza al riguardo non era sicuro che le sarebbe piaciuto. Era totalmente una frana in qualsiasi cosa riguardasse i rapporti umani, e sfortunatamente per lui fare un regalo rientrava nella categoria.
Nella sua vita non si era mai curato troppo dei sentimenti della gente, forse perché non ne aveva mai sentito il bisogno. Ma, come ormai si ritrovava sempre più volte a pensare, le avventure della sua nuova vita lo avevano portato a cambiare alcuni aspetti del suo pensiero.
Per esempio, in quel momento sperava che suo regalo avrebbe fatto sorridere Sayuri. A differenza di lui, lei sorrideva spesso, e sarebbe stato felice se, almeno per una volta, la causa del suo sorriso fosse stata lui.
Chiuse il portatile, restituendo il cd alla sua proprietaria.
- Vedo che hai deciso di darmi retta - disse allegra la ragazza, tirando fuori dalla borsa un coltello, dei fazzoletti, due cucchiaini e dei piattini di plastica. L si domandò quanto spazio ci dovesse essere in quello zainetto.
- Cominciamo dalla torta? - domandò Sayuri, sapendo perfettamente che il ragazzo non aspettava altro. Cominciò a scartarla senza attendere risposta.
L osservò le decorazioni della torta. Sicuramente era stata Sayuri a fare la torta: la grafia tipica da adolescente della scritta di glassa non poteva essere che la sua. Sperò vivamente che il gusto della ragazza per i dolci si riflettesse anche nella cucina, e che il suo talento nel fare torte non fosse lo stesso che aveva nel canto.
Osservò la ragazza tagliare due fette della torta e metterle nei piattini.
- Tieni - disse Sayuri, porgendogli uno dei piatti e un cucchiaino. - Spero che ti piaccia.
Un po' esitante, L prese un pezzetto della torta col cucchiaino, e se lo portò alla bocca.
Era una semplice torta cioccolato e panna, ma L sentiva che c'era qualcosa di più.
Ora che ci pensava, Watari non gli aveva mai, effettivamente, fatto una torta, ma si era sempre affidato alle migliori pasticcerie. Il sapore di quelle torte era indubbiamente ottimo, ma in quel momento si accorse che avevano tutte qualcosa che mancava.
Sayuri aveva fatto quella torta esclusivamente per lui, e mentre la assaporava poteva quasi vedere la ragazza che, sorridente come suo solito, spalmava la glassa sulla torta, o la decorava con la panna, sperando che il suo impegno fosse apprezzato.
Inutile dirlo, era probabilmente il dolce migliore che avesse mai assaggiato.
Sayuri non aveva ancora toccato la sua fetta, attendendo un commento da parte di L. Il ragazzo aveva assaggiato la torta, poi si era fermato, improvvisamente pensieroso.
La ragazza gli si avvicinò. - Tutto bene? - domandò.
L si voltò verso di lei, guardandola negli occhi. Il suo sguardo era molto intenso, e Sayuri sentì il cuore accelerare. Aveva un'espressione strana, che Sayuri non gli aveva mai visto in volto. Sembrava quasi che volesse baciarla lì, seduta stante.
Bene, pensò Sayuri, cercando di calmarsi.
Evidentemente, però, si trattava solo dell' immaginazione di Sayuri, perché L distolse velocemente lo sguardo e tornò alla sua torta, forse con troppa energia, dato che ci aveva quasi immerso il viso.
- Tutto… tutto bene? - disse la ragazza. L annuì.
- Non ti piace la torta? - continuò Sayuri.
- Al contrario, è deliziosa - rispose lui.
- Oh, davvero? - disse lei, sprizzando di felicità.
Sayuri non vedeva l'ora di dargli il suo regalo. Magari sarebbe stato felice, magari avrebbe sorriso, magari l'avrebbe ringraziata proprio nel modo che lei avrebbe desiderato….
Smettila di sognare ad occhi aperti, disse la vocina rompiscatole.
Sayuri era così impaziente di vedere la reazione del ragazzo che lo lasciò a malapena finire la torta, e L si ritrovò ben presto con un bel pacco colorato davanti a sé.
- Forza, aprilo! - disse Sayuri, fremendo per l'entusiasmo.
Il ragazzo snodò il grande fiocco che chiudeva il regalo, poi tolse la carta, lavorando sempre ed esclusivamente con pollice e indice.
- Una… una macchina per fare cioccolatini? - disse L, una volta aperto il regalo.
Un oggetto particolare, sicuramente, e indubbiamente azzeccato.
- Non ti piace? Se vuoi posso riportarlo al negozio e prendere qualcos'altro, non c'è problema….
- Grazie - la interruppe L. Cercò di accennare un sorriso: sapeva che a Sayuri questo sarebbe piaciuto.
- Meno male - disse Sayuri, sorridendo più che mai. - Ora, se vuoi, possiamo provarla! Ho anche portato del cioccolato.
L annuì, e Sayuri aprì la scatola per tirare fuori l'apparecchio.
- Bene… non dovrebbe essere difficile da usare, giusto? - disse Sayuri. - Basta collegarlo alla corrente, accenderlo, far fondere il cioccolato e versarlo negli stampi….
La ragazza collegò la macchina alla corrente, poi cominciò ad esaminarla per cercare l'interruttore. La sua attenzione si concentrò sulla grande manopola sul davanti dell'oggetto: la girò, ma non avvenne niente.
- Non puoi semplicemente guardare le istruzioni? - disse L.
- No! - esclamò la ragazza. - Tu puoi permetterti di costruire le sorprese di quegli ovetti di cioccolato senza guardare le istruzioni, dunque io posso benissimo trovare un semplice interruttore!
- è che mi sembri in difficoltà, se vuoi ti do una mano - rispose L e, senza aspettare una risposta da parte della ragazza, le si accovacciò accanto.
Bene, se la ricerca prima mi sembrava difficile ora, con lui praticamente attaccato a me, sarà impossibile! pensò Sayuri, constatando che il suo sangue stava rapidamente fluendo dal cervello alle guance.
- Oh, eccolo, è qua dietro - disse L, premendo un interruttore sul retro dell'apparecchio, a cui Sayuri non aveva nemmeno fatto caso.
- Tutto bene? - domandò L, rivolto verso Sayuri. Era ancora vicinissimo a lei, e ancora una volta Sayuri non poté fare a meno di notare quanto fossero profondi i suoi occhi.
- Sì… tutto bene…. - rispose lei, rialzandosi.
Ecco, hai fatto la solita figura della stupida, disse a sé stessa.
- Sei tutta rossa. Hai preso freddo fuori? Potresti avere la febbre – disse L.
- No, sul serio… sto benissimo – rispose Sayuri, cercando di ricomporsi e andando a prendere la barretta di cioccolato che aveva nella borsa.
- Ecco – disse, spezzando la barretta e girando la manopola dell’apparecchio (che non era un interruttore, ma serviva a regolare la temperatura) – ora dobbiamo solo lasciarla sciogliere un po’ .
Aspettarono in silenzio, anche se non ci volle molto. Non appena la cioccolata si fu sciolta, Sayuri, con cautela, la versò negli stampi per fare i cioccolatini.
- E ora, invece, dobbiamo aspettare che si solidifichi… - disse la ragazza. L, invece, si alzò.
- Ehi, dove vai? – gli domandò la ragazza, ma lui parve ignorarla. A quanto pareva, però, stava andando nella camera da letto. Sayuri lo sentì trafficare con un cassetto.
Cosa diavolo sta facendo? pensò la ragazza, allungando il collo per cercare, invano, di vedere qualcosa.
Il ragazzo tornò poco dopo, e Sayuri fu sorpresa di notare una nota di nervosismo nei suoi occhi. Sembrava preoccupato per qualcosa.
- Ora mi dici cosa sei andato a fare in camera – disse Sayuri, sicura che L non le avrebbe risposto.
- Certamente – rispose invece lui, tirando fuori qualcosa dalla tasca.
Era una piccola bustina di carta colorata, chiusa da un pezzetto di scotch e da un piccolo fiocco.
- Per te – disse L alla ragazza, che lo fissava a bocca aperta.
Ci volle qualche secondo affinché Sayuri si riprendesse dalla sorpresa e tendesse la mano a prendere la bustina.
- I-io… - disse, mentre apriva, con mani leggermente tremanti, il pacchetto.
Dentro vi era una catenina a cui era appeso un piccolo ciondolo colorato a forma di lecca lecca.
Sayuri fissò il suo regalo, alla ricerca di qualcosa da dire. L l’aveva veramente presa alla sprovvista. Si trattava solo di un piccolo oggetto, ma a Sayuri sembrò di aver ricevuto la cosa più preziosa del mondo.
Non trovando parole sufficientemente adatte all’occasione, Sayuri abbracciò L con energia. Forse con troppa energia, dato che finirono entrambi distesi dall’altra parte del divano.
- Grazie – disse, le labbra vicine all’orecchio del ragazzo.
Sarebbe rimasta abbracciata a lui per sempre…. Un po’ controvoglia, però, si rialzò, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto di L. L’espressione del ragazzo era strana, un po’ spaventata, forse. Sayuri rimase ferma qualche secondo in quella posizione.
Che cosa aspetti? Rimettiti composta, prima che gli vengano in mente cose strane.
Un po’ delusa, Sayuri seguì quel consiglio, e si sedette meglio sul divano.
La vocina, tanto per non essere meno pungente del solito, aggiustò il tiro.
O forse dovrei dire “cosa ti aspettavi?” , disse.
Sayuri quasi si pentì di quel ringraziamento così caloroso, e si alzò per andare a provare il regalo.
Entrò in bagno, e si mise davanti allo specchio. Cercò di mettersi la catenina, ma il gancio era troppo piccolo e troppo duro perché lei riuscisse ad aprirlo abbastanza e per abbastanza tempo prima di mollare la presa.
Ora mi tocca chiedere il suo aiuto. Maledetto ciondolo, pensò. La prospettiva di avere le mani di L estremamente vicine alla sua nuca era allettante, ma dopo la brutta figura di qualche minuto prima – perché lui sicuramente aveva capito che cosa lei si aspettasse, aveva un grande spirito di osservazione – forse sarebbe stato meglio evitare quel tipo di contatto.
- Potresti darmi una mano? Non riesco ad agganciarla – disse, tornando dove si trovava L.
Il ragazzo si alzò, e si diresse verso di lei. Prese in mano il ciondolo, e lo fece scivolare attorno al collo della ragazza.
Le sue mani… così vicine….
Sayuri si domandò per un secondo se, per caso, L non avesse avuto qualche strano potere magico. Quello di cui era certa, però, era che il semplice averlo così vicino stava portando la velocità dei battiti del suo cuore a livelli allarmanti, secondo il suo metro di giudizio.
Respira e, possibilmente, evita di fare la figura della stupida.
Si era persino dimenticata di portarsi i capelli davanti per lasciare la nuca libera. L li scostò con delicatezza, poi cercò di agganciare la catenina, riuscendoci al primo tentativo.
- Perché devi sempre riuscire dove io fallisco? – disse Sayuri, girandosi verso L. Il ragazzo rispose con un’alzata di spalle.
È vicino… così vicino che ti basterebbe avvicinarti ancora poco poco per poterlo baciare….
- Come… come mi sta? – domandò la ragazza.
- Bene – rispose il ragazzo, che non si era mosso nemmeno di un millimetro.
Ci gode così tanto a tenermi sulle spine in questo modo? pensò Sayuri.
Visto che è una cosa che desideri tanto, bacialo e basta! fece la ormai onnipresente vocina.
No, rispose Sayuri. Sapeva benissimo che ciò che avrebbe provato nel sentire le labbra di L sulle sue sarebbe stato ad ogni modo indescrivibile, ma sapeva che quel bacio avrebbe avuto tutto un altro sapore, se fosse stato lui a baciarla.
- Sicura che vada tutto bene? Sei sempre più rossa – disse L, portano una mano alla fronte della ragazza, per sentirne la temperatura. Sayuri lo guardò negli occhi, e li vide colmi di preoccupazione. Sapeva che non avrebbe dovuto osare guardarlo dritto negli occhi. Era un po’ come gli occhi della Medusa, ma naturalmente con effetti ben diversi. Non appena lui ritrasse la mano, Sayuri lo abbracciò. Tutti i suoi propositi di evitare, almeno per un po’, il contatto fisico, erano stati demoliti da quello sguardo.
Non l’aveva baciato, certo, ma forse per quel giorno anche il solo abbracciarlo e averlo comunque così vicino le sarebbe bastato.
- Sto benissimo – disse Sayuri, la testa poggiata sulla spalla di L, e i capelli del ragazzo che le solleticavano il naso. Era vero, non si sarebbe potuta sentire meglio.
Sciolse lentamente l’abbraccio, e tornò a sedersi sul divano.
- Sono pronti – disse Sayuri, tirando fuori i cioccolatini. L seguì il suo esempio, e si sedette anche lui. Sayuri lo guardò nuovamente negli occhi. Sembrava decisamente meno preoccupato di prima.
Mangiarono i cioccolatini in silenzio, anche se Sayuri non poté fare a meno di osservare L con attenzione: il modo in cui prendeva i cioccolatini, sempre e rigorosamente fra pollice e indice, il modo in cui se li portava alla bocca….
- Sono abbastanza buoni. A quanto pare il tuo regalo funziona – disse L, una volta finiti i cioccolatini.
- Beh, in effetti sì… sono contenta di averti regalato qualcosa di utile, anche se poi il cioccolato lo devo portare io – rispose Sayuri.
- In fondo, tutto ciò che mi hai portato mi è stato utile. Spero un giorno di riuscire a ricambiare in maniera appropriata.
Quello che L non le aveva detto era che la sua stessa presenza gli era stata in qualche modo utile, e per ragioni completamente indipendenti dal caso Kira. Fosse stato solo per l’utilità economica, l’avrebbe già lasciata andare.
- Oh, non importa. Mi basta essere tua amica. Perché noi siamo amici, vero?
- Dopo tutto quello che è successo, suppongo di sì – disse L.
- Allora non devi preoccuparti di tutto il resto. In fondo, essere amici di qualcuno significa anche questo… fare un favore a qualcuno e non chiedere niente in cambio – rispose Sayuri.
Sì, forse la loro era amicizia. In fondo, anche lui cercava, nei limiti del possibile, di renderla felice.
Il cellulare di Sayuri squillò. La ragazza vide chi la stava chiamando.
È papà. Che cosa vorrà?
- Pronto? – disse la ragazza, rispondendo.
- Sayuri… potresti dire a Chika di preparare un posto in più a cena stasera? Sto per tornare a casa.
- Stai per tornare? – fece Sayuri, stupita. – Beh… sì, glielo dirò.
- Mi aspetto che ci sia anche tu. È da molto che non passiamo del tempo assieme.
- Certo. Ci sarò.
- A dopo, allora – disse Light, prima di chiudere.
- Devo scappare, mi dispiace. Stasera mio padre torna a cena a casa, e devo prendergli qualcosa per Natale… devo fare in modo che tutto sia perfettamente normale – disse Sayuri, raccogliendo le sue cose.
- Stai attenta – le fece L.
- Sei davvero un tesoro a preoccuparti per me, ma davvero, ormai so cavarmela da sola – rispose Sayuri, correndo verso la porta. – E grazie per il regalo! – continuò, mandandogli un bacio con la mano, prima di chiudere dietro di sé la porta della stanza.
“Sei davvero un tesoro”? E quel bacio con la mano? Se volevi fare la figura della cretina, beh, ci sei proprio riuscita!
Beh, non era una delle conseguenze dell’innamorarsi di una persona, il comportarsi da perfetti idioti?
Il problema è che niente di ciò che sto facendo sta avendo l’effetto desiderato, pensò Sayuri.
E se fosse perché, semplicemente, non gli piaci?
Era un’ipotesi che Sayuri si era sempre rifiutata di considerare, ma che effettivamente era plausibile.
E se, semplicemente, non fossi alla sua altezza?
Sayuri aveva sempre avuto una stima di sé abbastanza alta, ma sapeva perfettamente quali fossero i suoi limiti.
L era un ragazzo bellissimo, ma soprattutto la sua intelligenza era fuori dal comune. Sayuri si era sempre reputata una ragazza intelligente, ma davanti a lui non poteva che sembrare una stupida, nonostante lui continuasse a dirle che non era così. Qualsiasi cosa lei dicesse, o era sbagliata o comunque era banale. Cos’avrebbe dovuto fare per colpire quel ragazzo? Avrebbe per caso dovuto sfoggiare tutte le sue abilità oratorie lanciandosi in intricate discussioni filosofiche o scientifiche? Beh, sicuramente questo l’avrebbe stupito, magari anche in maniera positiva.
Il punto era che semplicemente lei non ci sarebbe mai riuscita, era uno dei suoi famosi limiti.
Quello che era peggio, inoltre, era che lei tendeva ad esprimere il suo affetto per qualcuno in maniera fisica, ed L forse non ci era abituato, o magari addirittura non gradiva.
Forse è meglio se lo lascio perdere per un paio di giorni. Ha tutta l’aria di riuscire a cavarsela benissimo, e in questi ultimi giorni gli sono stata fin troppo  attaccata.
Sospirò, mentre entrava in un negozio per prendere qualcosa per suo padre. Una bella penna sarebbe andata benissimo, e lui sarebbe stato soddisfatto.
Quando tornò a casa, per sua grande fortuna, c’era solo Chika ad attenderla.
- Papà ha chiamato – disse Sayuri entrando in cucina – Ha detto che stasera torna a cena a casa.
Aveva il fiatone: per evitare brutte sorprese da parte di suo padre si era fatta una corsa fino a casa.
- Vedo che ti ha avvertita da poco… eri col tuo principe azzurro?
Definire L principe azzurro non era decisamente un paragone appropriato. Lui era decisamente più bello del classico principe azzurro.
- Diciamo – rispose Sayuri – E, naturalmente, è meglio che papà non lo scopra. Sai com’è, potrebbe diventare geloso.
- Oh, non ti preoccupare. Ormai sei cresciuta, immagino che capirà – disse Chika.
Si trattasse solo di capire che sono cresciuta… pensò Sayuri.
- Va bene, ma visto che ancora non c’è niente di certo, forse è meglio evitare di farglielo sapere, per ora. Acqua in bocca, dunque!
- Va bene, se è questo che vuoi… che dici, apparecchio in sala?
- Sì – rispose Sayuri – Immagino che papà lo gradirebbe. Mangi con noi? Sai, è triste stare da soli per Natale.
- Oh, no. Sono molto stanca, preferisco andare a letto presto.
Sayuri pensò, improvvisamente, ad una cosa: si era dimenticata di comprare un regalo a Chika, con tutto l’entusiasmo che aveva messo nel pensare ad un regalo per L.
Che stupida. E pensare che sto per fare un regalo a mio padre, un uomo che non esiterebbe due secondi ad uccidermi solo perché sto intralciando i suoi piani.
Suo padre arrivò poco dopo.
- Ciao, Sayuri - disse nel vederla.
- Ciao, papà. Buon Natale - rispose la ragazza, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
- Chika, è pronta la cena? - domandò Light alla giovane cameriera.
- Quasi, signor Yagami… intanto potreste cominciare a sedervi, ho già apparecchiato.
Sayuri seguì suo padre in sala da pranzo. Il tavolo era piuttosto lungo, e Sayuri sperò che Chika avesse apparecchiato ai due capi della tavola, in modo tale da porre una considerevole distanza fra lei e suo padre. Non fu accontentata: Chika aveva posto i due piatti ai lati della tavola, esattamente uno di fronte all'altro.
Sayuri non fu molto contenta di ciò, e la sua espressione lo confermò, tanto che suo padre le chiese se ci fosse qualcosa che non andava.
- No… niente - rispose Sayuri.
Sicuramente non farai fortuna come giocatrice di poker, disse la vocina, che non mancava di essere sarcastica anche in una situazione come quella.
Chika arrivò con la prima pietanza, e dopo essere stati serviti, Light e Sayuri mangiarono in silenzio.
- Hai un'espressione strana… è come se volessi dirmi qualcosa - disse Light ad un tratto.
- No… non c'è niente che ti devo dire - rispose la figlia.
- Sicura? Se c'è qualcuno che ti dà fastidio, se hai qualche problema puoi dirmelo… del resto, sono tuo padre.
- Ma no… cosa ti fa pensare che abbia problemi del genere….
Sayuri non capiva dove suo padre volesse andare a parare.
- Sai, se hai bisogno di un po' di protezione in più, posso mandarti qualcuno….
- Oh, papà! Non ho bisogno della scorta!
- Sei la mia unica figlia, è normale che sia un po' protettivo….
Certamente, per poi potermi uccidere alla prima occasione, pensò Sayuri.
Tra di loro cadde il silenzio, rotto solamente dal rumore delle posate.
- O, forse, stai cercando di nascondermi qualcosa….
Sayuri alzò lo sguardo dal piatto, e incontrò quello di suo padre. Era uno sguardo penetrante, un po' come se, solo grazie a quello, avesse potuto scoprire ogni suo singolo segreto….
- Carino, il tuo ciondolo. Chi te l'ha regalato? - continuò Light, senza dare alla figlia tempo di rispondergli.
- Oh, è stata Kaori. Il suo regalo di Natale.
- Molto… peculiare, devo dire. Non pensavo che a Kaori piacessero cose del genere. È un regalo che non mi aspetterei da una persona come lei.
- Credo che tu ti stia sbagliando su di lei….
- Capisco. Del resto, sei tu la sua migliore amica, suppongo che la conosca meglio di me.
In realtà, sembrava che lui continuasse a non crederle, e lei certamente non si stava comportando in maniera naturale… ma perché suo padre non le aveva ancora fatto niente? O meglio, perché, forse involontariamente, la teneva sulle spine in quel modo? Tra lui ed L ormai non sapeva più chi scegliere.
Finirono di mangiare in silenzio, ma Sayuri continuava a sentirsi addosso lo sguardo di suo padre, e anche la torta che Chika aveva preparato perse la sua dolcezza.
- Ti ho comprato un regalo - disse Sayuri prendendo il pacchetto e porgendolo al padre.
Light lo aprì. - È una bella penna - disse - mi sarà molto utile.
Il tono in cui Light pronunciò quest'ultima frase fece rabbrividire Sayuri.
La userà per scrivere sul Death Note. A questo non avevo pensato.
- Ho anch'io un regalo per te - disse l'uomo., tirando fuori una scatolina, chiusa da un fiocco di seta. Il marchio sulla scatola era quello di una delle più grandi gioiellerie di Tokyo.
Sayuri prese la scatola, sciolse il fiocco e la aprì. Dentro vi erano un paio di orecchini. Non le erano nuovi: li aveva infatti visti mentre faceva shopping con sua madre, anche se per qualche motivo non li aveva presi subito; eppure erano degli splendidi cerchi che sicuramente le avrebbero donato e che avrebbe indossato molto volentieri. Ora, però, regalati da suo padre, acquistavano tutto un altro valore.
- Grazie, sono bellissimi - disse, pur sapendo che non avrebbe mai avuto il coraggio di indossarli.
Dopo un po' decise di salire in camera, con la scusa di essere stanca e che sarebbe dovuta andare a scuola l'indomani; si stese sul letto e continuò a leggere il suo libro. Si addormentò piuttosto tardi, e fu sollevata di non dover (o, meglio, non voler) andare da L il giorno dopo. Finita la scuola, sarebbe tornata subito a casa, e poi sarebbero iniziate le vacanze di Capodanno. Aveva riposto gli orecchini nel cassetto del comodino, decisa a non tirarli più fuori da lì.
 
*
 
Il giorno dopo fu per Sayuri estenuante. Dal momento in cui sarebbe tornata a casa subito dopo, decise di non risparmiarsi: del resto, l'esame finale incombeva, e nonostante lei non amasse particolarmente lo studio non era una cosa che poteva tralasciare.
Tornò a casa con un leggero mal di testa, che sapeva sarebbe scomparso dopo qualche ora di sonno.
Ma, naturalmente, tutti i suoi piani andarono in fumo quando le squillò il cellulare. Non si trattava del solito cellulare, a cui avrebbe potuto chiamare Kaori per organizzare un'uscita a cui Sayuri avrebbe potuto tranquillamente non partecipare; si trattava del cellulare che usava solo per comunicare con L.
- Pronto? - disse, rispondendo.
- Sei sola?
- Sì. Perché?
- Ce la faresti a venire qui? Ho bisogno di te, ora.
Sayuri sospirò. In quello stato non gli sarebbe mai stata utile, ma ci avrebbe provato comunque.
- Va bene, arrivo. Porto anche qualcosa da mettere sotto i denti, ok?
- Mi fido del tuo gusto, ormai dovresti averlo capito.
- Perfetto… a dopo allora!
Sayuri chiuse il telefono. Un po' controvoglia si rimise le scarpe, poi prese dalla credenza un vasetto di quella crema alla nocciola tanto buona che aveva ordinato dall'Italia, e riuscì a rimediare un pacco di pane da tramezzini.
- Chika, oggi sono fuori a mangiare - disse alla cameriera.
- Dovresti smetterla di mangiare quelle cose, ti faranno male - le rispose Chika. A volte le diceva cose che avrebbe dovuto dirle sua madre; sicuramente l'avere praticamente la responsabilità di un'intera casa l'aveva resa più matura.
Non appena arrivò da L, si lasciò cadere di peso sul divano.
- Cosa volevi dirmi? – domandò al ragazzo, che si sedette accanto a lei, come sempre davanti al computer.
- Non sono riuscito a forzare il sito. Credo proprio che dovrai cercare quei nomi sui Death Note di tuo padre, nonostante tutti i rischi che ciò comporterà.
Sayuri sospirò. – Non potevi semplicemente parlarmene per telefono? Avrei concluso tutto in meno di dieci minuti. Oggi ho avuto una giornata tremenda.
- Avresti dovuto dirmelo. Sai, ho sempre pensato che, in questi casi, parlare faccia a faccia fosse l’opzione migliore. Si corrono meno rischi di essere intercettati.
- Hai ragione. In fondo, stiamo lavorando per una causa superiore, giusto?
L annuì.
- Piuttosto… ho portato un po’ di carburante per i nostri cervelli. Sicuramente ti piacerà – disse Sayuri, tirando fuori il vasetto e il pane.
- Mi spieghi cosa stai facendo davanti a quel computer? Mi hai appena detto di non essere riuscito a far nulla per quel sito – disse Sayuri, mentre spalmava la crema sul pane.
- Ricerca – rispose L.
Sayuri fece spallucce, poi gli porse una fetta di pane.
- Sono sicura che ti piacerà – disse Sayuri. L annuì, lo sguardo sempre rivolto allo schermo del computer. Il ragazzo prese la fetta, e cominciò a mangiare. Sayuri lo imitò.
- Buono, non trovi? – disse Sayuri, ancora con la bocca piena. L annuì nuovamente.
Sayuri mise una mano sulla spalla del ragazzo, e gli disse: - Guarda che puoi rispondermi….
L si voltò verso di lei, e la scrutò con uno dei suoi soliti sguardi penetranti.
- Sembri stanca – disse.
- Come? – fece Sayuri.
- Si vede dal tuo sguardo. È inutile che cerchi di sembrare riposata. Forse è meglio se torni a casa e vai a dormire.
- Oh, no, non fa niente… è ancora presto, posso restare qui, per ora… poi, come tornerò a casa, controllerò i nomi sui Death Note, va bene?
- Come vuoi… - rispose L.
Sayuri prese il telecomando, e accese le televisione. – Sai se c’è qualcosa di interessante da guardare?
- Non accendo la televisione dall’ultima volta che l’hai accesa tu, credo.
- Allora vuol dire che mi cercherò da sola qualcosa da guardare.
Rimasero qualche minuto in silenzio.
- Senti – disse Sayuri, mentre faceva zapping – Non te l’ho mai chiesto, ma perché ti siedi sempre in quel modo?
- Perché così riesco a migliorare le mie capacità di ragionamento del 40%.
- Oh, beh, allora penso proprio che dovrò imitarti, almeno la smetterò di fare sempre la figura della stupida – rispose la ragazza, togliendosi le scarpe e portandosi le ginocchia al petto.
- Tu non sei stupida – disse L. Sembrava molto serio al riguardo.
- No, certo. Ma al confronto con te… quando sono con te, tutto quello che dico sembra o stupido, o banale. Cosa dovrei fare? Non dirmi che, per discutere bene con te, devo prendermi una laurea!
- No – rispose L – Non devi fare assolutamente nulla. Mi piaci così.
Sayuri impiegò qualche secondo a realizzare ciò che il ragazzo aveva detto.
- Grazie… - rispose.
“Mi piaci così”….
- Ehi, quel film non potrebbe piacerti? – disse L alla ragazza che, sovrappensiero, continuava a cambiare canale.
Sullo schermo c’erano un ragazzo e una ragazza che, in un’aula di scienze, erano intenti ad osservare qualcosa con un microscopio.
- Oh, è la scena della cipolla! – esclamò Sayuri dopo qualche secondo. L le lanciò uno sguardo interrogativo.
Sayuri si lanciò con entusiasmo nella spiegazione, era raro che L non sapesse qualcosa.
- Beh, il film è tratto dal libro che sto leggendo adesso… e in questa scena i due protagonisti osservano delle cellule di cipolla e dicono in che fase della mitosi si trovano… sarebbe interessante vederlo, da noi non hanno mai fatto di queste cose….
- Non sapevo fossi interessata nelle scienze – rispose L.
- Oh, non è tanto per quello… credo di essere abbastanza ignorante al riguardo! No, credo sia perché è comunque una cosa interessante….
- Comunque, visto che il libro ti sta piacendo, puoi continuare a guardare il film…. - rispose L.
- Certo… sempre se a te non da fastidio! - disse Sayuri, rannicchiandosi ancora di più. L scosse la testa e tornò a fissare lo schermo.
Sayuri si domandò cosa L stesse facendo con quel computer, e fu tentata di sbirciare, ma la trattenne la paura di essere considerata una ficcanaso, per non parlare del fatto che L l'avrebbe allontanata, e dal momento che si trovavano spalla a spalla, un contatto del genere era cosa rara.
Sayuri si concentrò sul film, sentendosi stranamente rilassata. Quello era il primo momento tranquillo della giornata, e la stanchezza delle ore precedenti stava cominciando a pesare su di lei.
E se chiudessi gli occhi? Solo per un attimo… pensò la ragazza. Non ci sarebbe stato nulla di male, si sarebbe solo riposata un attimo….
Senza quasi accorgersene, chiuse gli occhi e inclinò la testa su un lato, trovando subito un comodo appoggio… per qualche secondo le voci del film riempirono le sue orecchie, poi la ragazza sprofondò nel sonno….
 
*
 
Incorreggibile, pensò L, guardando la ragazza. Si era addormentata sulla sua spalla.
L accennò un sorriso. Era immerso nel silenzio, a parte per il ronzio del computer e per il respiro calmo e regolare della ragazza. Sapeva che la cosa più logica da fare sarebbe stata svegliare la ragazza e dirle di tornare a casa, ma non voleva disturbarla e, cosa assai strana, non gli dispiaceva averla lì con lui, anche addormentata.
Per non svegliarla in quel momento stava usando il mouse con la mano sinistra, cosa assai scomoda.
L si chiese se per caso non avesse superato il punto di non ritorno, per quanto riguardava i sentimenti che provava per la ragazza.
Se fosse stato così, e quasi sicuramente lo era, ciò avrebbe significato un maggior pericolo per Sayuri, dato che suo padre non avrebbe esitato ad usarla per avvicinarlo, e se la vita della ragazza fosse stata in pericolo, lui non avrebbe esitato ad intervenire.
Doveva poi chiedersi se la ragazza ricambiasse i suoi sentimenti. Se così fosse stato, probabilmente sarebbe stata raggiante di gioia, ma allo stesso tempo sarebbe stata più riluttante ad abbandonarlo, mettendo a rischio la sua incolumità.
Come se anche adesso fosse disposta ad abbandonarti, realizzò.
Anche lui sarebbe stato felice di stare con lei. Se fosse riuscito a sconfiggere Kira, avrebbero avuto una vita intera davanti a loro. Forse quello sarebbe potuto essere un altro motivo per combattere.
Ma se questo non fosse successo? Se non avesse sconfitto Kira, o se fosse morto nel tentativo?
La scusa del metterla in pericolo non era valida, riconobbe; lei era già in pericolo in quel momento, e lui avrebbe fatto di tutto per tenerla lontana dallo scontro finale. Forse, in quel momento, la cosa migliore da fare era dirle tutto, per quanto strano potesse essere.
Tornò ad osservare lo schermo. Stava cercando informazioni generali, ma si stava concentrando particolarmente su Light Yagami. Proprio come si era aspettato, si era laureato in legge col massimo dei voti, poi aveva intrapreso la stessa carriera del padre, ma raggiungendo vette decisamente più alte: in poco più di cinque anni, grazie alla sua dedizione al lavoro (ma anche grazie ad un certo quaderno nero, pensò L) era diventato capo della polizia giapponese.
Era senza dubbio una carica influente, che gli aveva permesso di acquistare molto potere. Sulla destra della pagina che stava visitando spiccava una foto recente di Light Yagami, ed L riconobbe subito il volto affilato e il sorriso apparentemente innocente che aveva da ragazzo.
Non è cambiato di una virgola, pensò.
 
*
 
Sayuri si svegliò, infastidita da qualcosa che le solleticava il naso. Aprì gli occhi, e vide davanti a sé una ciocca di capelli neri che sicuramente non le appartenevano. Cercò di ricordare cosa avesse fatto la sera prima: si ricordava perfettamente di L e del film, ma le mancava il pezzo fondamentale in cui lei tornava a casa e si metteva a letto.
Questo poteva significare solo una cosa….
Sayuri scostò i capelli per osservare meglio la scena. A giudicare dal dolore al collo, realizzò di aver poggiato la testa per troppo tempo su una superficie non troppo morbida.
- Ben svegliata - disse una voce molto vicina a lei.
Oh no….
- Cacchio - disse, la voce ancora impastata dal sonno.
In quella posizione, vedeva la scena un po' sottosopra, ma allo stesso tempo aveva paura di rimettere la testa in posizione normale: temeva di scoprire dove esattamente avesse dormito.
- Avanti, alzati. Non preoccuparti, sei ancora in tempo per la scuola - continuò la voce.
Massaggiandosi il collo, si sedette in posizione normale.
Sayuri si guardò intorno, trovandosi praticamente faccia a faccia con L.
Istintivamente, balzò in piedi e, nel tentativo di allontanarsi il più velocemente possibile da quel divano, inciampò sulla gamba del tavolino e cadde in avanti, sbattendo un ginocchio per terra.
L si alzò prontamente per andare in suo soccorso.
- Tutto bene? - disse, esaminandole il ginocchio.
- Nulla di rotto. Puoi smetterla di preoccuparti - rispose Sayuri, ancora scioccata.
- Ho… ho… ho dormito… - continuò la ragazza.
- Sì - rispose L. - Sulla mia spalla.
- Oh, no… ahi! - esclamò la ragazza, scattando in piedi e venendo interrotta dal dolore al ginocchio. - Non avresti potuto svegliarmi, o mettermi sul letto?
Sembrava veramente arrabbiata.
- Sembravi così tranquilla… non ho voluto svegliarti - rispose L.
Sayuri sospirò, e si fiondò in bagno. Naturalmente i suoi capelli facevano schifo, per fortuna in borsa aveva sempre una spazzola per i casi d'emergenza.
Anche quella volta non aveva potuto fare a meno di passare per una cretina, e non si sarebbe meravigliata se L l'avesse chiamata "Bella Addormentata"… sempre che la ritenesse bella.
Si mise a posto l'elastico della coda, e si guardò allo specchio. Naturalmente, dato che le sfortune non vengono da sole, aveva il lato sinistro della guancia tutto rosso, avendolo tenuto per troppo tempo sulla spalla di L, ed era assolutamente impresentabile. Cercò di mascherare tutto col trucco, poi scappò fuori dal bagno.
Sarebbe dovuta arrivare in orario a scuola a tutti i costi: non che le importasse più di tanto, ma suo padre avrebbe saputo della sua assenza, e lei non si sarebbe potuta permettere nulla che l'avrebbe fatto insospettire.
- Io corro a scuola… grazie per avermi tenuta qui stanotte! - disse Sayuri, prendendo la borsa e fiondandosi verso la porta.
La ragazza corse verso la stazione della metropolitana.
È già tardi… speriamo di farcela.
Prese al volo il primo treno disponibile, e trovò un posto a sedere accanto al finestrino.
Pensò a tutto quello che era successo la sera prima, al modo in cui si era lasciata andare tanto da addormentarsi sulla spalla di un ragazzo. Lei non si era mai preoccupata di gesti del genere in precedenza, ma in quel caso la questione era diversa: prima di tutto, si trattava del ragazzo che amava, e secondo, nonostante lui avesse detto di no, era sicura di averlo infastidito per tutta la notte.
Proprio per questo, il suo comportamento si rivelava a tratti contradditorio, e non si sarebbe sorpresa se, per una volta, L fosse confuso: da una parte voleva stare con lui, dall'altra aveva sempre paura di esagerare.
Forse, se tu gli comunicassi i tuoi sentimenti, riusciresti a fargli capire cosa ti passa per la testa, e risolveresti il tuo problema, disse la vocina.
Aveva ragione, in fondo: se avesse ricevuto un rifiuto, avrebbe saputo esattamente come comportarsi, mentre se la sua risposta fosse stata affermativa….
Il volto di Sayuri s'illuminò con un sorriso al pensiero, e la sua mente si riempì di pensieri positivi.
Lui mi vuole bene, credo, anche se a modo suo. Ho ottime possibilità di successo!
Non pensò troppo alla possibilità di essere respinta… lei era fatta così: cercava sempre di pensare che tutte le situazioni si potevano risolvere positivamente.
Gli dirò tutto… alla prima occasione possibile!
Aveva più di una giornata per pensare a quello che avrebbe detto, dal momento in cui contava di rivedere L solo l'indomani sera. In quel momento si sentiva leggera come un palloncino, e fu in quello stato che entrò a scuola.
- Sayuri? - fece Kaori, non appena la vide.
- Sì? - rispose la ragazza.
- Dov'eri ieri notte? Chika ha chiamato a casa, e tu non eri ancora tornata… ed era molto tardi. Cos'hai combinato?
- Oh, lascia perdere. È una storia lunga.
- E non credi che io debba essere la prima a conoscerla? Sono la tua migliore amica….
- Va bene. Per farla breve, sono andata da Ryuzaki per guardare un film assieme, mi sono addormentata e lui non ha voluto svegliarmi - rispose Sayuri.
Ci volle qualche minuto perché Kaori smettesse di ridere.
- Non ci posso credere! Ti sei addormentata nel bel mezzo di un appuntamento!
- Beh, insomma, ero stanchissima… e poi, non trovi che sia stato carino da parte sua lasciarmi lì a dormire accanto a lui?
- Oh, certo. Vabbè che il tuo è un tipo strano, ma di solito queste cose ai ragazzi non piacciono! - disse Kaori, tornando al suo posto.
La giornata trascorse tranquillamente; Sayuri però si rese conto della pressione che gli insegnanti stavano esercitando su di loro: Aprile si stava avvicinando, e con esso gli esami di ammissione all'università; e mentre molti suoi compagni avevano già le idee chiare sul loro futuro, Sayuri non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto. In quel periodo stava cercando di impegnarsi un po' di più: forse applicandosi sulle varie materie avrebbe scoperto cosa le piacesse di più.
Finì le lezioni solo alle otto di sera, e non vedeva l'ora di tornare a casa e farsi una bella doccia.
Come la sera precedente, i suoi piani furono demoliti da uno squillo dal solito cellulare. Lo tirò fuori dalla borsa, e vide che c'era un messaggio non letto.
Incontriamoci al campo da tennis del centro sportivo della Todai.
Sicuramente L aveva un motivo ben preciso per incontrarla in quel luogo, e Sayuri era curiosa di sapere cosa volesse.
E poi, avrai la tua occasione per dirgli cosa provi….
Sayuri si sentì improvvisamente invadere dal panico. Aveva promesso a sé stessa che gli avrebbe detto tutto il prima possibile, e non aveva intenzione di ritirare la sua promessa, ma non si era preparata niente da dire, e aveva una paura matta di fare scena muta.
Cercò di pensare a qualcosa mentre si trovava sulla metropolitana, ma il suo cuore batteva troppo forte, e le impediva di ragionare al meglio.
C’erano un sacco di cose che gli avrebbe voluto dire… quanto fossero profondi i suoi occhi, e come la faceva sentire ogni volta che posava lo sguardo su di lei… quanto fosse dolce il suo sorriso, seppur raro e appena accennato… il fatto che stare con lui fosse la cosa che desiderava di più al mondo….
Il viaggio però durò troppo poco per permetterle di formulare un discorso sensato. Entrò in un bagno per controllare di avere un aspetto presentabile, si sistemò trucco e capelli. Presentarsi ad un’occasione del genere in uniforme scolastica non sarebbe stata certo la cosa migliore, ma non aveva assolutamente tempo per tornare a casa e cambiarsi. Si lisciò un po’ la gonna, poi uscì dalla stazione e corse verso il campo da tennis, che si trovava proprio davanti all’uscita.
Fece un respiro profondo.
Calma… stai calma. Andrà tutto bene.
Tanto per renderle le cose più difficili, il cancello che portava al campo era chiuso, e per entrare si sarebbe dovuta arrampicare sul muretto di recinzione.
- Ehi! – urlò – Sei già lì?
- Ci sono – rispose L.
Sayuri cercò di arrampicarsi.
Ora mi riempirò tutta di polvere….
Il vero problema, tuttavia, sopraggiunse una volta che fu arrivata in cima.
Ora, se scendendo dovessi cadere, non solo ci farei una meschina figura, ma mi farei anche decisamente male….
L si trovava poco più in là, probabilmente immerso in qualche pensiero dei suoi.
- Potresti darmi una mano, per favore?
Il ragazzo accorse prontamente, e le porse una mano. Sayuri rise.
- Pensi che la tua mano sia in grado di sorreggermi?
- Se dovessi cadere, io sarei comunque qui – rispose il ragazzo.
- Hai ragione – rispose Sayuri, prendendo la mano del ragazzo. Stava tremando, e non era soltanto per l’altezza da cui sarebbe dovuta saltare.
Concluse la discesa senza troppi problemi, ma sapeva che la parte più difficile di quella serata non sarebbe stata quella. Lasciò andare con riluttanza la mano di L.
- Perché mi hai invitata a venire qui? – domandò.
- Perché… perché e un luogo importante per la storia di cui siamo protagonisti.
- Importante? E in che senso?
- In questo luogo ho sfidato tuo padre per la prima volta.
- Come? Sai giocare a tennis? E chi ha vinto?
L annuì. – Ha vinto lui, quella volta. Così come ha vinto quando ho cercato di lottare contro di lui e contro il suo quaderno.
Sayuri gli si avvicinò. – Ma ora siamo qui, giusto? Lo sconfiggeremo, vero?
L annuì. – Siamo in due, stavolta. E se il destino… se tu mi hai permesso di tornare in questo mondo, è perché devo prendermi la mia rivincita. E chissà… magari potremmo organizzare un’altra partita, sempre qui….
Sayuri annuì. Da quel momento, sarebbe toccato a lei parlare. Era arrivato il momento.
- L… devo parlarti di una cosa importante.
- Dimmi – rispose il ragazzo.
Sayuri fece un respiro profondo. – Ecco… non so nemmeno da dove cominciare, a dire il vero. Non mi sembra nemmeno possibile, forse… non ho mai conosciuto nessuno come te, tutti i miei amici sono così diversi, se ti conoscessero sono sicura che non crederebbero alle mie parole… non so nemmeno come spiegarlo… siamo così diversi, ma è più forte di me… il modo in cui mi sento quando tu sei accanto a me… so di essere al sicuro, eppure mi sembra quasi che la terra sotto di me scompaia… e sono felice, sai? Molto felice… e mi basta solo un tuo sguardo, un tuo sorriso, una tua parola per farmi sentire così… basta soltanto che un tuo dito mi sfiori, ed ecco che il cuore comincia a battermi tanto da farmi male… non riesco ad evitarlo, non posso controllare il mio cuore… a volte tutto ciò mi fa comportare da stupida, so che te ne sei accorto, e anche adesso non so perché ti stia dicendo tutte queste cose… ma c’è una cosa che so. L, lo so che tutto questo ti sembrerà strano, lo so che non condividerai mai, e che il mio sogno è destinato ad essere cancellato in questo momento, ma io….
Sayuri si bloccò improvvisamente.
Che fai? Non bloccarti, non adesso, non ora che stai per dirgli quelle parole….
L, che fino al secondo prima era rimasto a qualche metro da lei, fermo a guardarla, si stava avvicinando.
Uno, due, tre passi, è sempre più vicino….
- … io….
Era così vicino che avrebbe potuto toccare il suo viso senza nemmeno tendere tutto il braccio….
- … ti….
Era così vicino che l’unica cosa che riusciva a vedere davanti a sé erano i suoi occhi….
- … amo….
Accadde tutto in un attimo. Sayuri non riuscì nemmeno ad accorgersene, quando sentì le labbra di L sulle sue.
La stava baciando. Era solo un bacio, solo un piccolo bacio, ma si sentiva quasi come se stesse per svenire. Quando il ragazzo si separò da lei, sembrò quasi che, invece di pochi secondi, fosse passata un’eternità. Lui continuava a guardarla negli occhi… ora sapeva che effetto questo avesse su di lei.
Sayuri sorrise. Si sentiva la ragazza più felice del mondo. Incurante di tutto, abbracciò L, stringendolo più forte che poteva. Sentiva le braccia del ragazzo sulla sua schiena, e in quel momento seppe che anche lui era lì per proteggerla, che tra le sue braccia era forse l’unico luogo in cui si sentiva realmente al sicuro… non voleva separarsi da lui. Ora che sapeva che lui era suo, non avrebbe mai voluto sciogliere quell’abbraccio.
Mentre sorrideva, sentiva gli occhi bagnarsi di lacrime. Era davvero così felice?
- Va tutto bene? – disse L, accarezzandole una guancia con un dito.
Sayuri annuì. – Credo di non essere mai stata così felice.
L le sorrise. Era il solito sorriso appena accennato, quello che Sayuri adorava. – Sono contento che sia così.
- Credo… credo che ora però debba andare. Chika si starà preoccupando, non mi vede da ieri – disse Sayuri. Lei non voleva andarsene. Sarebbe voluta restare con lui in quel campo, anche per tutta la notte….
- Ti accompagno a casa – disse L, improvvisamente.
- Grazie – rispose Sayuri. Stava sorridendo come se i muscoli del suo volto fossero stati incapaci di muoversi. Non appena saltò giù dal muretto, scoprì di vedere il mondo con occhi diversi; o meglio, in quel momento riusciva soltanto a vedere lui, L, che le camminava accanto, le loro mai che ad ogni movimento si sfioravano, i loro sguardi che si incontravano….
Rimasero in silenzio fino alla stazione della metropolitana: semplicemente, non avevano bisogno di parlare.
Sayuri ruppe il silenzio solo una volta che ebbero trovato un posto sul treno.
- Sai, credo che tutta questa storia di tornare a casa in orario ricordi un po’ Cenerentola… tu saresti il principe, ti andrebbe bene?
- Suppongo che non sia il ruolo più adatto per me. Non sono vestito in modo adeguato – rispose L.
- Hai ragione, forse – disse Sayuri, posandogli una mano sul ginocchio – ma per me, credo che tu sia ancora migliore!
L la guardò. Era lo specchio della felicità, con quello splendido sorriso a trentadue denti. Non avrebbe mai creduto che un solo gesto e così piccolo potesse bastare per rendere così felice una persona. Non sapeva ancora esattamente cosa l’avesse spinto a farlo, ma sapeva che se lei era felice, automaticamente lo sarebbe stato anche lui. E, soprattutto, sapeva che se lei non avesse parlato, sarebbe stato lui ad iniziare un discorso simile. Poteva ciò che provava per lei definirsi amore?
Scesero dal treno; il viaggio non era durato molto.
- Forse è meglio se vado verso casa da sola… papà potrebbe essere dentro a spiare dalla finestra in attesa del mio ritorno – disse Sayuri.
- Hai ragione – rispose L – Per una volta, non ci avevo pensato. Allora… ci vediamo domani….
Aveva pronunciato quell’ultima frase abbassando leggermente la voce.
- Ehi… hai paura che mi padre abbia un super udito e riesca a sentirti anche fino a qui? Prima di andare via, aspetta un attimo….
L la fissò con aria interrogativa.
- Beh, sei stato tu a baciarmi… non credo che sia una cosa equa!
Si avvicinò a lui e lo baciò, alzandosi sulla punta dei piedi.
- Così va meglio… ora vado, a domani!
Sayuri corse fuori dalla stazione.
Mi ha baciata, l’ho baciato.
Era così euforica che non riusciva a smettere di correre. Addio preoccupazioni, addio tristezza: in quel momento c’era posto solo per la felicità.
Quando tornò a casa, trovò Chika ad attenderla. Sicuramente la stava aspettando per farle la ramanzina, come biasimarla?
- Sono tornata! – disse, dopo aver aperto la porta.
- Oh, sei tu Sayuri… beh, era ora che tornassi a casa!
- Hai ragione… ho avuto delle cose da fare, tutto qui….
Chika sorrise.
- E visto che sei così felice, immagino che non ti sia successo nulla di brutto, giusto?
Sayuri scosse la testa. – Domani ti racconto tutto… ora però preferirei andare a letto, sono molto stanca….
Salì velocemente, e si preparò per dormire. Mentre si infilava il pigiama, si sentiva come in uno stato di trance… semplicemente, non poteva ancora credere che tutti gli avvenimenti di quella sera fossero reali… eppure, mentre era sdraiata sul letto, continuava a rivivere quei momenti… quel bacio… forse solo in quel momento si rese conto che tutto ciò era accaduto veramente, e sorridendo si addormentò.

* Traduzione: "Brilleremo di più quest'estate soltanto vivendo appieno il presente" . La canzone è "Glitter" di Ayumi Hamasaki.


Ok... dopo questo ritardo incredibile nella pubblicazione non so cosa dirvi... scusatemiii ç__ç in questi ultimi mesi purtroppo l'università non è stata clemente con me ç__ç spero comunque che questo capitolo vi piaccia *prepara ombrello per i pomodori*
Naturalmente un grazie a tutti coloro che seguono e che ogni tanto lasciano qualche commento, siete fantastici =)
   
 
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