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Autore: Monella94    07/05/2010    1 recensioni
Il Mondo Che Non Esiste, era quella la mia ultima meta: in essa avevo riposto tutte le mie speranze di rincontrare un giorno le persone a me care, e di riuscire finalmente a tornare a casa con loro... Era forse un desiderio troppo egoista? Per loro avevo girato mondi e dimensioni parallele, avevo affrontato nemici terribili e avevo superato me stesso … ma tutto ciò non era stato un peso per me. Era però giunto il momento di smettere, di fermarsi, di non essere più lo straniero di turno.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!
Probabilmente leggendo questa ficcy penserete "piuttosto banale trattare di questa scena". Avete pure ragione, ma non ho potuto resistere: dovevo assolutamente scrivere una one-shot su questa parte che penso sia la più bella e significativa dei due giochi! Insomma...da qui si capisce il profondo legame affettivo tra i tre protagonisti, e poi, dai...ammettiamolo...Sora è molto puccio in questa scena *-*
Diciamo che mi scoccia molto fare scene d'inciuci tra Sora e Kairi, perchè lei non mi sta per niente simpatica...ma mi tocca ammettere che loro due stanno davvero bene assieme, e quindi mi arrendo all'evidenza T.T
Spero vi piaccia e...BUONA LETTURA!! :D
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Il Mondo Che Non Esiste, era quella la mia ultima meta: in essa avevo riposto tutte le mie speranze di rincontrare un giorno le persone a me care, e di riuscire finalmente a tornare a casa con loro.

Era forse un desiderio troppo egoista?

 Per loro avevo girato mondi e dimensioni parallele, avevo affrontato nemici terribili e avevo superato me stesso … ma tutto ciò non era stato un peso per me. Era però giunto il momento di smettere, di fermarsi, di non essere più lo straniero di turno.

Erano questi i miei pensieri poco prima di sentire la sua voce.

“Sora!”

Mi sembrò di aver avuto un’allucinazione, ma poi mi girai: lei era là. Era cresciuta, ma l’avrei potuta riconoscere tra mille, con quei suoi bellissimi capelli rossi … era così vicina che potevo quasi sentirle quel buon profumo di fiori che aveva sempre addosso. Era passato solo un anno, ma l’avevo lasciata bambina e l’avevo ritrovata adulta: il suo stretto vestito rosa metteva ben in evidenza i segni della sua crescita. I suoi occhi, che pur mantenevano quello suo tipico sguardo dolce e innocente, ora avevano anche un’aria sicura e determinata.

“Kairi!”

Rimasi ancora un momento a contemplarla, e solo un suo avviso mi fece notare l’Heartless che stava per attaccarmi alle spalle.

In quel momento, l’unica cosa che mi importava era di rivederla: senza perdere tempo, raccolsi tutte le mie forze per sconfiggere nel minor tempo possibile tutti i nemici che mi circondavano. Le gambe si muovevano da sole: dovevo correre da lei, dovevo proteggerla da ogni pericolo, ma soprattutto dovevo parlarle, chiederle di lei, sentirla pronunciare parole dalla sue candide labbra.

Salii le scale. Ormai ero di fronte a lei, ma non riuscivo ad aprir bocca. Avevo così tante cose da dirle che non sapevo che parte iniziare: volevo raccontarle i miei viaggi e le mie avventure, ma volevo anche sapere come se la fosse cavata sull’isola in mia assenza.

Alla fine fu lei a rompere il silenzio.

“Tu e Riku non siete più tornati a casa, così sono venuta a cercarvi”

Non sembrava arrabbiata mentre pronunciava queste parole, ma nonostante ciò mi rattristai ricordandomi della promessa fattale che non ero riuscito a rispettare.

“Mi dispia-“

Non feci in tempo a terminare la frase che sentii un calore contro il mio corpo, un piccolo corpicino stringersi a me. Kairi aveva abbandonato ogni incertezza e si era lasciata andare tra le mie braccia: le sue mani mi stringevano dolcemente ma anche fermamente ai fianchi, e la sua testa era appoggiata alla mia spalla, nascondendo il viso in una cascata di capelli.

“Questo è reale”

Avrei voluto risponderle,  ma in quel momento non servivano parole. Ricambiai l’abbraccio, cercando di stringerla il più vicino a me senza farle male. Senza che nemmeno me ne accorgessi, le mie braccia stavano stringendo le sue spalle,e la mia testa era appoggiata alla sua: un naturale istinto protettivo e pure un po’ egoistico, come se avessi paura che qualcun altro all’infuori di me potesse avere la fortuna di ricevere un suo abbraccio.

Il momento venne interrotto dall’Heartless di Xehanort, che stava per andarsene aprendosi un varco nel regno dell’oscurità. Certo, egli mi aveva dato filo da torcere per molto tempo, e molte volte aveva cercato di uccidermi. Per un motivo inspiegabile però, aveva anche salvato Kairi, e non potevo non tenerne conto.

A malavoglia scostai lentamente Kairi da me, pur sempre mantenendo le mie mani sulle sue piccole e ossute spalle.

“Aspetta, Ansem! O meglio, Heartless di Xehanort … non avrei mai pensato di rivederti ancora. Il solo pensare a tutto quello che hai fatto mi fa davvero arrabbiare. Ma … ma hai salvato Kairi, giusto? Devo esserti grato per questo … grazie”

Mentre si allontanava, sentii che Kairi si scostò da me correndo verso di lui, e lo prese per mano per fermarlo.

“Riku, non andare!”

Per un momento mi prese il panico: Riku? Come poteva essere possibile? Che avessi sentito male?

Cercai risposte nella mia amica.

“K-Kairi, cos’hai appena detto?”

Lei si girò lentamente, la sua presa sempre stretta al braccio di Xehanort.

“Riku”

La sicurezza con cui aveva affermato questa verità servì solo ad agitarmi ancora di più. Se davvero era Riku, come aveva fatto  a ridursi così? Perché non aveva cercato il mio aiuto quando ne aveva più bisogno?

Be’, certo, questo semplicemente perché era Riku, quello che non chiede mai aiuto a nessuno, che pensa sempre di poter fare tutto senza il supporto degli altri, il MIO supporto. Mi ha sempre dato fastidio questo suo aspetto, perché mi sono sempre sentito privato del mio “compito” da migliore amico quale sono.

La voce di Kairi mi distrasse ancora una volta dai miei pensieri.

“Sora, vieni qui. Digli tu qualcosa”

Presi coraggio e, passo dopo passo, mi avvicinai a colui che da quando avevo iniziato la mia avventura era sempre stato mio nemico. Mi fermai di fronte a lui: non troppo vicino in modo da poter scappare ma nemmeno troppo lontano per evitare di lasciare Kairi da sola nelle sue grinfie. Lei però mi prese la mano, e l’appoggiò su quella di Xehanort, sorridendo come per farmi capire che non c’era pericolo.

“Ecco. Così capirai: chiudi gli occhi”

Feci come mi disse, e finalmente capii: davanti ai miei occhi non c’era più quell’estraneo di cui ero sfiducioso, ma c’era Riku. Sentii il mio cuore aumentare il battito nel petto, la gola stringersi in un nodo. Il mio amico era lì, di fronte a me. Lo avevo cercato dappertutto, e ora ce lo avevo davanti agli occhi.

Non potrei descrivere a parole le emozioni che provai in quel momento: ero arrabbiato, arrabbiato perché come al solito aveva fatto tutto di testa sua, senza nemmeno pensare ai suoi amici preoccupati per lui; ero anche teso, poiché, dopo essere stati addirittura nemici, ci eravamo congedati senza nemmeno avere il tempo di parlare di quello che ci era successo. Ma soprattutto ero felice, e questo sentimento sopraffece tutti gli altri, e non riuscii a trattenere le lacrime che si erano già formate copiose nei miei occhi.

Caddi ai suoi piedi, in ginocchio, senza però mollare la presa sulla sua mano, timoroso che, per non immischiarmi nei suoi problemi, mi lasciasse un’altra volta senza dirmi nulla.

Il mio sogno si era avverato, eravamo di nuovo tutti e tre assieme, come ai vecchi tempi, anche se ancora non mi sembrava vero.

 

“E’ Riku. Riku è qui”

  
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