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Autore: kia84    26/08/2005    2 recensioni
Si asciugò gli occhi gonfi e rossi quasi con rabbia, come se volesse cancellare il dolore degli ultimi due giorni. Guardò con angoscia il telefono sapendo che era arrivato il momento di fare quelle telefonate che ormai rimandava da cinque anni. leggete e ogni dubbio sarà risolto, spero vi piaccia
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soho
Si asciugò gli occhi gonfi e rossi quasi con rabbia, come se volesse cancellare il dolore degli ultimi due giorni. Guardò con angoscia il telefono sapendo che era arrivato il momento di fare quelle telefonate che ormai rimandava da cinque anni. Imponendosi di non piangere, digitò il primo numero della sua agenda sotto la lettera J. Un’ora dopo finì le telefonate facendo un sospiri di sollievo per aver parlato solo con le loro segreterie telefoniche o con persone sconosciute. Guardò la foto sul comodino che li ritraeva al quarto anno di liceo, la sera prima della partenza di Andie per Firenze. Quella sera Andie li aveva riappacificati tutti…sarebbe rimasta delusa se solo avesse saputo che avevano perso tutti i contatti dopo il secondo anno di college. Forse nessuno sarebbe venuto, forse avrebbe portato da sola i fiori sulla sua tomba. La ragazza pianse di nuovo raggomitolandosi nel letto.
Parigi
La ragazza rincasò buttando la borsa per terra. Era stanca e stressata, il lavoro le portava via molto tempo anche se, doveva ammetterlo, la sua vita privata le dava buone notizie. Sprofondò sul divano decisa a riposarsi almeno per un’ora, finché André non sarebbe tornato dall’ufficio. A quel nome alzò la mano sinistra per guardare, per l’ennesima volta, l’anello di fidanzamento che le aveva messo al dito solo un mese prima. Era bello e vistoso, ma stonava con lei. Ogni volta che lo guardava sentiva quasi un vuoto dentro di sé, come se non fosse giusto ma lei ormai gli aveva dato la sua parola. Si accorse che la spia rossa della segreteria lampeggiava e, senza tanta voglia, iniziò ad ascoltare i messaggi finché non arrivò a quello che la turbò parecchio. Dopo averlo sentito una seconda volta, lasciò un messaggio ad André e partì frettolosamente per l’aeroporto.
Los Angeles
Finalmente un’altra giornata era finita come pure il film che ormai giravano da mesi. Mentre ringraziava tutta la troupe per il lavoro svolto, pensò che non ne poteva più delle pretese di Todd. Finalmente lo aveva elevato al livello di secondo regista, ma alcune volte si dimenticava di averlo fatto e continuava a dare ordini come se fosse ancora un tirocinante che doveva portare il caffè. Prima o poi lo avrebbe avvertito di non voler girare più con lui, si ripromise per l’ennesima volta sapendo che non lo avrebbe mai fatto in mancanza di coraggio verso il proprio mentore. La segretaria lo fermò prima che uscisse dal set per consegnargli i messaggi ricevuti nell’arco della giornata. Leggendo il primo si mise ad esultare: gli avevano concesso i finanziamenti per il suo nuovo progetto e i produttori avevano accettato la sceneggiatura del telefilm. Finalmente avrebbe potuto raccontare le storie di un gruppo di amici a Capeside, i suoi amici. Questo lo fece rannuvolare ricordandosi di aver perso i contatti da oltre cinque anni. Sfogliando i messaggi, ne lesse uno che non avrebbe mai pensato potesse succedere e corse al parcheggio per prendere la sua jeep.
Capeside
Dopo aver salutato tutti, si rifugiò nel suo minuscolo ufficio dove teneva la contabilità del locale e, ricordandosi vecchi insegnamenti, inserì nuovi dati e fatture con la diligenza di un professionista. Anni fa non si sarebbe mai immaginato di finire così, adesso si sentiva orgoglioso di quello che aveva ma la mancanza di qualcosa d’importante c’era sempre. La percepiva ogni volta che nel suo locale entravano coppiette innamorate o nei momenti meno opportuni quando cercava di fare il galante con qualche donna, ma cercava di accontentarsi sapendo che per lui tutto ciò era irraggiungibile. Alzando lo sguardo dal registro, guardò due foto che non vedeva da molto tempo. Erano li da quando aveva aperto il locale ma le aveva evitate quasi subito, accorgendosi che il passato era ormai passato insieme alla fine di amicizie adolescenziali e alcune persino d’infanzia. Sospirando, aprì l’ultimo cassetto e tirò fuori una foto scattata durante un’estate in barca con la sua True Love sospirando. Soprapensiero e senza smettere di guardare la foto, azionò distrattamente la segreteria. Un minuto dopo sbatteva la porta del locale e partiva a gran velocità.
Provvidence
Sbadigliò, finalmente aveva finito di correggere l’ultimo compito in classe ed era sfinito. Controllò l’orologio da polso: erano appena le 11 ma il letto era troppo invitante e lui troppo cedevole alla tentazione dopo una lunga giornata di lavoro con dei liceali. Riordinò i compiti e li rimise nella borsa a tracolla immaginando i lamenti che l’indomani alcuni studenti avrebbero fatto alla vista dei voti bassi. In mezzo alla scrivania trovò la domanda di trasferimento per la Capeside High School compilata ancora a metà. Era lì da quasi tre mesi, da quando gli era preso l’impulso di trovare i vecchi amici di un tempo e affrontare le malignità di quella cittadina sempre un po’ stretta…ma soprattutto di rivedere la sua anima gemella. Improvvisamente, la porta si aprì e comparve una giovane donna elegantemente vestita col viso preoccupato e triste. Gli raccontò del messaggio lasciato sulla segreteria e, in men che non si dica, si misero in viaggio.
Soho
La giovane donna iniziò a mangiarsi le unghie dal nervoso. Entro quindici ore quel calvario sarebbe finito ma sapeva che c’era il pericolo di morte. I medici non volevano dare certezze mantenendosi come sempre sul vago, ma entrambe sapevano che quell’operazione andava fatta. Sentì piangere in cucina e si diresse subito dall’anziana signora che non smetteva un attimo di pregare ed era sempre più pallida e fragile. L’abbracciò cercando di confortarla ma si mise a piangere pure lei. Fu grata al campanello che si mise a suonare interrompendo quel doloroso momento, si staccò asciugandosi le lacrime per ricomporsi e andò ad aprire un po’ frastornata.
Jen: Dawson! (esclama sorpresa)
Dawson: Non può essere vero!
Jen; Oggi si deciderà la sorte.
Dawson: Non sei per niente divertente!
Jen: Lo so. Non credevo che saresti venuto…
Dawson: Questo è il mio posto…siamo stati stupidi ad allontanarci per cinque anni. C’è qualcosa che posso fare per te?
Jen: Abbracciami e dimmi che andrà tutto bene.
Dawson: (l’abbraccia) Andrà tutto bene, deve essere così.
Stazione di Soho
Joey: Oh accidenti! Ci mancava solo il cellulare scarico! Taxi!
Indietreggiò girando di colpo e andò a sbattere contro un torace muscoloso che riuscì a recuperarla appena in tempo prima che finisse a terra.
Joey: Stai attento dove cammini, potevo farmi male razza di troglodita!
Pacey: Se ti portassi una borsa meno ingombrante e non guardassi il cellulare per almeno cinque secondi, avresti evitato…Potter!
Joey: (alza lo sguardo sorpresa e felice) Witter…sei proprio tu! (si abbracciano a lungo sentendosi finalmente a casa e in pace con se stessi, come se quei cinque anni non esistessero)
Pacey: Che bello rivederti…sei splendida. Mi sei mancata.
Joey: Anche tu…vedo che non porti più il pizzetto.
Pacey: Da quando qualcuno me lo ha tagliato cinque anni fa per ritrovare il vecchio e vero Pacey Witter, ne ho fatto a meno.
Joey: Sai come stanno…
Pacey: Gli altri? No, ho perso i contatti dopo aver rinfrescato la vecchia amicizia con Dawson…ironia della sorte siamo tornati più amici di prima finché non è ripartito per Los Angeles con la promessa che sarebbe tornato presto, non lo vedo da quell’estate. Tu lo hai…
Joey: Visto? No, l’ultima cosa che ho fatto per voi è stata lasciarvi quelle lettere con la speranza che ritornaste amici…dopo mi sono trasferita a Parigi e sono diventata praticamente un’estranea.
Pacey: Come tutti.
Joey: E’ brutto rincontrarsi dopo anni proprio durante un momento così doloroso. Sembra quasi una punizione. Chissà se verranno anche gli altri.
Pacey: Spero di si, se lo merita.
Joey: Pace ho paura. (lui l’abbraccia notando l’anello al dito dell’amica ma prima che potesse dire qualcosa il taxi arrivò)
Ospedale di Soho
Dawson era andato a prendere due caffè al bar e, prima di tornare in sala d’aspetto, si fermò al suono di due voci familiari ma estremamente agitate che stavano chiedendo informazioni ad un’infermiera alquanto scocciata e svogliata.
Dawson: Jack! Andie!
Jack: E’ vero?
Dawson: Si.
Andie: Quanto è grave il tumore?
Dawson: Anche se non è all’ultimo stadio, abbastanza da risultare estremamente pericoloso per una persona che ha da poco subito un’altra operazione.
Andie: Ho letto di casi del genere…ho sentito che il dottor Lancaster è uno specialista in questo settore.
Jack: Dov’è?
Dawson: E’ appena entrata in sala operatoria. Seguitemi.
Passò mezzora e nessuno voleva parlare finché piombò davanti a loro una bionda molto sexy che si fermò per riprendere fiato.
Dawson: Audrey sei venuta!
Audrey: Non puoi nemmeno immaginare che casino ho combinato per venire! Ciao a tutti! Ho dovuto mollare la tournè di Bruce Sprinsting sotto gli strilli del mio manager…forse mi faranno causa ma chi se ne frega. Ho quasi corrotto un impiegato all’aeroporto per farmi salire sul primo volo senza prenotazione e dopo ho fatto l’autostop, in questa città sembra che i taxi non esistano più! Dawson per fortuna che mi hai chiamato prima che iniziasse il concerto…comunque Carol vuole conoscerti. Come sta?
Andie: E’ ancora sotto i ferri.
Audrey: Tu devi essere Andie la sorella di Jack giusto? Io sono Audrey, spero di non sbagliare…se non ha cambiato sponda in cinque anni.
Andie: Chi Jack? Oh no, è un gay sempre più convinto di esserlo…e pure sciupa uomini. Piacere. (le stringe la mano)
Audrey: Jack sei incavolato con me?
Jack: No…solo preoccupato.
Audrey: Lo siamo tutti. Vieni ad abbracciarmi orso, non ci vediamo da cinque lunghissimi anni. (si abbracciano e l’atmosfera si riscalda)
Un colpo di tosse richiamò l’attenzione collettiva.
Pacey: Scusate se interrompiamo questo interludio amoroso.
Joey: Ciao.
Un momento d’imbarazzo li bloccò tutti e Dawson ebbe la fastidiosa sensazione di essere tornato indietro nel tempo, davanti la porta di casa sua mentre osservava i suoi due migliori amici confessargli la loro storia segreta. Ebbe una strana sensazione guardandoli di nuovo insieme e, mentre riaffioravano vecchi sentimenti, sperò fosse solo suggestione. Ci pensò Audrey a smorzare l’atmosfera saltando al collo dell’amica.
Audrey: Coniglietto! Che bello rivederti! Anche se ricordo che sei stata un infame a lasciarmi sola a Boston così all’improvviso. Non dirmi che è per colpa di questo troglodita! (abbracciò Pacey)
Joey: Oh no, ci siamo solo incontrati in stazione.
Pacey: Già, si è gentilmente offerta di condividere un taxi dopo che mi ha quasi messo ko con quella sottospecie di borsa…aveva paura che la citassi in giudizio per danni.
Joey: Già Witter, quando si tratta di te tutto è possibile.
Andie: Pacey! Joey! (li abbraccia)
Pacey: Mcphee! Irrequieta come al solito! Dispensi ancora consigli al prossimo?
Andie: Si, ai bambini come te. Ho appena finito la specializzazione in pediatria…ma ho saputo che almeno fino a cinque anni fa aveva preso le mie veci Jen. Dov’è finito quel gruppo tanto unito di Capeside che mi ha insegnato molte cose e mi ha fatto crescere?
Dawson: E’ cresciuto…
Andie: Scappando dal passato?
Joey: Andie ognuno di noi ha preso strade diverse.
Andie: Ma ciò non vuol dire dimenticarsi degli amici di una vita o evitandoli non facendoti più vivo con loro…o ripetersi per orgoglio che il primo passo lo devono fare gli altri, questo Jen lo ha fatto. Ha voluto mettervi al corrente dopo cinque anni di silenzio visto che rischiate di non vederla più.
Jack: Ti prego Andie…mi sento in colpa per non aver saputo niente e non esserle stato vicino come meritava.
Pacey: Non sei l’unico, ognuno di noi ha la sua colpa e so che nessuno si perdonerà questi cinque anni. Dov’è finita Jen? Perché non torna?
Dawson: Tornerà tra poco…è andata a fare una visita medica. Non si aspettava che saremmo venuti tutti.
Jack: Questo è il nostro posto anche se lo abbiamo dimenticato per troppo tempo. La nonna non può lasciarci proprio adesso…è il pilastro della nostra adolescenza, deve restare con noi e soprattutto con Jen come ai vecchi tempi…non deve rimanere sola. (abbraccia Andie in lacrime)
Audrey: Oh mio dio! (tutti sobbalzano al suo urlo) chi è lui? Un parente stretto dei Rockefeller o dei Trump?
Joey: Ti ricordo che starnazzare come una gallina in un ospedale è fuori luogo…comunque di chi stai parlando?
Audrey: (le prende la mano sinistra per guardare meglio l’anello) dell’uomo misterioso che vuole metterti il cappio al collo regalandoti questo stratosferico rubino. L’ho detto e lo ripeto: sei un’infame! Ok che non ci sentiamo da quattro anni ma una telefonata alla tua migliore amica potevi farla per avvisarla che ti sei fidanzata!
Dawson/Jack: Cosa?!
Andie: E’ un anello pregiato…sarà costato parecchio.
Joey: Hey calmi! Primo, è solo da un mese che me lo ha chiesto; secondo, è di famiglia benestante; terzo…accontentatevi dei primi due punti!
Dawson: Allora ti sposi?
Joey: Non è fissato ancora niente…è quasi un’idea campata in aria…non ne parliamo più da quando me lo ha chiesto.
Jack: Quando un uomo ti chiede di sposarlo e ti regala un anello…specialmente uno come quello…di solito non prende la cosa alla leggera.
Dawson: Da quanto lo conosci?
Joey: Ci conosciamo da tre anni ma è da un anno e mezzo che conviviamo…e non fare quella faccia sospettosa e possessiva da fratello maggiore! (Dawson sembra quasi restarci male)
Pacey: Lo ami? ( i due si scambiano uno sguardo pieno di ricordi e cala un silenzio imbarazzante sul gruppo)
Arriva il dottore con espressione stanca e un po’ abbattuta e interrompe la conversazione, salvando in extremis Joey ma confondendola sempre di più.
Dottore: L’operazione è finita. (arriva Jen, chiudendosi la giacca nera, e si ferma nervosamente ad ascoltare il dottore sperando in un miracolo)
Jen: Oh mio dio! Non mi dica che…
Jack: La nonna è…
Dottore: La signora Grams è sana e salva. L’operazione è stata più difficile del previsto ma sua nonna è forte e ha resistito fino alla fine.
Jen fa un sospiro di sollievo e, con le lacrime agli occhi, abbraccia Jack il quale si accorge turbato di alcuni cambiamenti.
Dottore: Adesso sta dormendo, la potrete vedere domani mattina. Scusate. (se ne va)
Andie: Che bello! C’è l’ha fatta!
Jack: Sei incinta?
Audrey: Come? Ma…cosa nascondi sotto quella giacca? Sapendo che non ti sei ingoiata un melone intero…sei incinta!
Dawson: Audrey non esagerare come al solito!
Jen: Non preoccuparti Dawson, è ora di dirlo. Si…di otto mesi. È per questo che non ero del tutto presente qui con voi…ho appena fatto una visita dal ginecologo. La nonna era preoccupata per me e il bambino, se l’operazione fosse andata male e voi non sareste tornati…non voleva lasciarmi sola senza aiuto, questa era la sua preoccupazione costante…i rapporti con i miei genitori sono peggiorati da quando hanno saputo del bambino, ho soltanto la nonna.
Joey: Chi è il padre?
Jen: Non lo conoscete, si chiama Stuart è un pittore. Ci siamo conosciuti due anni fa nella galleria d’arte dove lavoro.
Jack: Dov’è in questo momento? Perché non è qui con te?
Jen: Mi ha lasciata quando ha scoperto del bambino, poi non si è fatto più vivo. Lo so quello che state pensando perché la nonna me lo ha ripetuto tante volte, ma sono felice di questo bambino che cresce dentro di me e non m’interessa più nulla di Stuart. Quindi l’unica soluzione è di evitare il discorso del padre del mio bambino quando la nonna si sveglierà e starle il più vicino possibile. Vi consiglio di andare a casa mia a riposarvi (porge loro le chiavi) verrete domani a salutare la nonna. (va a sedersi completamente stanca da quella giornata)
Jack: Io rimango con Jen, non voglio lasciarla sola e poi abbiamo molte cose da dirci. Noi ci vediamo domani mattina.
Dawson: Ok, confortala anche per noi. A domani. (gli amici lo salutano ed escono)
Il gruppo decise che era troppo presto per andarsi a riposare e andò di comune accordo in un locale con l’intenzione di festeggiare la salute dell’anziana signora. Audrey trascinò Andie a ballare mentre il solito triangolo sceglieva un tavolo e ordinava da bere. Tra i tre ragazzi calò un imbarazzante silenzio. L’ultima volta che erano rimasti da soli Dawson e Pacey si erano messi a litigare per soldi mettendo in ballo anche il vecchio tradimento, che Dawson non avrebbe mai scordato, mentre Joey cercava di riappacificarli invano.
Joey: Bene…siamo di nuovo insieme.
Dawson: Si…noi tre come ai vecchi tempi.
Pacey: L’eterno triangolo che sta per diventare un quadrato.
Joey: Divertente! Dawson cosa ci racconti?
Dawson: Stamattina mi hanno dato l’ok per un nuovo progetto…ricordate l’ultimo film che abbiamo girato a Capeside? La storia è quella ma voglio farne un telefilm, due ore sono poche per raccontare sei anni della vita di un gruppo di una piccola cittadina. Inizierà da quando tutto è cambiato per tre amici d’infanzia.
Joey: L’arrivo di Jen…complimenti Dawson, sono felice di sapere che il tuo sogno si è realizzato. Tu Pacey?
Pacey: Da circa un anno e mezzo ho aperto un ristorante a Capeside. Sono il nuovo chef, gestore e capo del famoso Icehouse…naturalmente adesso è cambiato e si chiama Witter’s Dream.
Joey: Pacey grazie…non immagini quanto sia felice di sapere che hai riaperto quel posto! (lo abbraccia felice)
Dawson: Adesso sappiamo dove fare le rimpatriate gratis!
Pacey: Calma Leery! Ti ricordo che devo campare anch’io. Tu Joey? Cosa fai di bello a Parigi oltre ad accettare proposte di matrimonio?
Joey: Lavoro da quasi un anno in una casa editrice e mi hanno appena promossa. Non potete nemmeno immaginare certa robaccia che scrive la gente…figuratevi che mi è persino calata la vista per leggere cose a volte inutili e senza senso
Dawson: Così anche tu hai realizzato il tuo sogno. Vivi a Parigi…anche se non scrivi.
Il cellulare di Joey squilla interrompendoli e la ragazza con un’alzata di spalle risponde controvoglia.
Joey: Pronto André.
Pacey: Ladies and gentlemen, ecco a voi il quadrato che fa il suo ingresso! (Dawson scoppia a ridere battendogli una mano sulla spalla mentre i due amici si scambiano un fugace sguardo enigmatico)
Joey: Cosa? Si…no…si André sono felice ma…non possiamo parlarne al mio ritorno? No André non…André non ti sento più…c’è interferenza…
Di scatto chiude bruscamente la linea spegnendo il cellulare sotto lo sguardo esterrefatto degli amici. Chiama la cameriera e ordina qualcosa di forte che poi bevve tutto d’un sorso chiedendone un secondo e un terzo bicchiere che trangugiò come se fosse acqua. Dawson non sapeva che fare alla vista dell’amica ubriaca mentre Pacey, preoccupato, cercava di farla smettere e farla tornare in se.
Pacey: Dawson la porto fuori per farle prendere un po’ d’aria, tu recupera Andie ed Audrey e portale a casa di Jen. Noi vi raggiungeremo appena avrà riacquistato un minimo di lucidità.
Dawson: Ok, ma Joey…
Pacey: Non preoccuparti per lei, ci penso io. Ho un metodo infallibile per farle passare la sbornia, fidati. (Dawson sconsolato va in cerca delle amiche)
Un’ora dopo, Joey stava recuperando lucidità e la consapevolezza di avere un gran mal di testa. Erano seduti su una panchina al freddo, Pacey le mise addosso il suo cappotto per calmare i brividi che la percorrevano.
Pacey: Potter, ben tornata alla realtà! Sai, avrei preferito vedere l’altra Joey piuttosto che la Joey ubriaca…quella non fa altro che bere, almeno la prima si divertiva.
Joey: Una volta mi dicesti che ero sexy come ubriaca.
Pacey: Lo sei sempre…ma nelle ultime due ore mi è mancata la vecchia Joey, come negli ultimi cinque anni ad essere onesto. Cosa ti è successo?
Joey: Il mio dilemma quotidiano…sto con un bravo ragazzo, condivido con lui la mia vita ma appena si avvicina troppo e mi sconvolge il mio precario equilibrio mentale io scappo…mi do proprio alla fuga.
Pacey: Non sei mai scappata da me, l’ho fatto io.
Joey: Non sempre…l’ultima volta l’ho fatto io adducendo come scusa il ritorno di Eddie. Da lì in poi abbiamo iniziato a prendere le distanze.
Pacey: Non rivanghiamo il passato. Sappiamo cosa siamo stati l’uno per l’altra in tutti questi anni.
Joey: Non riesco a dimenticare sentimenti passati che provo tutt’ora. Oggi mi sono riaffiorati ricordi che quasi credevo di aver dimenticato…
Pacey: Non possiamo dimenticarli, siamo cresciuti con quei sentimenti e ormai sono una parte di noi. Non voglio essere indiscreto ma sto male a vederti così, cosa voleva André…se è questo il suo nome.
Joey: Non era molto contento di sapermi a Soho da sola, era persino intenzionato a raggiungerci…
Pacey: Si fida molto questo europeo!
Joey: Comunque sono riuscita a farlo desistere finché non mi ha detto di aver scelto la data del matrimonio…figurati che ha già prenotato la chiesa e il ristorante tutto a Parigi e senza dirmi niente.
Pacey: Beh…a quanto pare ti vuole tutta per se. Lo ami?
Joey: Certo che o amo altrimenti non avrei mai acconsentito a sposarlo.
Pacey: Potter non mentirmi. I tuoi occhi mi dico che nonostante provi riconoscenza per André e gli vuoi molto bene, tu ti senti in trappola con te stessa in qualcosa più grande di te che non riesci a gestire con il tuo solito autocontrollo. Se amassi veramente André non gli avresti chiuso il cellulare in faccia con una scusa assurda e di certo non ti saresti ubriacata solo per dimenticarlo per una notte.
Joey: Da quando hai preso il posto della mia coscienza?
Pacey: Da quando hai deciso di fuggire dai tuoi problemi e dalla verità.
Joey: E sarebbe?
Pacey: Hai deciso di rinunciare all’amore vero nascondendoti per cinque anni a Parigi con André…non vuoi ammetterlo ma è così. Molto probabilmente lo hai già trovato, forse lo conosci da una vita o forse hai paura di cercarlo…ma è ovvio che lui non è quello giusto.
Joey: Non permetterti di dire una cosa del genere! Sono anni che non ci vediamo e forse sono cambiata anch’io come tutti gli altri, ho altre esigenze rispetto alla ventenne che ricordate. Tu non conosci neppure André per fare affermazioni del genere. Ho deciso di mettere su famiglia e lo farò con lui.
Pacey: Ok…scusa, spero veramente che sia quello giusto. Ti meriti di essere felice…spero che André ne sarà capace. (silenzio carico di tensione)
Joey: Portami a casa Pacey…andiamo da Jen. La serata è finita. (si alza e s’incammina, Pacey dopo aver guardato le stelle la segue evitando di parlarle, cosa che Joey gradì e accettò silenziosamente)
Ospedale di Soho
Jack: Mi dispiace di non esserti stato vicino.
Jen: Mi basta che ora tu sia qui con me il resto è acqua passata. Erano due mesi che vivevamo nel terrore che quest’operazione andasse male.
Jack: Si è risolto tutto nel migliore dei modi. La nonna adesso sta bene.
Jen: Si, ma per quanto ancora?
Jack: Jen non fasciarti la testa prima del tempo, goditi questi momenti di pace. Affronteremo il problema a tempo debito e lo faremo insieme, non ci perderemo mai più di vista te lo prometto.
Jen: Ora lo so. Jack abbiamo parlato per ore ma non mi hai ancora detto niente della tua vita sentimentale. Andie mi ha detto che frequenti diversi uomini ma non ne hai uno fisso, stai diventando un gigolò.
Jack: Andie parla troppo! Da quando tu e mia sorella vi scambiate certi gossip?
Jen: Quando ho lasciato il messaggio in segreteria lei era appena tornata a casa ma non ha fatto in tempo a prendere la chiamata. Dopo è riuscita a rintracciarmi e abbiamo un po’ approfondito certi discorsi. Non mi sarei mai immaginata che un giorno tu ed Andie andaste a vivere insieme…e nemmeno che tu hai una domanda di trasferimento per il liceo di Capeside nascosta nel cassetto ad ammuffire da parecchio tempo.
Jack: Già, ormai sono tre anni da quando ci siamo incontrati per caso a Provvidence e abbiamo deciso di convivere insieme. È cambiata parecchio da quando ha lasciato Capeside…adesso è più forte ed è intenzionata ad essere felice e godersi il meglio della vita. Prima la sua unica ragione di vita era la scuola.
Jen: Ricordo…ma non cambiare argomento! Ci ritorneremo sul discorso del trasferimento, puoi starne certo. E poi non credi sia arrivato il tempo di mettere a posto la testa e smetterla di continuare a spassartela ogni notte con un uomo diverso?
Jack: Senti, senti! Se non ricordo male sei tu la reginetta delle storie inconcludenti…prima Billy, Dawson, Cliff, Chris, il marinaio…poi Ty, fugace scambio di baci con Pacey, Hanry, Charlie, di nuovo Dawson, Cj…ho perso il conto e adesso questo Stuart. (la prende in giro contando con le dita i nomi, Jen lo spinge fingendosi offesa)
Jen: La mia vita è stata più movimentata della tua! Almeno io non mi struggevo per il mio primo vero bacio e neppure mi sarei allontanato dai miei migliori amici solo per far parte di una stupida confraternita…e se non ricordo male è stato li dove hai incontrato quel cretino di Eric che poi ti ha lasciato con un e-mail solo perché è uscito allo scoperto esercitando tutti i suoi ormoni gay.
Jack: Almeno io non sono rimasto incito. (silenzio imbarazzante)
Jen: E pensare che il padre potevi essere tu durante la gita in montagna del quarto anno di liceo. Comico, due genitori che non andranno mai più a letto insieme perché ad entrambi piacciono gli uomini…nostro figlio sarebbe rimasto sconvolto…
Jack: Ma avremmo aggiunto uno scandalo in più a Capeside (si guardano trattenendo a stento le risate con facce buffe poi scoppiano a ridere abbracciandosi). Jen mi sei mancata.
Jen: Anche tu e non immagini quanto. Forse non avrà un padre, ma avrà un padrino fantastico.
Jack: Vuoi che…Jen, ne sei sicura? Non so se merito un compito così importante, questo bambino deve avere il meglio.
Jen: E lo avrà, tu sei il meglio che possa capitargli…anzi capitarle, è una bambina l’ho scoperto oggi sei il primo a saperlo. So che l’amerai come se fosse figlia tua e so che ciò lo faranno pure gli altri…stamattina avevo molti dubbi al riguardo, ma voi avete lasciato tutto e vi siete precipitati da me come se questi cinque anni non fossero mai trascorsi. Lei ha bisogno di voi come pure io e la nonna.
Jack: Ci prenderemo cura l’uno dell’altra, nessuno di noi sarà mai più solo. La bambina crescerà tra persone che l’ameranno e io sarò onorato di farle da padrino…non credo che mi ricapiterà l’occasione di fare un figlio nei prossimi anni.
Jen: (sorride) Chissà…magari qualche altra bottiglia di liquore ti farà cambiare idea…oppure potrai chiedere a Joey di fare un figlio per fargli da padrino. Lei è la più indicata al momento.
Jack: Ho qualche dubbio…era strana e infastidita quando le abbiamo chiesto del suo fidanzato, poi Pacey è uscito con quella domanda e sembrava che a momenti Joey gli sarebbe saltata addosso obbligandolo a rimangiarsi quell’assurda domanda…
Jen: O a baciarlo per farlo stare zitto.
Jack: No, non può essere…sarei contento se succedesse qualcosa a quei due, ma è dal quarto anno del liceo che non stanno più insieme…l’aveva mollata a fine ballo.
Jen: Sei proprio sicuro che non sia successo più nulla tra di loro? Così sicuro da mettere una mano sul fuoco?
Jack: Tu sai qualcosa.
Jen: Forse, Pacey voleva parlare…ma dalla tua espressione capisco che pure tu ne sei al corrente.
Jack: Joey non è una tomba e se non ricordi male convivevo con Pacey quindi per un certo breve periodo me la sono ritrovata a casa più spesso del normale.
Jen: Come ai vecchi tempi. Sono sicura che Dawson non si è accorto di niente.
Jack: Ma Audrey si solo che ha preferito far finta di non saperlo. Tu credi che…
Jen: Non lo so, dipende tutto da Joey. Che ne dici di aiutarmi con la scelta del nome?

   
 
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