Serie TV > The Prisoner
Ricorda la storia  |      
Autore: Melanto    08/05/2010    0 recensioni
[Remake 2009] - Si era guardato intorno intimidito, alla ricerca di qualcuno, ma aveva seguitato a ruotare il capo da un lato all’altro senza trovare nessuno fino a che non aveva indugiato in direzione del bancone. E aveva trovato lui.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Breve MissingMoment suggeritomi dall’episodio 3 della prima (ed unica T_T ahimé) stagione del remake di “The Prisoner”.
Consiglio a tutti di vedere questa miniserie che, oltre ad essere brevissima (solo sei episodi **), è bellissima, ha visto il miglior Caviezel di tutti i tempi (XD) ed ha il sempre meraviglioso Ian McKellen **

Buona lettura! **/

Finding you, I’ve found my dream

“E’ bello.”
“Cosa?”
“Intendo questo. Il fatto che hai scelto me.”
“Se ricordo bene, tu scegliesti me.”

Eleven-Twelve e Nine-O-Nine. “The Prisoner” – Episode 3

 

Non essere mai stato bravo nei rapporti interpersonali non era l’unico motivo per cui aveva rinunciato a farsi una famiglia, ma di sicuro era quello che spacciava per fondamentale; almeno con chi glielo chiedeva ed erano in pochi: solo coloro che gli venivano affidati come compagni di cellula. E questi ultimi non faticavano a comprendere il suo punto di vista, soprattutto se associato al ruolo di uomo sotto copertura.
Non c’era scampo: una volta che si lavorava in incognito, non si riusciva più a vivere e a osservare il Villaggio con gli stessi occhi, ma tutto veniva filtrato attraverso la consapevolezza che altre cellule a lui ignote s’aggiravano per le strade e, magari, stavano osservando proprio lui, convinte che fosse uno dei tanti Sognatori. Ma lui non aveva mai sognato, nemmeno una volta. Però si era spesso domandato come sarebbe stato vedere un altro mondo, barlumi di strani ricordi che al mattino sarebbero divenuti nebbia fastidiosa nella mente lasciata confusa. Si era domandato cosa avrebbe potuto sognare e se, in questi sogni, lui era sempre uguale a ciò che era adesso. Sempre Nine-O-Nine oppure un altro nome, magari non composto da numeri.
Ma lui non sapeva sognare e continuava il suo rigoroso lavoro per stanare chi, invece, poteva farlo, ed ogni gesto, ogni atteggiamento fuori dal ‘normale’ poteva essere una prova da annotare e sfruttare al momento opportuno per farli venire allo scoperto. Non lasciava mai un sospetto, li controllava fino alla fine, perché così gli avevano insegnato e una volta insinuata l’ombra del dubbio, divenivano automaticamente colpevoli.
Magari, all’inizio, quando Two gli aveva affidato quello scomodo compito, l’aveva portato avanti alacremente e con scrupolo mosso da una sorta di invidia nei confronti dei Sognatori e le loro capacità di scorgere, per attimi brevi, una diversa realtà da quella idilliaca e mortalmente statica del Villaggio. Poi, le cose erano cambiate. Da quando aveva finalmente trovato qualcosa che fosse importante per lui in quel luogo e in quella vita, aveva svolto il suo lavoro di agente in incognito per preservare e proteggere quello che era il suo segreto agli occhi delle altre cellule.
Segreto che era anche il vero motivo per cui non aveva mai preso parte alla selezione matrimoniale: non era una donna che sentiva di desiderare al suo fianco e al Villaggio l’omosessualità non era apertamente accettata. Soprattutto, considerata l’identità del suo uomo.
Mentre guidava con discrezione il carro-attrezzi verso il GoInside, Nine-O-Nine ripensò a quando l’aveva avvicinato la prima volta.
Passava spesso le sue serate in quel bar, era l’unico luogo che considerasse, almeno in parte, diverso dalla candida e pudica monotonia del Villaggio. Il GoInside rappresentava il locale a luci rosse, quello più trasgressivo ed in cui, sottilmente, si esprimeva il desiderio comune della ricerca della diversità. A dire il vero, Nine-O-Nine spesso si era domandato come mai Two non avesse deciso di chiuderlo, ma si era risolto che l’avesse lasciato vivere in modo da tenere ‘buoni’ quegli abitanti che magari non sognavano, ma a loro modo bramavano fuggire da lì.
Nella fatidica sera che la sua vita era cambiata, Nine-O-Nine si era seduto al bancone per sorseggiare la solita birra e volgere pigramente, ma sempre con l’occhio vigile per cercare nuovi sospetti, lo sguardo all’intorno.
Non notarlo era stato quasi impossibile, essendo una figura di rilievo nella comunità.
Seduto al tavolino, la bottiglia che veniva rigirata lentamente tra le mani e gli occhi fissi sulla stessa. I capelli biondi spettinati, il viso imbronciato. Lo aveva sempre così: un’espressione insoddisfatta ed infelice stampata sui tratti giovanissimi e morbidi. Un’espressione che aveva trovato fin da subito simile alla propria, anche se di anni ne aveva circa venti di più.
Stranamente, nessuno sembrava fare caso alla presenza del figlio di Two e Nine-O-Nine aveva pensato che vederlo senza il padre o la vigilanza al seguito non era che un ragazzo come tutti gli altri. Così, era rimasto a fissarlo, vittima di una magnetica curiosità ed una certa deformazione professionale.
Poi, Eleven-Twelve aveva alzato il viso e Nine-O-Nine era rimasto come intrappolato in una sorta di contemplazione che del solito studiare per carpire segreti non aveva nulla.
Sotto la frangia spettinata, Eleven-Twelve aveva un taglio di occhi allungato e delicato, e labbra rosee e morbide. Si era guardato intorno intimidito, alla ricerca di qualcuno, ma aveva seguitato a ruotare il capo da un lato all’altro senza trovare nessuno fino a che non aveva indugiato in direzione del bancone. E aveva trovato lui.
Nine-O-Nine non aveva distolto le proprie iridi da quelle del ragazzo, che sapeva essere di un verdazzurro così carico e trasparente da sembrare quasi innaturale per quanto era prezioso, ed Eleven-Twelve aveva sostenuto le sue, altresì chiare ma non più innocenti, rivolgendogli uno sguardo indeciso. Poi, le labbra avevano disegnato un sorriso, il primo che Nine-O-Nine gli avesse mai visto, ed era tornato a fissare la propria bottiglia.
Chiunque, magari poco abituato ad osservare le persone, vi avrebbe potuto confondere ingenuità e timidezza in quel gesto, ma non lui, che vi aveva riconosciuto una certa decisione e sicurezza di sé, convinzione che, con quell’atteggiamento, l’avrebbe convinto a raggiungerlo. E così era stato.
Nine-O-Nine si era alzato, una mano nella tasca della tuta da lavoro e l’altra a stringere la birra. Lentamente aveva percorso quei pochi passi in direzione del giovane figlio di Two e si era seduto sul divanetto facendo sollevare di nuovo lo sguardo di Eleven-Twelve; il sorriso ancora aleggiante sulle labbra.
Non lo aveva mai visto così da vicino.
«Ciao.» aveva esordito, mentre avevano seguitato ad osservarsi in un modo che li aveva ormai definitivamente legati, pur senza che loro se ne accorgessero.
«Ciao.»
«Qual è il tuo nome?»
Fingere di non sapere chi fosse era stata la mossa vincente. Lui l’aveva compreso vedendogli allargare ancora di più il sorriso; un guizzo di gratitudine nelle iridi vive e brillanti che era riuscito a far sorridere anche Nine-O-Nine di vero piacere. Un evento terribilmente raro per lui.
«Eleven-Twelve.» l’aveva sentito mormorare.
«Nine-O-Nine.»
«Felice di conoscerti, Nine-O-Nine.»
«Il piacere è mio.»
Ed il suo segreto, la sua colpa, era nata così.
Per puro caso, in una sera qualunque, quando ormai era convinto che nulla sarebbe mai potuto divenire davvero importante per lui in quella vita fatta di persone di cartone sorridenti e felici, ma, al tempo stesso, intrappolati in qualcosa che lui non riusciva e non doveva capire, che nessuno doveva comprendere.
Una vita cadenzata da fette di torta e sospetti, di tutti che controllano tutti. Un circolo vizioso dove la libertà e la felicità erano solo un’illusione mascherata dietro il non far domande ed il ‘Tutto va bene’, ‘Così deve essere’.
Scosse il capo e con quello stesso sorriso rilassato riaffiorato dal ricordo, Nine-O-Nine parcheggiò il furgone nei pressi del GoInside. Adagio scese, avviandosi all’ingresso del locale dal quale la musica arrivava all’esterno leggermente ovattata. Con la stessa lentezza, quasi assaporando gli attimi di distanza che ancora lo separavano dalla sua meta, s’avviò lungo le scale dove rosse luci soffuse ricreavano una piacevole penombra in cui tutti quelli che avevano bisogno di potersi sentire diversi si nascondevano, cercando di soddisfare le proprie necessità.
La tendina fatta di catene tintinnò appena nell’eco della musica di chitarra elettrica e lui giunse finalmente nell’ambiente principale.
Alle spalle dei banconi, uomini e donne si muovevano languidamente all’interno di gabbie, mostrando corpi seminudi in danze sensuali. Qualcuno fumava, pratica considerata illegale da svariati anni, ormai, ma quello era il luogo in cui, secondo le regole di Two, si poteva trasgredire, perché era una trasgressione che non nuoceva al Villaggio e alla sua stabilità.
Nine-O-Nine non ebbe nemmeno bisogno di guardarsi intorno per cercarlo, poiché sapeva già dove egli fosse, ed infatti i suoi occhi lo trovarono al solito tavolino, con già tra le mani una bottiglia di birra.
«Bevi un po’ troppo, lo sai?» gli disse, senza smettere di sorridere, ed Eleven-Twelve ricambiò il suo sorriso carico d’amore prima di portarsi il coccio alle labbra e buttare giù un leggero sorso d’alcool. Le labbra di Nine-O-Nine si tesero di più, mentre pensava che se c’era una cosa che aveva imparato, in quel tempo che si era innamorato di Eleven-Twelve, era che non fosse affatto indifeso come dava a vedere, ma era solo un adolescente che aveva bisogno d’essere amato davvero e non tenuto sotto una campana di vetro e bugie.
Con affetto gli carezzò una guancia, avvicinandosi piano per lasciare un bacio leggero sulla pelle liscia e poi scivolare all’orecchio.
Da lui, Eleven-Twelve avrebbe avuto sempre e solo la verità.
Non aveva poi così bisogno di scorgere confusi frammenti d’altrove per sognare.
«Mi sei mancato.»

 

Fine

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Prisoner / Vai alla pagina dell'autore: Melanto