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Autore: Kessi    09/05/2010    3 recensioni
Il giorno 9 era circondato da un cerchio. Feci mente locale sul perché avessi evidenziato proprio quel giorno. La risposta mi arrivò come un lampo. “Merda” bisbigliai a me stessa. Era la festa della mamma ed io non avevo ancora comprato un regalo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Auguri Mamma!

 

Sbuffai, chiudendo il quaderno di biologia e buttandolo di malavoglia sul letto, quando il mio occhio cadde sul calendario. Il giorno 9 era circondato da un cerchio. Feci mente locale sul perché avessi evidenziato proprio quel giorno.
La risposta mi arrivò come un lampo. “Merda” bisbigliai a me stessa.
Era la festa della mamma ed io non avevo ancora comprato un regalo. Ero nei guai, grossi guai!
Il mio cellulare prese a squillare insistentemente, così lo afferrai e risposi.
“Nessie!” urlò una voce acuta. Mia zia.
“Zia Alice” la salutai “Dove sei?”.
“Muoviti ad andare a comprare il regalo per tua madre. Ritorneremo stasera alle 19 esatte” mi ricordò.
I miei, insieme ad Alice, frequentavano l’università in una città abbastanza lontana da Forks, ma non eccessivamente. Grazie alla guida spericolata di tutti i miei parenti, la distanza non era un problema.
Emisi un lungo sospiro e mi alzai dal letto su cui ero sdraiata e mi cambiai, poi inviai un messaggio a Jake, dicendogli di venirmi a prendere per comprare qualcosa a mia madre.
Jacob era il mio ragazzo da … beh, tutta la mia vita, fin da quando ero piccola. Lui mi era stato da sempre accanto, inzialmente in qualità di mio migliore amico e successivamente come mio fidanzato. Stavamo pensando al matrimonio, dato che io avevo ormai smesso di crescere. Sarei stata per sempre giovane.
Scesi le scale velocemente, trovandolo sorridente ad aspettarmi. Indossava una maglietta nera che gli fasciava i muscoli e un paio di pantaloni chiari.
“Ciao” mi salutò venendomi incontro.
Gli diedi un bacio leggero sulle labbra e notai la sua nuova moto. Gliel’avevamo regalata per Natale. Jake ne era rimasto entusiasta, anche se questo termine è un eufemismo.
“Non andiamo a piedi oggi?” chiesi con una nota di sfida.
“No Nessie. Se dobbiamo andare a Seattle, non credo sia una buona idea” mi ricordò.
Mi diedi mentalmente della stupida. Era così ovvio.
Salii in moto, dietro di lui e cominciammo a sfrecciare per le strade di Forks ad una velocità intorno ai 200 e la cosa mi divertiva parecchio. Non avremmo mai potuto correre così veloce … Almeno credo.
In poco tempo arrivammo nel centro di Seattle, che a quell’ora di pomeriggio era colmo di gente.
Jake mi aveva raccontato molte volte di quando lui e il branco, assieme ai miei genitori, avevano fermato l’attacco dell’armata dei neonati, che inizialmente avevano portato terrore e scompiglio nella città in cui ci trovavamo attualmente. Ero sicura che anche questa volta, non avrebbe perso l’occasione di raccontarmela di nuovo.
Il sole splendeva alto nel cielo, rendendo la mia pelle leggermente luminosa. Impercettibile all’occhio umano, ma Jake che di umano aveva solo un parte lo notò e mi sorrise raggiante.
“Sei bellissima”.
Sorrisi, imbarazzata, mentre cominciavo a pensare a cosa regalare alla mia mamma, la persona che c’era sempre stata per me e che aveva lottato, persino contro suo marito, la persona che amava di più al mondo, da sempre per avermi.
“Credi che a mia madre potrebbe piacere un gioiello?” chiesi al mio ragazzo che camminava spensierato al mio fianco.
“Nah” mi rispose “Bells odia i gioielli e tutto ciò che luccica”. Poi rise “Eccetto Edward”.
Ridacchiai “Hai ragione. Mia madre odia i gioielli. Oh Jake, aiutami, ti prego”.
“ È tua madre, amore. Nessuno la conosce meglio di te.”
Feci una smorfia e lui si corresse subito “Okay, nessuno a parte tuo padre … E me … e Alice”.
Sospirai desolata e mi abbracciò “Ehi, ascoltami. Qualunque cosa tu le prenderai, lei ne sarà felice, proprio perché sei stata tu a farle quel regalo. Sono sicuro che nel tuo cuore, sai già che cosa prenderle.”.
“Dici davvero? Perché non so davvero che cosa regalarle Jake.”.
“Non dire sciocchezze”.
Mi prese per mano e accelerammo il passo. Passammo davanti a 100 negozi, ma nessuno sembrava adatto per mia madre. L’ultimo negozio fu la mia salvezza. Era un negozio di fotografia e fu lì che mi venne un’idea brillante.
Mi fiondai dentro, trascinando con me anche Jacob,  e chiesi al proprietario di farmi vedere tutti gli album che aveva a disposizione.
Il negozio non era molto grosso, ma dava l’idea di essere pratico ed efficiente.
Me ne mostrò diversi ma alla fine optai per un album di colore bianco con i bordi dorati.

Quando ritornammo a casa, era tardi e dubitavo di riuscire ad incollare tutte le foto che ritraevano me e mia madre nell’album.
Mi sedetti alla mia scrivania, e mentre Jake mi passava le foto, io le incollavo.
Ogni foto era un ricordo, unico e speciale. Ritraeva tutta la mia vita, fino ad ora. Riguardarle era come fare un tuffo nel passato.
“Ehi guarda com’eri buffa qui!” disse ridacchiando. Mi mostrò una foto che ritraeva me e mia madre in spiaggia. Avevo, anzi dimostravo 7 anni. Eravamo in spiaggia e ovviamente non c’era il sole.
Mia madre mi aveva in braccio ed io le tenevo il broncio. Ricordai subito il motivo. Non aveva voluto farmi fare il bagno perché secondo lei, l’acqua era troppo fredda e rischiavo di ammalarmi. Le ricordai parecchie volte che ero una mezza-vampira, ma in quel momento, non le importava granchè.
Avevo i codini ed indossavo una maglietta bianca, troppo lunga per me. Era di mio padre infatti.
Mia madre indossava semplicemente un costume blu, che la rendeva a dir poco perfetta. Inutile dire le storie che aveva fatto mio padre quando l’aveva vista. Diceva che avrebbe attirato l’attenzione di tutti i ragazzi presenti, ed in effetti, non aveva avuto torto, nemmeno quella volta.
“Già” dissi tornando al presente.
La presi e ci spalmai la colla sopra, poi la incollai accuratamente, riempiendo un’altra pagina bianca.
“Okay, questa è l’ultima” mi disse. Le foto non erano in ordine cronologico. Ci avrei messo troppo  a capire a che anno risaliva e non avevo il tempo necessario.
Era la foto del mio 13° compleanno (non di età anagrafica). Ricordo che quel giorno i miei genitori, in particolare mia madre, erano tutti esaltati, perché diventavo ‘ufficialmente’ una teenager.
La torta che aveva preparato mia nonna Esme era enorme, fin troppa, ma grazie agli amici di Jake non ne rimase una sola fetta. Mia madre aveva un vestito bianco, con le spalline, e i capelli pettinati accuratamente. I ciuffi avevano al fondo dei setosi boccoli.
Io indossavo un paio di pantaloni chiari e una maglietta che mi aveva comprato Alice, apposta per l’occasione. I capelli erano sciolti, ed erano completamente ricci, ma di un riccio ordinato e assolutamente perfetto.
Ero davanti alla torta, su cui c’erano esattamente 13 candeline. Mi ritraeva proprio nel momento  in cui le stavo spegnendo. Alla mia destra c’era mio padre, mentre alla sinistra mia madre e dietro di lei c’era Jake.
Incollai anche questa e chiusi l’album sospirando.
“Che bei ricordi, eh?” fece Jake che si era sdraiato sul mio letto.
“Già. Sembra passata un’eternità”. Mi sedetti accanto a lui, che si mise a sedere, cingendomi le spalle con un braccio.
Era l’ora del tramonto, che guardammo insieme, mano nella mano. Non era la prima volta che lo vedevo, ma ogni volta rimaneva uno spettacolo sconvolgente, qualcosa di magnifico e sovrannaturale. Vedevo il cielo dipingersi di quel lieve arancione che rendeva tutto magico e il sole nascondersi dietro gli alberi fino a scomparire, per poi lasciare spazio alla notte, illuminata dalle stelle.
I miei genitori, rientrarono alle 19 in punto, come mi aveva detto Alice. Mio padre mi salutò baciandomi la fronte e salutò Jacob con un’affettuosa pacca sulla spalla.
Corsi incontro a mia madre, abbracciandola forte.
Jake tornò in camera mia per prendere l’album, che poi mi diede.
“Tieni mamma!” le dissi mentre lei posava la cartella.
“Che cos’è?” chiese confusa.
“È per te”.
“E per che cosa?”.
Mio padre e Jake risero sotto i baffi, mentre io dovetti trattenermi e rimanere seria. Questo momento avrebbe dovuto ricordarlo per sempre.
“Per la tua festa. Oggi è la festa della mamma” le dissi guardandola negli occhi dorati.
“Oh” rispose solamente, impacciata.
Sentii Jake sussurrare con fare complice a mio padre “Se fosse ancora umana, sarebbe arrossita come un peperone”. Edward soffocò le risate.
Mia madre era troppo intrapresa a sfogliare l’album per riprendere quei due, ed ero sicura che le piaceva molto a giudicare dalla sua espressione incantata. Se fosse stata un’umana avrebbe pianto dalla gioia, perché quando finì di sfogliarlo mi abbracciò forte, sollevandomi da terra.
“Oh piccola mia!” mi sussurrò “Ti voglio davvero tanto bene”. Mi baciò i capelli, scompigliandomeli e sorrise “Non c’era regalo più bello che potessi farmi, davvero”.
Sorrisi “Ti voglio bene mamma. Più della mia stessa vita” dissi rievocando un momento preciso.
Lei annuì, come per dirmi che aveva intuito “Più della mia stessa vita” ripetè abbracciandomi e fu in quel momento, quel momento perfetto, che capì che non potevo desiderare altro al mondo. Avevo una mamma semplicemente fantastica, che non mi avrebbe mai abbandonato, che mi avrebbe sempre sostenuto anche nelle situazioni difficili e nelle scelte sbagliate, come aveva sempre fatto. Ero al colmo della felicità e questo momento durò … per sempre.
Ti voglio bene mamma.

 

Spazio Autrice: Piccola storiella vista dal punto di Nessie, che nel giorno della festa della mamma, si ritrova senza idee su cosa regalarle.
Scritta senza pretese, in poco tempo. Non so cosa ne sia venuto fuori xD.
Spero che vi piaccia, e mi farete un grandissimo piacere se lascerete una recensione.
Xoxo.
Kessi.

  
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