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Autore: Angorian    09/05/2010    10 recensioni
"Calcifer aveva sempre trovato interessante il rapporto tra i due; sembravano attrarsi e respingersi come calamite, non potendo fare a meno di stuzzicarsi e confortarsi a vicenda."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Howl, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“[…]Ho provato diverse volte a togliertelo di dosso, quando non guardavi.
Sai cosa ti dico? Che sono giunto alla conclusione che ti piaccia startene nascosta sotto un travestimento!”.

*


Sonnecchiando, Calcifer consumava placidamente un ciocco di legno, offertogli da Sophie.
Era stato un piccolo gesto di scuse per averlo tiranneggiato come al solito, e averlo costretto a sopportare le sue invasive pulizie.
Adesso, la donna sfrecciava da una parte all’altra della stanza, spolverando ogni angolo che riuscisse a raggiungere; sembrava che gli impedimenti del suo vecchio corpo non fossero un ostacolo nella sua decisione di mantenere il castello ben pulito.
Essendo un demone, Calcifer non sapeva bene cosa fosse la compassione, ed era ben lontano dal provarla per Sophie; tuttavia sentiva per lei una sorta di empatia, un’affinità che neppure Howl poteva comprendere fino in fondo.
Doveva essere frustrante per un giovane spirito essere intrappolato nel corpo fiacco di una vecchia, tanto quanto per un demone essere costretto in un camino.
Accettavano entrambi la loro prigionia con stoicismo, ma il fuoco dei loro spiriti non si era affatto consumato.
La porta del castello si spalancò, facendo entrare foglie secche e una figura ben incappucciata.
Ogni volta che Howl rientrava in casa, sembrava che il castello riprendesse vita, e persino Calcifer doveva ammettere di sentirsi rinfrancato dalla sua vicinanza.
Ovviamente, non c’era bisogno che lui o altri lo sapessero.
Howl e Sophie si salutarono con un’occhiata sprezzante, reduci da un altro battibecco, l’ennesimo.
Eppure, neppure Sophie sembrava immune al ritorno di Howl: rallentò i ritmi del suo lavoro, consapevole della sua presenza.
Prese così a preparare la cena, afferrando un lungo coltello e cominciando a tagliuzzare delle verdure.
Howl afferrò un libro di magia, e si posizionò accanto al camino, sfogliandolo svogliatamente.
Sembrava incupito, e lanciava brevi occhiate a Sophie, probabilmente l’oggetto delle sue oscure macchinazioni.
Calcifer aveva sempre trovato interessante il rapporto tra i due; sembravano attrarsi e respingersi come calamite, non potendo fare a meno di stuzzicarsi e confortarsi a vicenda.
Era probabile che in parte dipendesse dalla condizione di Sophie; perennemente infastidita dalla maledizione che la costringeva in un corpo poco attraente, sembrava trovare irritante la presenza di Howl.
Forse sarebbe stata meno irascibile, se avesse saputo che grazie al vincolo che univa il demone al mago, quest’ultimo aveva la possibilità di vederla esattamente come la vedeva Calcifer.
Con gli occhi di un demone era possibile vedere che sul corpo di Sophie erano sovrapposte due immagini: la prima, più visibile, era quella dal volto rugoso e dalla schiena curva; la seconda, meno visibile ma presente, era la ragazza dal volto magro e dai capelli d’oro rosa.
Calcifer osservò Howl pronunciare qualche formula muovendo appena le labbra, mantenendo lo sguardo puntato sull’ignara Sophie, ma il risultato era sempre lo stesso: il volto giovanile riaffiorava solo per pochi secondi su quello anziano, per poi essere nuovamente offuscato.
Spazientito, Howl gettò il libro sul pavimento, e il tonfo sordo fece voltare Sophie, stupita.
Al suo sguardo interrogativo Howl rispose con una scrollata di spalle.
“Si può sapere quanto tempo hai ancora intenzione di perdere? A stomaco vuoto non mi riesce di concentrarmi”. Disse, sprezzante.
Sophie strinse le labbra, indispettita.
“Se proprio non puoi aspettare, puoi fare da solo con un incantesimo!”. Replicò, astiosa.
Sul viso di Howl si aprì un ghigno.
“Vecchia brontolona. E’ alle donne che spetta la cucina, non agli uomini”.
Sophie si voltò con rabbia, e riprese a fare a pezzi le verdure con foga.
Improvvisamente lanciò un urlo, e lasciò cadere il coltello sul pavimento.
Grosse lacrime di sangue gocciolavano dalle sue dita, e quando le vide, Howl le fu immediatamente vicino.
Con estrema attenzione le afferrò la mano ferita, e cominciò ad avvolgerla in un lungo pezzo di stoffa bianca appena comparso.
Inaspettatamente, appena Howl le prese la mano, il volto giovane si fece più deciso e visibile.
“Ecco”. Disse Howl, fermando la stoffa con un nodo.
Alzò lo sguardo, e si accorse che quella che stava arrossendo non era affatto la sua anziana donna delle pulizie, ma l’incantevole ragazza che aveva conosciuto quel giorno di Calendimaggio.
A quel punto, Calcifer vide sul volto del mago quel sorriso affascinante che era solito usare per cercare di conquistare i cuori delle giovani donne.
“Sei una vecchia sbadata”. Affermò, ironico.
Una strana ombra congelò il sorriso di Sophie, che svelta si affrettò a ritirare la mano.
Quando il contatto si sciolse, le rughe tornarono ad essere ben visibili.
“Sei tu che mi indisponi. E’ colpa tua”. Affermò, irritata con se stessa per quell’attimo di debolezza.
Il demone sapeva bene quanto Sophie odiasse trovarsi in difficoltà.
Howl sorrise provocante, nascondendo la delusione al riapparire della vecchiaia di Sophie.
“Cerca di non concentrare troppo la tua attenzione su di me, e prova a stare attenta”.
Calcifer, divertito, afferrò un altro ciocco di legno.
Gli umani erano davvero creature bizzarre.

*

   
 
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