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Autore: Mrs C    10/05/2010    8 recensioni
«Watson... perché non ha sposato Mary?»
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holmes sà 2

Spazio autrice

La mia prima slash *_* sono emozionata! Ok, effettivamente non è proprio una slash, diciamo che è un accenno di slash ma abbiate pazienza è la prima volta che scrivo di due uomini e sono un po' impacciata, spero di non aver scritto una ciofeca completa, in tal caso fatemelo sapere e provvederò a non scriverne più! ç_ç
Per quanto riguarda questi due ma chi non vorrebbe scriverci? Il film poi è tutto uno slash, l'ho amato oltre l'amabile possibile! *Lo sta guardando anche ora* così mi son detta "ma sì, scriviamoci qualcosa su" e così ecco questa schifezzuola... *-*
Spero vi piaccia!

Disclaimer: i personaggi non sono miei ma di Sir Arthur Conan Doyle e di tutti coloro che hanno creato il magnifico film di Sherlock Holmes *inchina* non scrivo per lucro ma solo per puuuuuro e sano divertimento.

Buona lettura!,


Lils


Holmes sà




«Watson... perché non ha sposato Mary?»

Il medico alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, incontrando le iridi curiose del coinquilino Holmes che, tacitamente, gli aveva domandato il perché di quel gesto. Non riuscì a sostenere il suo sguardo così, facendo finta di nulla, lo abbassò nuovamente sul tomo di medicina.
«Pensavo fosse contento che non l'avessi sposata.» replicò il medico, pacatamente.
«Non ha risposto.» notò l'investigatore, con una punta di divertimento nella voce.
Watson gli lanciò un'occhiataccia, abbassando il libro per la seconda volta nel giro di pochi secondi per poter guardare il viso dell'uomo che gli stava di fronte.
«Ho seguito il suo consiglio, le sembra tanto strano?» domandò inacidito il medico.
«Oh sì che mi sembra strano: lei non fa mai quello che le dico io.» fece notare Holmes con un sorriso ironico.
Watson lo fulminò con lo sguardo, alzando il tomo davanti al viso per non dover per forza guardare quella faccia da schiaffi del suo migliore amico che sembrava gongolare ad ogni risposta datagli.
Se lo avesse semplicemente ignorato forse si sarebbe stancato e l'avrebbe lasciato in pace, no?
Per qualche minuto ci fu silenzio, tanto che Watson ebbe la sensazione di essere riuscito nel suo intento. Con un sorriso di vittoria allungò una mano verso il tavolino accanto alla poltrona su cui era seduto, recuperando la tazza té, con un goccio di latte, che in precedenza la governante aveva preparato.
Proprio mentre lo stava sorseggiando tranquillamente, Holmes intervenne provocandogli quello che, in gergo medico, sarebbe stato definito "soffocamento dovuto a uno stato di sopresa improvvisa".
«Secondo le mie deduzioni lei ama qualcun'altro.»
Watson tossì un paio di volte prima di riuscire a riprendersi. Poggiò libro e tazzina sul tavolo prendendo al loro posto un bicchiere d'acqua e scolandolo velocemente. Holmes, in tutto questo procedimento, lo fissò in silenzio quasi si fosse addomentato aspettando una risposta.
«Questo non è assolutamente ve-» cercò di replicare Watson una volta ritrovata la parola ma fu immediatamente interrotto dall'investigatore.
«Ha le mani sudate. Lei le ha solo quando mente o è nervoso. In questo caso tutti e due. L'occhio sinistro sta traballando, segno evidente che è a disagio per l'argomento che stiamo trattando e, cosa non meno importante, la sua gamba destra trema il che significa che vuole la fine di questa conversazione il prima possibile.»
Watson schiuse le labbra per replicare ma non trovò nulla di sensato da dire perché sapeva perfettamente che Holmes aveva ragione su ogni cosa che aveva detto. Arrossì, corrugando la fronte come se fosse offeso e contemporaneamente incrociò le braccia, come un bambino.
Altri attimi di silenzio finché la voce divertita dell'investigatore londinese non risuonò nuovamente nella stanza.
«Non mi ha ancora risposto, Watson.»
Il medico ponderò l'opzione di alzarsi ed andarsene ma sarebbe stato in primis maleducato e in secundis l'avrebbe data vinta a Holmes e questo non poteva certo permetterlo. Prese il tomo di medicina che stava leggendo e che aveva abbandonato sul tavolino alzandosi in piedi come una molla. L'investigatore seguì il movimento del coinquilino con lo sguardo ma non disse nulla se non sfoggiare quel suo ghigno curioso che irritava tanto chiunque. Watson compreso, alcune volte.
«Sì, ha ragione, amo qualcun'altro ma è inutile che si sprema le meningi per capire chi è la persona in questione perché il nome me lo porterò nella tomba.» disse il medico lanciando un'occhiata tutt'altro che amichevole all'investigatore.
Con passo veloce e tutt'altro che leggiadro uscì dalla stanza sbattendo la porta prima che Holmes potesse aggiungere qualcos'altro.
«Non glielo dirò mai, ha capito Holmes? Non saprà il nome di questa persona!» tuonò Watson dal corridoio del secondo piano.
Era ovvio che la pensasse così, Sherlock Holmes sapeva bene che non avrebbe mai saputo l'identità del misterioso amore dell'amico né quel giorno né mai.

Quello che era Watson a non sapere era che il nome, Holmes lo sapeva già.

   
 
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