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Autore: Tersy    12/05/2010    0 recensioni
Tersycore è una ragazza come tante. Il suo difetto? Affrontare la vita con ironia e spirito di avventura. Ah... dici che non è un difetto? (Raccolta di racconti brevi)
•Ultimo racconto: L'emozione di Galileo•
Genere: Comico, Introspettivo, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La teoria dell'acqua minerale (o De supermercato)

Non si sa mai da dove iniziare. È sempre la stessa storia. Si dicono e fanno le solite promesse ad alta o bassa voce, con quel cipiglio da condottiero. Classico veni,vidi,vici. E poi è già tanto essere arrivati e aver dato un'occhiata. Se si pretende anche di uscirne gloriosi, la barzelletta è pronta. Invidio le persone che ci riescono, con i loro fogliettini a quadretti scritti a mano, grafia morbida. Un elenco in ordine alfabetico, ma i più furbi scelgono l'ordine cronologico: hanno studiato le planimetrie, effettuato sopralluoghi e sanno con precisione millimetrica con quale successione temporale si imbatteranno i taluni prodotti. I loro cestini sono fucili a medio-lungo raggio e i loro carrelli sono carri armati d'assalto. Gli strateghi della spesa.

Io mi ritengo un civile casualmente capitato in una zona militare. Ho varcato quelle porte scorrevoli solo perché c'è scritto “Entrata”. E mi è parso saggio adattarmi alle regole del posto, senza protestare. Il cancello girevole rappresenta una linea di frontiera. Non so mai se è ad apertura manualmente o automatica. Ogni maledetta volta resto ferma qualche secondo aspettando un segno dal ferro. Faccio io o fai tu? Ho sempre l'istinto di alzare le braccia e gridare: “Non ho nulla da dichiarare, signore!” Quell'attesa variabile concorre a farmi pensare che stia riflettendo su di me, se possa essere un criminale o un buon diavolo. Lentamente mi dà il lasciapassare, con un movimento che vorrebbe intimarmi: “Non farmi pentire di questo gesto.”  Per questo nei discount mi muovo con una certa circospezione. Siamo braccati, ovunque.

A questo punto, mi si pone dinanzi una scelta, oserei dire, amletica: il cestino in plastica o il carrello? E sì che è una decisione da prendere oculati, bisogna valutare la quantità di compere che si prevedono di fare. Mi pare di aver già fatto intendere di non essere una persona particolarmente previdente. L'unica mia certezza è che ho una missione: comprare la carta igienica. Quindi, per quanto possa essere ingombrante, il cestino dovrebbe essere sufficiente. Ovviamente, sono impilati e incastrati in modo così malvagio che separarne uno solo è di per sé una prova di forza. Lo lascio penzolare sull'incavo del gomito. Una campagnola demenziale.

Sostengo che sia un compito gravoso. Quello dell'acquisto della carta igienica, intendo. Non so che idea abbiate voi di questo usa e getta, ma a mio avviso non ha nulla a che spartire con l'ambiente volgare a cui viene spesso associato. L'invenzione della toilet paper è stata una pietra miliare del costume della nostra società occidentale. Siamo diventati sensibili alle richieste di ogni parte del nostro corpo, che chiede: delicatezza, morbidezza e compattezza. Ormai non esiste più il buon vecchio monovelo, povero ma onesto lavoratore. Son tutti tetravelo e qualcuno anche pentavelo. Già immagino il reparto casa del 2020: una distesa di papiri con lo spessore dell'enciclopedia Treccani, ma in seta purissima. E non credo di stare esagerando. C'è perfino troppa scelta e ho l'ansia da prestazione, troppi prezzi, troppi veli e anche troppi colori. E se c'è una cosa che detesto sono i cattivi abbinamenti. Se non sta bene in tinta con le piastrelle, tanto vale prendersi un pugno nell'occhio.

Sto girando il supermercato per corridoi paralleli verticali, in modo da lanciare sguardi fulminei a singoli incroci e stabilire a colpo d'occhio in che settore mi trovo. Pasta, pane, succhi di frutta, bevande, igiene la persona.  Ecco forse sono vicina alla meta, dovrebbe essere lo scaffale opposto. Mi dirigo sicura, quando l'olfatto mi mette in allarme. Questa è menta e queste sono piantine da balconi per pollici verdi. Che io mi vanto di non essere. Ma perché non c'è una strutturazione logica e intuitiva? Ognuno si muove con il proprio bagaglio di intelligenza e cerca in base ad esso la coerenza. Eppure perdiamo le coordinate in un momento e siamo circondati da un vuoto pressante. E' come la teoria dell'acqua minerale.

Ho letto da qualche parte che il posizionamento dell'acqua minerale in un supermercato non è casuale, e nemmeno dettato dalla disposizione dei reparti. Bensì è una tecnica sottile di marketing. L'acqua è uno dei principali prodotti di largo consumo. Incolonnare le casse subito all'ingresso significa dare adito al fenomeno della spesa flash, il “prendi e fuggi”. Cioè prendi (paga) e fuggi. Il taccheggio delle bottiglie è difficile nonché rischioso (lo dicono per deduzione logica, e non per esperienza personale). Insomma, non va bene trovare tutto e subito. Bisogna prendersi del tempo, girovagare per gli scaffali ed è auspicabile che questa caccia al tesoro  ti permetta di scoprire  esigenze che non sapevi di avere. Come l'ennesimo barattolo per i sottaceti o il mocio superextra pulente. Comprare, tutto. Un'infinità di stronzate di cui tu, la tua casa e la tua famiglia avreste fatto benissimo a meno. Però “già che eri lì” hai pensato che fosse un'ottima occasione. Ecco la spiegazione del concetto chiave di “creazione di bisogni secondari”. Partire in spedizione per un bene primario (acqua) e tornare in patria con l'inutile (mocio).  

Forse le cose più importanti e di vero valore sono le ultime ad essere trovate. Passiamo il nostro tempo a confrontare le qualità e le caratteristiche delle cianfrusaglie, sulle quali non possiamo nemmeno fare a meno di soffermarci perché sono belle e buone. Comunque sia la strada è lunga e abbiamo tutta la mattinata. Saremo noi a dover pagare alla cassa ogni sciocchezza accumulata,lo spazio più o meno rosicato a ciò che lo meritava davvero. Dubito esistano sconti, 3X2 e tessere punti per la nostra leggerezza. Ci conviene dar fondo al portafogli e sospirare. Almeno ce la siamo spassata, o no?

Zip e poi pupille alla cassiera:

«Accettate carte di credito?»
   
 
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