Capitolo
quarto
…Stupid…
“Sai,
Rey, credo che sia arrabbiata con me!”
“E
da cosa lo avresti capito, capitano?”
Roger
fissò in silenzio la figura sottile di una ragazza dai
lunghi capelli rossi che
gli rivolgeva uno sguardo raggelante.
Il
compagno che era con lui si limitò a tossire nervosamente e
a trattenere una
risata.
“Si,
forse hai ragione tu!” disse infine, osservando a distanza la
scenetta e
ritirandosi il più possibile lontano.
“Sei
arrabbiata!” constatò accostando la giovane con
tranquillità, imboscando le
mani nelle tasche e rimanendo in attesa di una qualche affermazione in
risposta.
“Da
cosa l’avresti dedotto?” chiese ironica,
continuando poi imperterrita ad
analizzare un tessuto rossiccio da un banchetto del mercato.
“Intuito
da pirata…” scherzò lui con un mezzo
sorriso che poi morì lentamente, intuendo
che non aveva fatto ridere proprio nessuno.
“Andiamo
Rouge, vuoi rovinare così i momenti che abbiamo a
disposizione? Dimmi cosa c’è
che non va…” le sfiorò la spalla mezza
nuda con i baffi, facendola
rabbrividire.
Lei
rimase immobile, chiudendo per qualche secondo gli occhi e deglutendo
per lo
sforzo di restare concentrata.
“Sono
proprio una stupida…” borbottò ad un
tratto, lasciando ricadere la stoffa e
voltandosi per fissarlo negli occhi.
“Io
credo che invece tu sia molto intelligente...” lo disse
sicuro, senza nemmeno
l’ombra del dubbio.
“Non
mi riferivo a quello! Sono una stupida perché mi fido ancora
delle tue parole!”
esclamò, enfatizzando la cosa con un gesto della mano.
“Quali
miei parole?”
“Non
ha più importanza… non ne ha proprio
più nessuna!” abbozzò un sorriso
striminzito e poi, alzandosi appena sulle punte lo baciò
delicatamente, chiudendo
gli occhi verdi e sfiorando con le dita la sua guancia. Lui, per la
sorpresa,
nemmeno ebbe il tempo di rendersene conto.
“Fai
buon viaggio, Roger!” gli disse debolmente ancora con le
labbra troppo vicine
alle sue. E, approfittando dell’indecisione
dell’uomo, si affrettò veloce verso
la stradina di ciottoli che l’avrebbe condotta a casa.
“How
stupid could I be
a simpleton could see
that you're no good for me
but you're the only one I
see”
(Quanto
stupida posso essere,
Lo potrebbe vedere anche un
ingenuo
Che non sei giusto per me
Ma sei l’unico che io
veda)
Scivolò
sui gradini davanti alla sua porta
d’ingresso, accostandosi con le schiena al muro e
farfugliando qualcosa di
incomprensibile mentre si passava le labbra con un dito e sbuffava.
Ebbe un brivido, probabilmente dovuto
all’avviso di taglia che troneggiava sulla parete della casa
di fronte alla
sua.
“Gold D. Roger, Wanted..” e le solite cose.
“Il Re dei pirati..” sospirò, non
riuscendo a trattenere
un sorriso nel riconoscere che quell’uomo era in qualche modo
suo.
“Forse non sta bene che io pensi a certe
cose!” si ammonì moralmente, seguendo
all’affermazione un’alzata di spalle. Si
ritirò in piedi, inserendo la chiave nel chiavistello.
“Non ho intenzione di partire senza averti
prima detto due cose!” la voce roca che la fece quasi
spaventare scemò
debolmente, diventando improvvisamente così familiare da far
male.
“Sentiamo!” pigolò con finta
indifferenza,
fronteggiandolo dall’alto della sua postazione, riuscendo
solo vagamente a
sembrare credibile. Infatti anche con quei venti centimetri in
più era
semplicemente alla sua altezza.
“Questo non credo ti piacerà
molto…” iniziò
lui, con uno sguardo profondo e intimidatorio.
“Ho deciso di consegnarmi alla marina!”
proruppe infine, senza paura.
“
“Rouge… non mi resta poi molto da vivere,
perché dovrei...”
“Perché dovresti? Ma ti sembrano così
da dire
o anche solo da pensare?!Tu sei pazzo!” lo fermò
duramente, portandosi le mani
sul ventre. “Sai perché dovresti?...Per
noi!” buttò li più soffusamente.
“Per noi?” Roger spostò lo sguardo sul
tessuto
dell’abito azzurrino che lei indossava, indugiando sul basso
ventre.
“Per noi!” ripeté sicura Rouge,
stringendo le
dita nella stoffa.
“Sarebbe stato il tuo regalo di compleanno!
Del resto non avrei mai potuto farti grandi tesori e pietre preziose
che tu già
non abbia!”
“Un figlio…” si avvicinò a
lei, tornando ad essere
il più alto dopo aver superato il primo gradino.
Allungò il braccio e la mano
callosa fino a sfiorare quelle di lei. Con un movimento fluido lei
gliela
prese, facendola aderire al suo corpo e realizzando che le lacrime
erano già
troppo numerose sul suo viso per passare inosservate.
“Un figlio…” ripeté di nuovo
l’uomo, con uno
strano sorriso stupido.
“Buon compleanno, papà!”
“Il mio compleanno è domani…”
“Hai detto che partivi in serata, non potremo
festeggiarlo insieme, quindi...”
“Ho detto che sarei partito in serata, ma non
ho specificato di quale giorno! Eri arrabbiata per quello?”
con la mano libera
salì ad asciugarle le scie bagnate sulle sue guance.
“Quanto sono stupida!” ammise di nuovo con una
mezza risata.
“Molto...” scherzò lui senza
però smettere di
mantenere un’espressione tra lo sconvolto e il felice.
“La seconda cosa?” chiese lei, temendo che
fosse ancora più terribile della prima.
“Non te la dirò finchè non avrai
accettato la
prima!” disse sicuro, fissandola con tenerezza.
“Allora credo la porterai con te nella tomba!
Come puoi chiedermi di accettarlo? Pochi mesi… so esattamente quanto ti
resta… pochi mesi. Passali con me,
Roger! Restami
accanto quando mi verranno quelle
strane voglie! Permettimi di vivere con te quanto basta per poterti
dimostrare
che sono innamorata e che non esiste nessun altro! Non l’hai
mai fatto…” la
gola secca e le labbra screpolate. Mai come in quel momento
l’aveva vista tanto
distrutta e supplichevole.
Come
poteva?
Lo
pensò innumerevoli volte, nella sua mente tanto
contorta.
Solo
uno stupido
lascerebbe una donna come lei per un sogno già realizzato.
Se
lo ripeté anche il giorno in cui si fece
arrestare.
“Se ora io restassi qui non potrei
far
continuare tutto questo!” disse infine, con una sicurezza
disarmante.
“Io non voglio tutto questo, Roger! Non ho
bisogno di altri pirati pazzi per il mare… voglio solo avere
una vita che credo
di meritarmi! Dannazione...” farla arrabbiare non era proprio
la cosa migliore,
ma del resto non c’era altro modo per affrontare
l’argomento.
“Non ho mai apprezzato questo tuo lato
egoistico..” disse all’improvviso, in modo
così serio da equivalere a uno
schiaffo in pieno viso.
“Egoistico? Tu
sei fuori di testa… sarei io l’egoista?! Chi di
noi due vive su una nave per
tutto l’anno e poi torna legandomi a sé con
stupide frasi come: “Io ti amo,
Rouge!”! Se mai sono una sciocca ragazzina per averci
creduto!” urlò
istericamente, spingendolo con tutta lo forza che aveva e
allontanandolo solo
di pochi centimetri.
“Non lo faccio perchè sono viziato, se alla
fine torno qui c’è un motivo!” La sua
voce profonda la fece tremare, tanto da
farle perdere la solita combattività.
“Un motivo che a quanto pare non è
sufficiente!”
“Se vuoi che quel bambino abbia un futuro
migliore del nostro…”
“Non ti azzardare!
Piuttosto che vederlo prendere il mare per
essere un pirata non gli dirò mai chi è il suo
vero padre! Tanto non sarai qui
per impedirmelo!”
“Questo sarebbe il tuo secondo regalo di
compleanno?” disse infine, dopo aver preso un profondo
respiro.
“Roger… io ti amo, ma non chiedermi di restare
ferma e impassibile quando ti consegnerai a loro!”
“Non te lo chiedo! Sinceramente se lo avessi
fatto credo che ti avrei lasciata senza pensarci due volte!”
“Io vorrei...”
iniziò incerta.
“Lo so, anche
io in fondo lo vorrei! Ma
ora, lasciami fare
il mio dovere, e lasciami dare inizio ad una nuova era!”
“Avrei preferito che in quell’era ci fossi anche
tu!” si appoggiò a lui,
sfinita, annullando definitivamente ogni distanza, desiderosa solo di
sentire
il suo profumo sulla pelle.
“Passiamo la mezzanotte insieme, Rouge!
Festeggia con me…un’ultima volta”
“But
you come around in your time
speaking of fabulous places
create an oasis
dries up as soon
as you're gone
you leave me
here burning
in this desert without
you”
(Ma tu mi
sei venuto incontro a
tua volta
Parlando di posti favolosi
Hai dato vita ad un’
oasi
Che si è prosciugata
non appena te ne sei andato
Mi hai lasciato qui a bruciare
In questo deserto senza di te).*
“La
seconda cosa era… Non ha più
importanza… solo, scusami Rouge!
Scusami…!” ma lo
disse a vuoto, sfiorando con lo sguardo il profilo di lei, totalmente addormentata
fra le lenzuola, nel
preciso istante in cui il vecchio orologio a muro suonava la mezzanotte.
Sorrise
e allungò la mano verso il comodino. Infilò un
dito in mezzo alla panna montata
di una piccola torta e se lo portò alle labbra, sereno.
“L’unico
compleanno che sia valsa la pena di vivere è
questo… accanto a voi!” e si
sistemò di nuovo accanto a lei, stringendola teneramente da
dietro e
sfiorandole il ventre con delicatezza.
“Ace…
questo è il nome che ha
scelto, per questo bambino… Gold D. Ace, il nome di nostro
figlio…”
“Anche
se sono
stato un buono a nulla per tutta la mia vita...anche se ho portato
nelle mie
vene il sangue di un demone...mi avete voluto bene lo stesso!
Grazie!”.
*Stupid,
Sarah Mclachlan.
Note:
Dunque,
eccomi qui con l’ultimo capitolo di questa mini raccolta!
Sarò
ripetitiva, ma non posso non rinnovare i miei ringraziamenti sentiti
per la
giudice, e anche per chi ha seguito (solo leggendo, commentando o
inserendola
tra i preferiti e seguite) la storia!
Un saluto
speciale a maya_90 e angela90, che hanno lasciato un commento sempre e
mi han
fatto sorridere ogni volta!
Davvero…
spero di non avervi deluso nel finale!
Ed ora,
in onore al bellissimo giudizio di Himechan, lo posto qui,
così che possiate
leggerlo anche voi!
Un bacio
e spero che l’ispirazione mi porti altre fanfic!
Grammatica
e sintassi: 9,5/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Stile: 10 punti
Gradimento personale: 5/5
TOTALE: 44,5
Posso dire che questa raccolta è stata davvero una sorpresa?
Il fatto di non
conoscere benissimo il fandom di One Piece probabilmente implica di non
avere
una percezione a trecentosessanta gradi dei personaggi, ma nonostante
questo,
io sono della teoria che quando una fic è scritta bene e
lascia un’emozione,
questa lo fa a prescindere se si conosca o meno il fandom di
appartenenza. Hai
uno stile davvero bello, scorrevole, che cattura, e a parte qualche
errore di
battitura non ho riscontrato imprecisioni di rilievo. Sintassi
impeccabile e
grammaticalmente scritta in maniera veramente ottima. L’idea
della raccolta di
shot mi è piaciuta particolarmente, e anche se in tutti e
quattro i casi i
compleanni sono stati trattati in maniera triste hai saputo cogliere
l’essenza
di ognuno dei personaggi. Il primo capitolo è stato molto
toccante, in
particolare mi è piaciuto moltissimo come hai impostato il
tipo di narrazione
in prima persona, con una Nami a parlare del suo rapporto personale con
Rufy.
Un sentimento forte, incredibilmente passionale e allo stesso tempo
distruttivo
e intenso: mi è piaciuta moltissimo la metafora della torta
divisa proprio come
il cuore infranto della piratessa e probabilmente l’eccessiva
idealizzazione
dell’uomo che ama e del suo sentimento. Anche la seconda
shot, narrata sempre
in prima persona, mi è piaciuta molto. Si sente, dalle
parole di Makino un
affetto profondo per i suoi pirati, e in particolari per Shank, di cui
però,
almeno a quanto ho capito, e forse è proprio questo il
fascino, non si capisce
perfettamente qual è il vero rapporto che li lega. Difatti
le parole molto
belle che hai scritto “Attende,
come
farebbe un buon amante innamorato, come farebbe un padre con la figlia,
come
farebbe il capitano che conobbi tempo prima e a cui mi affezionai in
modo innaturale”
fanno pensare a qualcosa che và oltre il semplice affetto,
ma allo stesso tempo
contrastano con il dolore di entrambi per la perdita di Ace. Sentimenti
opposti, dunque, che hai saputo descrivere in maniera davvero elegante
ed
emozionante. Anche la terza shot, pur nella sua brevità, mi
è piaciuta molto:
descrivi il rapporto che lega la “bambina
demoniaca” e il cyborg come qualcosa
che li accomuna a qualsiasi essere umano, soprattutto nelle loro parole
e nel
gesto finale, così semplice eppure così
eloquente, del bacio. Lei si sfiora le
labbra, e lui si tocca la guancia, felice: gesti apparentemente
semplici, ma
che hanno un significato importante. La shot più struggente,
però, e quella che
probabilmente mi è rimasta davvero nel cuore è
stata l’ultima. Nel dialogo
serrato tra Rouge e Roger si capisce tutto il dolore che la donna prova
nel
separarsi dall’uomo che ama, e la tenerezza nel desiderare di
passare un giorno
importante come quello del compleanno con lui e il bambino che aspetta:
difatti
è proprio quello il suo regalo per Roger, qualcosa che li
lega
indissolubilmente ma che non impedisce all’uomo di portare
avanti la propria
missione. In entrambi i personaggi ho trovato un lato egoistico che
esce fuori,
e che viene sottolineato anche nel loro dialogo: da una parte Rouge che
reclama
il suo diritto, ad ogni costo, di essere madre con un uomo accanto, e
dall’altro Roger e il suo sogno che, nonostante
l’amore che provi per la donna,
non gli impedisce di consegnarsi alla marina. Ecco, secondo me questo
episodio
è pieno di dolore, e dallo spoiler che mi hai fatto, il
trascorrere il
compleanno di Roger insieme assume un significato ancora più
nostalgico e
commovente. Che dire, una raccolta veramente bella, (accompagnata da
citazioni
musicali veramente azzeccate), profondamente introspettiva e toccante
che mi ha
colpito, ripeto, nonostante non conoscessi molto il fandom, veramente
tanto.
Bravissima!