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Autore: sitael85    14/05/2010    2 recensioni
E' la prima fanfiction che scrivo e nasce dal tentativo di unire delle immagini abbozzate dalla mia mente in vari momenti. Non so ancora come evolverà la storia, ma tratta soprattutto di Jared e di come percepisce il mondo esterno dal mio punto di vista..ovviamente ci saranno anche Shannon e Tomo, con dei ruoli importanti, e una certa persona che entrerà a poco a poco. DISCLAIMER: ovviamente non conosco i 30 Seconds to Mars, non ho la minima idea di come siano caratterialmente, non scrivo a scopo di lucro e i fatti sono puramente inventati (tranne eventuali riferimenti a concerti e/o interviste...). Non mi resta che augurarvi buona lettura..
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto devo scusarmi per non aver più aggiornato, ma tra gli esami da preparare, la tesi a cui pensare e una piccola mancanza di ispirazione non sapevo più dove sbattere la testa..cercherò di postare un po’ più spesso..
Ringrazio nuovamente chi ha la pazienza di leggere e commentare questa piccola storia senza alcuna pretesa..

@Blue_moon: esame fatto, adesso ho un po’ più tempo libero per scrivere. Già con questo capitolo e dal prossimo si comincerà a scoprire qualcosa in più sulla ragazza sognata da Jared.
@shanna_b: grazie per quello che hai scritto, sono contenta di essere riuscita a trasmettere almeno un po’ della sua sofferenza. E ora vedrò di andare avanti.
@candidalametta: hai ragione su Shan e Tomo. Nella mia testa la storia dovrebbe cominciare a prendere più vita con questo capitolo e nei prossimi quando entrerà in scena il nuovo personaggio.

Detto questo non mi resta che augurarvi ancora una volta buona lettura!!



Capitolo 3

La fresca aria del mare mi circonda e l’odore della salsedine è persistente a quest’ora del mattino. La baia di Santa Monica è deserta: le onde si infrangono dolcemente sulla sabbia della spiaggia, nessuna impronta nelle direzioni in cui spazia il mio sguardo e nessun rumore dal luna park alle mie spalle. Sono da solo, completamente in balia dei miei pensieri e di me stesso, ma non mi dispiace questo senso di solitudine, perché ho bisogno di pensare e per farlo ho scelto uno dei luoghi in cui amo rifugiarmi, in cui la mia mente è in grado di librarsi nel cielo, in cui i miei occhi riescono davvero a vedere nell’infinito, in cui il mio cuore è libero di fare tutte le sue strane congetture.
E’ la prima uscita che faccio dopo qualche giorno chiuso in casa con la febbre, ma sentivo proprio la necessità di venire qui, dove il tuo ricordo è persistente, perché sei l’unica a cui ho mai mostrato questo mio piccolo pezzo di mondo, questo piccolo angolo di baia da cui per primi si è raggiunti dai raggi del nuovo giorno. Mi hai quasi tormentato durante le notti di malattia… la tua immagine non mi ha lasciato un solo momento e finalmente mi sono deciso… voglio rivederti, scoprire se ti sei completamente dimenticata di me e ti sei fatta una vita, oppure se hai relegato il mio ricordo in uno scatolone malandato chiuso da qualche parte del tuo cuore, oppure se in qualche modo ne faccio ancora parte.
L’unica soluzione a cui sono arrivato è che ho bisogno di avere delle risposte, ma so anch’io che non posso presentarmi da te all’improvviso e ricomparire dopo quasi dieci anni dicendo un semplice “Ciao, sono Jared. Ti ricordi di me?”. Se per caso tu non fossi cambiata di una virgola, caratterialmente parlando, mi ritroverei preso a calci e con la faccia strisciata sull’asfalto. Per certi comportamenti hai sempre avuto un odio profondo, me lo ricordo molto bene perché ci siamo fatti delle gran belle litigate, o meglio animati scambi di idee come amavi chiamarle tu, per questo.
Dieci anni… il tempo è passato così velocemente che ripensandoci ora non mi sembra possibile, come quando stavamo insieme e ci sembrava sempre di non avere abbastanza ore da passare in giro per le strade di Los Angeles o nel tuo appartamento. La verità è che il tempo passa per tutti nella stessa maniera; i secondi scorrono con la stessa veloce lentezza in ogni angolo del mondo, simili ai battiti di un cuore che nonostante tutto non si fermerà mai, qualunque cosa succeda.
Sono consapevole che era solo grazie alla tua presenza che ne volevo ancora di quei secondi preziosi. Il solo fatto che tu fossi lì con me modificava la mia percezione del mondo circostante e mi sentivo in grado di fare qualunque cosa… su questo aspetto non sono molto cambiato negli anni, faccio ancora tutto ciò che mi passa per la testa, sono egocentrico e tutto il resto, ma in una maniera diversa, perché i miei “complici” sono cambiati.
Lancio un’ultima occhiata davanti a me, verso quel punto di contatto tra cielo e terra anelato dai grandi eroi e ora reso infuocato dalla corsa del carro di Apollo, e le mie labbra si increspano in un sorriso prima di salire di nuovo sulla bici e tornare a casa.
Finalmente so cosa devo fare.

Faccio giusto in tempo a varcare la porta d’ingresso che Shannon mi assale chiedendomi se mi ero dimenticato la riunione di oggi per gli ultimi preparativi prima della partenza per l’Europa.
“Sono qui, per cui non direi che mi sono scordato qualcosa. Credo di essere la persona meglio organizzata che tu conosca, o sbaglio fratello?”.
“Sì sì, ok… Più che organizzato però direi pignolo al limite dell’umana sopportazione, oltre che dannatamente…”
“Bello? Affascinante? Intelligente? Sexy? Stavi per dire sexy non è vero?”. Senza rendermene conto ho sorriso di nuovo e fatto la prima battuta da qualche giorno a questa parte; Shan ovviamente se ne è accorto e mi risponde di conseguenza.
“In realtà ero più propenso verso un fuori di testa, che in effetti comprenderebbe anche questo tuo improvviso sbalzo d’umore rispetto agli ultimi giorni, ma lasciamo perdere. Si può sapere che ti prende invece?”
Eccolo lì che ci riprova, la solita domanda per cercare di scoprire dov’è finita la mia testa negli ultimi tempi. Stavolta però ho una risposta da dare rispetto ai suoi tentativi precedenti.
“Ti ricordi di Hayley?”
Dal modo in cui mi osserva intuisco che non si ricorda di lei, oppure è diventato davvero bravo come attore… no, questo è impossibile… per quanto gli voglia bene, se volesse darsi alla recitazione lo bloccherei subito.
“Il Secret Garden? Neanche questo nome ti dice niente?”
Finalmente i suoi occhi felini si animano. Deve essergli tornato in mente qualcosa.
“Quel locale minuscolo dove abbiamo suonato agli inizi dici? Certo che lo ricordo quello! Non gli avrei dato niente da fuori, ma l’acustica era fenomenale anche se era tipo un sotterraneo! E poi c’era quel pezzo di giardino all’aperto. Dovrei aver fatto delle foto, chissà dove le ho messe… Aspetta un momento, questo cosa c’entra?”. Alzo gli occhi al cielo e sospiro. “Faceva la cameriera lì. E’ stata lei che ci ha seguiti tutto il tempo per aiutarci a preparare tutto alla perfezione. Avevi tentato di farle uno scherzo dei tuoi e lei per ripicca ti ha nascosto tutte le bacchette. Meno male che ha avuto pietà e te le ha ridate, altrimenti avresti suonato la batteria con le mani.”
Altro lampo nei suoi occhi. “E’ vero! Quella sottospecie di mostriciattolo ce l’aveva con me perché le avevo anche rovesciato addosso un boccale di birra e l’avevo pure presa in giro non so quanto. Mentre suonavamo era la più scatenata tra il pubblico… mai visto una ragazza pogare quanto lei. Non siete usciti insieme per un po’?”
“Già. Voglio rivederla Shan.”
Non ribatte niente. Mi fissa con quel suo sguardo da fratello maggiore per un paio di minuti e poi un semplice cenno del capo per farmi capire che va bene. Penso sappia che se anche avesse avuto qualcosa da ridire comunque avrei fatto di testa mia, quindi tanto vale appoggiare questa mia scelta e sperare nel minor numero di danni possibili dal suo punto di vista.

Questa volta abbiamo deciso di metterci in cucina per vedere di sistemare le ultime cose. Il tavolo praticamente è sommerso di fogli e cartoni quasi vuoti di pizza, se non sapessi la sua esatta posizione forse non capirei che c’è sotto quel macello di roba.
Tutto procede bene ed è organizzato in maniera perfetta come piace a me: date fissate, percorsi per i vari spostamenti europei decisi, interviste varie incastrate a dovere, giorni di pausa inseriti. Sono pure riuscito a crearmi dei percorsi alternativi per visitare alcune città che non toccheremo con il tour, e magari riuscirò a coinvolgere anche Tomo e Shannon a seguirmi per centri storici e musei.
FINITO! Ci abbiamo impiegato mezza giornata ma finalmente abbiamo finito. Emma è appena andata via e ha rischiato di inciampare nei gradini del vialetto, per fortuna che David è riuscito ad afferrarla prima che cadesse e spargesse in giro il lavoro di un pomeriggio infinito di lavoro. Tomo e mio fratello invece stanno trafficando in cucina; se non sapessi che il nostro chitarrista è uno chef diplomato sarebbe il caso di preoccuparmi almeno un po’, ma tanto non devo mangiare quello che stanno preparando loro in teoria. Dovrebbe passare anche Vicki più tardi, quasi quasi le chiedo di portare anche quella sua palla di pelo rossiccio che ho voglia di qualcosa da stuzzicare e coccolare.
Di là è appena caduta una pentola per terra a giudicare dal rumore, ma non ho intenzione di alzarmi dal divano. Sono troppo comodo seduto qui e poi sto pensando a cosa fare domani: presentarmi spudoratamente rischiando la faccia oppure fingere di essere un semplice cliente che ha bisogno di un buon caffè?
  
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