NEMICI PER SEMPRE
Capitolo 3
-Strawberry….-Una luce, ben più forte di quella propagata
dalla abat-jour che la ragazza teneva sul comodino, si propagò d’improvviso,
mentre la madre entrava in punta di piedi nella stanza da letto –Non pensi sia
venuta l’ora di provare ad addormentarti? Domani c’è scuola!
Strawberry arrossì, arrestandosi d’improvviso.
Era rimasta quasi tutta la notte a scrivere sul proprio diario, a cercare di
sfogare sulla carta il tumulto di emozioni che aveva dentro.
-Sì, mamma..- Fece, abbassando lo sguardo –Scusami, ma non riuscivo a
dormire.
La donna sorrise dolcemente e prese posto accanto alla figlia, sulla sponda del
letto.
-Anch’io alla tua età aveva un sacco di pensieri che mi impedivano di
prendere sonno!- Disse, carezzandole la testa -..e spesso riguardavano gli
affari di cuore. Ma tenersi tutto dentro, non serve a nulla; solo parlandone si
riesce a recuperare calma e benessere. Allora, non c’è niente che desideri
dirmi?
Strawberry rimase per un attimo a riflettere, mordicchiando furiosamente la
propria matita.
Cosa avrebbe potuto inventarsi, per evitare alla madre preoccupazioni ed a sé
stessa intoppi inutili?
Dire la verità era fuori discussione; il discorso sarebbe suonato un tantino
sconclusionato.
-Mamma, non riesco a dormire perché ho la sensazione di essermi innamorata
dell’alieno che dovrei sconfiggere per il bene del pianeta!
Non se ne parlava nemmeno.
-No...- Mentì, traendo un profondo sospiro – non ho niente di cui parlare:
fatico solo ad addormentarmi. Sai, lo stress, l’interrogazione di
matematica…!
La donna ridacchiò, soddisfatta.
- Quand’è così, non mi resta che augurarti una buona notte!- Disse,
stampando un bacetto affettuoso sulla fronte della ragazza – e speriamo che il
sonno ti schiarisca le idee!
Strawberry sorrise, mentre la madre si apprestava a tornare a letto, chiudendo
la porta della sua stanza dietro le proprie spalle.
Quindi, cambiò espressione e riprese a scribacchiare.
-Schiarirmi le idee…- Ripetè, ripercorrendo per l’ennesima volta il momento
in cui Kisshu l’aveva stretta fra le braccia –quanto lo vorrei anch’io!
-Kisshu si sta comportando da vero incosciente!- Pai si diresse verso il proprio
giaciglio, ubicato alla meglio sull’astronave, che gli alieni avevano nascosto
nel parco di Tokyo.
Grazie ad un particolare strumento, in dotazione al veicolo, la parete esterna
del mezzo era stata resa invisibile, cosicché i passanti non avrebbero potuto
notare niente di strano.
-Beh, forse non è stato proprio giusto nei nostri confronti, quanto ha fatto
oggi…- Iniziò Tart assorto, sporgendosi dal lettuccio a castello presso il
quale dormiva, in compagnia di Kisshu -…ma non penso nemmeno che si tratti di
una colpa tanto terribile. Si può sapere perché te la sei presa in questo
modo?
Pai restituì al fratellino uno sguardo duro, gelido. Pareva indignato,
indispettito.
-E’ evidente che non sai nulla!- Disse, premendo su un piccolo pulsante presso
il pannello di comando –altrimenti, è certo che ti ritroveresti d’accordo
con me.
Tart sgranò gli occhi d’ambra scura, allibito.
Pai gli stava porgendo un voluminoso libro di colore nero, con espressione seria
e solenne.
-Questo è “il Libro”- Spiegò, facendone scorrere le pagine fitte, piene di
piccoli caratteri corsivi abbelliti da svolazzi e rilievi - tale oggetto non è
altro che una raccolta di scritti stilati dagli sciamani delle nostre genti, che
ripercorre anno dopo anno la storia della civiltà aliena.
Normalmente, ogni componente della razza vi può accedere a partire dal
compimento del quindicesimo anno d’età, ma per te farò un’eccezione.
Giusto per farti comprendere in che razza di guaio rischia di farci incappare
Kisshu, con il suo comportamento scellerato!
Tart passò il palmo aperto della piccola mano su quella copertina ruvida,
incapace di articolare una sillaba.
Pieno di sorpresa, cominciò a leggere la prima pagina del “Libro”,
scandendo con difficoltà una parola dopo l’altra.
-No!- Lo ammonì Pai, strappandogli con violenza il volume –questo passaggio
non è rilevante! Ecco.. .
L’alieno aveva fatto scorrere più della metà delle pagine, ed ora tendeva a
Tart il libro aperto su un particolare passo del testo.
-Leggi attentamente. E poi dimmi che ne pensi.
Tart ubbidì e chinò la testa sul volume, assorto.
Man mano che procedeva nella lettura, gli occhi si facevano sgranati, il respiro
corto, il volto pallido.
- Ad ogni azione…- Fece, incitato da Pai a ripetere ad alta voce le parole
assimilate -..corrisponde una reazione uguale e contraria. Per tanto….. .
-Continua, ragazzino!- L’alieno indicò a Tart il capoverso che avrebbe dovuto
leggere, agitato –Perché ti sei fermato?
Pai ebbe ottenne presto una risposta al quesito da lui formulato.
Lo voce di Kisshu, proveniente dall’ingresso dall’astronave, giunse sino a
loro.
-Cosa cavolo stai facendo?- Domandò proprio lui, parandosi dinanzi a Tart e
cingendolo con le braccia – è solo un ragazzino! Non pensi che sia un po’
troppo giovane perché tu inizi a riempirgli la testa di stupide frottole?
Pai si voltò indignato in direzione del fratello, indicando “il Libro” con
solennità.
-Lì dentro è racchiusa la nostra storia, così come l’avvenire che ci
attende se agirai in questo modo!- Dichiarò, livido di rabbia - sai benissimo
che secondo gli sciamani, sarebbe stato possibile riconoscere l’Erede dal suo
amore per l’ultima discendente.
-Pai ha ragione, Kisshu!- Si introdusse timidamente Tart, appigliandosi al
braccio del fratello maggiore –L’Erede è un criminale! Dobbiamo impedirgli
di adempiere “Il Libro”: se non lo facciamo, puoi star certo che accadrà ciò
che gli sciamani hanno predetto.
Kisshu arretrò, impaurito.
-Non sono l’Erede- Scandì lentamente, dirigendosi verso l’uscita della
navicella –NON SONO L’EREDE, DIAMINE! L’EREDE NON ESISTE!
Pai e Tart abbassarono afflitti lo sguardo.
-Prima di aver prova del tuo stupido comportamento, anche noi eravamo convinti
che fosse così!- Disse il primo dei due, raggiungendo Kisshu, stringendolo in
un abbraccio morboso, inquietante.
-Ma non devi temere. Anche nella remota possibilità che tu sia davvero
l’Erede, non sarebbe inevitabile il compimento del “Libro”. C’è un modo
per far sì che gli eventi descritti dagli sciamani non si avverino; e tu ne sei
al corrente.
Il giovane serrò gli occhi ambrati, gemette, scosse la testa.
Non voleva udire quella parole.
Quelle tremende, tremende parole.
-No…- Disse, prima che Pai potesse pronunciarle, sussurrarle malizioso -…io
non sono l’Erede.
E non ho nessuna intenzione di fare quanto mi chiedete!
A quelle parole, Kisshu uscì dall’astronave, prendendo a correre nel parco.
La sua famiglia stessa dubitava di lui.
Perfino il piccolo Tart gli si era schierato contro.
Pai digrignò i denti perfettamente smaltati, mentre seguiva con lo sguardo il
fratello.
Dannazione.
-Non temere, mio piccolo…- Disse poi, avvicinandosi a Tart per stringere
anch’egli in un abbraccio –Lo fermeremo.
Il suo sguardo pieno di disappunto, si fece più dolce.
-E se sarà necessario..- Sibilò, prima di riappropriarsi del volume –saremo
noi ad evitare che “Il Libro” si adempia.
Il giorno seguente, Strawberry sfaccendava stravolta al Cafè, quasi in trance.
Era stava davvero una lunga notte, e la giornata trascorsa con altrettanta
lentezza, l’aveva profondamente sfiancata.
-Ah, non ne posso più!- Disse, piombando a sedere accanto a Mina – sono
stanchissima!
Ma prima che la ragazza-uccello potesse rivolgerle qualcuna delle sue solite
battutine taglienti, Ryan chiese a Strawberry di raggiungerlo in laboratorio.
-Abbiamo intercettato un messaggio- Le disse, mentre raggiungevano la stanza
isolata -una trasmissione radio inviata dalla navicella dei nostri alieni, ad
una torre di controllo situata proprio sul loro pianeta.
-Sì..- Fece lei soprappensiero –E allora?
-E allora pare che abbiano per le mani qualcosa di molto grosso, importante.
Qualcosa di cui forse è meglio non parlare alle altre ragazze.
Ryan guardava la rossa di sottecchi, inquieto.
-Cosa stai cercando di dirmi, esattamente?- Domandò lei, spazientita.
Lui deglutì, raccogliendo in sé la faccia tosta necessaria per rivolgerle quel
quesito.
-Strawberry…- Chiese, gli occhi blu fissi in quelli grandi, castani di lei
–Tu sai che cosa sia “Il Libro”?
°°***Sciamano Kmur II- seconda era dell’Opale- anno 4000 dopo la
fondazione**°°
Ad ogni azione corrisponde reazione uguale e contraria. Per tanto, quando
l’Erede uscirà allo scoperto, le armate di Colei verranno risvegliate
dall’ipnosi a cui Kmur I, le incatenò anni addietro, prima di me.
Colei che è stata marchiata s’unirà all’Erede solo ed unicamente per
realizzare i propri progetti di dominare sul nostro pianeta.
Se L’Erede accetterà di fondersi nella donna, allora la sciagura cadrà su
questo regno, come accadde nella prima era del Vulcano. Ma stavolta, le armate
di Colei non falliranno.
L’ultima discendente ha in sé il sigillo di Statiny, perfida sovrana che
condannò alla distruzione le sacre radure durante l’ottava era dell’anno
3005 dopo la fondazione.
Secondo alcuni calcoli, ella nascerà sotto il segno terrestre dei pesci,
nell’unica notte di luna piena della prima metà della stagione primaverile.
L’Erede sarà riconoscibile dall’amore struggente che proverà nei suoi
confronti; allorché, le possibilità di evitare il compiersi “del Libro”,
saranno due.
La prima- uccidere l’Erede.
La seconda- far sì che questi forgi una spada presso la Sorgente.
Ma solo un distillato finissimo farà sì che l’arma possa placare la furia
delle armate di Colei.
Il sangue.
Strawberry sgranò gli occhi, dopo aver terminato di leggere la pergamena che
Ryan le aveva porto.
-Questa, naturalmente, è solo un’imitazione…- Precisò lui.
-Ryan…- La ragazza afferrò il polso del biondo, strizzando gli occhi –Che
cosa significa tutto questo?