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Autore: Mimi18    15/05/2010    8 recensioni
{Prima classificata al contest Naruto at school indetto da Vain_girl}
«Noi siamo amici, Naruto, allora perché ci sta succedendo tutto questo?»
E capii di aver detto la cosa sbagliata quando, in segno di protesta, le lacrime aumentarono e Naruto con forza mi afferrò entrambi i polsi, spingendomi contro il banco e avvicinando il suo corpo al mio.
«Non fare la stupida, Sakura. Siamo tutto, ma non amici.»
[NaruSaku per voi, CiaccoloneH mie.♥]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Teenagers •'
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Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Materia: Economia Aziendale
Luoghi/oggetti: Aula, spugna per pulire la lavagna

Note dell'Autore:
Prima di tutto, questa fic è una sottospecie di finale alternativo della mia Teenagers, ma non c’è bisogno di averla letta, anche perché a parte i personaggi non centra quasi un piffero.

L’unica cosa che c’è da sapere è che Sakura, un anno prima, si era dichiarata a Sasuke, e si erano messi insieme, rifiutando così Naruto. Tuttavia, Sasuke ha accettato la proposta di Orochimaru e ha deciso di trasferirsi nella Oto High School, in modo da avere più prospettive per il suo futuro calcistico.

Tutto questo serve solamente come introduzione, perché per il resto...qui sotto c’è semplicemente un “E come sarebbe andata se Sakura e Naruto...?”.                                                            

 

Teenagers – A new day has come

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Guardavo spesso Naruto oltre il vetro della finestra della mia aula, appoggiata ad essa e con mille pensieri che affollavano la mia mente.

Lo guardavo ridere ed il cuore, seppur non avrebbe dovuto, iniziava a galoppare forte, minacciando di uscirmi dal petto.

Quando i suoi occhi cerulei – ben visibili anche da dove mi trovavo io – si adombravano fino quasi a spegnersi, mi mordevo le labbra in un vago tentativo di provare la sofferenza che lo attanagliava.

Poi, a volte, capitava che lui venisse attirato dal mio sguardo. Allora alzava gli occhi, e tutto il resto perdeva senso: i messaggi di Sasuke, i rimproveri seccanti di Ino, i compiti lasciati incompleti sul banco.

 

Smontai dal sellino sgualcito del motorino di Naruto proprio di fronte all’entrata della scuola, ignorando le occhiate che le ragazze del primo anno mi rivolgevano, palesemente irritate da tutto quello.

In quell’ultimo anno, da quando Sasuke se n’era andato alla Oto High School, qualcosa si era mosso nei confronti di quel ragazzo dai ritti capelli biondi ed un sorriso fin troppo esagerato sul volto abbronzato.

Quando gli facevo notare quanto fosse diventato popolare, Naruto abbassava gli occhi ed iniziava ad arrossire, borbottando su quanti castelli mentali mi facessi e suggerendomi di rimanere coi piedi per terra.

«Comunque, è naturale che accada.» Sbottò per l’ennesima volta qualche minuto dopo, di fronte agli armadietti per il cambio scarpe. Inarcai un sopracciglio, in attesa di un commento illuminante – non che ci sperassi, in ogni caso; si stava pur sempre parlando di Naruto Uzumaki.

«Da quando sono diventato capitano le ragazze urlano anche il mio nome in campo, non sai che figata Sakura-chan!» Rise con orgoglio, buttando all’interno del proprio armadietto un paio di consumate scarpe da tennis arancioni, macchiate da scritte fluorescenti e insulti, probabilmente scritti dai vari componenti della squadra.

Schioccai la lingua contro il palato infastidita, mettendo una mano sul fianco ed assumendo il cipiglio che più lo spaventava. Soddisfatta lo vidi iniziare a gesticolare animatamente, in preda al panico frenetico di trovare una soluzione alle sue parole.

«Non che mi interessino, Sakura-chan! Insomma, so che fanno così solo perché Sasuke non c’è più...»

I suoi occhi azzurri, da luminosi qual’erano qualche attimo prima, si adombrarono lievemente. Sentii chiaramente una stilettata al cuore, mentre il cellulare nella tasca della mia gonna diventava quasi incandescente.

Che diritto avevo io di infastidirmi se le ragazze lo reclamavano? Non erano affari miei, non lo erano mai stati.

Eppure, mentre indossava le pantofole, osservando la sua schiena curva e il disegno di una smorfia sulle sue labbra, un gorgoglio basso e fastidioso si fece largo per tutto il mio stomaco. Ancora.

«Sarebbe meglio se ci sbrigassimo, Naruto. Le lezioni stanno per cominciare» Borbottai, scostando una ciocca di capelli dal viso, improvvisamente messa a disagio dalla sua presenza.

Si sollevò lentamente, il sorriso di circostanza che non mi mostrava più dai primi tempi in cui io e Sasuke avevamo deciso di uscire insieme sul viso.

Inghiottii un boccone amaro, sorpassandolo con un’ampia falcata e cercando di ritrovare tutta l’allegria di qualche manciata di minuti prima.

«Avanti, scansafatiche! Sai che Sarutobi ci ammazza se arriviamo tardi alla sua lezione! Vuoi per caso beccarti un altro cancellino in faccia?»

Non potei vedere i suoi occhi, né comprendere i suoi pensieri. Eppure, mentre gli davo la schiena, il suo sguardo bruciava contro di me. Doloroso, ma così caloroso e piacevole da farmi sentire in colpa.

 

Dolore. Ansia. Romanticismo. Annullamento totale dei sensi. Desiderio fisico. Sensi di colpa.

Tutte emozioni che si fondevano in uno grande blocco dentro il mio cervello, scavando nella mia anima e arpionandosi al mio cuore.

Sanguinavo, mentre Sasuke mi aspettava di fronte al cancello ogni giorno e tu, Naruto, da lontano, ci salutavi con quell’odioso sorriso di cortesia che pensavo avessi addirittura dimenticato.

Pensavo mi avessi dimenticata. Perché c’erano stati gli incoraggiamenti, le confessioni, gi abbracci e persino le lacrime durante i nostri pomeriggi di studio.

Invece, ero semplicemente stata una stupida. Stupida e crudele.

 

«Quindi, hai capito almeno le basi della partita doppia? Non sono difficili Naruto, persino una testa quadra come te ci può arrivare!» Sbottai per l’ennesima volta con sguardo severo, mentre Naruto si grattava le tempie e serrava gli occhi in un chiaro segno di sforzo.

Sbuffai, allungando le gambe sotto il tavolo e godendo del silenzio di quei momenti. La scuola deserta, il frinire delle cicale oltre il vetro che annunciava l’arrivo dell’estate, un ricordo lontano dei clacson che in lontananza rovinavano quella quiete.

Mi piaceva studiare nelle aule vuote; un tempo forse l’avrei trovata assurda e paurosa come idea, ma con Naruto al mio fianco tutto era più semplice. Forse per via del fisico decisamente più muscoloso della norma, o forse perché l’avevo visto un paio di volte stendere giganti più grossi di lui.

«Facciamo una pausa, Sakura-chan?»

O forse, semplicemente per il suo sorriso caldo e rassicurante, che scaldava tutto ciò che avevamo intorno e mi inglobava, stringeva e proteggeva, come se fosse una cosa naturale. Come se tutti i disagi di qualche giorno prima, i miei fastidi verso la sua popolarità e il ricordo indelebile della presenza di Sasuke al mio fianco fossero spariti.

«Oggi mi puoi accompagnare a casa?» Domandai ricordandomi solo in quel momento che il mio ragazzo aveva gli allenamenti fino a tardi, a causa di un novo giocatore che faticava ad ambientarsi.

Naruto inarcò le sopracciglia preso in contropiede, mentre già mi immaginavo quanto quella mia sciocca proposta l’avesse messo a disagio.

«Perché?» Domandò semplicemente, appoggiando il mento su una mano e fissandomi negli occhi. Puntuale come un orologio svizzero, il mio cuore accellerò i battiti, le gote di tinsero di un tenue rosso porpora e le mani iniziarono a sudare.

Stupida, stupida, stupida traditrice!

«Sasuke – la nota dolce che di solito usavo nei suoi confronti non riuscii ad utilizzarla, quel giorno – ha gli allenamenti fino a tardi. Però se hai da fare...posso tornare in autobus» Spiegai a disagio, gli occhi che guardavano ovunque tranne che verso di lui.

Potevo immaginarmi le sue iridi azzurre ghiacciate, come la piega delle sue labbra e i suoi pensieri. Lo stavo ferendo ogni giorno di più con la mia vicinanza, eppure non volevo allontanarmi. Non riuscivo a muovere un passo nella direzione opposta a quella che lui avrebbe preso.

Da quando Sasuke se n’era andato, era diventato un’ancora per me. Era l’unico motivo per cui andare in quella scuola non mi pesava; saperlo sotto casa mia con il suo motorino arancione mi riempiva di sollievo e questo, tutto questo, cercavo di nasconderlo. Perché amavo Sasuke, anche se vederlo di fronte al cancello non mi faceva più svolazzare le farfalle nello stomaco; anche se i suoi baci mi donavano un piacere estatico che non se ne andava per ore.

Amavo Sasuke, eppure...

«Non sia mai che un maniaco ti uccida, Sakura-chan! Ti porto a casa a bordo del mio cavallo bianco! Mi merito un bacio, per questo?» Esclamò con un’allegria troppo finta per essere vera, mascherata malamente dall’ultima domanda che ricordava un po’ i vecchi tempi.

Mentre mi allungavo verso di lui per dargli un pugno sulla sua nuca, mi chiesi da quanto tutto ciò aveva avuto inizio.

 

Di sognarti mi capitava spesso negli ultimi tempi.

Vedevo la tua figura dentro la nostra aula vuota, le tue spalle incurvate ed uno sguardo accusatore che mi faceva troppo male per essere sopportato.

Nel momento in cui sollevavo la mano per darmi un pizzicotto e svegliarmi da quella tortura tu ti avvicinavi, bloccandomi e facendo sfiorare le nostre bocche.

Era solo quando io chiedevo di entrare nella tua che mi svegliavo, sudata ed ansante, alla ricerca della tua figura nel buio della mia stanza.

 

Ino mi guardò dall’alto delle gradinate, brandendo tra le mani due pon-pon verdi e arancio orribili, abbinati ai colori delle divise da cheer-leader. A lei, che aveva un corpo decisamente fantastico ed un viso particolarmente grazioso, la divisa stava meglio che alle altre.

«Allora, fronte spaziosa, qual è il tuo problema?» Domandò acida, mentre i ragazzi avevano iniziato a riunirsi di fronte agli spogliatoi per gli accorgimenti sull’allenamento.

Mi torturai la gonna blu della divisa a disagio, mentre cercavo le parole per descrivere tutto quello che provavo. Ino, in fondo, era stata colei che mi aveva ostacolato in ogni modo con Sasuke l’anno prima, ed ora era l’unica che potesse capirmi.

«Fammi indovinare, Sasuke ti ha scaricata» Azzardò con un lampo omicida negli occhi, facendomi arrotolare le budella. Checché chiunque altro dicesse qualcosa, io e Ino eravamo grandi amiche con qualche tendenza all’odio l’una verso l’altra.

«La tua bocca non sta mai chiusa, maiale?»

Fece per parlare ancora, probabilmente per controbattere all’insulto, quando le parole mi uscirono dalla bocca come vomito.

«Credo di essere impazzita. Mentre sei mesi fa sognavo la mia prima volta con Sasuke, negli ultimi mesi ho iniziato ad alternare queste ai baci con Naruto, fino ad arrivare...alla nostra prima notte di nozze»

Notai chiaramente la luce divertita negli occhi di Ino, ma apprezzai il suo sforzo di farmi continuare.

«E questo non capita solo di notte. Durante le lezioni mi capita di chiedermi come sarebbe andata se avessi scelto Naruto un anno fa, come staremmo adesso e se non avrei gli stessi dubbi che ho con Sasuke»

Osservai Ino raggiungermi, le gambe lunghe che non facevano alcuna fatica a saltare gli spalti. Per un attimo mi chiesi perché Sasuke non avesse scelto lei, ma poi mi ricordai di Shikamaru Nara e mi diedi della stupida.

«Di’, Sakura, davvero non hai capito?»

E prima che potessi ribattere anche solo con una sillaba, il rumore della panca sbattuta a terra e le urla delle ragazze a bordo campo attirarono la nostra attenzione.

Ino fu la prima a scattare, con la coda lunga che mi colpì in pieno viso facendomi parecchio male. Mentre la seguivo chiedendomi di cosa fosse fatta quella sua maledetta acconciatura, vidi chiaramente le due figure che meglio conoscevo in quel campo l’uno di fronte all’altro, i pugni serrati e gli sguardi più rabbiosi che mai avessi visto.

«Che diavolo succede? Vi siete rincretiniti?!» Strillò Ino dando uno scossone a Kiba, che la cacciò via malamente guadagnandosi un’occhiata di avvertimento sia da Shikamaru che da Choji.

«Questo fottuto bastardo» Inarcai un sopracciglio, chiedendomi cosa mai Naruto avesse combinato di tanto grave per far arrabbiare Kiba in quel modo. Erano amici da tempo, quindi doveva essere abbastanza grave. «Si è scopato Hinata, e ha avuto le palle per dirmelo solamente ora!»

E mentre Kiba gli si ributtava addosso, lo sentii. Sentii il rumore di vetri in frantumi, sentii il dolore lancinante nel mio petto che si aggrappava ad ogni fibra del mio corpo, dilaniandola e facendomi cadere le lacrime dagli occhi.

Naruto mollò un pugno al castano, che fu prontamente trattenuto da Neji e Kankuro. Il primo non aveva detto una parola, probabilmente non credeva fossero affari suoi con chi la cugina decidesse di andare a letto. E poi, sicuramente sapeva bene della relazione che i due avevano avuto, qualche tempo prima.

«Non l’ho obbligata a fare niente, deficiente! Mi hai chiesto se fossi ancora vergine e ti ho detto di no! Come se tu non ti fossi scopato metà delle ragazze presenti in questa scuola!»

Probabilmente, se Kiba fosse stato libero l’avrebbe colpito ancora. In quel momento non sapevo se avvicinarmi a loro, mostrare la mia presenza o rimanere nascosta dietro al corpo di TenTen. Che cosa avrei potuto fare, io? Non ero la ragazza di Naruto, avevo solo incasinato la sua vita fino a farlo quasi litigare con il suo migliore amico. Ero un peso per Naruto, solo un peso.

«Hai fatto sesso con Hinata, pur amando Sakura!» Urlò proprio Kiba in quel momento, e come se qualcuno l’avesse spinto a guardarmi, si girò.

Incrociai i suoi occhi cerulei e li vidi chiaramente a disagio a causa delle lacrime che solcavano le mie guance. Cercai di pulirle invano, mentre con lentezza ogni persona lì presente portava il suo sguardo verso di me.

L’unica cosa che mi venne in mente di fare, mentre Naruto si districava dalla presa ferrea di Gaara, fu quella di girare i tacchi e correre via.

Se mi fossi aspettata che Naruto mi avrebbe seguita implorandomi di fermarmi, mi sarei sbagliata. Perché quella scena non era presa da uno shojo manga, né da una Fan Fiction. Era la vita vera, e faceva fottutamente male.

 

Era un po’ come se la terra avesse iniziato a girare al contrario.

Tu che facevi l’amore con Hinata, io che piangevo la notte al sol pensiero di immaginarti schiacciato contro il suo corpo, in un miscuglio di ansiti e gemiti in cui il mio ricordo non esisteva.

Idiota. Illusa. Innamorata.

Strano come queste verità penetrarono nel mio corpo con estrema facilità, facendomi male solo in parte.

 

Picchiettai la penna contro il quaderno a quadretti sotto il mio naso, osservandoti scribacchiare numeri e parole probabilmente sbagliate, nella tua calligrafia disordinata che solo con il tempo avevo imparato veramente a comprendere.

«Sakura-chan, non ho nessuna colpa.» Disse qualche minuto dopo sbuffando e buttando la penna sul banco.

Seguimmo entrambi il suo rotolare, finché non cadde a terra con un sordo rumore che mi fece riportare l’attenzione su di lui.

«Non ti ho detto nulla.» Risposi come se quello potesse davvero mettere fine alla questione, allungandomi alla mia destra e guardando ciò che aveva scritto.

«Merci conto acquisti non va in avere, Naruto, quante volte...»

«Tu fai sesso con Sasuke, io con altre ragazze. Cosa c’è di male?» Domandò ancora, bloccandomi il polso. Se come me sentì la scarica elettrica al contatto delle nostre pelli non lo diede a vedere; rimase immobile guardandomi dritta negli occhi, in attesa di una risposta.

«Hinata è una mia amica. E comunque, non sono affari miei.» Mi passai la mano libera tra i capelli, cercando di riportare la sua (nostra) attenzione sui compiti di economia di cui Sarutobi ci aveva riempito due giorni prima.

«Allora perché stai piangendo, Sakura-chan?»

La sua mano accarezzò la mia guancia, lasciando andare il mio polso. Il suo respiro caldo contro le mie labbra quasi mi fece chiudere gli occhi, mentre mi chiedevo quando di preciso avessi iniziato a piangere.

«Non sono andata a letto con Sasuke.» Ci tenni a precisare senza un vero motivo, mentre Naruto annuiva e coglieva ogni lacrima, dicendo qualcosa per farmi ridere nonostante nemmeno lui ne avesse davvero voglia.

«Noi siamo amici, Naruto, allora perché ci sta succedendo tutto questo?»

E capii di aver detto la cosa sbagliata quando, in segno di protesta, le lacrime aumentarono e Naruto con forza mi afferrò entrambi i polsi, spingendomi contro il banco e avvicinando il suo corpo al mio.

«Non fare la stupida, Sakura. Siamo tutto, ma non amici.»

Mi diedi della sciocca quando mi aggrappai alle sue spalle, lasciando che le sue mani mi afferrassero una coscia per accarezzarla. La bocca contro la mia, le lingue che si attorcigliavano in una guerra muta e talmente ipnotica che mi fece perdere la ragione.

Con una spinta lo gettai a sedersi sulla sedia, il ginocchio appoggiato tra lo spazio che le sue gambe aperte lasciavano.

Naruto salì con lentezza lungo il mio fianco, accarezzando un seno con titubanza.

«Non è...»

Di preciso non seppi chi cercò di bloccare la situazione, l’unica cosa che ricordo di quel pomeriggio è la voce roca di Naruto nelle orecchie, la sua pelle sotto le mie unghie e il dolore mischiato ad un piacere che stordiva, bruciava, uccideva.

 

La consapevolezza di aver tradito la fiducia di Sasuke mi corrodeva.

Fissavo la tua figura da lontano e quando tu sentivi i miei occhi ti giravi a guardarmi, mostrandomi un sorriso colpevole e lasciando che il resto della scuola si estraniasse. Rimanevamo io e te, che non stavamo insieme, non eravamo amici, non eravamo amanti.

Mentre le tue mani mi afferravano e mi trascinavano in un’aula vuota non trovavo mai la forza né il volere di ribellarmi.

Lasciavo che la tua bocca baciasse la mia, toccavo ogni centimetro del tuo corpo e gemevo ad ogni spinta del tuo bacino dentro di me.

Mentre osservavo il tuo corpo, sfuocato a causa del desiderio che mi annebbiava, capivo che c’era solamente una soluzione per sistemare le cose.

Era ora che prendessi in mano le redini della mia vita e fare ciò che avrei dovuto da molto tempo.

 

Appoggiata al muro della Oto High School, attiravo l’attenzione. Forse a causa della mia fronte spaziosa, oppure per via della divisa scolastica appartenente alla rivale numero uno di quella prestigiosa scuola per figli di papà.

Dopo una decina di minuti che aspettavo battendo il piede a terra e mangiando imprecazioni contro le occhiate degli studenti maschi alla mia gonna, accompagnato da un gruppo di tre ragazzi che non conoscevo, Sasuke comparì di fronte ai miei occhi, la divisa slacciata e lo sguardo scocciato a causa delle chiacchiere degli amici al suo fianco.

Sorrisi impacciata quando i suoi occhi mi trovarono, cercando di ignorare lo sguardo fulminante della rossa dietro di lui.

«Cosa ci fai qui?» Domandò senza un vero interesse nel tono di voce, avvicinandosi a me. Dopo un attimo di esitazione – esitazione che mai l’aveva colto, quando eravamo soli – si chinò per baciarmi;  i suoi occhi antracite si allargarono di sorpresa quando mi scostai, premendo le mani contro il suo petto e allontanandolo.

Per un attimo, tuttavia, notai che nessun lampo di delusione o di ira l’aveva colto. E mi sentii sollevata.

«Devo parlarti, Sasuke-kun.»

Mi stupii di aver usato quello sciocco suffisso, non lo facevo da tempo. Forse fu a causa dei sentimenti contrastanti che lo pronunciai con estrema naturalezza da farlo rimanere impassibile.

Inarcò un sopracciglio color carbone, e presi un respiro profondo. Indietreggiò quando mi inchinai in segno di rispetto.

«Ti chiedo scusa per ciò che sto per dirti, ma voglio essere sincera. Mi sono innamorata di Naruto.» Strillai con voce stridula, tanto che potei captare il senso di disagio di Sasuke e degli amici accanto a lui.

Mentre pronunciai quelle parole, quella realtà che mi era sembrata quasi impossibile, capii che era solo la semplice verità. Amavo quello stupido casinaro con i capelli biondi ritti in testa, che mi baciava sempre come se avrebbe potuto morire da un momento all’altro e mi sussurrava parole dolci che se fossero state dette da un altro avrebbero addirittura cariato i denti.

Sorrisi, dandomi della stupida per non avergli detto nemmeno una volta quanto il mio cuore battesse per lui, mentre i piedi di Sasuke si facevano più vicini ed il ciarlare concitato degli studenti che avevamo attirato intorno a noi cessava.

«L’avevo immaginato.» Disse mentre la sua mano mi imponeva di rialzarmi; quando lo vidi negli occhi, notando che nessun sentimento di dolore li attraversava, non rimasi nemmeno troppo colpita.

Una lacrima cadde lungo la mia guancia, mentre Sasuke indossava la giacca della divisa.

«Prenderò la mia rivincita alla prossima partita.» Continuò imperterrito, lasciandomi di stucco per la tranquillità con cui aveva attutito il colpo.

Quasi il pensiero che non fosse innamorato veramente si fece largo in me, quando incrociai gli occhi luminosi della ragazza con i capelli rossi, che aveva afferrato Sasuke per la giacca e si stava trattenendo dal buttargli le braccia al collo. E capii.

Perché la vita non va mai come credi; ti metti con un ragazzo e pensi che ci starai insieme per tutta la vita, poi la verità ti travolge e ti toglie il fiato, un altro amore sulla strada pronto a prenderti come non mai.

Mi inchinai nuovamente, questa volta verso entrambi.

«Buona fortuna!» Urlai, mentre correvo verso la scuola, sicura che Naruto stesse facendo i suoi stupidi compiti di economia senza di me, arrabbiato e con mille e mille pensieri in testa.

Forse mi immaginai solamente la voce di Sasuke che sussurrava un flebile “grazie”, ma ciò mi fece sorridere come una stupida dodicenne.

Grazie a te.

 

Saltare, correre, urlare, ridere, piangere.

Quante cose si vogliono fare quando la felicità ci afferra e sembra non ti voglia lasciare più?

Mentre la scuola si stagliava di fronte a me già immaginavo il tuo volto.

Le tue mani che mi stringevano, le lacrime che cadevano dai tuoi occhi fino a mischiarsi alle mie.

 

Spalancai la porta dell’aula con forza, e scoppiai a ridere quando ti vidi sussultare e quasi cadere dalla sedia.

Girando lo sguardo verso destra, afferrai la spugna per pulire la lavagna e, correndo, te la spiaccicai in faccia.

«Sakura-chan, che schifo! Toglila!» Ignorai palesemente i tuoi strilli, coprendo i tuoi occhi e sentendoti sbuffare. Il cuore che galoppava, le farfalle nello stomaco.

«Io e Sasuke ci siamo lasciati.» Dissi dopo qualche minuto, e Naruto smise di dibattersi di colpo.

Una sua mano salì lungo la linea delle mie gambe troppo magre per essere chiamate attraenti, ma non ci feci caso. Rabbrividii sotto quel tocco, scostando la spugna dal suo volto.

«Gli hai detto di noi?»

Non feci fatica a captare la preoccupazione in quel tono; erano amici da tempi immemori, ma la sicurezza che Sasuke aveva usato solo un’ora prima non l’avevo scordata.

Mi chinai verso Naruto, sfiorandogli la bocca con la mia.

«Ha detto che ti batterà nella prossima partita, quindi ti conviene allenarti usuratonkachi.»

E mentre la risata scivolava via dalla mia bocca, fondendosi a quella di Naruto più rumorosa e roca, capii di aver fatto la scelta giusta.

Mi strinsi alle sue spalle con forza, mentre le braccia di Naruto circondavano la mia vita e accarezzavano la mia schiena, baciandomi il collo, le spalle, le guance, la bocca

«Facciamo l’amore.» Gli dissi allontanandomi, e un’altra risata mi scappò quando le sue gote si tinsero di rosso fuoco.

Mi alzai, sedendomi sul banco; subito la sua bocca contro la mia, le mani sotto la gonna e il rumore di matite e calcolatrici a terra.

Un ansito mi sfuggì dalle labbra quando Naruto mi sfiorò tra le gambe, la sua eccitazione che bruciava contro la mia coscia e gli occhi pieni di ogni cosa.

Inarcai la schiena e mi premetti contro di lui, finalmente appagata.

Ogni cosa, mentre Naruto si spingeva più a fondo dentro di me, andava al suo posto.

 

Avevamo scelto la strada più tortuosa da percorrere.

Una strada che ci aveva portato a un bivio, mi aveva obbligata a fare una scelta che non ho il coraggio di definire sbagliata.

Con Sasuke mi sono sentita viva per la prima volta. Ho lottato, l’ho amato, ho pianto.

Naruto è un’altra cosa. Naruto è vita.

E solo quando sono aggrappata alle sue spalle capisco che, anche se abbiamo preso la deviazione più lunga per arrivare a questo punto, rifarei tutto mille e mille volte.

 

 

N/a

Uhm. C’è poco da dire, se non che sono felicissima. Il giudizio di Vain_girl (tanto atteso! XD) è stato davvero positivissimo, quindi ho anche un po’ gongolato come una cretina. Non mi aspettavo un primo posto, ma un gradino del podio sì, lo ammetto anche se passerò come una stupida vanitosa! XD

Il punto fondamentale di questa fic è stato l’IC di Sakura. Mi sono impegnata un sacco con lei, e credo che ancora oggi sia il personaggio di Naruto che – nonostante tutto – mi riesca meglio. Forse perché è più simile a me di quanto voglia ammettere. O forse semplicemente perché è più presente degli altri – ecco, più probabile.

La fic mi è stata chiesta dalla Gin, dopo una sclerata (a distanza di due anni, credo) sul finale di Teenagers. Così mi si è presentata l’occasione di scriverla con un contest che, diciamocelo, trattava proprio delle mie situazioni preferite.

Abbiamo parlato per ore su emmessenne di sta fic; serio, ad un certo punto si è pure messa a fare la telecronaca della scazzottata tra Kiba e Naruto, che è stata una sua richiesta.

Beh, alla fin fine sono contenta. Ci sono tutte le coppie che amo (escluso il SasuKa, che è lì per esigenza di copione .-.). Diciamo che questa intera One-shot mi soddisfa più della long-fic in sé. J

La dedico alle mie tre ciaccole adorate: Kioss, Mara e Gin. Vi amo, ragazzeH, anche se mi maltrattate e non scrivete mai se non sotto mia costrizione. XD

Grazie a chi leggerà, recensirà, farà qualcosa.

Cà.

   
 
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