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Autore: Arial    17/05/2010    5 recensioni
Il primo e il secondo scontro fra Michael e Lucifer, visti con gli occhi di Gabriel. Riuscirà il paladino della fede ad uccidere suo fratello o verrà meno al suo destino?
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi alla storia, vorrei fare un piccola premessa: in alcuni punti è blasfema

Prima di lasciarvi alla storia, vorrei fare un piccola premessa: in alcuni punti è blasfema. Ovviamente, si tratta solo di un racconto e nulla più, però se pensate che la cosa possa disturbarvi, non leggete. Si tratta di un'originale, nonostante l'ispirazione mi sia stata data dallo show supernatural. Non ci sono spoiler sul tf, comunque.

Ci vediamo alla fine per ringraziamenti, dediche e scleri!

Buona lettura ^^






“I can fly, but I want his wings

I can shine even in the darkness,

but I crave the light that he brings.

Revel in the songs that he sings.

I can love, but I need his heart.

I am strong even on my own,

but from him I never want to part.

He’s been there since the very start.

(Gabriel, Lamb)

La notte è limpida, serena.

La Luna si specchia sul mare, tingendo di indaco le sue acque altrimenti nere.

Il suono della risacca è ritmico, rassicurante. Sento la mia essenza rispondere al suo richiamo, la creatura che ero un tempo pronta ad immergersi nel suo elemento e a piegarlo al proprio volere.

D’un tratto, questo corpo così familiare torna ad essere estraneo, limitante. Una trappola.

La brezza leggera porta con sé l’odore salmastro dell’oceano e quello dolce e pungente del sangue. Il suo.

È seduto sul bagnasciuga. Una mano protettivamente stretta al petto, lo sguardo perso sull’orizzonte.

Non si è neppure accorto del mio arrivo.

“Michael?” comincio, esitante.

Si volta.

“Fratello?”

I suoi occhi sono sbarrati, febbrili. Mi fissa con un’intensità spaventosa, ma non c’è traccia di effettivo riconoscimento sul suo volto: non crederà che io…?

“Sono io… Gabriel” mormoro, sentendo la consueta fitta di dolore e vergogna nel pronunciare quel nome.

Michael sorride, mostrando denti sporchi di rosso: “Certo che sei tu.”

Si riscuote e torna a concentrarsi sul paesaggio, apparentemente dimentico della mia presenza. Mi siedo al suo fianco, in silenzio.

La sabbia è fredda e compatta. Comincio ad ammucchiarla in bassi cumuli, prontamente trascinati via dalla corrente.

“È un gioco per bambini” commenta, stanco. Un sorriso nella voce.

“Credevo mi avresti riproposto la parabola dell’uomo che costruisce la sua casa sulla sabbia” ribatto, ridendo.

“Sarebbe ipocrita da parte mia, non trovi? Io…”

Un accesso di tosse mette fine alla discussione. Si piega in avanti e porta una mano alla bocca. L’altra è fermamente inchiodata a terra, scossa da un tremito visibile.

Pigri rivoletti scarlatti impregnano i leggeri vestiti che indossa; grosse gocce scivolano lungo il tessuto ormai fradicio, una fitta pioggia di rubini liquidi…

Lo stringo fra le braccia, costringendolo a sollevare la testa.

“Michael!”

“He-helel?”

Rovescia gli occhi all’indietro e perde conoscenza.

Merda!

Un profondo taglio verticale gli martoria il petto, qualche centimetro più a destra o più in alto e l’avrebbe ucciso. Ma tu non volevi arrivare a questo, vero, Lucifero?

Vi poggio sopra il palmo.

Immagino la ferita chiudersi: minuscole cellule che tornano a restringersi e ad intrecciarsi come le maglie di una rete, le pareti delle vene nuovamente integre, il sangue che ricomincia a fluire verso il cuore, i tessuti e i muscoli che si ricompattano, e finalmente i due lembi di pelle che combaciano. Scomparsa, come mai esistita.

È così che funziona: lo desideri, ti concentri, lo ottieni. Un bambino a Disneyland praticamente. Non questa volta. Michael continua a sanguinare.

Non capisco, perché non riesco a guarirlo? Sedevo presso il trono di nostro Padre, ero il Suo messaggero e ora fallisco laddove un misero chirurgo riuscirebbe?

“Svegliati, dannazione!” sibilo, furioso.

E se lo tirassi a forza fuori da questo corpo? Magari separandoli avrei più chance di successo… No, Michael è troppo debole per questo, finirei per ucciderlo.

Cosa faccio? Ricordo ancora distintamente il suo primo scontro con Lucifero.

L’iconografia e le fonti umane non rendono giustizia ad una simile battaglia. Forse perché è rassicurante credere che il Bene possa trionfare sul Male senza difficoltà alcuna, più probabilmente perché la storia la scrivono i vincitori. Fatto sta che in realtà Michael ne uscì distrutto.

Imprigionare la Stella del Mattino e i più potenti fra gli angeli che avevano scelto di seguirlo? Beh, diciamo che non fu esattamente una passeggiata nel parco.

Michael e Lucifero erano a terra, l’uno sopra l’altro: due figure terribili e stremate, al tempo stesso umane e divine. Le loro spade abbandonate e distanti, le ali spiegate e visibili… Gli eserciti di entrambi osservavano la scena immobili, trattenendo il fiato.

D’un tratto si levò la voce di Michael. Inizialmente bassa e insicura, poi alta e salmodiante. Recitava un anatema.

Pronunciò il nome di Dio e tutta la terra tremò, spalancandosi sotto di loro. Lucifero tentò di rialzarsi, ma Michael lo respinse al suolo.

“Lasciami andare” ordinò Lucifero, mentre quell’orrendo abisso fagocitava entrambi.

Michael scosse la testa e rafforzò la sua presa. Erano avviluppati l’un l’altro: i loro corpi, le loro ali, le loro essenze…

Qualcosa si fece strada dall’oscurità dell’Inferno e si avvolse intorno a Lucifero. Sembravano sottili filamenti di stoffa rossa, ma si muovevano come tentacoli. Erano vivi, coscienti, e puntavano alla sua luce. Si strinsero intorno alle sue ali e le candide piume cominciarono a scurirsi, fino a diventare nere come il baratro in cui venivano trascinate.

Lucifero levò un grido di dolore e rabbia, a cui Michael rispose con un sorriso rassicurante: “Non avere paura, Helel.”

Un brivido mi corse lungo la schiena, mentre un orribile presentimento si faceva strada nel mio cuore. Un’occhiata a Lucifero confermò i miei timori: era sconvolto, terrificato.

“No, non farlo” sussurrò, debole.

Qualsiasi cosa fossero quelle laide creature si stavano nutrendo di lui, della sua grazia. I suoi occhi erano vacui, quasi spenti. Presto sarebbe svenuto.

“Ssshh” rispose Michael, sempre tranquillo.

Adesso sfiorava con delicatezza le ali di Lucifero, mormorando qualcosa. Impiegai qualche istante a comprendere cosa dicesse: si trattava di un inno. Avevo sentito spesso Michael intonarlo per lui, quando sembrava che soltanto la sua voce potesse blandirlo e calmarlo. In quel momento ebbi la certezza che li avrei persi entrambi.

Quei piccoli esseri si erano ormai avvinghiati anche a Michael, e quest’ultimo non opponeva la minima resistenza. Lasciò cadere la testa contro la spalla di Lucifero. Gli occhi chiusi, sul viso un’espressione serena. Vennero trascinati verso il basso.

Mi voltai dall’altra parte, incapace di reggere ancora.

Con un urlo, Azrael balzò fuori dalle nostre schiere e si slanciò verso Michael. Gli afferrò il collo e la vita, e lo strappò via dalla voragine. L’Inferno si richiuse subito dopo.

Lo depose gentilmente al suolo.

La battaglia infuriava di nuovo, ma nessuno osava avvicinarsi al corpo del nostro generale. Ben presto si formò un cerchio intorno a loro.

Mi feci largo attraverso la ressa, ignorando l’ingrato spettacolo dei cadaveri e le suppliche dei morenti.

Mi inginocchiai al loro fianco. Michael giaceva immobile. Sangue e sporco risaltavano sul pallore della sua pelle, segnata da profonde striature livide. Il tocco di quegli esseri.

Tracciai con le dita una di esse, correva dal polso all’incavo del gomito. Scottava e pulsava con ferocia. Ritrassi la mano, inorridito.

“Che cazzo sono, Azrael? E che gli succede?”

Puntò i suoi occhi nei miei e sentii il peso della sua conoscenza. Azrael, il primo angelo, colui che esiste da sempre e stringe a sé il libro dei morti. La prima creatura di nostro Padre: la morte e la vita dovevano nascere insieme.

“Non fui io il primo, Gabriel” disse.

Non potei che fissarlo, confuso: “Di cosa parli?”

Giocava coi capelli di Michael. Rigirava fra le dita un ricciolo biondo, lisciandolo e ravviandolo di continuo. Era concentratissimo, ipnotizzato.

“Azrael!”

Si riscosse, un sorriso incerto sfiorò le sue labbra: “I suoi primi esperimenti non furono coronati dal successo. Per certe cose c’è bisogno di allenamento, suppongo.

“Esperimenti?” sibilai. “Stai parlando di quelle cose? Sono nostri fratelli?”

“Sono miseri abbozzi, Gabriel. Semplici schizzi preparatori, noi siamo il suo capolavoro.

“Non gli andavano bene e quindi li ha gettati all’Inferno?”

Azrael scosse la testa, condiscendente: “Sono ignobili aborti: incompleti, violenti, folli.” Un ghigno appena accennato, poi “quanto all’Inferno, sono lì per un motivo… Hai visto di cosa si nutrono.”

Luce, calore. Grazia.

“Sono i suoi cani da guardia?!

“Ogni prigione ha i suoi carcerieri” commentò, asciutto.

Ero disgustato, sconvolto. Sentivo un sapore acido in fondo alla gola: nostro Padre aveva sempre saputo che Lucifero avrebbe tradito. Non si era trattato di una rivolta, ma di un disegno. Ha manovrato sia lui che Michael, insieme a tutti quanti noi. Perché? Qual era il suo obiettivo?

“Non porti domande, quando non saresti in grado di sopportare le risposte” suggerì Azrael, benevolo. “Adesso occupiamoci di lui: non possiamo permettere al nostro paladino di cadere.”

Si chinò su di lui.

Le ali di Michael erano adesso completamente nere, lo stesso colore assunto dai tagli sulle sue braccia… e dalla sua aura. Stava diventando una di quelle cose?

“Non possono trasformarci, Gabriel. Solo… mutilarci” ansimò.

Che Dia…?

La destra di Azrael era scomparsa nel suo petto. Era una scena raccapricciante: ve l’aveva affondata sino al polso e l’utilizzava per esplorare con meticolosa cura. Che le sue costole avessero proprietà taumaturgiche? Che i suoi polmoni fossero una panacea?

Un verso strozzato ed estrasse dal suo corpo una sfera di luce imperlata di rugiada cremisi. Parte della sua grazia.

La portò alle labbra di Michael e lo costrinse a schiuderle. Il piccolo globo implose subito dopo, dando vita ad una pioggerella d’oro che si riversò nella sua bocca.

Qualche istante e cessò. Il tempo parve fermarsi, gli unici suoni quelli della battaglia e l’ansare convulso di Azrael.

Michael non respirava. Il suo cuore era fermo, i suoi occhi ancora chiusi.

“E adesso?” chiesi, impaziente.

Azrael sfiorò la fronte di Michael: “Torna a casa, fratello.”

Quest’ultimo fu scosso da un tremito, poi giacque nuovamente: l’aveva rispedito in Cielo.

“Adesso, ce ne andiamo, Gabriel” disse. “So che terrai il massimo riserbo su quanto ti ho detto” aggiunse, scoprendo i denti nell’imitazione di un sorriso.

Mi lasciò solo.

Il corpo vuoto e martoriato del suo tramite toccò terra con un tonfo distinto. Afferrai quello di Michael e lasciai anch’io quel posto.

Mi ritrovai su una spiaggia. Il sole stava sorgendo, alcune stelle tardive punteggiavano ancora la volta celeste.

Mi chiesi distrattamente quale fosse il Paradiso di questo ragazzo. Era così giovane: quindici, al massimo sedici anni. Quali erano stati i suoi sogni, prima che Michael li consumasse via? Per quale motivo aveva ceduto? Salvare il mondo? Diventare un eroe?

Sorrisi mestamente: erano tutti interrogativi inutili adesso, no?

Chiunque fosse, era morto. E con lui la sua storia.

“Mi dispiace, piccolo” sussurrai, stranamente a disagio.

Mi rimisi in piedi e notai qualcosa stretto nel suo pugno: erano piume. Alcune bianche, altre nere. Quelle di Lucifero.

Le presi e raggiunsi i miei fratelli.

Michael restò incosciente per secoli.

L’avevano disteso su di un letto d’oro nella stanza del trono. Giorno e notte, instancabili, i serafini modulavano canti e preghiere. Un tempo la loro voce aveva mosso i Cieli, adesso cullava il lento respiro del loro principe. Neppure i poteri di Raphael riuscivano a riscuoterlo.

Il dubbio si diffondeva, lento e malevolo: ecco com’erano finiti i due figli prediletti, che ne sarebbe stato di noialtri? Era un continuo rincorrersi di bisbigli e supposizioni, congetture e bugie.

Io soltanto ne ero immune: osservavo le palpebre chiuse di Michael e sapevo che lui e Lucifero dormivano lo stesso sonno. Una parte di me pregava che non si svegliassero mai.

Michael però lo fece.

Ero al suo fianco per la prima volta dalla battaglia. Dinnanzi a me non la splendida creatura fatta di luce e potere, ma il fragile ragazzino dai capelli biondi. La sua pelle era tiepida, il suo volto disteso.

Stringevo fra le dita le cinque piume. Aprii il palmo di Michael e ve le posai.

Fu come se una scarica lo avesse attraversato: i suoi muscoli si irrigidirono, per poi rilassarsi nuovamente, e i suoi occhi si spalancarono. Nelle loro profondità potevo leggere solo calma e cieca determinazione. Le piume nella sua mano mandarono bagliori rossastri, prima di essere soffocate dalle fiamme. Mi allontanò con un braccio e si mise a sedere.

Qualsiasi cosa fosse accaduta, Michael era cambiato. Mi rifugiai sulla terra…

“Non si sveglierà, non questa volta.”

Mi volto di scatto, posizionandomi istintivamente fra Michael e la possibile minaccia.

Azrael.

“Fratello, cosa ci fai qui?” domando, teso.

Il suo sguardo è indecifrabile, a differenza del ghigno che gli tende le labbra.

“Il mio lavoro” ribatte, gentile.

Scuoto la testa, incredulo.

“Che vuoi farci, Gabriel? Apparentemente, di questi tempi, anche la feccia va trattata in guanti bianchi” sbuffa, contrariato. “Raphael mi ha implorato di non lasciarlo nelle mani di un mietitore, ci crederesti?”

Fa un passo avanti, sollevando teatralmente le maniche della giacca: “Coraggio, fatti da parte. Non vedo l’ora di abbandonare questo buco puzzolente” continua, arricciando il naso.

“N-no! È folle, Azrael: ti lanciasti fra quei figli di puttana per salvarlo e adesso vuoi ucciderlo con le tue mani? È il nostro generale, è tuo fratello!”

Getta la testa all’indietro e scoppia a ridere: “Lo salvai solo perché faceva parte del Suo disegno, ma è evidentemente venuto meno alla sua funzione, e quando le pedine diventano inutili…

Stringe le dita a pugno e Michael si trasforma in un peso inerte fra le mie braccia. Il suo cuore rallenta, il respiro si fa più elaborato…

“NO!”

Scatto in piedi. L’oceano si solleva con me, creando una barriera intorno ai nostri corpi. È alta, impenetrabile.

“Credi di fermarmi così, Gabriel? Tu, viscida creatura scappata dai suoi stessi fratelli!

La sua voce mi arriva attutita dal frastuono dell’acqua.

È il mio turno di ridere: “Peccato che nonostante la tua grandezza, Azrael, tu non abbia mai visto nostro Padre. Deve far male, essere così giusto, devoto, ma restare relegato nel tuo angolo pregando che abbia bisogno di te…

“Sta zitto!” grida, rabbioso.

“Credi che ubbidendo a tutti i suoi ordini, un giorno potrai guadagnarti il suo amore?” insisto, dolce. “Mi fai davvero pena.”

Resta in silenzio qualche secondo, poi forza la muraglia d’acqua.

Sento la sua aura avvolgersi intorno ad essa, alla ricerca di uno spiraglio, di un punto debole. Non ne troverà.

“Non costringermi a fare del male anche a te, fratello” sibila, frustrato.

“Provaci” ribatto. “Questo è il mio elemento, Azrael. Sai, mi sono sempre chiesto chi ti avrebbe scortato una volta morto, vogliamo scoprirlo?

Questo mette fine ai suoi tentativi: “Va bene, come preferisci. I tuoi sforzi sono stati inutili, comunque: Michael morirà ugualmente” afferma, scomparendo.

Lascio cadere la barriera e crollo a terra, senza fiato. Non posso certo dire che mi fossero mancati i vivaci scambi d’opinione coi parenti…

L’adrenalina cala, lasciandomi un sapore metallico in bocca. Mi ritrovo a tremare.

Michael è vivo, ma Azrael aveva ragione: non reggerà ancora a lungo.

“Credo ci abbia appena tolto dalla sua lista di Natale” mormoro, leggermente isterico.

Sfioro i suoi vestiti, sono zuppi. In alcuni punti il tessuto si è però indurito, il sangue seccato. Da quanto sanguinava? E com’è possibile che lo faccia ancora?

Figlio di puttana… Michael stava cercando di guarirsi, non ha mollato. Ha semplicemente bisogno di una piccola spinta nella giusta direzione.

“Tieni duro, Mikey.”

Poso le mani sul suo cuore e chiudo gli occhi, concentrandomi su ogni singolo battito. Rallento i miei, sincronizzandoli perfettamente coi suoi. Respiriamo persino all’unisono, ma per salvarlo dovrò fare di più.

Oltrepasso quest’involucro di carne, focalizzandomi sulla sua vera essenza. Un mare incandescente di bianco e arancio, in cui nuotano lingue vermiglie. Le nostre aure sono completamente opposte, speculari, ma c’è qualcosa che le unisce e che permette agli uomini di farci da tramite: è il respiro di Dio, presente in ognuna delle sue creature.

Noi non abbiamo un’anima, per gli angeli finisce tutto nel momento in cui soffoca quel flebile soffio. Ci è però permesso ravvivarlo.

Non è facile, per niente. È vita che si nutre di vita, e una volta stabilito il contatto è quasi impossibile rescinderlo. Se si stabilisce.

L’idiota è stremato, ma mi combatte con tutte le sue forze, impedendomi di entrare.

Michael non ha mai permesso a nessuno di avvicinarsi, non dopo la caduta di Lucifero, ma non posso lasciare che muoia per pudore e ostinazione.

“Sarò professionale… e delicato, promesso.”

Tento ancora una volta e vengo respinto. Il suo attacco è violento, disperato: non sa che sono io. Dannazione, quest’ultima mossa l’ha ulteriormente indebolito. La sua aura si è ristretta, i suoi colori ora più caldi e brillanti. È come l’esplosione di una stella: un ultimo sfolgorante bagliore prima di scomparire nel buio dell’universo... Stupido coglione, finirà per ammazzarsi.

Cambio strategia.

“Michael…” sussurro, intonando poi il loro inno. La mia voce si abbassa, si addolcisce. La mia essenza circonda la sua, forzando delicatamente le sue difese. E, finalmente, Michael cede.

Sfioro la tiepida fiamma, ormai ridotta ad un timido lumicino. Tremola al mio tocco, per poi sbocciare in un arcobaleno di rossi.

Vengo scagliato via.

Riapro gli occhi. Michael siede scompostamente, sorpresa e confusione danzano sul suo viso, donandogli un’espressione un po’ stupida e tanto, tanto giovane.

Ha una mano sul petto, la sua ferita scomparsa.

Scoppio a ridere.

“Sapevo che alla fine ti sarebbe piaciuto, brutta puttanella” ghigno, sollevato.

Risponde al mio sorriso, ancora disorientato: “Grazie” mormora.

“Figurati. Adesso ti spiacerebbe dirmi che cazzo hai combinato?

Abbassa lo sguardo, imbarazzato: “Non so di cosa parli, Gabriel.”

“Oh, penso che tu lo sappia benissimo. Perché Azrael ce l’aveva tanto con te, hai perso la sua falce preferita?” domando, sarcastico.

“Azrael ha semplicemente puntato sul cavallo sbagliato, tutto qui.”

“Già, la cosa ha spiazzato più di un bookmaker” concedo. “Mi chiedo come sia possibile.”

“Non sono invincibile” commenta, asciutto.

“O forse Lucifero era più motivato…”

“Sono millenni che mi preparo a questo scontro” ringhia, ma riconosco la sua recita.

“Sì, ti prepari a perderlo. Perché?”

Fa spallucce e, messo alle strette, confessa: “Perché no? Avrei dovuto strappargli il cuore e riportarlo a casa come trofeo? Uccidere il mio stesso fratello ed essere innalzato sopra ogni altro per questo?

È furibondo, sconvolto. La sabbia sotto di lui si è trasformata in vetro. Sento quel tremendo calore contro la mia pelle e sollevo le braccia in un gesto di resa: “Ti consiglio di prenderla con calma, Michael. Non sei ancora del tutto guarito... Posso farti una domanda o rischio di finire come un tacchino?

Sorride: “Niente arrosti. Dopotutto, suppongo di dovertelo.”

“Perché non ti sei rifiutato? Per nostro Padre?”

Scuote la testa: “Sono il maggiore, Gabriel. Tutti guardano a me. Sono una guida, un esempio. Se mi fossi rifiutato, altri angeli sarebbero caduti. Inoltre, adesso nessuno oserà attaccare Helel. Ha finalmente ottenuto quello che voleva ed è al sicuro, non ho bisogno d’altro.

Le prime lacrime mi rigano le guance. Non l’ho capito, non l’ho mai capito e l’ho lasciato solo a combattere una simile battaglia. Lucifero aveva dalla sua il dolore del tradimento e il desiderio di vendicarsi, ma Michael? Cosa aveva lui? Su chi poteva contare?

“Non è stata colpa tua, Gabriel” mormora, asciugando via le gocce dal mio viso.

Si rimette in piedi e si volta, deciso ad andarsene.

Gli porto le braccia al collo e lo stringo in un abbraccio. Si irrigidisce, restio ad abbandonarsi a tanta vicinanza.

“Ritieniti fortunato, Michael: volevo prenderti a pugni.”

Scoppia a ridere e si rilassa: “Grazie, di nuovo. Adesso lasciami andare però: non c’è niente qui per me.

Su questo ti sbagli, fratello.

“No, non andrai da nessuna parte: sei ancora debole e Azrael vuole farti il culo, hai bisogno di qualcuno che si occupi di te.”

“Non ho bisogno di una guardia del corpo o di una balia” sbotta, risentito.

Ecco, l’orgoglio. E poi parlano di Lucifero…

“Prendila come una vacanza fra due reietti allora, scommetto che non sono impazienti di rivederti a casa…

Mi osserva, insicuro.

“Vedrai che dopo una settimana con me, non vorrai più andare via” dico, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Mai assaggiata la panna montata?”

Mi riserva uno sguardo esasperato, però mi segue.

I suoi occhi sono nuovamente vivi, sorridenti. Non risplendono della luce che solo Lucifero sapeva donare loro, ma sono fiducioso: quei due si amano più di ogni altra cosa, ora lo so con certezza. Hanno già deviato dal sentiero tracciato per loro, adesso non resta che far sì che si tolgano la testa dal culo e se ne rendano conto. E io sono qui per questo.





Note: Storia scritta da un bel pezzo, ma che volete farci? Le mie artiste si sono lasciate desiderare XD

Scemenze a parte, le ringrazio per lo splendido lavoro. Avete visto l’art di Vahly, la troverete in varie versioni sul mio journal, insieme al fanmix di Nicole e Fleur.

Ringrazio anche Alice per avermi fatto da beta. Se dovessero esserci altri errori, beh, sono solo colpa mia XD

La dedico a Fio: ancora auguri, Bro! Visto che alla fine ti ho risparmiato? <3

Spero vi piaccia, io ne sono davvero soddisfatta. Sto pure pensando di scrivere un seguito sulla convivenza fra Gabriel e Michael XD

Fatemi sapere ^^

   
 
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