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Autore: novemberRose_    17/05/2010    3 recensioni
Lui era così, rimaneva sempre turbato dalle cose più insignificanti: spesso era un odore, un colore, un suono particolare; si creava una dipendenza dalla quale non riusciva mai ad uscire. La ragazza gli passò accanto, quasi sfiorandolo senza vederlo: lei correva, forse era in ritardo, forse qualcosa di importante fuori da quella stanza la attendeva.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le sue iridi trasparenti scrutavano attentamente ogni lettera che avevano davanti mentre le sue dita affusolate scorrevano la pelle che ricopriva quei libri più o meno antichi disposti in perfetto ordine sugli scaffali impolverati di quella biblioteca. Non cercava un libro in particolare, semplicemente era in attesa che uno di essi lo chiamasse, che un qualcosa lo attraesse. Spesso si era trovato in quel luogo, in mezzo a quelle storie che aspettavano soltanto di essere lette, in quel silenzio che lo circondava completamente dandogli tempo di ascoltare i suoi pensieri. In quel luogo nessuno gli stava tra i piedi, nessuno lo guardava, nessuno pensava a lui: ogni tanto perfino il rampollo della famiglia Malfoy ha bisogno di starsene da solo. Camminava lentamente, senza che alcun particolare di quel luogo perennemente immerso nella penombra sfuggisse alla sua attenzione.

E solo il tuo nome che m'è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos'è Montecchi? Non è una mano, un piede, un braccio, un volto,  o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome!  Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa,  con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo,  così Romeo, se non si chiamasse più Romeo,  conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome. Romeo, getta via il tuo nome,  e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa.

Si fermò d’improvviso: una voce proveniva da poco lontano. Rimase in ascolto di quelle parole così soavi, del sentimento con cui chiunque stesse leggendo metteva in ciò che faceva. Si stupì, chiedendosi chi mai aveva deciso di interrompere il filo dei suoi pensieri con parole non sue, probabilmente lette da uno di quei bellissimi libri dalle bordature dorate che si trovavano in quell’ala della biblioteca. Si mosse lentamente, senza troppa convinzione, in cerca dal luogo dal quale proveniva quella voce. Superò un paio di scaffali cercando di fare meno rumore possibile, fino a che non raggiunse un paio di tavoli allineati l’uno accanto all’altro. Non v’era nessuno, se non una figura di spalle dai lunghi capelli ramati che si perdevano sulla sua schiena in morbide onde impegnata a leggere ad alta voce le parole di un libro dalla copertina di pelle nera. Il Serpeverde rimase in ascolto, pronto a cogliere ancora le parole che si diffondevano per tutta la stanza come fiori in un campo d’estate.

Con un nome non so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso  in quanto tuo nemico. L'avessi qui scritto, strapperei la parola.

Conosceva quella voce, l’aveva sentita così tante volte che a malapena la sopportava; ma in quel posto tutto sembrava diverso e perfino quella voce tanto odiosa risuonava leggiadra, come il canto di una sirena. Le parole si increspavano, si accavallavano, scorrevano e si fermavano d’improvviso per poi riprendere in una folle corsa. Era affascinante, era uno spettacolo che aveva ormai completamente rapito il ragazzo dai capelli d’avorio che se ne stava in silenzio, la mente offuscata da quei suoni tanto avvincenti. Poi, con un tonfo, la ragazza chiuse il libro e si alzò, come se tutto fosse bruscamente finito in pochi istanti. Draco si nascose dietro gli scaffali, sperando che lei non lo vedesse, sperando che in quel modo avrebbe potuto dimenticare tutto. Lui era così, rimaneva sempre turbato dalle cose più insignificanti: spesso era un odore, un colore, un suono particolare; si creava una dipendenza dalla quale non riusciva mai ad uscire. La ragazza gli passò accanto, quasi sfiorandolo senza vederlo: lei correva, forse era in ritardo, forse qualcosa di importante fuori da quella stanza la attendeva. Fatto sta che d’improvviso il ragazzo si trovò solo in quella stanza troppo grande per lui e quando voltò lo sguardo verso il posto dove fino a pochi istanti prima era seduta la ragazza notò che un libro chiuso era rimasto lì, abbandonato. Si avvicinò, sfiorando la pelle della copertina e leggendone il titolo: Romeo and Juliet. Lo aprì lentamente ed il cuore gli sussultò. Un nome spiccava nella prima pagina, scritto in una bella calligrafia a ridosso del bordo inferiore: Hermione Granger.

Sai che la maschera della notte è sul mio viso,  altrimenti un rossore verginale tingerebbe le mie guance  per ciò che m'hai sentito dire stanotte.
Davvero, vorrei rispettare le forme, davvero, davvero cancellare ciò che mi è uscito di bocca, ma ormai, addio cerimonie!
Mi ami davvero? So che mi dirai di sì e che io ti crederò.

  
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