Ann Devierà
Gli occhi vitrei, spenti, a fissare quella porta che spera possa aprirsi da
un momento all’altro. Salirà le scale, Andrè. Salirà le scale, aprirà quella
porta, da un momento all’altro. Salirà le scale, André, e si perderà nel suo
abbraccio - un piccolo pesce nello sterminato oceano mare.
Lo sguardo non si sposta, sempre vitreo, spento, a trovare l’unica fiammella di
speranza, l’unico attimo di tempo in un mondo in cui la vita non è altro che
uguale a se stessa, come un’immagine che, continuamente, si mantiene ferma,
immobile.
Non tornerà indietro, Ann. Non fuggirà nuovamente in un’avventura solo per
diventare ricordo, e poi soffrire e poi piegarsi – non si rialzerà, una seconda
volta. Non ne ha la forza.
Lei, Ann Deverià, ha trovato il suo posto, questo luogo in cui tutto si spegne,
tutto è fermo – questo luogo dove nasce e muore la vita nello stesso istante –
un attimo, uno solo, e l’oceano mare che inonda, e l’oceano mare che si ritira.
André, alla fine, l’abbraccia. Sale le scale, rischiando anche di cadere, per la
forza con la quale remano i suoi sentimenti, ma riesce a vincere la riluttanza
nei confronti di un mondo che è, nella maniera più semplice e sconvolgente,
vita. Sale le scale, spalanca la porta, con una forza che credeva di aver perso,
oramai, vista l’età e gli incubi, e l’abbraccia, perdendosi nel suo odore, che
sa di mare e di vita.
Si amano, André e Ann, come un tempo: si perdono nei loro corpi nudi, tra quelle
pieghe che la nostalgia ha trasformato in allucinazioni, fino a vivere,
in un ultimo, stentato, respiro.
Silenzio – la quiete dopo la tempesta, l’orgasmo del mare che si sostituisce al
loro.
*
La porta della stanza, lievemente, si apre. La delicatezza dell’ironia
della morte: ti avvolge tra le sue braccia, dopo averti dato l’illusione di una
felicità più grande delle altre.
Ann non vede. Ann, lievemente, muore.
La geometria della vita è perfetta, pensa Ann, mentre, lievemente, muore.
C’è un alternarsi ciclico di felicità e dolore, felicità e dolore, come se l’una
si alimentasse grazie all’altro, e viceversa. Il cinismo della morte, pensa Ann:
c’è l’oceano mare, c’è il sole, la terra, e poi ci sei tu, da qualche parte,
sperduto, da solo, che, lievemente, muori.
Ma Ann non se ne preoccupa, non più di tanto almeno.
Quella lì è la locanda Almayer, un luogo di niente, un luogo di vita. Imparerà
ad essere un ricordo, e a vivere come tale – c’è profumo di salsedine nell’aria:
l’oceano mare che cancella, disfa, ricostruisce, ama.
Non morirà, no, questo non succede mai, alla locanda Almayer.
Semplicemente, scivolerà dall’altra parte della vita.
N/A
Era da tanto che volevo scrivere qualcosa sulle opere di Baricco. Dopo aver
letto Oceano mare, be’, sono rimasto completamente incantato.
Ovviamente, questo è un semplice e modesto tributo, un modo personale per
ringraziarlo per tutte le emozioni che, ogni volta, mi fa vivere.
Ho deciso di fare una raccolta - mi sento in vena di scrivere in questo periodo.
Un capitolo per ogni personaggio.
Ringrazio vivamente tutti quelli che mi seguono sempre, che commentano sempre.
Questa storia la dedico a voi. ;)
Saluti,
Lupus
NB: Il finale di questo piccolo frammento, è ispirato ad una frase che ho liberamente estrapolato dal testo originale di Baricco. “[…]non muore, questo no. Scivola dall’altra parte della vita”