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Autore: _Sister_    25/05/2010    5 recensioni
Debora è una bella ragazza, ricca e popolare, fino a quando non trova i genitori accoltellati nel salotto di casa sua. Va a vivere con sua zia a Devil City, e scoprirà che non è tutto come sembra..
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La classe in cui sono capitata è piena di sfigati. Uno schifo. Il mio vicino di banco ha gli occhiali spessi quanto lo strato di gel che s’è messo sui capelli. Non capisco come fanno nonostante tutto a stargli flosci. Bah. In più lui non fa che toccarseli. Cerco di stargli il più lontano possibile, per quanto mi è permesso.
La ragazza più simpatica/decente ha il diario di un “simpatico” animaletto giallo e bianco. Mi chiedo se il suicidio possa essere una soluzione alle pene che mi sto auto infliggendo.
Almeno mi lasciano in pace. Devil city è una città abbastanza grande, per cui i nuovi arrivati sono all’ordine del giorno. O almeno così dice il mio caro vicino di banco. Ancora non ricordo il suo nome. Incominciava con la a..
Qualcuno mi strattona per il braccio.
-Ehi! Che modi sono?!- gli restituisco lo spintone.
-Ehm.. scusa, la prof ti chiamava e tu non rispondevi e così..-
Tutta la classe mi guarda. Fantastico. Sono anche passata per stronza.
-Alistair, insomma!- miss Dubois ci interrompe. Ecco come si chiamava. Alistair.
-Signorina Debora, posso chiamarti per nome, vero?- le faccio segno di sì con la testa –bene. Volevo solo..- e senza finire la frase si sfiora il naso. La imito e sento della roba calda e appiccicosa. Sangue. Merda! Ma come ho fatto a non accorgermene? Mi alzo senza pensare.
-Potrei andare in infermeria?- miss Dubois mi guarda strano e mi indica la porta. Appena esco aspetto un attimo. La sua voce ricomincia a tuonare, si sente benissimo anche dal corridoio, mentre spiega altra roba inutile su fiori e uccelli. Tutta roba di cui posso fare a meno.
Giro a caso per la scuola mentre il sangue continua a scendere. Una ciocca di capelli biondo dorati è diventata rossa e appiccicaticcia. Una ragazza mi guarda e si decide ad accompagnarmi in infermeria prima che muoia dissanguata. Si chiama Fanny, è del secondo anno. Parla un sacco e di cose futili: sarebbe la ragazza perfetta per Delice Town.
-Qui a scuola non succede molto spesso che qualcuno si faccia male- mi porge un fazzoletto ricamato –tienilo pure. Non credo che dopo sarà più utilizzabile!- ride. Ride e ride. Mai incontrata una ragazza più positiva. Dice che adora questo posto. Mi chiede da dove vengo e perché. Mi chiede dei miei genitori.
Menti. Qualcosa nella mia testa mi dice di mentire. Si ricorda di come mi guardavano tutti. Menti. Zia MaryKate non mi avrebbe biasimato..
-Sono venuta ad abitare qui con mia zia. Si chiama MaryKate..-
- MaryKate è tua zia?! La madre di Dyana? Come sei fortunata! E’ una persona fantastica! E perché sei venuta a vivere da lei?-
C’è uno specchio rotto nello stanzino. Quella che chiamano infermeria non è altro che una stanza verde vomito con un lettino ed un armadietto che si presume sia pieno di medicine. Fanny si aspetta una risposta. Mi guardo allo specchio. I miei occhi sono uguali a quelli di mia madre. Mi dicevano tutti che ero la sua fotocopia. I capelli sono di mio padre. Mi tolgo il fazzoletto che copre il naso. Il flash dei miei distesi a terra, del sangue, mi colpisce. Traballo. Ho cercato in tutti i modi di scordarmi di quel giorno. Quel giorno. Ne parlo già come se fossero passati anni. Quando sono appena settimane, se non giorni .Le urla, le lacrime che ero riuscita a sigillare da qualche parte dentro di me vogliono uscire. Fanny mi guarda preoccupata. Devo averla spaventata. Deve pensare che sono pazza. Forse ha ragione.
-Ho avuto dei problemi personali- sii più specifica dico a me stessa –i miei genitori.. non ci sono più- trattengo un sospiro di sollievo. La voce non mi si è rotta neanche una volta.
Fanny sembrava ancora più scossa (e chi non lo era?), le sorrido e lei ricomincia a parlare, piano, quasi avesse paura di spaventarmi. Prende un altro fazzoletto dalla tasca dei jeans e lo bagna, si avvicina e lo poggia delicatamente sul mio volto, pulendomi dal sangue. Mi da il suo numero di telefono, devo chiamarla o mandarle un messaggio. mi dice che potremmo uscire qualche volta insieme. Mi chiedo se non potrei bocciare e andare in classe con lei. Di certo sarebbe meglio che stare nella mia attuale classe.
Torno in aula e non ascolto neanche una parola di quello che dice la prof. Mi limito a qualche sorriso timido e ad annuire quando mi fanno una domanda.
Nel parcheggio trovo la mia fantastica auto che mi aspetta.
Non ero neanche riuscita a vedere bene la casa di MaryKate. Essendo una scienziata pensa che la conoscenza sia la migliore cura per qualunque cosa. Bo.
Dyana, la mia cuginetta doveva prendere la patente, e un ragazzo che vive con loro la accompagnava a provare. –E’ un mio apprendista- mi ha detto la zia. Già me lo immaginavo. Uguale a Alistair, con degli occhialoni spessi come fondi di bottiglia. Non so come faceva Dyana a conviverci.
Era da un po’ che non le parlavo. Magari sarebbe stato imbarazzante. Le nostre mail erano piuttosto vaghe.. ognuna era pesa nei propri pensieri. Chissà che sarebbe successo.
Quando arrivo a casa s’è Mary che mi accoglie, tutta fresca e contenta. Dice che un suo articolo su una roba che sta nel midollo verrà pubblicato in una famosissima rivista americana.
-Wow zia, è fantastico!-
Conto fino a tre e poi smetto di sorridere come un ebete. Tanto lo sa che non ho capito neanche la metà delle parole che ha appena pronunciato.
Comunque.
Saliamo in camera mia. Ci sono (grazie al cielo) due bagni. Uno è per gli uomini e uno per le donne. –Non potevo lasciare che andassimo tutti nello stesso bagno!- e se la ride. Io faccio spallucce e vado avanti.
La mia camera non è molto grande, circa la metà di quella che avevo prima, ma è confortevole.
-Se vuoi possiamo ridipingere la camera del colore che più ti piace- è davvero contenta.
Sentiamo dei passi e aprirsi la porta.
E’ Dyana. Bella come al solito, con una semplicissima maglietta verde e jeans.
-Che bello riaverti qui, Debora!- mi abbraccia e sorride. Poi mi guarda triste –Mi dispiace per i tuoi genitori.. sai quanto ero affezionata a..- la fermo e sussurro “grazie”. C’era Dyana qui con me. Tutto il resto non importava. Non ci volevo neanche pensare.
Passiamo il resto della giornata a chiacchierare in camera sua. Non ha perso il vizio di fare foto a destra e a manca.
-Lo sai che mi piace- lascio correre il mio sguardo alle varie foto attaccate alle pareti –e poi volevo riempire la mia stanza con qualcosa di mio. E’ molto più colorata di prima, non trovi?-
E’ colorata, non c’è che dire, non riesco a intravedere uno spazio vuoto tra una foto e l’altra neanche concentrandomi. Alcune sono state sovrapposte, tanto per capirci.
Dyana è seduta sopra il suo letto le gambe accavallate. Mi guarda seria. Ecco. Adesso mi farà un sacco di domande a cui non voglio rispondere.
-Senti.. allora come va dopo..-
-Ragazze, è pronta la cena!- zia MaryKate deve avere un potere paranormale, o io ho soltanto tanta fortuna, fatto sta che dobbiamo scendere per la cena. Dyana mi guarda preoccupata per un attimo e poi si arrende alla triste verità. I discorsi seri li dovremmo fare un’altra volta.
Mangiamo in salone. E’ grande e accogliente. La cena è divertente. Dyana e MaryKate non fanno altro che punzecchiarsi, ma finiamo sempre per ridere tutte e tre come pazze. A casa mia tutto questo non succedeva.. mando giù un altro pezzo di pollo e mi concentro sulla discussione tra mia zia e Dyana. Forza. Forza e coraggio. Ce la puoi fare.
Del ragazzo tanto bravo neanche l’ombra. Dyana mi ride in faccia.
-Neanche ti immagini com’è..- Oh sì che me lo immagino. Fin troppo bene. Conoscevo talmente tanti secchioni alla mia vecchia scuola (per farmi far ricopiare i compiti, sia chiaro).. spero solo che tenga le mani a posto.
Dopo cena Dyana vorrebbe continuare il discorso di prima, ma con la solita scusa che ho tanto, tanto sonno mi rintano in camera mia. Non è poi così male questo posto. Potrei andarmene presto. Andare al college (tanto ci andrò lo stesso, anche se non voglio), andare via da qui. Forse sbaglio.
Mi butto sul letto, e nonostante i miei buoni propositi di fare almeno la prima settimana i compiti per casa, mi addormento.
Mi sveglio di colpo. Sono le tre del mattino, o almeno così leggo dall’orologio di camera mia. Sento la porta sbattere. Qualcuno è arrabbiato. Urlano. Dove sei stato. Sono affari miei. Finché sei sotto il questo tet.. Basta. Sono stanca. Non ho voglia di farmi problemi di prima mattina. Mi riaddormento così come mi sono svegliata.

La sveglia continua a suonare. Suona, penso, tanto non mi alzo. Alla fine il buon senso ha la meglio, o forse Dyana cerca di non urlarmi contro, urtata com’è già di prima mattina e spegne la sveglia. Insomma, mi alzo. Una dura impresa. Dovrei avere un premio solo per il fatto che mi alzo tutte le mattine, nonostante la scarsa voglia. Bah.
Prendo la mia roba e me ne vado in bagno. La luce è accesa. Non faccio in tempo ad accorgermi di quello che sta succedendo che mi ritrovo un ragazzo, mezzo nudo davanti. Un gran bel ragazzo.
-Ehi!- si gira e mi sbatte la porta in faccia. Rimango sbalordita un attimo, poi mi giro e vedo Dyana che ride come una matta.
Indico la porta. –Chi è quello?-
-E’ Ryan. L’apprendista di mamma..- e ricomincia a ridere.
Oh mamma.



Eccomi qua!! l'avevo detto che non sarei riuscita a postare molto spesso..
darllenwr e Mitika81.. spero che vi sia piaciuto anche questo chap.. fatemi sapere!! ^^ (darlenwr, ti ho mandato una mail!).
Ecco un po' di fotine dei personaggi.. vi consiglio di guardare attentamente Ryan..XD
Debora..
Dyana!
quel figone si Ryan!!! XDDDDD
Francy!

  
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