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Autore: bloodingeyes    26/05/2010    1 recensioni
Mi avviai verso la gabbia e mi sedetti in disparte ad aspettare e sentì un paio di persone parlare del ritrovamento dell’animale. Dicevano che era stato trovato da un ragazzo e da suo padre nel loro giardino una mattina come le altre, era impigliato nella rete di protezione di un albero da frutto e non ne riusciva ad uscire. Alcuni dicevano che avesse artigli, altri lo smentivano, e altri ancora dicevano che avesse denti molto affilati e lunghi ma molte erano soltanto supposizione campate in aria.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo disteso nella minuscola caffetteria, sul divano, guardando con poco interesse il monitor del TV che trasmetteva uno speciale sul nostro zoo e sul nuovissimo animale che avevamo accolto e di cui ci stavamo occupando. Non c’erano però immagini di questo animale, ma solo quelle del direttore e di qualche altro dirigente. Qualche Tg più informato aveva anche le foto dell’immensa gabbia dove avevamo rinchiuso il nuovo arrivato ma la gabbia era sempre vuota o coperta da un telo rosso

-Tu l’hai visto?- mi chiese Max, seduto in bilico sulla sedia con una tazza di caffè fumante in mano

-L’animale?- gli chiesi e lui annuì senza staccare gli occhi dello schermo –No- Sullo schermo passarono le immagini degli operai che si affollavano davanti alla gabbia, come tante formiche, sistemando la scenografia per quella sera, quando l’animale sarebbe stato presentato al mondo intero

-Tu però pulisci la sua gabbia tutti i giorni! Come puoi non averlo visto?-

-E tu pulisci la gabbia dei leoni ma immagino che tu non sia mai stato dentro con loro- sbuffai io seccato, Max annuì e stette in silenzio a lungo facendomi sperare che la conversazione fosse finalmente finita

-Stasera tireranno giù il telo- disse –rimani a vederlo?- mi chiese e io lo guardai stupito

-Ma sei matto? Perché dovrei rimanere in questo pulcioso zoo più a lungo del dovuto? Ho un famiglia io a casa che mia aspetta! E comunque manderanno le immagini in anteprima per il telegiornale della sera e nei prossimi giorni lo faranno vedere migliaia di volte! No signore, io stasera me ne torno a casa e magari mia moglie mi troverà qualcosa di più divertente da fare che stare a guardare la TV- risi ma Max non fece altrettanto, ancora concentrato sullo schermo sperando di vedere magari l’ombra della creatura. Sbuffai irritato, ragazzino idiota!

 

Sam timbrò il cartellino e io lo salutai per poi tornare dentro. Lui era sempre stato una persona poco interessata al resto del mondo ma pensavo che la scoperta di una nuova specie lo avrebbe interessato almeno un po’ e invece… bhè, tanto peggio per lui! Si sarebbe perso l’anteprima. Mi avviai verso la gabbia e mi sedetti in disparte ad aspettare e sentì un paio di persone parlare del ritrovamento dell’animale. Dicevano che era stato trovato da un ragazzo e da suo padre nel loro giardino una mattina come le altre, era impigliato nella rete di protezione di un albero da frutto e non ne riusciva ad uscire. Si diceva che poi la famiglia fosse stata ricompensata lautamente per quella scoperta e che avesse donato l’animale allo zoo solo perché era stato quello disposto a pagare di più, e poi non avevamo i soldi per dei nuovi scoponi! Era poi ovvio che li avessero pagati anche per non rivelare nulla della fisionomia dell’essere ma qualcosa era trapelato: si sapeva che aveva le ali e che sapeva volare perché era stato ritrovato su un albero piuttosto alto ma era trapelato anche che avesse le mammelle, come un mammifero, e che in alcuni punti era coperto di pelliccia. Alcuni dicevano che avesse artigli, altri lo smentivano, e altri ancora dicevano che avesse denti molto affilati e lunghi ma molte erano soltanto supposizione campate in aria.

Era ora rinchiuso in una grande gabbia simile alla voliera di un canarino, di quelle con la base circolare e che culminava in una specie di cupola, questo probabilmente significava che era un uccello. Nello spiazzo davanti a questa grande gabbia era stato allestito un buffet a base di champagne e caviale, soltanto le persone più ricche del paese sarebbero riuscite a prendere parte a quest’importante avvenimento. E io.

Ad un certo punto, non so bene a che ora della notte, un uomo vestito i giacca e cravatta si mise davanti alla gabbia e annunciò che presto il drappo che copriva quella gabbia sarebbe stato tolto ma prima presentò alcuni uomini notabili e pieni di soldi “che avevano reso possibile quell’avvenimento”. Alla fine, finalmente, tutti si fecero da parte e il telo venne tolto e tutti poterono vedere l’interno della gabbia, dove c’era soltanto un alberello scheletrico sopra a della ghiaia fine e quello che sembrava una gigantesca palla fatta di rami e lasciata in parte incompleta però si intravedeva appena che all’interno c’era una figura, leggermente più scura del resto e dai contorno non definiti. C’era anche un inserviente dello zoo nella gabbia, con la nostra divisa blu smorto addosso. Il presentatore lo esortò a recuperare l’animale e quello eseguì infilandosi nel nido dell’animale e, sbuffando e sbraitando a mezza voce, riuscì a tirarlo fuori. Davanti agli occhi di tutti i presenti e di tutte le persone che stavano guardando in diretta la Tv apparve una ragazzina che non doveva avere più di sedici anni. La folla rimase completamente in silenzio a guardare quell’esserino trattenuto rudemente dall’inserviente che tentava di liberarsi, lentamente però la folla iniziò a mormorare e non era per nulla contenta di quello che vedeva: pensavano di essere stati presi in giro, di essersi messi il loro vestito migliore per nulla e che quelli dello zoo li avessero ingannati facendogli fare la figura degli scemi. Sarebbero presto tutti insorti se la ragazzina non fosse finalmente riuscita a liberarsi e non fosse caduta a terra mostrando a tutto il mondo le sue ali, grandi ali nere e iridescenti, con piume simili a quelle di un corvo. E poi quando alzò il viso e tentò di tornare nel suo nido tutti poterono vedere anche i suoi occhi biondi, da rapace e che sembravano penetrarti l’anima, per nulla umani. L’inserviente la riprese e la ritirò in piedi per mostrarla di nuovo a tutto il mondo che ora era confuso e spaventato e guardava quella ragazzina con macabro interesse, ora era una stranezza qualcosa di unico e forse anche divertente, ora non era più una ragazzina ma una bestia da fiera, un fenomeno da baraccone. L’inserviente la trascinò fino ad una catena piantata a terra e la legò al guinzaglio che la ragazza aveva al collo, allontanandosi poi per lasciare che tutti la osservassero. Era una cosina piccola e dava un grande senso di fragilità, accentuato soprattutto dalla fasciatura e dal sostegno di ferro che le teneva bloccata la gamba destra ma i gestori dello zoo l’avevano fatta vestire in maniera decisamente oscena, aveva solo alcuni lacci di cuoio sopra e sotto il seno, che però non lo coprivano e un'altra striscia di cuoio sui fianchi e sembrava essere stata tirata fuori da un qualche pessimo film di bondage e che sembravano così estranei alla sua figura, con quella pelle candida, gli occhi dorati sotto lunghissime e folte ciglia nere come i capelli ricci e lunghi che le arrivavano a metà schiena. Le sue ali erano come quelle di un corvo ma lei era bella come un angelo, ed era spaventata da tutte quelle persone che la guardavano avide, stupite e, alcuni uomini, eccitati.

Io non sapevo come mi sentivo, era stupito, certo, ma non sapevo se considerare quella ragazzina come un animale, come un essere umano oppure soltanto uno strano scherzo della natura.

 

Nei giorni successivi la Tv mandò in onda un mucchio di reportages su Angel, come l’avevano chiamata quelli dello zoo. I giornali mettevano la sua faccia in prima pagina già da un mucchio di giorni di fila e alla radio trasmettevano solo canzoni che parlavano di angeli. C’erano anche dei ragazzi che si erano inventati una nuova moda tutta stringhe di cuoio e piume finte, con la costante di avere ali finte sulla schiena e pezzi di ferro sulle gambe. Erano assolutamente osceni.

Degli scienziati però iniziarono a fere degli esperimenti su di Angel e presto venne tolta allo zoo per essere rinchiusa in un'altra gabbia dentro un laboratorio che nessuno sapeva dove fosse, mentre le nazioni si combattevano per averla o trovare dei suoi simili e gli scienziati facevano a gara per poterla studiare, lei rimaneva chiusa nella sua gabbia in silenzio, triste. Emetteva dei suoni soltanto quando provava dolore e non erano nulla di umano. Tutti cercavano di capire cosa fosse perché sembrava un essere umano ma aveva le ali e aveva anche delle branchie dietro le orecchie e la sua pelle era strana, diversa da quella di ogni altra specie vivente conosciuta. L’opinione pubblica non accettava però che fosse umana, era troppo diversa, troppo strana e quindi gli scienziati cercarono un modo per guarirla. Per prima cosa le tagliarono le ali ma quando lo fecero le lacerarono anche alcuni muscoli molto importanti e lei non riuscì più ad usare le braccia e persino alcuni altri movimenti le divennero dolorosi. Tentatono allora di cambiare il colore dei suoi occhi e la forma della pupilla con il solo risultato di renderla cieca. Poi le ricucirono le branchie e sembrò che per la prima volta non ci fossero danni collaterali ma presto le branchie si infettarono e lei faticò sempre ogni giorno di più a respirare. Tentarono anche di vestirla come un essere umano mentre cercavano un modo per cambiare la sua pelle senza scuoiarla ma i vestiti la irritarono a tal punto la pelle da scorticarla quasi completamente. Alla fine gli scienziati capirono che non avrebbero potuto fare nulla per aiutarla a diventare umana e la rinchiusero in un ospedale, era ancora viva ma era storpia, cieca e denutrita. Le diedero anche un infermiera che si occupasse di lei per tutta la sua degenza, probabilmente fino alla sua morte ma quella era una donna inutile e per nulla interessata alla sua paziente. Ogni tanto si dimenticava di darle la morfina per il dolore, di darle da mangiare e lasciava sempre che il catetere fosse pieno fino all’orlo prima di cambiarglielo, e alle volte stava così per giorni. Ogni giorno che passava Angel stava sempre peggio e si avvicinava sempre di più alla morte.

Un giorno però l’infermiera rovesciò il suo catetere e, visto che non si voleva sporcare le mani, andò a chiamare un altro inserviente perché pulisse quel macello ma prima di uscire aprì la finestra della stanza perché la puzza uscisse. Una brezza leggera, quasi impercettibile, entrò nella stanza e Angel aprì per la prima volta dopo tanto tempo i suoi occhi ciechi, si alzò e si diresse verso la finestra, pestando i suoi escrementi vecchi di giorni. Arrivò alla finestra e lasciò che il vento giocasse con i suoi capelli e che le ricordasse com’era bello volare, cantò per la prima volta dopo tanto tempo per la felicità di sentirsi di nuovo libera ma durò poco. Sentì la voce dell’odiata infermiera che si avvicinava dal corridoio e allora decise, sempre cantando e sorridendo si buttò giù dalla finestra. Non aveva più ali per far volare il suo corpo ma la sensazione del vento sulla sua pelle, solo per pochi istanti, la fece sentire di nuovo libera.

 

Poche ore dopo esplose lo scandalo e molti chiesero che l’infermiera che si occupava di Angel fosse incarcerata per non aver svolto bene il suo lavoro ma nessuno riuscì mai a sentire il canto di gioia di Angel che ringraziava la donna per averla lasciata libera di volare un ultima volta mentre tutti gli altri l’avevano segregata. Pochi si accorsero che nelle foto della sua morte lei stava sorridendo.

   
 
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