“Smettila
di frignare, non sei una femminuccia, Sasuke.”
Frignare?
Frignare? Lui?
Sasuke
dovette contare mentalmente fino a dieci – venti e infine trenta – per non
avventarsi contro il fratello e soffocarlo con le sue stesse mani.
“Non
dire sciocchezze, non sto frignando! E tu potresti essere anche un po’ meno
aggressivo comun- ahi!”
Chinato
davanti a lui, Itachi Uchiha, brillante neo-avvocato e beffardo fratello
maggiore, alzò gli occhi al cielo con aria scocciata, nel sorriso affettato
un’espressione che suonava molto come che
ti avevo detto?.
“Fa
male!”
All’occhiataccia
di Sasuke, Itachi sbatté le palpebre innocentemente. “Chi ha detto niente?”
“Ah,
lascia perdere! Non so neanche perché continuo a perdere tempo con te.”
S’imbronciò il più piccolo, le braccia incrociate al petto e le labbra strette
in un broncio infantile.
Itachi
sorrise. Dio, Sasuke poteva avere anche diciassette anni suonati, eppure
continuava per certi versi a rispecchiare l’emblema dell’immaturità. Era
adorabile, soprattutto quando si ostinava ad indossare un’aria sostenuta come
in quel momento.
“Vediamo,
perché sono tuo fratello e ho lasciato perdere una festa fantastica per
medicarti dopo il tuo stupido scoppio di mascolinità?” Finse di provare ad
indovinare, ridacchiando divertito quando lo vide avvampare per la collera.
“Scoppio
di cosa?” Sasuke era allibito. “Se
saprei che a papà non gli verrebbe un infarto subito dop- ahi! ti avrei già ucciso da un pez- ahi! e sparso le tue ceneri per il- ahi! mondo e- ahi! Ma
insomma, vuoi fare piano una buona volta o no? Cazzo!”
“Ehm,
Sasuke?”
Sbuffò.
“Che cazzo c’è adesso?” Domandò brutale, gettando un’occhiata di fuoco verso la
porta e lo scocciatore di turno.
Raggelò
sul posto. Era Sakura. Sakura Haruno, esatto, con i suoi stupidi capelli rosa e
il viso contratto in un’insopportabile espressione desolata.
“Bene.”
Sentenziò a quel punto Itachi, attirando all’istante le attenzioni del fratello
minore.
Sasuke
gli gettò un’occhiata stupita, chiedendosi il motivo per cui si fosse ad un
tratto alzato e smesso di medicargli il suo maledetto sopracciglio dolorante.
“Credo
sia meglio che vada adesso.” Itachi, comunque, non pareva neanche aver fatto
caso all’occhiata supplichevole che l’altro gli gettò alle sue parole o cosa
più probabile non se ne curò affatto. “Di là c’è una festa che mi sta chiamando
e personalmente non mi piacerebbe ritrovarmi in un litigio tra innamorati.
Perciò...”
“Guarda
che non siamo innamorati!” Sasuke
sputò la parola con livore, ma il fratello aveva già raggiunto la porta.
Itachi
si chinò verso Sakura e le sorrise bonariamente. “Non fare quella faccia
principessa, mio fratello è un idiota.” Dichiarò, ghignando soddisfatto quando
la vide avvampare, prima di dare loro definitivamente le spalle e scivolare via
in qualche parte più chiassosa e meno tesa della casa.
Rimasto
forzatamente solo con l’unica persona con aveva voglia di stare al momento e
seriamente intenzionata a fargliela pagare per avergli rovinato una grande
serata, Sasuke decise che la tattica del fingere che lei non esistesse fosse
ancora la soluzione migliore da adottare perciò, recuperando la sacchetta di
ghiaccio lasciata sul tavolino da Itachi, se la posò sull’occhio pulsante e si
chiuse in un ostinato silenzio.
La
sentì sospirare amaramente e per un istante pensò di scoccarle un’occhiata
veloce giusto per controllare se era abbattuta come meritava di essere, salvo
poi ripensarci e lasciar perdere.
Ignorala –
si disse – lei non esiste, lei non-
“Mi
dispiace per quello che è successo.” La voce di lei, bassa e satura di rammarico,
scacciò via ogni pensiero dalla sua testa costringendolo a prestarle
attenzione.
Beh,
solo con le orecchie. Sasuke non aveva alcuna intenzione o voglia di guardarla
negli occhi o di facilitarle il compito. Se lì qualcuno aveva sbagliato, quello
non era di certo lui.
“Mi
sono comportata da stupida, lo so, questa non sono nemmeno io! Ma non sapevo
che altro fare e Ino mi ha detto che-”
“Oh
fantastico, così adesso ti fai suggerire da Ino!” Sasuke non poté trattenersi
dal commentare, sbuffando scocciato e alzando gli occhi al cielo, anche se
tutto ciò andava contro il suo proposito di attenersi al piano di ignorarla
completamente.
“Beh,
che altro potevo fare?” Si scaldò Sakura, punta sul vivo. “Tu continuavi ad
ignorarmi e-”
“Quindi
adesso sarebbe colpa mia?” Sasuke la guardò furioso e tanti cari saluti
all’ignorarla. “Questo sarebbe colpa
mia?” Insistette, accennando poco politicamente al taglio sul sopracciglio.
La
vide mordersi il labbro inferiore e seppe all’istante che aveva toccato il
tasto giusto per farla sentire in colpa come doveva.
“Non
ho detto questo.” Ritrattò Sakura in un sussurro appena percettibile, le mani
nascoste dietro la schiena come era solita fare quando si sentiva in
difficoltà.
Sasuke
sospirò pesantemente e si passò rapidamente una mano tra i capelli. Non stava
giocando pulito, lo sapeva, e non era che lui non avesse proprio i suoi torti
in quella storia, ma era prima di tutto un bastardo orgoglioso per ammettere
quella parte di verità. Era più facile prendersela con lei e addossarle ogni
spaccatura creatasi tra loro piuttosto che passarsi una mano sulla coscienza e
fare ammenda dei propri sbagli.
“Che
cosa vuoi, Sakura?” Domandò alla fine, dopo un lungo ed insostenibile silenzio,
la sua voce vagamente più conciliante adesso.
Lei
s’irrigidì a quella particolare domanda e prima ancora che lui potesse
chiederle il motivo di una simile reazione, lo trafisse con i suoi onesti occhi
verde foglia.
“Voglio
stare con te, Sasuke. Voglio stare davvero
con te. Voglio smetterla di giocare al gatto e topo e fingere che tu non
sia importante per me, che mi vadano bene quei pochi ritagli di tempo che tu
continui a darmi, perché io voglio di più di questo. Io voglio sempre stare con
te. Voglio poterti abbracciare ogni volta che ne ho voglia, voglio festeggiare
con te le nostre ricorrenze, voglio che
te ne ricordi e voglio poter dire a tutte quelle stupide oche che sei il
mio ragazzo, e che devono smetterla di girarti attorno. Voglio venire alle
feste con te, Sasuke, e voglio poterti dire che ti amo senza la paura che tu
scappi via da me. Perché sì, Sasuke, io ti amo. Ti amo. Ti amo dalla prima
volta che ti ho visto e ho accettato questo stupido ricatto soltanto per
questo, perché mi sono detta che averti anche solo per pochi attimi era sempre
meglio che non averti affatto, no? Ma io non ce la faccio più ad andare avanti
così. Non- non riesco a fingere ancora, Sasuke. Io ti amo, ma se tu non puoi
darmi tutto questo, se tu- se non vuoi le stesse cose che voglio io, forse
allora è meglio finirla qui prima che si faccia veramente male qualcuno. Perciò
adesso voglio farti io una domanda e ti prego, ti supplico, di essere onesto con me.” Prese un profondo respiro e
sbatté le palpebre una volta, per poi ritornare a fissarlo con una sicurezza
disarmante. “Tu mi ami almeno un briciolo di quanto ti amo io, Sasuke?”
Sasuke
non si era aspettato quella domanda, tra tutte le cose che lei avrebbe potuto
chiedergli, quella no, proprio no.
Provò
a dire qualcosa, ad articolare un suono, ma lasciò perdere appena poco dopo
quando, con stupore, si rese conto di non saperle dare una risposta al momento.
La
vide rilassare le spalle e con un groppo alla gola rilevò le lacrime formarsi
agli spigoli degli occhi di lei e capì che lei aveva capito il suo silenzio.
Per
un istante quasi si aspettò di vederla scoppiare a piangere e urlargli addosso
di essere uno stronzo, un po’ come avevano fatto tutte quelle ragazzette prima
di lei, tuttavia dovette rimangiarsi ogni cosa appena l’istante dopo quando,
scioccandolo completamente, la vide sorridere.
Sorridere,
già.
“Va
bene così, Sasuke. Non devi provare per forza quello che provo io.” Lo
rassicurò e fu peggio che se gli avesse lanciato contro un coltello.
“Sakura...”
Tentò di chiamarla e si accorse solo troppo tardi che il suo non era che un
sussurro impercettibile.
Sakura
gli aveva dato le spalle e con una compostezza stoica, invidiabile, era uscita
via dalla sua vita.
27 Maggio
6 ore prima
“Usciamo
insieme stasera?”
Sasuke
sbuffò. Se avesse chiuso gli occhi e smesso di fingersi troppo seccato, avrebbe
potuto persino immaginare Sakura mentre si torturava il labbro inferiore con i
canini e si arricciava una ciocca di capelli con le dita, come era solita fare
quando era nervosa. Ma un simile pensiero era qualcosa che aveva sempre
ritenuto essere per smidollati, non per un Uchiha, gli Uchiha non si
soffermavano su certi insignificanti dettagli, erano inutili e irrilevanti, gli
Uchiha non si preoccupavano di dettagli inutili e irrilevanti.
“No.”
Secco e brusco, questo era un Uchiha.
“Ho altro da fare che perdere tempo con te. Te l’avevo già detto.”
E
lei avrebbe dovuto sapere quanto gli infastidiva ripetersi, perciò faceva bene
a dare un taglio a quelle ciance una volta per tutte, erano insopportabili.
“Oh,
già. Forse... Devo averlo dimenticato.” Ribatté dall’altro capo del telefono
Sakura dopo un lungo, irritante silenzio.
Sasuke
non sopportava nemmeno i silenzi o perlomeno non quelli in cui ti senti come se
un verme ti stesse divorando da dentro nell’impazienza dell’attesa. Era una
cosa davvero molto fastidiosa, a suo avviso. Sul suo libro nero, era più o meno
vicino al podio.
“Dove
devi andare?”
Roteò
gli occhi al cielo. “Dio, sei insopportabile. Sembri mia madre.”
Forse
– forse, ma molto, molto forse – c’era andato giù pesante stavolta. Da qualche
parte aveva letto/sentito che paragonare la propria donna alla propria madre
era uno dei peggiori insulti che un uomo avesse potuto mai rivolgerle. Ma per
come la vedeva lui, Sakura non era da considerarsi esattamente ‘la sua donna’.
Solo perché due persone si frequentavano da un po’ di tempo e si baciavano e
beh facevano anche qualcosa di più di
baciarsi, non voleva necessariamente significare che stavano insieme, no?
Potevano benissimo essere due persone che decidevano di passare del tempo
insieme, quando ne capitava l’occasione e ce n’era la voglia, e magari in modi
anche abbastanza fisici, senza alcuna vana implicazione sentimentale di sorta ad
interferire e senza la seccante aspettativa verso l’altro.
Ecco,
questo era il suo rapporto con Sakura ed era a dir poco perfetto.
“Andiamo
dai Sabaku.” Sasuke si maledì mentalmente quando si accorse che, nonostante le
sue premesse iniziali, la sua bocca aveva parlato per lui.
Perché
cavolo la sua linguaccia non poteva farsi gli affaracci suoi? Che bisogno c’era
di intervenire adesso? Sakura non era niente per lui, non doveva dirle dove
andava, lei non avrebbe neppure dovuto chiederglielo, dannazione!
“La
festa.” Intuì subito lei, forse memore di qualcuno che ne aveva parlato da
qualche parte o di qualche pettegola nel bagno delle ragazze, più probabile.
“Sì,
la festa.” Confermò con voce quanto più scocciata possibile Sasuke.
Non
era che si stava propriamente annoiando a parlare con lei – parlare con Sakura
era strano, non era mai noioso come ci si sarebbe aspettato da una ragazza, lei
sapeva ascoltarlo, intervenire nei momenti più opportuni ed essere persino
brillante il più delle volte – ma se c’era una cosa che aveva imparato era che
se non voleva troppi coinvolgimenti con una donna, era sempre meglio ricordarle
il più possibile qual’era il suo posto.
“Pensavo
che non volessi andarci.” Sakura, comunque, non sembrò cogliere il suggerimento
sottinteso nelle sue parole.
Se
Sasuke non fosse stato un Uchiha e tutte quelle cose che comportava l’essere un
maschio Uchiha, avrebbe detto che era strana quel giorno. Persino più del
solito. Ma forse – rabbrividì al pensiero – era quel periodo del mese e lui in
tal caso non voleva averci proprio nulla a che fare con certe cose da femmine.
“Ho
cambiato idea.” Scattò, facendo schioccare la lingua sotto al palato per
sottolineare ancora una volta che per lui la conversazione doveva finire lì.
“Ah.”
Sospirò ancora Sakura, sembrava...abbattuta?
Sasuke
scosse la testa e scacciò il pensiero quasi con stizza.
“Hai
finito il terzo grado? Posso andare ora?” Domandò, più sgradevole di quanto
avrebbe voluto, fin troppo orgoglioso comunque per ritrattare.
La
sentì trasalire e la cosa, per una ragione assurda e del tutto incomprensibile,
lo innervosì a dismisura.
“Sì.
Scusa se ti ho fatto perdere tempo.”
Ecco,
l’aveva fatto di nuovo. Adesso non stava più parlando con la Sakura timida ed
insicura di qualche istante prima. Al suo posto adesso c’era la Sakura
suscettibile e nevrotica che – e questo non lo avrebbe ammesso neanche sotto
tortura o tra un millennio di anni – gli faceva persino paura.
“Ciao
Sasuke.” E prima ancora di poter avere il tempo di dire ‘ma’ o ‘ciao’ o
‘aspetta’, lei aveva già riagganciato.
3 ore prima
Sasuke
spalancò la porta con un calcio e, incurante degli sguardi attoniti che ne
ricevette, si fece largo nel posto con andatura strascicata e le mani ben
impiantate nelle tasche del jeans.
“Ho
bisogno di una birra.” Dichiarò, accaparrandosi la prima sedia libera a tiro e
sedendosi su di essa senza tante cerimonie.
I
tre ragazzi presenti al suo annuncio reagirono più o meno univocamente con
un’espressione a metà tra lo sconcertato e lo scioccato.
“Ciao
anche a te, bastardo, vedo con piacere che l’educazione ce l’hai sempre sotto i
piedi.” Il primo a riprendersi fu Naruto, ovviamente, lui e il suo stupido
sorriso da beota su quella sua già orrenda faccia da culo.
Sì,
non si sentiva molto amichevole al momento, neanche con quello che per qualche
bizzarro scherzo del destino veniva considerato da tutti quale il suo migliore
amico.
Adesso,
a parte che era piuttosto inquietante sentir parlare di lui e di quell’ameba
ossigenato come qualcosa simile a ‘migliori amici’, il problema principale era
che a forza di sentirselo dire e ripetere e ridire e ancora e ancora, uno
poteva persino iniziare a crederlo per davvero. Il che, seguendo il filo del
discorso, voleva significare che la sua mente catalogava la parola ‘Naruto’ o
‘invertebrato’ o ‘idiota’ anche sotto la voce ‘amico’. Anzi no, ‘migliore
amico’. Sasuke non era poi così tanto sicuro di poter sopportare di convivere
con una simile cosa.
“Il
giorno che deciderò di prendere lezioni di galateo da uno zotico come te
Naruto, sarà il giorno in cui dovrete seppellirmi sotto terra.” Si affrettò a
precisare, giusto per mettere le cose in chiaro.
Non
si era mai sentito che un Uchiha si facesse dare lezioni comportamentali da un
Uzumaki. Mai. Mai e poi mai e poi mai e poi mai, mai mai mai!
“Ci
siamo alzati con il piede sbagliato stamattina, eh?” Lo sbeffeggiò impunemente
Naruto, per nulla impensierito dallo sguardo omicida apparso sul viso del moro.
A
volte Sasuke non sapeva se quell’idiota fosse più scemo o più coraggioso. Forse
era entrambe. Si sarebbero spiegate parecchie cose comunque.
“Perché,
quando mai si è alzato con il piede giusto Sasuke?” Fu la domanda retorica che
Kiba ebbe la faccia tosta di inserire, senza che nessuno gli avesse chiesto
nulla tra l’altro.
Ovviamente,
Sasuke non perse tempo per farglielo notare. “Qualcuno ha chiesto il tuo parere
cane?”
Una
persona normale si sarebbe quantomeno arrabbiato per essere appena stato
chiamato con quell’epiteto, ma siccome Kiba Inuzuka era un grandissimo
imbecille e non c’era occasione per lui per non mostrarlo, ridacchiò. Esatto,
ridacchiò ridacchiò. Il degno compare
di Naruto!
“Vediamo
se indovino.” Sfidò Kiba tra le risate.
Sasuke
alzò gli occhi al cielo e contò mentalmente fino a dieci per non farlo fuori lì
e subito.
“Che
seccatura.” Fece notare fugacemente la sua presenza Shikamaru, prima di
ritornare ad immergersi in chissà quali pensieri.
“Hai
litigato con l’Haruno?”
Se
avesse scommesso un milione di yen che l’imbecille ne avrebbe sparata un’altra
delle sue e bella grossa anche, sarebbe ritornato a casa con le tasche più
piene.
“Non
ti riguarda.” Tagliò corto, piuttosto di malumore per mettersi a picchiarlo,
invero.
“Il
che significa sì.” Fu l’illogico ragionamento che Kiba ne ricavò dalla sua
alquanto cristallina risposta.
“No,
significa fatti i cazzi tuoi.” Lo corresse Sasuke e si accorse solo troppo
tardi che stava ringhiando adesso.
Ringhiando.
Non parlando freddamente e con voce misurata. Stava proprio ringhiando.
“Whoa,
allora è grave stavolta.” Fu il commento ancora non richiesto di Naruto.
Possibile
che non ci fosse nessuno lì capace di immischiarsi solo dei problemi propri? Perché
dovevano infastidirlo con quelle scemenze? Ci tenevano tanto a morire
prematuramente?
“Grave
quanto?” Volle sapere subito Kiba, che ci sguazzava a nozze con l’impicciarsi
dei fatti altrui.
Pettegolo, tsk.
“Avete
litigato?” Rincarò la dose Naruto.
“Ti
ha picchiato?” S’illuminò Kiba.
“L’hai
fatta arrabbiare?”
“Ti
ha detto che sei uno stronzo?”
“Non
l’hai offesa, vero?”
“Ti
ha lanciato contro un tacco?”
“Sasuke,
se le hai detto qualcosa delle tue, io giuro che-”
“Un
pugno? Un calcio? Dio, almeno uno schiaffo?”
Era
troppo. Troppo. Troppo.
“Basta!”
Quasi urlò Sasuke e di nuovo tutte le occhiate attonite dei presenti si
calamitarono su di lui – al diavolo. “Vi ho detto che non vi riguarda, okay?”
Poi, prima che uno dei due potesse aprir bocca per obiettare, li guardò con una
delle sue occhiate di fuoco, una di quelle intimidatorie e minacciose quanto
bastava per far piangere anche l’uomo più forte del mondo.
“Umpf.”
Sbuffò infine Naruto, segnalando così la sua sconfitta.
“Stavamo
solo chiedendo.” Brontolò anche Kiba, ritornatosene mogiamente al suo bicchiere
di birra.
Shikamaru,
che era rimasto silenzioso in disparte a godersi il battibecco, si decise
finalmente a degnarli della sua voce a quel punto. “Dovremmo andare.”
Sentenziò, buttando la sigaretta fumata a metà nel posacenere e alzandosi in un
unico fluido movimento.
Aveva
l’aria scocciata e i vestiti sgualciti, anche se sarebbero dovuti andare ad una
festa, il che era comunque perfettamente nel suo stile. Shikamaru era pigro.
Era pigro persino per concedersi un abbigliamento un po’ meno sciatto del
solito.
“Impaziente
di rivedere la tua bella?” Si animò all’istante Kiba, ritrovando in un
nanosecondo l’entusiasmo infantile di sempre.
Shikamaru
sbuffò. “Per niente.”
“Oh
dai, a noi puoi dirlo! Allora, state insieme?” Non demorse l’Inuzuka,
seguendolo fuori dal bar come una zecca sulla sua preda.
“Che
seccatura, no.”
“Però
scopate.”
“Non
ti riguarda.”
“Ho
capito. Scopate.”
2 ore prima
“Senti,
tu non mi piaci, okay? Ficcatelo bene in quella tua testolina vuota che ti
ritrovi e lasciami in pace una volta per tutte.” Sasuke sbuffò e, svicolando
come un gatto, si divincolò dalla presa artiglia della ragazza davanti a lui.
Fanculo,
uno non poteva andare una volta a letto con una, che quella doveva per forza
comportarsi come se fossero in procinto di sposarsi?!
Per
un istante qualche parte repressa del suo sub inconscio gli suggerì che con
Sakura le cose erano diverse, che lei non faceva tutte quelle stupide storie,
ma prima che il pensiero potesse degenerare, Sasuke si affrettò a metterlo a
tacere.
“Ma
Sasuke, pensavo che fossimo stati bene insieme!” Karin però sapeva essere una
davvero molto molesta quando ci si metteva.
“Cercherò
di fartelo capire con più delicatezza possibile: ti ho usata. Usata. Sì, sono uno stronzo di merda.”
Vide
gli occhi di lei riempirsi di lacrime e finalmente – finalmente, cazzo –
correre via dal bastardo egoista opportunista che l’aveva usata per soddisfare
i suoi bisogni carnali dandole il benservito subito dopo.
“Era
ora.” Sbuffò Sasuke come se nulla fosse, mentre si trascinava con scarso
interesse verso la zona alcolici.
Era
lì da nemmeno un’ora che già avevano provato a violentarlo tre volte! Se Sakura
fosse stata lì con lui, avrebbe saputo lei come mettere a tacere quelle stupide
e- Stop, basta pensarci!
Si
avventò sulla vodka come un assettato sull’acqua e ne mandò giù un lungo sorso
prima di osare di nuovo respirare.
“Stai
cercando di entrare in coma etilico?”
Roteò
gli occhi. “Non sai proprio cosa vuol dire impicciarsi dei fatti tuoi, eh
idiota?”
Naruto
accanto a lui scrollò le spalle con noncuranza e si lasciò sfuggire un sorriso
asimmetrico. “C’è anche tuo fratello.” Osservò, accennando con il capo ad un
punto particolare della sala.
Sasuke
ne seguì la scia più per non farlo parlare che non per altro e subito riconobbe
tra la folla la sagoma asciutta di Itachi. Non che fosse in alcun modo
meravigliato di ritrovarselo lì dopotutto. La festa era di Sasori Sabaku, uno
della gang del fratello, perciò era alquanto ovvio per non dire scontato che ci
fosse stato anche lui.
Personalmente
Sasuke non sopportava particolarmente gli amici di Itachi. Sasori era un
viziato figlio di papà con la puzza sotto al naso, pieno di soldi fino a
scoppiare e delle bizzarre tendenze maniacali talvolta, che era solito sfociare
soprattutto su Deidara, il deficiente effeminato. Ecco, Deidara era forse
quello più fastidioso del gruppo, il che rivelava già tutto sulla sua natura.
Irritante, fastidioso, con una bocca tanto larga quanto provocatoria, un
indecente passione per l’arte più orrida e una detestabile attitudine a dare
fastidio. Infine c’era Pain, e stranamente Sasuke poteva spendere anche qualche
parolina gentile per lui. Silenzioso, intelligente e abbastanza riflessivo da
guadagnarsi la sua autostima. Inoltre – cosa di non poco conto – la sua ragazza
Konan era una strafica.
Girò
la testa e distolse lo sguardo, non aveva per nulla voglia di farsi trascinare
in qualche buffonata di quei quattro dementi al momento ed era pronto a
scommetterci le palle che Deidara sarebbe andato in brodo di giuggiole se
l’avesse visto.
“Mi
sa che Shikamaru e la Sabaku dovranno sposarsi dopo stasera.”
Per
quanto affatto interessato alla situazione sentimentale di pur sempre un suo
amico, Sasuke accettò il suggerimento di Naruto se non altro come motivo per
fare qualcosa.
Shikamaru
era seduto su una sedia in un angolo della stanza, con Temari Sabaku seduta
sulle sue gambe e i fratelli di lei – anche meglio conosciuti come Kankuro Il
Maniaco e Gaara Lo Psicopatico – che se lo stavano praticamente incenerendo con
gli occhi da qualche metro di distanza, in attesa con ogni probabilità di avere
solo l’occasione buona per saltargli al collo e massacrarlo di botte.
Sasuke
rabbrividì impercettibilmente. Certo doveva ammettere che la Sabaku era un bel
pezzo di ragazza con tutte quelle forme che si ritrovava, ma per quanto lo
riguardava avrebbe preferito la castità piuttosto che immischiarsi in quella
famiglia di pazzi. A cominciare da Sasori, cugino carnale dei tre, con la sua
allarmante propensione al sadismo e quel sorriso freddo ma calcolatore che
avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque – eccetto Deidara forse, ma
quello era un deficiente di proporzioni mastodontiche, persino più idiota
dell’Idiota per eccellenza, Naruto. Kankuro e Gaara avrebbero potuto benissimo
scrivere un libro e Temari...a dire il vero Sasuke era impaurito anche da
Temari a volte, il che ovviamente non sarebbe uscito neppure sotto minaccia di
morte. Il fatto era che quella donna era psicolabile, sul serio, una sorta di
generalessa pronta a dettar ordini e a farsi rispettare – forse quell’aspetto
però poteva andare, a ripensarci. Comunque se c’era una cosa che Sasuke si era
sempre chiesto – non che ci pensasse ogni giorno, non erano fatti suoi e non
gliene importava un emerito chiaramente, solo ogni tanto, ecco, qualche rara e
sporadica eccezione sì – come facesse una persona pigra, oziosa, continuamente
annoiata come Shikamaru a stare con una ragazza che lo comandava ogni dieci
secondi.
Forse
in qualità di suo conoscente – ‘amico’ era una parola da sfigati – avrebbe
dovuto fare qualcosa, tipo ricoverarlo in qualche ospedale psichiatrico o
qualcosa del genere.
D’altra
parte, valutò, se Shikamaru era masochista, lui che poteva farci?
“Aspetta
che lo dica alla Yamanaka!” Stava nel frattempo dicendo Naruto, un sorriso
sornione dipinto in viso. “Schiatterà di gelosia quella strega!”
Sasuke
alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, limitandosi piuttosto a
sorseggiare il suo drink. Con un occhio intravide Kiba dare sfoggio della sua
stupidità nella pista da ballo, provandoci praticamente con mezza popolazione
femminile e ricevendo puntualmente il due di picche ogni volta, salvo farne
spallucce e ricominciare subito dopo. Quel ragazzo non era normale, ormai ne
era pressoché certo.
“A
proposito, mi spieghi che è successo con Sakura? Avete litigato?”
Conoscendolo,
non avrebbe dovuto aspettarsi di meno da Naruto, eppure questo non fu d’aiuto
ad impedirgli di provare un’ondata omicida verso quell’impiccione degenere.
“Non
sono problemi tuoi.”
“Che
le hai fatto stavolta?” Non si arrese l’Uzumaki, gli occhi puntati con una
scintilla di apprensione e curiosità su di lui.
Sasuke
sentì la vena alla tempia pulsare in modo piuttosto minaccioso alla domanda. “Niente.”
Replicò, stoicamente asciutto.
“A
me puoi dirlo, sono il tuo migliore amico, no? Guarda, non ti ammazzerò dopo,
promesso, okay?” Naruto gli avvolse le spalle con un braccio e lo guardò con
quella sua stupida espressione amichevole.
Sasuke
fece una smorfia. “Dubito che saresti anche solo in grado di sfiorarmi.” Lo
redarguì, cinico.
“Ehm,
devo ricordarti quella volta che hanno dovuto portarti all’ospedale?”
Adesso
una persona normale non si sarebbe messa a ricordare di aver picchiato il suo
migliore amico fino al ricovero, ma siccome Naruto era tutto fuorché normale,
nella sua testolina bacata doveva trovare intelligente vantarsene.
“Sei
stato fortunato che ero ubriaco.” Lo avvisò tra i denti. “Non ti conviene
sfidarmi.”
Naruto
represse uno sbadiglio – maledetto idiota! – e vagò con lo sguardo su tutta la
stanza, soffermandosi poi su un punto preciso con aria sgomenta, incredula
anche.
“Ma
quella non è Sakura?”
“Dove?”
Sasuke per poco non ci rimise il collo per girarsi di scatto, cosa che fece
aumentare a dismisura il suo malumore.
Che
cazzo gliene fregava, poi? Nulla. Niente di niente!
“Lì,
con Sasori. E quella è la Yamanaka, no?” Naruto evidentemente non doveva aver
notato l’espressione omicida sul viso dell’amico, altrimenti avrebbe chiuso
quella ciabatta.
Fu
allora che Sasuke la notò. Immerse in una conversazione all’apparenza davvero
molto divertente con Sasori e Deidara, c’erano Sakura e Ino. Stavano ridendo e lei sembrava così interessata e- perché
cazzo la mano di Sasori sostava lì, vicino al sedere della sua Sakura?!
1 ora prima
Sakura
era ufficialmente un’idiota se pensava che a lui potesse interessare anche solo
un briciolo. Se s’illudeva che gliene fregava qualcosa del modo in cui si
strusciava a quel verme rosso scambiato o di come gli poggiava una mano sulla
spalla, fingendo una certa casualità, ogni volta che lui apriva bocca per
parlare. Era ridicola se credeva una cosa simile.
Anzi
no, era ridicola e basta.
Poteva
anche scoparselo e partorire i suoi cazzo di figli, per quello che gli
importava, non avrebbe mosso obiezione o alzato un dito per impedirlo.
Sinceramente non trovava neppure il motivo per cui avrebbe dovuto impedirlo. La
sua relazione con Sakura era più...beh, una Non Relazione. Come aveva più e più
volte puntualizzato, erano solo due diciassettenni che traevano vantaggio dalla
reciproca compagnia quando ne capitava l’occasione, il che non voleva
propriamente dire che avevano l’esclusiva l’uno sull’altra o viceversa, no?
Lui
poteva scoparsi chi voleva. Lei poteva scoparsi chi voleva. Fine della storia.
“Oh
mio Dio, il piccolo Uchiha è geloso! È assolutamente adorabile!”
Prima
ancora di accorgersene, Sasuke si ritrovò soffocare da due braccia
asserragliate attorno al suo collo.
Deidara.
“Così-
coff coff mi soffo- coff coff -chi!”
Grazie
al cielo Deidara parve cogliere il suggerimento impresso nel rantolio della
voce di Sasuke ed allentò la presa, permettendogli così di ritornare a
respirare.
“Sei
idiota? Stavi cercando di ammazzarmi per caso?” Lo aggredì verbalmente e per un
istante pensò di non limitarsi solo a quello.
Deidara
scrollò le spalle di rimando, il sorriso ebete sulle labbra, e si sedette
agilmente accanto a lui. “Allora, qual è il problema, piccolo Uchiha? Dillo a
zio Deidara, uh!”
“Nessun
problema.” Tentò di liquidarlo in quattro e quattro otto il moro, provando ad
alzarsi e venendo poi trascinato di nuovo giù sulla sedia dalla mano
dell’altro.
“Problemi
di cuore, uh?”
“Ho
detto che non ho nessun problema!”
“Io
dico di sì, invece.” Lo studiò a lungo Deidara, il viso contratto in
un’espressione concentrata che mal si addiceva all’imbecille che era. “Vediamo,
hai litigato con la tua ragazza e lei adesso fa la stupida con gli altri per
farti ingelosire, uh?”
Sasuke
rabbrividì. Possibile che quel biondo ossigenato non fosse poi così ottuso come
sembrava? Che si fosse sempre sbagliato sul suo conto?
“Ti
sbagli.” Negò tuttavia, perché era un Uchiha e gli Uchiha non si lasciano
turbare dai capricci infantili di qualche ragazzetta.
“Che
le hai fatto?”
“Perché
cazzo dovrei essere io quello ad aver sbagliato?” Sasuke non riuscì a
trattenersi dal chiedere, snervato. “Non può essere lei ad aver sbagliato?
Perché devo essere sempre io?” Stava
urlando adesso, ma non se ne preoccupò, aveva ricevuto quella domanda troppe
volte in un giorno per mettersi a preoccupare anche degli altri.
“Forse
dovresti parlarle.” Dichiarò, dopo un lungo silenzio, Deidara, serio come sole
poche volte lo era stato nella vita.
Sasuke
lo guardò come se fosse impazzito. “Non se ne parla. E tu impicciati dei fatti
tuoi!”
L’altro
alzò le mani in segno di difesa e di nuovo ritornò ad essere il Deidara
deficiente di tutti i giorni. “Okay, piccolo Uchiha, io la mia te l’ho detta,
fa un po’ come ti pare adesso. Ma ricorda, l’arte è esplosione!”
Che
cazzo c’entrava in quel momento quella stronzata?! Ma perché era andato a
quella festa, perché? Perché cazzo si era lasciato convincere, eh?
“Oh,
ecco dove eri finito Deidara!”
Come
se non fosse bastato un biondo, ci si aggiunse anche Ino Yamanaka, perfetta
nella sua gonna di tulle e taffettà. Sasuke non aveva idea di come facesse a
conoscere Deidara. Non aveva idea neanche del perché lei e Sakura fossero lì in
effetti, ad una festa su invito organizzata da uno che teoricamente nessuno
delle due avrebbe dovuto sapere.
“Ciao
bellezza!” Le sorrise di rimando Deidara, guardandola con la stessa dedizione
con cui rimirava le sue opere d’arte.
Sasuke
fece una smorfia di disgusto e girò il capo, per nulla intenzionato ad
assistere a qualsiasi cosa avrebbero potuto dar vita quei due. I suoi occhi,
neanche a farlo apposta, caddero sul lato della stanza in cui si trovavano
Sasori e Sakura. Erano seduti vicino ora e lui ascoltava con un certo interesse
qualunque cazzata lei stesse tirando fuori.
Sentì
le mani prudergli e la presa sul suo bicchiere di plastica serrarsi fino a
romperlo. Lo avrebbe ucciso, decise. Ma non perché stava con lei, lei non
c’entrava niente in quella storia, lei era libera di fare quello che cazzo
voleva, lo avrebbe ucciso solo perché gli era sempre stato sulle palle infondo,
solo per quello, unicamente per
quello.
“Non
hai vergogna a buttarti così tra le braccia di uno sconosciuto?”
Fantastico, ci mancava solo Naruto!
Sasuke
sbuffò e si sforzò di non concentrarsi né sui tre accanto a lui, né su Sakura
che ci provava spudoratamente con Sasori, né sulla gente ridicolmente allegra,
trovando alla fine nelle sue scarpe l’unica cosa interessante da guardare al
momento.
“Uzumaki,
avrei dovuto aspettarmelo che eri tu!” Ino sembrava scocciata. “Solo da una
bocca ignorante come la tua poteva uscire una simile stronzata.”
“Almeno
la mia bocca non prova a passarsi le bocche dell’intera sala!”
Uno
a zero per Naruto e palla al centro.
Se
Sasuke non fosse stato così di malumore, forse c’avrebbe persino riso su.
“Beh,
io me ne vado. Per quanto voi ragazzini siate deliziosi, non ho voglia di
sorbirmi i vostri patemi, uh.” Una sedia si mosse e a quel punto era ovvio che
fosse quella di Deidara.
“Ma
Deidara!” Tentò di protestare Ino.
“Divertiti
principessa, uh!”
Anche
se non lo stava guardando, Sasuke era certo che Deidara le avesse fatto il
segno di okay con il pollice e che il rumore di passi che ne seguì nonostante
la musica in sottofondo, fosse proprio quello dell’amico di suo fratello.
“Sei
contento adesso idiota?” Come ovvio, Ino non tardò a rifare le proprie frustrazioni
su Naruto. “L’hai fatto scappare!”
“Io?
Tu forse! Non ero io che gli stavo mangiando la faccia fino a pochi secondi
fa!”
“Solo
perché tu non sai distinguere due persone che si baciano quando le vedi! Ma che
te lo dico a fare, tu non puoi capire!”
“Oh
capisco perfettamente invece!”
“Davvero?
E cosa? Sentiamo!”
“Capisco
che hai visto Shikamaru e Temari baciarsi là in fondo e hai deciso che per
ripicca potevi benissimo fare lo stesso con tutti i maschi di questa stanza!”
Ne
seguì un infinito attimo di silenzio durante il quale Sasuke ne approfittò per
gettare una rapida occhiata ai due idioti accanto a sé. Naruto aveva ancora
quello sguardo vittorioso stampato in viso e Ino...Ino sembrava sul punto di
mettersi a piangere da un momento all’altro a dire il vero.
“Sei
un deficiente, Naruto.” E con uno scatto, la Yamanaka si dileguò dalla loro
visuale.
Naruto
sbuffò e, evidentemente innervosito, si accasciò sulla sedia che fino a qualche
istante prima era stata occupata da Deidara.
“Ha
ragione Shikamaru, le donne sono una seccatura.” Dichiarò, imbronciato.
Sasuke,
stranamente, non trovò nulla da obiettare e piuttosto per la millesima volta
nell’arco di un’ora si ritrovò a posare lo sguardo su una ragazza in
particolare.
Qualcosa
nel suo petto guizzò alla vista di due occhi verde foglia immersi nei suoi.
Mezz’ora prima
Sasuke
non aveva idea di quanto tempo fossero rimasti seduti, lui e Naruto, senza
scambiarsi neppure una parola nonostante la fugace apparizione di Kiba che
aveva tentato invano di convincerli ad andare a ballare.
Ad
un certo punto, però, Naruto decise di averne abbastanza e si alzò.
Sasuke
gli gettò un’occhiata perplessa.
“Vado
a parlarle. Forse mi ucciderà.” Dichiarò, scrollando le spalle a quell’ultimo
pensiero, come se la cosa non lo toccasse davvero ed in prima persona.
Normalmente
Sasuke non si sarebbe lasciato sfuggire l’opportunità per denigrarlo e dargli
del mollaccione, ma quella sera no. Quella sera era troppo snervato per certe
battute. Ed era stanco, a morte.
Annuì
e Naruto si allontanò senza aggiungere altro, lasciandolo solo.
Forse
doveva andare a parlare con Sakura? Scosse la testa. Mai e poi mai, lei aveva
sbagliato, lei stava facendo la scema – inutilmente, tra l’altro – e di
conseguenza lei doveva fare la prima mossa.
Si
alzò e, sbuffando, si fece largo fino al giardino. Le luci azzurre della
piscina conferivano un aspetto quasi surreale al posto, ma Sasuke non ci fece
neanche caso. Anche se non era solo lì fuori, si stava di sicuro meglio
rispetto a dentro e non solo per l’abbassamento drastico di tutti i suoi che
riempivano l’interno.
“Sasuke?”
Non
aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse la voce, ma fu comunque
una sorpresa per lui il ritrovarsi Sakura davanti.
“Sei
da sola? Senza Sasori?” Alzò un sopracciglio, ironico.
Lei
invece non sembrava per nulla avere voglia di scherzare. “La prossima volta
potresti invitarmi tu, piuttosto.”
Stava
scherzando. Perché stava scherzando, no? Stava scherzando, vero?
Sakura
lo guardava fisso negli occhi, senza alcuna esitazione.
No,
non stava scherzando.
“Non
vedo perché dovrei farlo.” Affermò, il tono distaccato e lo sguardo più freddo
di un iceberg.
“Già,
infatti.” Asserì anche Sakura ma, contrariamente a quanto detto, Sasuke riuscì
a distinguere con chiarezza le lacrime formarsi agli spigoli dei suoi occhi
verde foglia.
La
cosa anziché dispiacergli, lo innervosì. “Forse potresti provare ad uscire più
spesso con Sasori. Ho visto che ve la intendete voi due.”
Avrebbe
voluto rimangiarsi tutto appena l’istante dopo averlo buttato fuori. Che cavolo
gli era passato in testa di dire? Era scemo o che?! Doveva esserlo diventato a
forza di stare con Naruto. Bene, adesso lei pensava che era geloso, che il suo
piano del cazzo aveva funzionato e si sarebbe sentita autorizzata a prenderlo
in giro per questo.
“Forse
dovrei.”
Si
girò di scatto a quelle parole e si accorse, con un insopportabile groppo in
gola, che lei non lo stava prendendo in giro, né pareva intenzionata a volerlo
fare.
“Sasori
non si vergogna di invitarmi alle feste, sai.”
Perciò
era così che lei e Ino erano entrate, sotto invito del pazzo...
“Sembra
proprio il tipo ideale per te, allora.” Osservò caustico Sasuke.
Era
venuta per vantarsi di tutte le qualità di quello psicotico? Perché in quel
caso avrebbe anche potuto-
“Hai
ragione.” Confermò anche Sakura e per qualche ragione fu come ricevere uno
schiaffo in pieno viso.
“Se
è così perché non vai da lui, invece di rompere a me?” La stuzzicò, più
velenoso di quanto si sarebbe mai aspettato.
Si
sentiva arrabbiato. Anzi no. Arrabbiato era un eufemismo.
“In
effetti non capisco perché continuo a perdere tempo con uno scemo come te
quando potrei avere tranquillamente uno gentile e comprensivo come Sasori!” Si
scaldò ben presto anche Sakura.
“Gentile
e comprensivo? Sasori?” Sasuke non si sforzò neppure di trattenere una risata
poco divertita ma molto accentuata. “Deve averti fatto ubriacare per
costringerti ad andare a letto con lui.”
“Costringermi?”
Sakura assottigliò le palpebre, furiosa adesso. “Sasori non ha neanche tentato
di sfiorarmi, se proprio vuoi saperlo!” Gli urlò addosso, spingendolo con così
tanta forza che fu solo un miracolo se Sasuke non cadde a terra.
“Non
ancora, forse.”
“E
se anche fosse?” Lo spinse ancora lei. “Che te ne importerebbe a te?” Altra
spinta. “Tanto per te sono solo una tra le tante, no?” Spinta. “Non valgo
niente, giusto?” Spinta. “Non ti addormenti pensando a me la sera e non mi
sogni e di certo non ti chiedi mai dove io sia!” Spinta. “Sono solo una con cui
passare del tempo, vero?” Lo spinse ancora più forte e violentemente stavolta.
Sasuke
inciampò in qualcosa, ma ancora una volta riuscì fortunatamente a ritrovare
l’equilibrio prima di cadere nella piscina stavolta.
“Si
può sapere che cavolo ti prende adesso?” Le sbraitò addosso approfittando del
fatto che lei stesse riprendendo fiato. “Pensavo fossimo d’accordo sulla
nostra-”
“Cosa?
La nostra cosa, Sasuke?” Sakura si
raddrizzò e lo guardò di nuovo con quei suoi occhi troppo grandi e sinceri e
decisi da sostenere.
Sasuke
girò la testa ed imbronciò le labbra, preferendo rimanere in silenzio piuttosto
che darle ragione.
La
sentì sospirare e per un momento temette quasi che lei volesse picchiarlo, ma
dovette ricredersi quando la sentì andare via, i tacchi che scricchiolavano
sulle mattonelle grezze.
Fanculo
a lei, non era come se lei non lo sapesse! Lei l’aveva accettato, cazzo! Aveva
detto che le stava bene, che voleva ora?
“Sakura,
aspetta!” Non si era neppure accorto di essersi mosso ed avere iniziato ad
inseguirla come un fottuto coglione se non avesse visto la sua mano avvolgere
il polso sottile di lei.
“Che
altro vuoi adesso?” Sbottò snervata Sakura, girandosi dalla sua parte.
Sasuke
rimase di sasso. Stava piangendo. Non l’aveva mai vista piangere prima di
allora.
“Io...”
Tentò di dire qualcosa, riuscendo però solo a mugolare, la voce si era dispersa
chissà dove.
“Che
state facendo?”
Alzò
il capo e fece una smorfia insofferente quando si accorse che Sasori stava
marciando a passo spedito verso di loro.
“Nulla
che ti riguardi, lasciaci in pace.” Lo apostrofò, per nulla intenzionato a
mettersi a discutere con lui in quel momento.
“Sta
piangendo.” Osservò, come se non fosse stato già perfettamente ovvio, l’altro,
a sua volta per nulla intenzionato a desistere.
“Lo
vedo. Grazie tante. Adesso vattene.”
“Sakura?
Stai bene?”
Quella
sì che era buona! Il freddo e calcolatore Sasori che si preoccupava per
qualcuno diverso da se stesso? Tsk!
“S-
Sì, io...”
“Visto?
Te ne vai o devo pensarci io ora?” Per chissà quale motivo, Sasuke sentì
un’ondata particolarmente irresistibile di rabbia prendere possesso del suo
corpo.
Dire
che trovava Sasori insopportabile era mentire, ma in quel momento non riusciva
proprio a farselo piacere.
“Tu?”
Sorrise beffardamente ed ecco che il suo lato maniacale prendeva il
sopravvento, trasformando da ragazzo taciturno a bastardo integrale.
“Io.”
Confermò per nulla impressionato Sasuke. “Te lo dirò un’ultima volta. Lasciaci soli.”
Sasori
ridacchiò apertamente. “Se non lo faccio?”
Fu
la goccia che fece traboccare il vaso. Prima ancora di rendersene conto, Sasuke
vide il proprio pugno abbattersi con forza sul viso sardonico di Sasori,
prendendolo giusto sullo zigomo destro. Ghignò soddisfatto quando lo vide
arretrare di qualche passo, ma il ghigno morì sulle sue labbra quando il
padrone di casa gli restituì il favore, facendo abbattere il pugno sul suo
occhio.
L’attimo
dopo, Sasuke e Sasori se le stavano dande di santa ragione, entrambe incuranti
delle grida isterica di Sakura o dei cori di incitamento dei presenti. Sasori
gli aveva appena tirato un pugno all’addome e Sasuke aveva risposto calciandolo
allo stinco, quando delle braccia li afferrarono per le ascelle costringendoli
a separarsi. Sasuke provò a dimenarsi, ma fu tutto vano e alla fine dovette
cedere, così come vide fare Sasori davanti a lui nella stretta ferrea di Pain.
“Che
cazzo vi dice di fare il cervello?” Si lamentò quest’ultimo con tono secco.
“Piccolo
Uchiha, questo non si fa, uh.” Lo guardò rammaricato Deidara, a braccia
conserte tra Sasuke e Sasori.
“Vaffanculo!”
Fu la replica che ne ricevette dal diciassettenne. “Vaffanculo a voi, a tutti
quanti!”
“Sasuke,
smettila.” Lo azzittì una voce seria dietro di lui e solo in quel momento
Sasuke si accorse che era stato il fratello a parlare e a tenerlo in piedi per
le ascelle.
“Che
è successo?” Volle sapere ancora Pain, più calmo adesso.
Sasori
sbuffò e, con uno scatto, si scrollò dalla sua presa. “Niente. È solo un
bamboccio. Tsk.” Decretò, girandosi e incamminandosi di punto in bianco verso
l’interno.
Sasuke
sentì di nuovo la collera montarlo e, senza accorgersene, ricominciò a
scalciare come un bambino in un supermercato.
“Lo
uccido. Lo uccido! Lasciami Itachi, lasciami immediatamente!”
L’ultima
cosa che vide prima che Itachi lo trascinasse suo malgrado via, furono
l’occhiata complice che Konan rivolse a Pain e lo sguardo rammaricato di Sakura
che invece rivolse a lui.
Mezz’ora dopo
Sasuke
si passò una mano tra i capelli.
Itachi
era andato via. Sakura era andata via. E lui non sapeva che cazzo fare a dirla
tutta.
Aveva
sempre pensato che le cose funzionassero tra lui e Sakura, mentre invece adesso
lei se ne usciva con quelle parole e con il fatto di amarlo...
Sbuffò
spazientito e, finalmente, si decise ad abbandonare la stanza. Girovagò per la
casa senza una meta precisa, ancora vagamente arrabbiato, accennando ad un
rapido saluto in direzione di un irritato Suigetsu quando lo scontrò per il
corridoio, e non si fermò neppure quando passò la stanza da letto di qualcuno,
salvo poi ritornare rapidamente indietro nell’udire un singhiozzo soffocato dal
suo interno. Entrò e, faticando non poco ad ambientarsi nell’oscurità, notò una
sagoma rannicchiata ai piedi del letto.
La
cosa che più lo colpì, fu scoprire che si trattava di Karin.
Per
un attimo fu tentato di girare le spalle e andarsene. Dopotutto, anche se era
colpa sua che lei stava piangendo, nessuno lo obbligava a consolarla. Inoltre
lei non lo aveva visto, perciò sarebbe stato facile sgusciare fuori e-
Sospirò
pesantemente e, sconfitto, camminò fino al lato del letto. “Karin.” La chiamò,
sedendosi sul tappeto accanto a lei senza attendere alcun invito.
Lei
sobbalzò come ovvio alla sua improvvisa apparizione e subito si affrettò ad
asciugarsi gli occhi. “Sasuke!” Gli rivolse un sorriso enorme, di quelli
carichi di dedizione che era solita rivolgergli.
“Non
sono qui perché ci ho ripensato.” Ci tenne subito a precisare lui, sentendosi
un verme appena l’attimo dopo quando vide il sorriso sul viso di lei
afflosciarsi come ad un palloncino sgonfio.
“Perché
sei qui allora?” Gli domandò amareggiata Karin e Sasuke pensò che sarebbe stato
bello pure per lui saperlo. “Per sottolineare ancora una volta quanto sia stato
divertente usarmi e poi gettarmi via o cosa?”
Sasuke
sentì qualcosa di fastidioso all’altezza dello stomaco a quelle parole, ma finse
di non notarlo.
Si
schiarì la voce. “Forse sono stato un po’ brusco, prima.” Ammise a malincuore.
“Forse?”
Ripeté con ironia nella voce lei.
“Okay,
lo sono stato!” Sbottò infastidito lui, prima di passarsi una mano sul viso e
scacciare così via ogni frammento di rivalsa. “Perché stai piangendo?” Le
domandò, in un disperato tentativo di cambiare discorso più che effettivo
interesse.
“Non
lo immagini?”
“Per
me?”
Karin
scrollò le spalle ed appoggiò il mento sulle ginocchia, senza tuttavia dire
nulla. Rimasero in quel silenzio ancora a lungo, senza sapere né l’uno né
l’altra di preciso che dire. Sasuke valutò che era la prima volta che le
parlava davvero e così apertamente da che la conosceva, il che contribuì a
comprovare il suo essere stronzo.
“Dovresti
trovare qualcuno che ti tratti come meriti invece che piangere per me, Karin.”
Sasuke non aveva idea del perché stesse dicendo una simile cosa ma, per quanto
gli scottasse ammetterlo, sapeva anche che era vero e che lo pensava più o meno
da sempre.
Lei
espirò rumorosamente. “Lo so. Ma tu mi piaci lo stesso.” Scrollò di nuovo le
spalle, come a voler dire non posso farci
niente, le cose stanno così purtroppo.
Sasuke
appoggiò la testa contro il bordo del letto, pensieroso. “Ti piaccio perché ti
sembra che io sia perfetto.” Se fosse stato un qualsiasi altro momento, si
sarebbe preso a schiaffi da solo, eppure in quell’istante sentiva che poteva
parlare con lei, anche solo per sdebitarsi del modo infimo con cui l’aveva
trattata.
Karin
sorrise appena di rimando, gli occhi fissi su qualcosa d’imprecisato davanti a
lei. “È la stessa cosa che mi ha detto anche Suigetsu.”
Sentire
il nome di Suigetsu, in qualche modo, colpì Sasuke. “Suigetsu era qui?” Le
domandò, girando il capo per guardarla in viso.
Lei
annuì e poi s’imbronciò infantilmente. “Quella triglia, non sa neanche come si
tratta una donna!” Si lamentò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
E
Sasuke non riuscì ad impedirsi di ridere, divertito e anche un tantino
sollevato. Aveva appena avuto un’epifania. Dio, adesso sembrava persino
ridicolo non averlo capito prima!
“Che
hai da ridere?”
Scosse
il capo e tentò di ridarsi un contegno alla domanda di Karin. “Credo che
Suigetsu sia innamorato di te.” Affermò, come se fosse stata la cosa più
scontata del mondo.
Beh,
lo era.
“Cosa?”
Gli occhi di Karin si allargarono come due palle da tennis per lo stupore.
“Stai scherzando, voglio sperare! Quello stoccafisso non capirebbe l’amore
nemmeno se gli sbattesse sotto a quel suo brutto muso da pescecane, te lo dico
io!”
Sasuke
di rimando roteò gli occhi e si alzò. “Tu pensaci.” Le disse, la voce era
divenuta quella autoritaria e distaccata di sempre.
“Dove
stai andando?”
Ghignò.
“A fare una cosa che avrei dovuto fare diverso tempo fa.”
Mezz’ora e tre quarti
dopo
“Sai
che giorno è oggi?” Sasuke si sedette sulla porzione di marciapiede accanto a
Sakura, mentre da qualche parte il suo cervello considerò che in poco meno di
un paio d’ore aveva già fatto piangere due donne.
“Ventisette
maggio.” Gli rispose dopo un sacco di tempo lei, tanto che lui aveva creduto
che non gli avrebbe risposto neppure.
Non
stava piangendo adesso ma i suoi occhi erano rossi e gonfi di chi non ha fatto
altro fino a qualche minuto prima.
“Un
anno fa ti ho baciato per la prima volta nel ripostiglio della scuola.” Disse
Sasuke con tono piatto, come se fosse stesse facendo qualche insulso commento
sul tempo.
Sakura
si voltò di scatto, l’aria sconvolta, e non fu difficile capire il perché.
“Sorpresa
che me ne ricordi?”
Lei
annuì. “Beh sai, non sei molto famoso per soffermarti su certi dettagli.” Si
giustificò, distogliendo di nuovo lo sguardo da lui per poggiarlo sulla
pellicina del suo pollice destro. “Quando mi sono fatta i buchi alle orecchie
non te ne sei neanche accorto e quando mi sono tagliata i capelli l’hai notato
dopo una settimana. Una settimana,
Sasuke.”
Aveva
ragione, ovviamente, ma Sasuke non aveva alcuna voglia di arrendersi.
“Beh,
quel giorno eri tutta rossa e portavi un fiocco tra i capelli. Rosso. Mi
ricordo di aver pensato che il tuo viso era rosso come quel fiocco.” Vagò con
lo sguardo sulla strada, perso nei suoi pensieri.
Era
come se quella scena gli fosse rimasta scolpita nella mente, solo che lui era
sempre stato troppo orgoglioso ed arrogante per tirarla fuori.
“Eri
buffa a dire il vero. Tutta rossa e con i capelli rosa... Eri ridicola.”
“Ehi!”
Si lamentò subito Sakura, mollandogli un pugno sulla spalla che lo fece
oscillare sul marciapiede.
Sasuke
sogghignò. “Era la verità. Quella volta mi sono accorto che mi piacevi.”
Un
silenzio pesante cadde prepotentemente tra di loro a quell’inaspettata
confessione, stretto ed imbarazzante come non lo erano mai i momenti tra di
loro.
Sasuke
si grattò la nuca e poi poggiò le mani sulle gambe, guardandosi attorno con
scarso interesse.
“Tu
invece mi sei piaciuto da sempre.”
Si
girò, rimanendo come incantato dalla profondità dello sguardo di Sakura.
“All’inizio
mi piacevi per il tuo aspetto, ma poi ho scoperto che mi piacevi di più per il
modo in cui ti imbronciavi, o per le tue risposte taglienti, o anche per come schivavi
sempre tutti quanti.”
Praticamente
stava dicendo che le piacevano i suoi difetti, giusto? Doveva avere qualche
rotella fuori posto. Quella ragazza non era normale se si innamorava dei
difetti di una persona.
“Quando
mi hai baciata, pensavo che sarei anche potuta morire. E quando abbiamo fatto
sess- l’amore per la prima volta, e
tu sapevi che io non ero stata ancora mai con nessuno, mi hai rassicurata e mi
hai detto che sarebbe andato tutto bene. Non mi è mai importato se tu andavi a
letto con le altre, Sasuke, anche se mi ferivi ogni volta che lo facevi. L’importante
per me era poterti avere anche se per poco...” Si perse per un lungo minuto in
qualche ricordo, prima di continuare. “Sai quando mi sono accorta di amarti
veramente?”
Sasuke
scosse il capo, anche se era una domanda retorica.
“Quando
mi hai cacciata perché non volevo fare sesso con te e sono stata una settimana
intera a piangere sulla spalla di Ino. Ironico, vero?”
Ma lui
non lo trovava ironico, solo molto, molto triste.
Era
un bastardo.
Naruto
aveva ragione a ripeterglielo in continuazione.
Era
un fottuto, maledetto bastardo.
Sospirò.
“Sono
uno stronzo.” Confessò, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi –
codardo. “Non sono paziente e mi arrabbio facilmente. Sono un bastardo di merda
e sono egoista. Non sono sensibile e non saprò mai come consolarti, Sakura.
Anzi, c’è un’alta possibilità che sarò io la causa delle tue lacrime. Non ti
farò i complimenti e non mi accorgerò se ti taglierai i capelli, ma tanto
questo già lo sai. E- sì, beh, non ti dirò quasi mai che ti amo, perché sai,
sono un uomo.” Abbassò il capo, si
era appena reso conto di averglielo detto.
Le aveva
detto che l’amava. A suo modo, nei suoi tempi, ma l’aveva fatto. Dio, l’aveva
detto detto.
Udì
un fruscio accanto a lui, nelle parti di Sakura, e poi sentì qualcosa di caldo
scivolare nella sua mano.
“Lo
so.”
Sasuke,
che stava fissando con acceso interesse il modo in cui le loro mani riuscivano
ad intrecciarsi alla perfezione, passò a guardare il viso di lei a quelle
parole.
“Voglio
dire, l’ho sempre saputo, Sasuke. Mi piaci anche- soprattutto per questo. Voglio solo stare con te.” Lo rassicurò,
scrollando le spalle come se fosse stata una sciocchezza e non il suo desiderio
più intenso.
Sasuke
corrugò la fronte. “Non sarà facile.” L’avvisò.
Sakura
fece spallucce. “Non deve esserlo.”
“Sei
sicura?”
“Sicura.”
Confermò decisa, poi sorrise, un sorriso ampio e luminoso. “Hai intenzione di
baciarmi adesso o devo fare tutto io?”
Che
non si fosse mai detto che un Uchiha lasciava fare ad una donna quello che
avrebbe dovuto fare lui!
Rapidamente,
Sasuke fece scivolare il braccio attorno alla vita di lei e, inclinando la
testa verso il basso, raggiunse il viso e le labbra di Sakura. Fu come se una
marea di farfalle esplodesse nel suo stomaco e il cuore martellasse impazzito
nel petto, cose che ovviamente erano a dir poco ridicole e fuori luogo. Era un
Uchiha, non aveva certe reazioni frivole e da femminucce!
Sakura
sorrise quando si separarono e, senza dire una parola, appoggiò la testa sulla
sua spalla.
Sasuke
sospirò e, per una volta, lasciò la sua mano esattamente dove si trovava –
doveva essere – ovvero attorcigliata in quella di lei.
Non
era mai stato bravo con le date, tendeva a dimenticarsi i compleanni e gli
anniversari erano qualcosa di ostrogoto per lui. Eppure sentiva che quella – ventisette maggio ventisette maggio
ventisette maggio – sarebbe stata diversa dalle altre. Quella l’avrebbe
ricordata.
La strada
davanti a loro era tutta in salita e le statistiche non andavano di certo in
loro favore, ma Sasuke si sentiva ottimista. Le aveva detto che l’amava. Se lei
riusciva a tirargli da bocca una cosa simile, non poteva andare male.
Rimasero
in quel rassicurante silenzio per un tempo imprecisato, prima che un rumore di
passi catturasse le loro attenzioni. Erano Naruto e Ino. Lei gli teneva il
braccio con trasporto e lui sorrideva luminoso.
“Beh?
Avete fatto pace?” Volle informarsi Naruto con il suo tatto da buzzurro.
Sasuke
fece finta di non averlo sentito nemmeno e puntò piuttosto uno sguardo evidente
alle mani di lei sul braccio di lui.
Anche
Sakura, accanto a lui, ne sembrava colpita.
Accortisi
dei loro sguardi, sia Naruto che Ino avvamparono d’imbarazzo e spostarono l’attenzione
verso tutt’altra parte, ma stranamente nessuno di loro due si sottrasse alla
stretta o svicolò dalla vicinanza dell’altro.
Poi
Sasuke notò il rossetto sbavato su un angolo della bocca di lei e la stessa
traccia delineare quella di lui, e non gli ci volle poi molto a fare due più
due.
Sgranò
gli occhi e, prima ancora di accorgersene, si ritrovò a ridere fino alle
lacrime.
Quella
sì che era buona! Naruto e Ino...insieme?
Che altro, gli asini avrebbero iniziato a volare adesso?
Poi
capì.
Se lui
poteva dire ti amo e Naruto poteva baciare Ino in qualche anfratto della casa
di Sasori, forse allora tutto era possibile.
O forse,
era quella data, quel ventisette maggio
ad essere speciale.
The
end
Tanti auguri, tex!
Questa è per te, ovviamente.
Perché sei la best migliore al mondo, SPDL!
A/N
Ho scritto questa storia
in meno di ventiquattro ore, in pratica, dopo un sacco di tempo che non
prendevo in mano questi personaggi o questo fandom. Il merito/la colpa? Tutta
di Sae, chiaramente.
Lei, la sola che riesce a
farmi trovare l’ispirazione e a buttar giù ben quindici pagine di fanfiction in
così poco tempo. Lei che mi ispira e mi sprona sempre a dare il meglio di me. Lei
che si meriterebbe molto più di questa sciocchezza, e me ne dispiace se non
sono riuscita a fare di meglio.
A te, tex, tanti, tanti, tanti auguri. Buon compleanno! Spdl, lo
sai, no? ;)
Spero di non aver fatto
un macello. Mi rendo conto che ho praticamente descritto tutti come
stupidi/idioti/imbecilli/insopportabili/molesti, ma capitemi: era Sasuke, era
la sua visione, non la mia. Io li adoro tutti questi personaggi, figuriamoci!
La fanfiction SasuSaku
era obbligatoria se si ha a che fare con la mia tex, lei che mi ha aperto le
porte a questo manga e a questa splendida coppia. Il NaruIno, invece, era un
mio capriccio personale, spero non vi sia dispiaciuto troppo o dato fastidio. Non
so, mi piacciono insieme, sono interessanti e fondamentalmente comici insieme.
Bene, prima che mi
divaghi ancora a lungo, taglierò queste note qui. Spero che mi farete sapere
cosa ne pensate, gente! E spero di non far passare ancora tutto questo tempo
prima di tornare a scrivere di nuovo su questo fandom.
Alla prossima.
Baci.
memi J