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Autore: memi    27/05/2010    9 recensioni
“Hai litigato con l’Haruno?”
“Non ti riguarda.”
“Il che significa sì.”
“No, significa fatti i cazzi tuoi.”
“Whoa, allora è grave stavolta.”
“Grave quanto?”
“Avete litigato?”
“Ti ha picchiato?”
“L’hai fatta arrabbiare?”
“Ti ha detto che sei uno stronzo?”
“Non l’hai offesa, vero?”
“Ti ha lanciato contro un tacco?”
“Sasuke, se le hai detto qualcosa delle tue, io giuro che-”
“Un pugno? Un calcio? Dio, almeno uno schiaffo?”
“Basta!”
{Per la mia best, buon compleanno tex!}
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Altri, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Smettila di frignare, non sei una femminuccia, Sasuke.”

Frignare? Frignare? Lui?

Sasuke dovette contare mentalmente fino a dieci – venti e infine trenta – per non avventarsi contro il fratello e soffocarlo con le sue stesse mani.

“Non dire sciocchezze, non sto frignando! E tu potresti essere anche un po’ meno aggressivo comun- ahi!”

Chinato davanti a lui, Itachi Uchiha, brillante neo-avvocato e beffardo fratello maggiore, alzò gli occhi al cielo con aria scocciata, nel sorriso affettato un’espressione che suonava molto come che ti avevo detto?.

“Fa male!”

All’occhiataccia di Sasuke, Itachi sbatté le palpebre innocentemente. “Chi ha detto niente?”

“Ah, lascia perdere! Non so neanche perché continuo a perdere tempo con te.” S’imbronciò il più piccolo, le braccia incrociate al petto e le labbra strette in un broncio infantile.

Itachi sorrise. Dio, Sasuke poteva avere anche diciassette anni suonati, eppure continuava per certi versi a rispecchiare l’emblema dell’immaturità. Era adorabile, soprattutto quando si ostinava ad indossare un’aria sostenuta come in quel momento.

“Vediamo, perché sono tuo fratello e ho lasciato perdere una festa fantastica per medicarti dopo il tuo stupido scoppio di mascolinità?” Finse di provare ad indovinare, ridacchiando divertito quando lo vide avvampare per la collera.

“Scoppio di cosa?” Sasuke era allibito. “Se saprei che a papà non gli verrebbe un infarto subito dop- ahi! ti avrei già ucciso da un pez- ahi! e sparso le tue ceneri per il- ahi! mondo e- ahi! Ma insomma, vuoi fare piano una buona volta o no? Cazzo!”

“Ehm, Sasuke?”

Sbuffò. “Che cazzo c’è adesso?” Domandò brutale, gettando un’occhiata di fuoco verso la porta e lo scocciatore di turno.

Raggelò sul posto. Era Sakura. Sakura Haruno, esatto, con i suoi stupidi capelli rosa e il viso contratto in un’insopportabile espressione desolata.

“Bene.” Sentenziò a quel punto Itachi, attirando all’istante le attenzioni del fratello minore.

Sasuke gli gettò un’occhiata stupita, chiedendosi il motivo per cui si fosse ad un tratto alzato e smesso di medicargli il suo maledetto sopracciglio dolorante.

“Credo sia meglio che vada adesso.” Itachi, comunque, non pareva neanche aver fatto caso all’occhiata supplichevole che l’altro gli gettò alle sue parole o cosa più probabile non se ne curò affatto. “Di là c’è una festa che mi sta chiamando e personalmente non mi piacerebbe ritrovarmi in un litigio tra innamorati. Perciò...”

“Guarda che non siamo innamorati!” Sasuke sputò la parola con livore, ma il fratello aveva già raggiunto la porta.

Itachi si chinò verso Sakura e le sorrise bonariamente. “Non fare quella faccia principessa, mio fratello è un idiota.” Dichiarò, ghignando soddisfatto quando la vide avvampare, prima di dare loro definitivamente le spalle e scivolare via in qualche parte più chiassosa e meno tesa della casa.

Rimasto forzatamente solo con l’unica persona con aveva voglia di stare al momento e seriamente intenzionata a fargliela pagare per avergli rovinato una grande serata, Sasuke decise che la tattica del fingere che lei non esistesse fosse ancora la soluzione migliore da adottare perciò, recuperando la sacchetta di ghiaccio lasciata sul tavolino da Itachi, se la posò sull’occhio pulsante e si chiuse in un ostinato silenzio.

La sentì sospirare amaramente e per un istante pensò di scoccarle un’occhiata veloce giusto per controllare se era abbattuta come meritava di essere, salvo poi ripensarci e lasciar perdere.

Ignorala – si disse – lei non esiste, lei non-

“Mi dispiace per quello che è successo.” La voce di lei, bassa e satura di rammarico, scacciò via ogni pensiero dalla sua testa costringendolo a prestarle attenzione.

Beh, solo con le orecchie. Sasuke non aveva alcuna intenzione o voglia di guardarla negli occhi o di facilitarle il compito. Se lì qualcuno aveva sbagliato, quello non era di certo lui.

“Mi sono comportata da stupida, lo so, questa non sono nemmeno io! Ma non sapevo che altro fare e Ino mi ha detto che-”

“Oh fantastico, così adesso ti fai suggerire da Ino!” Sasuke non poté trattenersi dal commentare, sbuffando scocciato e alzando gli occhi al cielo, anche se tutto ciò andava contro il suo proposito di attenersi al piano di ignorarla completamente.

“Beh, che altro potevo fare?” Si scaldò Sakura, punta sul vivo. “Tu continuavi ad ignorarmi e-”

“Quindi adesso sarebbe colpa mia?” Sasuke la guardò furioso e tanti cari saluti all’ignorarla. “Questo sarebbe colpa mia?” Insistette, accennando poco politicamente al taglio sul sopracciglio.

La vide mordersi il labbro inferiore e seppe all’istante che aveva toccato il tasto giusto per farla sentire in colpa come doveva.

“Non ho detto questo.” Ritrattò Sakura in un sussurro appena percettibile, le mani nascoste dietro la schiena come era solita fare quando si sentiva in difficoltà.

Sasuke sospirò pesantemente e si passò rapidamente una mano tra i capelli. Non stava giocando pulito, lo sapeva, e non era che lui non avesse proprio i suoi torti in quella storia, ma era prima di tutto un bastardo orgoglioso per ammettere quella parte di verità. Era più facile prendersela con lei e addossarle ogni spaccatura creatasi tra loro piuttosto che passarsi una mano sulla coscienza e fare ammenda dei propri sbagli.

“Che cosa vuoi, Sakura?” Domandò alla fine, dopo un lungo ed insostenibile silenzio, la sua voce vagamente più conciliante adesso.

Lei s’irrigidì a quella particolare domanda e prima ancora che lui potesse chiederle il motivo di una simile reazione, lo trafisse con i suoi onesti occhi verde foglia.

“Voglio stare con te, Sasuke. Voglio stare davvero con te. Voglio smetterla di giocare al gatto e topo e fingere che tu non sia importante per me, che mi vadano bene quei pochi ritagli di tempo che tu continui a darmi, perché io voglio di più di questo. Io voglio sempre stare con te. Voglio poterti abbracciare ogni volta che ne ho voglia, voglio festeggiare con te le nostre ricorrenze, voglio che te ne ricordi e voglio poter dire a tutte quelle stupide oche che sei il mio ragazzo, e che devono smetterla di girarti attorno. Voglio venire alle feste con te, Sasuke, e voglio poterti dire che ti amo senza la paura che tu scappi via da me. Perché sì, Sasuke, io ti amo. Ti amo. Ti amo dalla prima volta che ti ho visto e ho accettato questo stupido ricatto soltanto per questo, perché mi sono detta che averti anche solo per pochi attimi era sempre meglio che non averti affatto, no? Ma io non ce la faccio più ad andare avanti così. Non- non riesco a fingere ancora, Sasuke. Io ti amo, ma se tu non puoi darmi tutto questo, se tu- se non vuoi le stesse cose che voglio io, forse allora è meglio finirla qui prima che si faccia veramente male qualcuno. Perciò adesso voglio farti io una domanda e ti prego, ti supplico, di essere onesto con me.” Prese un profondo respiro e sbatté le palpebre una volta, per poi ritornare a fissarlo con una sicurezza disarmante. “Tu mi ami almeno un briciolo di quanto ti amo io, Sasuke?”

Sasuke non si era aspettato quella domanda, tra tutte le cose che lei avrebbe potuto chiedergli, quella no, proprio no.

Provò a dire qualcosa, ad articolare un suono, ma lasciò perdere appena poco dopo quando, con stupore, si rese conto di non saperle dare una risposta al momento.

La vide rilassare le spalle e con un groppo alla gola rilevò le lacrime formarsi agli spigoli degli occhi di lei e capì che lei aveva capito il suo silenzio.

Per un istante quasi si aspettò di vederla scoppiare a piangere e urlargli addosso di essere uno stronzo, un po’ come avevano fatto tutte quelle ragazzette prima di lei, tuttavia dovette rimangiarsi ogni cosa appena l’istante dopo quando, scioccandolo completamente, la vide sorridere.

Sorridere, già.

“Va bene così, Sasuke. Non devi provare per forza quello che provo io.” Lo rassicurò e fu peggio che se gli avesse lanciato contro un coltello.

“Sakura...” Tentò di chiamarla e si accorse solo troppo tardi che il suo non era che un sussurro impercettibile.

Sakura gli aveva dato le spalle e con una compostezza stoica, invidiabile, era uscita via dalla sua vita.

 

 

 

27 Maggio

 

 

6 ore prima

 

“Usciamo insieme stasera?”

Sasuke sbuffò. Se avesse chiuso gli occhi e smesso di fingersi troppo seccato, avrebbe potuto persino immaginare Sakura mentre si torturava il labbro inferiore con i canini e si arricciava una ciocca di capelli con le dita, come era solita fare quando era nervosa. Ma un simile pensiero era qualcosa che aveva sempre ritenuto essere per smidollati, non per un Uchiha, gli Uchiha non si soffermavano su certi insignificanti dettagli, erano inutili e irrilevanti, gli Uchiha non si preoccupavano di dettagli inutili e irrilevanti.

“No.” Secco e brusco, questo era un Uchiha. “Ho altro da fare che perdere tempo con te. Te l’avevo già detto.”

E lei avrebbe dovuto sapere quanto gli infastidiva ripetersi, perciò faceva bene a dare un taglio a quelle ciance una volta per tutte, erano insopportabili.

“Oh, già. Forse... Devo averlo dimenticato.” Ribatté dall’altro capo del telefono Sakura dopo un lungo, irritante silenzio.

Sasuke non sopportava nemmeno i silenzi o perlomeno non quelli in cui ti senti come se un verme ti stesse divorando da dentro nell’impazienza dell’attesa. Era una cosa davvero molto fastidiosa, a suo avviso. Sul suo libro nero, era più o meno vicino al podio.

“Dove devi andare?”

Roteò gli occhi al cielo. “Dio, sei insopportabile. Sembri mia madre.”

Forse – forse, ma molto, molto forse – c’era andato giù pesante stavolta. Da qualche parte aveva letto/sentito che paragonare la propria donna alla propria madre era uno dei peggiori insulti che un uomo avesse potuto mai rivolgerle. Ma per come la vedeva lui, Sakura non era da considerarsi esattamente ‘la sua donna’. Solo perché due persone si frequentavano da un po’ di tempo e si baciavano e beh facevano anche qualcosa di più di baciarsi, non voleva necessariamente significare che stavano insieme, no? Potevano benissimo essere due persone che decidevano di passare del tempo insieme, quando ne capitava l’occasione e ce n’era la voglia, e magari in modi anche abbastanza fisici, senza alcuna vana implicazione sentimentale di sorta ad interferire e senza la seccante aspettativa verso l’altro.

Ecco, questo era il suo rapporto con Sakura ed era a dir poco perfetto.

“Andiamo dai Sabaku.” Sasuke si maledì mentalmente quando si accorse che, nonostante le sue premesse iniziali, la sua bocca aveva parlato per lui.

Perché cavolo la sua linguaccia non poteva farsi gli affaracci suoi? Che bisogno c’era di intervenire adesso? Sakura non era niente per lui, non doveva dirle dove andava, lei non avrebbe neppure dovuto chiederglielo, dannazione!

“La festa.” Intuì subito lei, forse memore di qualcuno che ne aveva parlato da qualche parte o di qualche pettegola nel bagno delle ragazze, più probabile.

“Sì, la festa.” Confermò con voce quanto più scocciata possibile Sasuke.

Non era che si stava propriamente annoiando a parlare con lei – parlare con Sakura era strano, non era mai noioso come ci si sarebbe aspettato da una ragazza, lei sapeva ascoltarlo, intervenire nei momenti più opportuni ed essere persino brillante il più delle volte – ma se c’era una cosa che aveva imparato era che se non voleva troppi coinvolgimenti con una donna, era sempre meglio ricordarle il più possibile qual’era il suo posto.

“Pensavo che non volessi andarci.” Sakura, comunque, non sembrò cogliere il suggerimento sottinteso nelle sue parole.

Se Sasuke non fosse stato un Uchiha e tutte quelle cose che comportava l’essere un maschio Uchiha, avrebbe detto che era strana quel giorno. Persino più del solito. Ma forse – rabbrividì al pensiero – era quel periodo del mese e lui in tal caso non voleva averci proprio nulla a che fare con certe cose da femmine.

“Ho cambiato idea.” Scattò, facendo schioccare la lingua sotto al palato per sottolineare ancora una volta che per lui la conversazione doveva finire lì.

“Ah.” Sospirò ancora Sakura, sembrava...abbattuta?

Sasuke scosse la testa e scacciò il pensiero quasi con stizza.

“Hai finito il terzo grado? Posso andare ora?” Domandò, più sgradevole di quanto avrebbe voluto, fin troppo orgoglioso comunque per ritrattare.

La sentì trasalire e la cosa, per una ragione assurda e del tutto incomprensibile, lo innervosì a dismisura.

“Sì. Scusa se ti ho fatto perdere tempo.”

Ecco, l’aveva fatto di nuovo. Adesso non stava più parlando con la Sakura timida ed insicura di qualche istante prima. Al suo posto adesso c’era la Sakura suscettibile e nevrotica che – e questo non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura o tra un millennio di anni – gli faceva persino paura.

“Ciao Sasuke.” E prima ancora di poter avere il tempo di dire ‘ma’ o ‘ciao’ o ‘aspetta’, lei aveva già riagganciato.

 

 

3 ore prima

 

Sasuke spalancò la porta con un calcio e, incurante degli sguardi attoniti che ne ricevette, si fece largo nel posto con andatura strascicata e le mani ben impiantate nelle tasche del jeans.

“Ho bisogno di una birra.” Dichiarò, accaparrandosi la prima sedia libera a tiro e sedendosi su di essa senza tante cerimonie.

I tre ragazzi presenti al suo annuncio reagirono più o meno univocamente con un’espressione a metà tra lo sconcertato e lo scioccato.

“Ciao anche a te, bastardo, vedo con piacere che l’educazione ce l’hai sempre sotto i piedi.” Il primo a riprendersi fu Naruto, ovviamente, lui e il suo stupido sorriso da beota su quella sua già orrenda faccia da culo.

Sì, non si sentiva molto amichevole al momento, neanche con quello che per qualche bizzarro scherzo del destino veniva considerato da tutti quale il suo migliore amico.

Adesso, a parte che era piuttosto inquietante sentir parlare di lui e di quell’ameba ossigenato come qualcosa simile a ‘migliori amici’, il problema principale era che a forza di sentirselo dire e ripetere e ridire e ancora e ancora, uno poteva persino iniziare a crederlo per davvero. Il che, seguendo il filo del discorso, voleva significare che la sua mente catalogava la parola ‘Naruto’ o ‘invertebrato’ o ‘idiota’ anche sotto la voce ‘amico’. Anzi no, ‘migliore amico’. Sasuke non era poi così tanto sicuro di poter sopportare di convivere con una simile cosa.

“Il giorno che deciderò di prendere lezioni di galateo da uno zotico come te Naruto, sarà il giorno in cui dovrete seppellirmi sotto terra.” Si affrettò a precisare, giusto per mettere le cose in chiaro.

Non si era mai sentito che un Uchiha si facesse dare lezioni comportamentali da un Uzumaki. Mai. Mai e poi mai e poi mai e poi mai, mai mai mai!

“Ci siamo alzati con il piede sbagliato stamattina, eh?” Lo sbeffeggiò impunemente Naruto, per nulla impensierito dallo sguardo omicida apparso sul viso del moro.

A volte Sasuke non sapeva se quell’idiota fosse più scemo o più coraggioso. Forse era entrambe. Si sarebbero spiegate parecchie cose comunque.

“Perché, quando mai si è alzato con il piede giusto Sasuke?” Fu la domanda retorica che Kiba ebbe la faccia tosta di inserire, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla tra l’altro.

Ovviamente, Sasuke non perse tempo per farglielo notare. “Qualcuno ha chiesto il tuo parere cane?”

Una persona normale si sarebbe quantomeno arrabbiato per essere appena stato chiamato con quell’epiteto, ma siccome Kiba Inuzuka era un grandissimo imbecille e non c’era occasione per lui per non mostrarlo, ridacchiò. Esatto, ridacchiò ridacchiò. Il degno compare di Naruto!

“Vediamo se indovino.” Sfidò Kiba tra le risate.

Sasuke alzò gli occhi al cielo e contò mentalmente fino a dieci per non farlo fuori lì e subito.

“Che seccatura.” Fece notare fugacemente la sua presenza Shikamaru, prima di ritornare ad immergersi in chissà quali pensieri.

“Hai litigato con l’Haruno?”

Se avesse scommesso un milione di yen che l’imbecille ne avrebbe sparata un’altra delle sue e bella grossa anche, sarebbe ritornato a casa con le tasche più piene.

“Non ti riguarda.” Tagliò corto, piuttosto di malumore per mettersi a picchiarlo, invero.

“Il che significa sì.” Fu l’illogico ragionamento che Kiba ne ricavò dalla sua alquanto cristallina risposta.

“No, significa fatti i cazzi tuoi.” Lo corresse Sasuke e si accorse solo troppo tardi che stava ringhiando adesso.

Ringhiando. Non parlando freddamente e con voce misurata. Stava proprio ringhiando.

“Whoa, allora è grave stavolta.” Fu il commento ancora non richiesto di Naruto.

Possibile che non ci fosse nessuno lì capace di immischiarsi solo dei problemi propri? Perché dovevano infastidirlo con quelle scemenze? Ci tenevano tanto a morire prematuramente?

“Grave quanto?” Volle sapere subito Kiba, che ci sguazzava a nozze con l’impicciarsi dei fatti altrui.

Pettegolo, tsk.

“Avete litigato?” Rincarò la dose Naruto.

“Ti ha picchiato?” S’illuminò Kiba.

“L’hai fatta arrabbiare?”

“Ti ha detto che sei uno stronzo?”

“Non l’hai offesa, vero?”

“Ti ha lanciato contro un tacco?”

“Sasuke, se le hai detto qualcosa delle tue, io giuro che-”

“Un pugno? Un calcio? Dio, almeno uno schiaffo?”

Era troppo. Troppo. Troppo.

“Basta!” Quasi urlò Sasuke e di nuovo tutte le occhiate attonite dei presenti si calamitarono su di lui – al diavolo. “Vi ho detto che non vi riguarda, okay?” Poi, prima che uno dei due potesse aprir bocca per obiettare, li guardò con una delle sue occhiate di fuoco, una di quelle intimidatorie e minacciose quanto bastava per far piangere anche l’uomo più forte del mondo.

“Umpf.” Sbuffò infine Naruto, segnalando così la sua sconfitta.

“Stavamo solo chiedendo.” Brontolò anche Kiba, ritornatosene mogiamente al suo bicchiere di birra.

Shikamaru, che era rimasto silenzioso in disparte a godersi il battibecco, si decise finalmente a degnarli della sua voce a quel punto. “Dovremmo andare.” Sentenziò, buttando la sigaretta fumata a metà nel posacenere e alzandosi in un unico fluido movimento.

Aveva l’aria scocciata e i vestiti sgualciti, anche se sarebbero dovuti andare ad una festa, il che era comunque perfettamente nel suo stile. Shikamaru era pigro. Era pigro persino per concedersi un abbigliamento un po’ meno sciatto del solito.

“Impaziente di rivedere la tua bella?” Si animò all’istante Kiba, ritrovando in un nanosecondo l’entusiasmo infantile di sempre.

Shikamaru sbuffò. “Per niente.”

“Oh dai, a noi puoi dirlo! Allora, state insieme?” Non demorse l’Inuzuka, seguendolo fuori dal bar come una zecca sulla sua preda.

“Che seccatura, no.”

“Però scopate.”

“Non ti riguarda.”

“Ho capito. Scopate.”

 

 

2 ore prima

 

“Senti, tu non mi piaci, okay? Ficcatelo bene in quella tua testolina vuota che ti ritrovi e lasciami in pace una volta per tutte.” Sasuke sbuffò e, svicolando come un gatto, si divincolò dalla presa artiglia della ragazza davanti a lui.

Fanculo, uno non poteva andare una volta a letto con una, che quella doveva per forza comportarsi come se fossero in procinto di sposarsi?!

Per un istante qualche parte repressa del suo sub inconscio gli suggerì che con Sakura le cose erano diverse, che lei non faceva tutte quelle stupide storie, ma prima che il pensiero potesse degenerare, Sasuke si affrettò a metterlo a tacere.

“Ma Sasuke, pensavo che fossimo stati bene insieme!” Karin però sapeva essere una davvero molto molesta quando ci si metteva.

“Cercherò di fartelo capire con più delicatezza possibile: ti ho usata. Usata. Sì, sono uno stronzo di merda.”

Vide gli occhi di lei riempirsi di lacrime e finalmente – finalmente, cazzo – correre via dal bastardo egoista opportunista che l’aveva usata per soddisfare i suoi bisogni carnali dandole il benservito subito dopo.

“Era ora.” Sbuffò Sasuke come se nulla fosse, mentre si trascinava con scarso interesse verso la zona alcolici.

Era lì da nemmeno un’ora che già avevano provato a violentarlo tre volte! Se Sakura fosse stata lì con lui, avrebbe saputo lei come mettere a tacere quelle stupide e- Stop, basta pensarci!

Si avventò sulla vodka come un assettato sull’acqua e ne mandò giù un lungo sorso prima di osare di nuovo respirare.

“Stai cercando di entrare in coma etilico?”

Roteò gli occhi. “Non sai proprio cosa vuol dire impicciarsi dei fatti tuoi, eh idiota?”

Naruto accanto a lui scrollò le spalle con noncuranza e si lasciò sfuggire un sorriso asimmetrico. “C’è anche tuo fratello.” Osservò, accennando con il capo ad un punto particolare della sala.

Sasuke ne seguì la scia più per non farlo parlare che non per altro e subito riconobbe tra la folla la sagoma asciutta di Itachi. Non che fosse in alcun modo meravigliato di ritrovarselo lì dopotutto. La festa era di Sasori Sabaku, uno della gang del fratello, perciò era alquanto ovvio per non dire scontato che ci fosse stato anche lui.

Personalmente Sasuke non sopportava particolarmente gli amici di Itachi. Sasori era un viziato figlio di papà con la puzza sotto al naso, pieno di soldi fino a scoppiare e delle bizzarre tendenze maniacali talvolta, che era solito sfociare soprattutto su Deidara, il deficiente effeminato. Ecco, Deidara era forse quello più fastidioso del gruppo, il che rivelava già tutto sulla sua natura. Irritante, fastidioso, con una bocca tanto larga quanto provocatoria, un indecente passione per l’arte più orrida e una detestabile attitudine a dare fastidio. Infine c’era Pain, e stranamente Sasuke poteva spendere anche qualche parolina gentile per lui. Silenzioso, intelligente e abbastanza riflessivo da guadagnarsi la sua autostima. Inoltre – cosa di non poco conto – la sua ragazza Konan era una strafica.

Girò la testa e distolse lo sguardo, non aveva per nulla voglia di farsi trascinare in qualche buffonata di quei quattro dementi al momento ed era pronto a scommetterci le palle che Deidara sarebbe andato in brodo di giuggiole se l’avesse visto.

“Mi sa che Shikamaru e la Sabaku dovranno sposarsi dopo stasera.”

Per quanto affatto interessato alla situazione sentimentale di pur sempre un suo amico, Sasuke accettò il suggerimento di Naruto se non altro come motivo per fare qualcosa.

Shikamaru era seduto su una sedia in un angolo della stanza, con Temari Sabaku seduta sulle sue gambe e i fratelli di lei – anche meglio conosciuti come Kankuro Il Maniaco e Gaara Lo Psicopatico – che se lo stavano praticamente incenerendo con gli occhi da qualche metro di distanza, in attesa con ogni probabilità di avere solo l’occasione buona per saltargli al collo e massacrarlo di botte.

Sasuke rabbrividì impercettibilmente. Certo doveva ammettere che la Sabaku era un bel pezzo di ragazza con tutte quelle forme che si ritrovava, ma per quanto lo riguardava avrebbe preferito la castità piuttosto che immischiarsi in quella famiglia di pazzi. A cominciare da Sasori, cugino carnale dei tre, con la sua allarmante propensione al sadismo e quel sorriso freddo ma calcolatore che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque – eccetto Deidara forse, ma quello era un deficiente di proporzioni mastodontiche, persino più idiota dell’Idiota per eccellenza, Naruto. Kankuro e Gaara avrebbero potuto benissimo scrivere un libro e Temari...a dire il vero Sasuke era impaurito anche da Temari a volte, il che ovviamente non sarebbe uscito neppure sotto minaccia di morte. Il fatto era che quella donna era psicolabile, sul serio, una sorta di generalessa pronta a dettar ordini e a farsi rispettare – forse quell’aspetto però poteva andare, a ripensarci. Comunque se c’era una cosa che Sasuke si era sempre chiesto – non che ci pensasse ogni giorno, non erano fatti suoi e non gliene importava un emerito chiaramente, solo ogni tanto, ecco, qualche rara e sporadica eccezione sì – come facesse una persona pigra, oziosa, continuamente annoiata come Shikamaru a stare con una ragazza che lo comandava ogni dieci secondi.

Forse in qualità di suo conoscente – ‘amico’ era una parola da sfigati – avrebbe dovuto fare qualcosa, tipo ricoverarlo in qualche ospedale psichiatrico o qualcosa del genere.

D’altra parte, valutò, se Shikamaru era masochista, lui che poteva farci?

“Aspetta che lo dica alla Yamanaka!” Stava nel frattempo dicendo Naruto, un sorriso sornione dipinto in viso. “Schiatterà di gelosia quella strega!”

Sasuke alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, limitandosi piuttosto a sorseggiare il suo drink. Con un occhio intravide Kiba dare sfoggio della sua stupidità nella pista da ballo, provandoci praticamente con mezza popolazione femminile e ricevendo puntualmente il due di picche ogni volta, salvo farne spallucce e ricominciare subito dopo. Quel ragazzo non era normale, ormai ne era pressoché certo.

“A proposito, mi spieghi che è successo con Sakura? Avete litigato?”

Conoscendolo, non avrebbe dovuto aspettarsi di meno da Naruto, eppure questo non fu d’aiuto ad impedirgli di provare un’ondata omicida verso quell’impiccione degenere.

“Non sono problemi tuoi.”

“Che le hai fatto stavolta?” Non si arrese l’Uzumaki, gli occhi puntati con una scintilla di apprensione e curiosità su di lui.

Sasuke sentì la vena alla tempia pulsare in modo piuttosto minaccioso alla domanda. “Niente.” Replicò, stoicamente asciutto.

“A me puoi dirlo, sono il tuo migliore amico, no? Guarda, non ti ammazzerò dopo, promesso, okay?” Naruto gli avvolse le spalle con un braccio e lo guardò con quella sua stupida espressione amichevole.

Sasuke fece una smorfia. “Dubito che saresti anche solo in grado di sfiorarmi.” Lo redarguì, cinico.

“Ehm, devo ricordarti quella volta che hanno dovuto portarti all’ospedale?”

Adesso una persona normale non si sarebbe messa a ricordare di aver picchiato il suo migliore amico fino al ricovero, ma siccome Naruto era tutto fuorché normale, nella sua testolina bacata doveva trovare intelligente vantarsene.

“Sei stato fortunato che ero ubriaco.” Lo avvisò tra i denti. “Non ti conviene sfidarmi.”

Naruto represse uno sbadiglio – maledetto idiota! – e vagò con lo sguardo su tutta la stanza, soffermandosi poi su un punto preciso con aria sgomenta, incredula anche.

“Ma quella non è Sakura?”

“Dove?” Sasuke per poco non ci rimise il collo per girarsi di scatto, cosa che fece aumentare a dismisura il suo malumore.

Che cazzo gliene fregava, poi? Nulla. Niente di niente!

“Lì, con Sasori. E quella è la Yamanaka, no?” Naruto evidentemente non doveva aver notato l’espressione omicida sul viso dell’amico, altrimenti avrebbe chiuso quella ciabatta.

Fu allora che Sasuke la notò. Immerse in una conversazione all’apparenza davvero molto divertente con Sasori e Deidara, c’erano Sakura e Ino. Stavano ridendo e lei sembrava così interessata e- perché cazzo la mano di Sasori sostava lì, vicino al sedere della sua Sakura?!

 

 

1 ora prima

 

Sakura era ufficialmente un’idiota se pensava che a lui potesse interessare anche solo un briciolo. Se s’illudeva che gliene fregava qualcosa del modo in cui si strusciava a quel verme rosso scambiato o di come gli poggiava una mano sulla spalla, fingendo una certa casualità, ogni volta che lui apriva bocca per parlare. Era ridicola se credeva una cosa simile.

Anzi no, era ridicola e basta.

Poteva anche scoparselo e partorire i suoi cazzo di figli, per quello che gli importava, non avrebbe mosso obiezione o alzato un dito per impedirlo. Sinceramente non trovava neppure il motivo per cui avrebbe dovuto impedirlo. La sua relazione con Sakura era più...beh, una Non Relazione. Come aveva più e più volte puntualizzato, erano solo due diciassettenni che traevano vantaggio dalla reciproca compagnia quando ne capitava l’occasione, il che non voleva propriamente dire che avevano l’esclusiva l’uno sull’altra o viceversa, no?

Lui poteva scoparsi chi voleva. Lei poteva scoparsi chi voleva. Fine della storia.

“Oh mio Dio, il piccolo Uchiha è geloso! È assolutamente adorabile!”

Prima ancora di accorgersene, Sasuke si ritrovò soffocare da due braccia asserragliate attorno al suo collo.

Deidara.

“Così- coff coff mi soffo- coff coff -chi!”

Grazie al cielo Deidara parve cogliere il suggerimento impresso nel rantolio della voce di Sasuke ed allentò la presa, permettendogli così di ritornare a respirare.

“Sei idiota? Stavi cercando di ammazzarmi per caso?” Lo aggredì verbalmente e per un istante pensò di non limitarsi solo a quello.

Deidara scrollò le spalle di rimando, il sorriso ebete sulle labbra, e si sedette agilmente accanto a lui. “Allora, qual è il problema, piccolo Uchiha? Dillo a zio Deidara, uh!”

“Nessun problema.” Tentò di liquidarlo in quattro e quattro otto il moro, provando ad alzarsi e venendo poi trascinato di nuovo giù sulla sedia dalla mano dell’altro.

“Problemi di cuore, uh?”

“Ho detto che non ho nessun problema!”

“Io dico di sì, invece.” Lo studiò a lungo Deidara, il viso contratto in un’espressione concentrata che mal si addiceva all’imbecille che era. “Vediamo, hai litigato con la tua ragazza e lei adesso fa la stupida con gli altri per farti ingelosire, uh?”

Sasuke rabbrividì. Possibile che quel biondo ossigenato non fosse poi così ottuso come sembrava? Che si fosse sempre sbagliato sul suo conto?

“Ti sbagli.” Negò tuttavia, perché era un Uchiha e gli Uchiha non si lasciano turbare dai capricci infantili di qualche ragazzetta.

“Che le hai fatto?”

“Perché cazzo dovrei essere io quello ad aver sbagliato?” Sasuke non riuscì a trattenersi dal chiedere, snervato. “Non può essere lei ad aver sbagliato? Perché devo essere sempre io?” Stava urlando adesso, ma non se ne preoccupò, aveva ricevuto quella domanda troppe volte in un giorno per mettersi a preoccupare anche degli altri.

“Forse dovresti parlarle.” Dichiarò, dopo un lungo silenzio, Deidara, serio come sole poche volte lo era stato nella vita.

Sasuke lo guardò come se fosse impazzito. “Non se ne parla. E tu impicciati dei fatti tuoi!”

L’altro alzò le mani in segno di difesa e di nuovo ritornò ad essere il Deidara deficiente di tutti i giorni. “Okay, piccolo Uchiha, io la mia te l’ho detta, fa un po’ come ti pare adesso. Ma ricorda, l’arte è esplosione!”

Che cazzo c’entrava in quel momento quella stronzata?! Ma perché era andato a quella festa, perché? Perché cazzo si era lasciato convincere, eh?

“Oh, ecco dove eri finito Deidara!”

Come se non fosse bastato un biondo, ci si aggiunse anche Ino Yamanaka, perfetta nella sua gonna di tulle e taffettà. Sasuke non aveva idea di come facesse a conoscere Deidara. Non aveva idea neanche del perché lei e Sakura fossero lì in effetti, ad una festa su invito organizzata da uno che teoricamente nessuno delle due avrebbe dovuto sapere.

“Ciao bellezza!” Le sorrise di rimando Deidara, guardandola con la stessa dedizione con cui rimirava le sue opere d’arte.

Sasuke fece una smorfia di disgusto e girò il capo, per nulla intenzionato ad assistere a qualsiasi cosa avrebbero potuto dar vita quei due. I suoi occhi, neanche a farlo apposta, caddero sul lato della stanza in cui si trovavano Sasori e Sakura. Erano seduti vicino ora e lui ascoltava con un certo interesse qualunque cazzata lei stesse tirando fuori.

Sentì le mani prudergli e la presa sul suo bicchiere di plastica serrarsi fino a romperlo. Lo avrebbe ucciso, decise. Ma non perché stava con lei, lei non c’entrava niente in quella storia, lei era libera di fare quello che cazzo voleva, lo avrebbe ucciso solo perché gli era sempre stato sulle palle infondo, solo per quello, unicamente per quello.

“Non hai vergogna a buttarti così tra le braccia di uno sconosciuto?”

Fantastico, ci mancava solo Naruto!

Sasuke sbuffò e si sforzò di non concentrarsi né sui tre accanto a lui, né su Sakura che ci provava spudoratamente con Sasori, né sulla gente ridicolmente allegra, trovando alla fine nelle sue scarpe l’unica cosa interessante da guardare al momento.

“Uzumaki, avrei dovuto aspettarmelo che eri tu!” Ino sembrava scocciata. “Solo da una bocca ignorante come la tua poteva uscire una simile stronzata.”

“Almeno la mia bocca non prova a passarsi le bocche dell’intera sala!”

Uno a zero per Naruto e palla al centro.

Se Sasuke non fosse stato così di malumore, forse c’avrebbe persino riso su.

“Beh, io me ne vado. Per quanto voi ragazzini siate deliziosi, non ho voglia di sorbirmi i vostri patemi, uh.” Una sedia si mosse e a quel punto era ovvio che fosse quella di Deidara.

“Ma Deidara!” Tentò di protestare Ino.

“Divertiti principessa, uh!”

Anche se non lo stava guardando, Sasuke era certo che Deidara le avesse fatto il segno di okay con il pollice e che il rumore di passi che ne seguì nonostante la musica in sottofondo, fosse proprio quello dell’amico di suo fratello.

“Sei contento adesso idiota?” Come ovvio, Ino non tardò a rifare le proprie frustrazioni su Naruto. “L’hai fatto scappare!”

“Io? Tu forse! Non ero io che gli stavo mangiando la faccia fino a pochi secondi fa!”

“Solo perché tu non sai distinguere due persone che si baciano quando le vedi! Ma che te lo dico a fare, tu non puoi capire!”

“Oh capisco perfettamente invece!”

“Davvero? E cosa? Sentiamo!”

“Capisco che hai visto Shikamaru e Temari baciarsi là in fondo e hai deciso che per ripicca potevi benissimo fare lo stesso con tutti i maschi di questa stanza!”

Ne seguì un infinito attimo di silenzio durante il quale Sasuke ne approfittò per gettare una rapida occhiata ai due idioti accanto a sé. Naruto aveva ancora quello sguardo vittorioso stampato in viso e Ino...Ino sembrava sul punto di mettersi a piangere da un momento all’altro a dire il vero.

“Sei un deficiente, Naruto.” E con uno scatto, la Yamanaka si dileguò dalla loro visuale.

Naruto sbuffò e, evidentemente innervosito, si accasciò sulla sedia che fino a qualche istante prima era stata occupata da Deidara.

“Ha ragione Shikamaru, le donne sono una seccatura.” Dichiarò, imbronciato.

Sasuke, stranamente, non trovò nulla da obiettare e piuttosto per la millesima volta nell’arco di un’ora si ritrovò a posare lo sguardo su una ragazza in particolare.

Qualcosa nel suo petto guizzò alla vista di due occhi verde foglia immersi nei suoi.

 

 

Mezz’ora prima

 

Sasuke non aveva idea di quanto tempo fossero rimasti seduti, lui e Naruto, senza scambiarsi neppure una parola nonostante la fugace apparizione di Kiba che aveva tentato invano di convincerli ad andare a ballare.

Ad un certo punto, però, Naruto decise di averne abbastanza e si alzò.

Sasuke gli gettò un’occhiata perplessa.

“Vado a parlarle. Forse mi ucciderà.” Dichiarò, scrollando le spalle a quell’ultimo pensiero, come se la cosa non lo toccasse davvero ed in prima persona.

Normalmente Sasuke non si sarebbe lasciato sfuggire l’opportunità per denigrarlo e dargli del mollaccione, ma quella sera no. Quella sera era troppo snervato per certe battute. Ed era stanco, a morte.

Annuì e Naruto si allontanò senza aggiungere altro, lasciandolo solo.

Forse doveva andare a parlare con Sakura? Scosse la testa. Mai e poi mai, lei aveva sbagliato, lei stava facendo la scema – inutilmente, tra l’altro – e di conseguenza lei doveva fare la prima mossa.

Si alzò e, sbuffando, si fece largo fino al giardino. Le luci azzurre della piscina conferivano un aspetto quasi surreale al posto, ma Sasuke non ci fece neanche caso. Anche se non era solo lì fuori, si stava di sicuro meglio rispetto a dentro e non solo per l’abbassamento drastico di tutti i suoi che riempivano l’interno.

“Sasuke?”

Non aveva bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse la voce, ma fu comunque una sorpresa per lui il ritrovarsi Sakura davanti.

“Sei da sola? Senza Sasori?” Alzò un sopracciglio, ironico.

Lei invece non sembrava per nulla avere voglia di scherzare. “La prossima volta potresti invitarmi tu, piuttosto.”

Stava scherzando. Perché stava scherzando, no? Stava scherzando, vero?

Sakura lo guardava fisso negli occhi, senza alcuna esitazione.

No, non stava scherzando.

“Non vedo perché dovrei farlo.” Affermò, il tono distaccato e lo sguardo più freddo di un iceberg.

“Già, infatti.” Asserì anche Sakura ma, contrariamente a quanto detto, Sasuke riuscì a distinguere con chiarezza le lacrime formarsi agli spigoli dei suoi occhi verde foglia.

La cosa anziché dispiacergli, lo innervosì. “Forse potresti provare ad uscire più spesso con Sasori. Ho visto che ve la intendete voi due.”

Avrebbe voluto rimangiarsi tutto appena l’istante dopo averlo buttato fuori. Che cavolo gli era passato in testa di dire? Era scemo o che?! Doveva esserlo diventato a forza di stare con Naruto. Bene, adesso lei pensava che era geloso, che il suo piano del cazzo aveva funzionato e si sarebbe sentita autorizzata a prenderlo in giro per questo.

“Forse dovrei.”

Si girò di scatto a quelle parole e si accorse, con un insopportabile groppo in gola, che lei non lo stava prendendo in giro, né pareva intenzionata a volerlo fare.

“Sasori non si vergogna di invitarmi alle feste, sai.”

Perciò era così che lei e Ino erano entrate, sotto invito del pazzo...

“Sembra proprio il tipo ideale per te, allora.” Osservò caustico Sasuke.

Era venuta per vantarsi di tutte le qualità di quello psicotico? Perché in quel caso avrebbe anche potuto-

“Hai ragione.” Confermò anche Sakura e per qualche ragione fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.

“Se è così perché non vai da lui, invece di rompere a me?” La stuzzicò, più velenoso di quanto si sarebbe mai aspettato.

Si sentiva arrabbiato. Anzi no. Arrabbiato era un eufemismo.

“In effetti non capisco perché continuo a perdere tempo con uno scemo come te quando potrei avere tranquillamente uno gentile e comprensivo come Sasori!” Si scaldò ben presto anche Sakura.

“Gentile e comprensivo? Sasori?” Sasuke non si sforzò neppure di trattenere una risata poco divertita ma molto accentuata. “Deve averti fatto ubriacare per costringerti ad andare a letto con lui.”

“Costringermi?” Sakura assottigliò le palpebre, furiosa adesso. “Sasori non ha neanche tentato di sfiorarmi, se proprio vuoi saperlo!” Gli urlò addosso, spingendolo con così tanta forza che fu solo un miracolo se Sasuke non cadde a terra.

“Non ancora, forse.”

“E se anche fosse?” Lo spinse ancora lei. “Che te ne importerebbe a te?” Altra spinta. “Tanto per te sono solo una tra le tante, no?” Spinta. “Non valgo niente, giusto?” Spinta. “Non ti addormenti pensando a me la sera e non mi sogni e di certo non ti chiedi mai dove io sia!” Spinta. “Sono solo una con cui passare del tempo, vero?” Lo spinse ancora più forte e violentemente stavolta.

Sasuke inciampò in qualcosa, ma ancora una volta riuscì fortunatamente a ritrovare l’equilibrio prima di cadere nella piscina stavolta.

“Si può sapere che cavolo ti prende adesso?” Le sbraitò addosso approfittando del fatto che lei stesse riprendendo fiato. “Pensavo fossimo d’accordo sulla nostra-”

“Cosa? La nostra cosa, Sasuke?” Sakura si raddrizzò e lo guardò di nuovo con quei suoi occhi troppo grandi e sinceri e decisi da sostenere.

Sasuke girò la testa ed imbronciò le labbra, preferendo rimanere in silenzio piuttosto che darle ragione.

La sentì sospirare e per un momento temette quasi che lei volesse picchiarlo, ma dovette ricredersi quando la sentì andare via, i tacchi che scricchiolavano sulle mattonelle grezze.

Fanculo a lei, non era come se lei non lo sapesse! Lei l’aveva accettato, cazzo! Aveva detto che le stava bene, che voleva ora?

“Sakura, aspetta!” Non si era neppure accorto di essersi mosso ed avere iniziato ad inseguirla come un fottuto coglione se non avesse visto la sua mano avvolgere il polso sottile di lei.

“Che altro vuoi adesso?” Sbottò snervata Sakura, girandosi dalla sua parte.

Sasuke rimase di sasso. Stava piangendo. Non l’aveva mai vista piangere prima di allora.

“Io...” Tentò di dire qualcosa, riuscendo però solo a mugolare, la voce si era dispersa chissà dove.

“Che state facendo?”

Alzò il capo e fece una smorfia insofferente quando si accorse che Sasori stava marciando a passo spedito verso di loro.

“Nulla che ti riguardi, lasciaci in pace.” Lo apostrofò, per nulla intenzionato a mettersi a discutere con lui in quel momento.

“Sta piangendo.” Osservò, come se non fosse stato già perfettamente ovvio, l’altro, a sua volta per nulla intenzionato a desistere.

“Lo vedo. Grazie tante. Adesso vattene.”

“Sakura? Stai bene?”

Quella sì che era buona! Il freddo e calcolatore Sasori che si preoccupava per qualcuno diverso da se stesso? Tsk!

“S- Sì, io...”

“Visto? Te ne vai o devo pensarci io ora?” Per chissà quale motivo, Sasuke sentì un’ondata particolarmente irresistibile di rabbia prendere possesso del suo corpo.

Dire che trovava Sasori insopportabile era mentire, ma in quel momento non riusciva proprio a farselo piacere.

“Tu?” Sorrise beffardamente ed ecco che il suo lato maniacale prendeva il sopravvento, trasformando da ragazzo taciturno a bastardo integrale.

“Io.” Confermò per nulla impressionato Sasuke. “Te lo dirò un’ultima volta. Lasciaci soli.”

Sasori ridacchiò apertamente. “Se non lo faccio?”

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Prima ancora di rendersene conto, Sasuke vide il proprio pugno abbattersi con forza sul viso sardonico di Sasori, prendendolo giusto sullo zigomo destro. Ghignò soddisfatto quando lo vide arretrare di qualche passo, ma il ghigno morì sulle sue labbra quando il padrone di casa gli restituì il favore, facendo abbattere il pugno sul suo occhio.

L’attimo dopo, Sasuke e Sasori se le stavano dande di santa ragione, entrambe incuranti delle grida isterica di Sakura o dei cori di incitamento dei presenti. Sasori gli aveva appena tirato un pugno all’addome e Sasuke aveva risposto calciandolo allo stinco, quando delle braccia li afferrarono per le ascelle costringendoli a separarsi. Sasuke provò a dimenarsi, ma fu tutto vano e alla fine dovette cedere, così come vide fare Sasori davanti a lui nella stretta ferrea di Pain.

“Che cazzo vi dice di fare il cervello?” Si lamentò quest’ultimo con tono secco.

“Piccolo Uchiha, questo non si fa, uh.” Lo guardò rammaricato Deidara, a braccia conserte tra Sasuke e Sasori.

“Vaffanculo!” Fu la replica che ne ricevette dal diciassettenne. “Vaffanculo a voi, a tutti quanti!”

“Sasuke, smettila.” Lo azzittì una voce seria dietro di lui e solo in quel momento Sasuke si accorse che era stato il fratello a parlare e a tenerlo in piedi per le ascelle.

“Che è successo?” Volle sapere ancora Pain, più calmo adesso.

Sasori sbuffò e, con uno scatto, si scrollò dalla sua presa. “Niente. È solo un bamboccio. Tsk.” Decretò, girandosi e incamminandosi di punto in bianco verso l’interno.

Sasuke sentì di nuovo la collera montarlo e, senza accorgersene, ricominciò a scalciare come un bambino in un supermercato.

“Lo uccido. Lo uccido! Lasciami Itachi, lasciami immediatamente!”

L’ultima cosa che vide prima che Itachi lo trascinasse suo malgrado via, furono l’occhiata complice che Konan rivolse a Pain e lo sguardo rammaricato di Sakura che invece rivolse a lui.

 

 

Mezz’ora dopo

 

Sasuke si passò una mano tra i capelli.

Itachi era andato via. Sakura era andata via. E lui non sapeva che cazzo fare a dirla tutta.

Aveva sempre pensato che le cose funzionassero tra lui e Sakura, mentre invece adesso lei se ne usciva con quelle parole e con il fatto di amarlo...

Sbuffò spazientito e, finalmente, si decise ad abbandonare la stanza. Girovagò per la casa senza una meta precisa, ancora vagamente arrabbiato, accennando ad un rapido saluto in direzione di un irritato Suigetsu quando lo scontrò per il corridoio, e non si fermò neppure quando passò la stanza da letto di qualcuno, salvo poi ritornare rapidamente indietro nell’udire un singhiozzo soffocato dal suo interno. Entrò e, faticando non poco ad ambientarsi nell’oscurità, notò una sagoma rannicchiata ai piedi del letto.

La cosa che più lo colpì, fu scoprire che si trattava di Karin.

Per un attimo fu tentato di girare le spalle e andarsene. Dopotutto, anche se era colpa sua che lei stava piangendo, nessuno lo obbligava a consolarla. Inoltre lei non lo aveva visto, perciò sarebbe stato facile sgusciare fuori e-

Sospirò pesantemente e, sconfitto, camminò fino al lato del letto. “Karin.” La chiamò, sedendosi sul tappeto accanto a lei senza attendere alcun invito.

Lei sobbalzò come ovvio alla sua improvvisa apparizione e subito si affrettò ad asciugarsi gli occhi. “Sasuke!” Gli rivolse un sorriso enorme, di quelli carichi di dedizione che era solita rivolgergli.

“Non sono qui perché ci ho ripensato.” Ci tenne subito a precisare lui, sentendosi un verme appena l’attimo dopo quando vide il sorriso sul viso di lei afflosciarsi come ad un palloncino sgonfio.

“Perché sei qui allora?” Gli domandò amareggiata Karin e Sasuke pensò che sarebbe stato bello pure per lui saperlo. “Per sottolineare ancora una volta quanto sia stato divertente usarmi e poi gettarmi via o cosa?”

Sasuke sentì qualcosa di fastidioso all’altezza dello stomaco a quelle parole, ma finse di non notarlo.

Si schiarì la voce. “Forse sono stato un po’ brusco, prima.” Ammise a malincuore.

“Forse?” Ripeté con ironia nella voce lei.

“Okay, lo sono stato!” Sbottò infastidito lui, prima di passarsi una mano sul viso e scacciare così via ogni frammento di rivalsa. “Perché stai piangendo?” Le domandò, in un disperato tentativo di cambiare discorso più che effettivo interesse.

“Non lo immagini?”

“Per me?”

Karin scrollò le spalle ed appoggiò il mento sulle ginocchia, senza tuttavia dire nulla. Rimasero in quel silenzio ancora a lungo, senza sapere né l’uno né l’altra di preciso che dire. Sasuke valutò che era la prima volta che le parlava davvero e così apertamente da che la conosceva, il che contribuì a comprovare il suo essere stronzo.

“Dovresti trovare qualcuno che ti tratti come meriti invece che piangere per me, Karin.” Sasuke non aveva idea del perché stesse dicendo una simile cosa ma, per quanto gli scottasse ammetterlo, sapeva anche che era vero e che lo pensava più o meno da sempre.

Lei espirò rumorosamente. “Lo so. Ma tu mi piaci lo stesso.” Scrollò di nuovo le spalle, come a voler dire non posso farci niente, le cose stanno così purtroppo.

Sasuke appoggiò la testa contro il bordo del letto, pensieroso. “Ti piaccio perché ti sembra che io sia perfetto.” Se fosse stato un qualsiasi altro momento, si sarebbe preso a schiaffi da solo, eppure in quell’istante sentiva che poteva parlare con lei, anche solo per sdebitarsi del modo infimo con cui l’aveva trattata.

Karin sorrise appena di rimando, gli occhi fissi su qualcosa d’imprecisato davanti a lei. “È la stessa cosa che mi ha detto anche Suigetsu.”

Sentire il nome di Suigetsu, in qualche modo, colpì Sasuke. “Suigetsu era qui?” Le domandò, girando il capo per guardarla in viso.

Lei annuì e poi s’imbronciò infantilmente. “Quella triglia, non sa neanche come si tratta una donna!” Si lamentò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

E Sasuke non riuscì ad impedirsi di ridere, divertito e anche un tantino sollevato. Aveva appena avuto un’epifania. Dio, adesso sembrava persino ridicolo non averlo capito prima!

“Che hai da ridere?”

Scosse il capo e tentò di ridarsi un contegno alla domanda di Karin. “Credo che Suigetsu sia innamorato di te.” Affermò, come se fosse stata la cosa più scontata del mondo.

Beh, lo era.

“Cosa?” Gli occhi di Karin si allargarono come due palle da tennis per lo stupore. “Stai scherzando, voglio sperare! Quello stoccafisso non capirebbe l’amore nemmeno se gli sbattesse sotto a quel suo brutto muso da pescecane, te lo dico io!”

Sasuke di rimando roteò gli occhi e si alzò. “Tu pensaci.” Le disse, la voce era divenuta quella autoritaria e distaccata di sempre.

“Dove stai andando?”

Ghignò. “A fare una cosa che avrei dovuto fare diverso tempo fa.”

 

 

Mezz’ora e tre quarti dopo

 

“Sai che giorno è oggi?” Sasuke si sedette sulla porzione di marciapiede accanto a Sakura, mentre da qualche parte il suo cervello considerò che in poco meno di un paio d’ore aveva già fatto piangere due donne.

“Ventisette maggio.” Gli rispose dopo un sacco di tempo lei, tanto che lui aveva creduto che non gli avrebbe risposto neppure.

Non stava piangendo adesso ma i suoi occhi erano rossi e gonfi di chi non ha fatto altro fino a qualche minuto prima.

“Un anno fa ti ho baciato per la prima volta nel ripostiglio della scuola.” Disse Sasuke con tono piatto, come se fosse stesse facendo qualche insulso commento sul tempo.

Sakura si voltò di scatto, l’aria sconvolta, e non fu difficile capire il perché.

“Sorpresa che me ne ricordi?”

Lei annuì. “Beh sai, non sei molto famoso per soffermarti su certi dettagli.” Si giustificò, distogliendo di nuovo lo sguardo da lui per poggiarlo sulla pellicina del suo pollice destro. “Quando mi sono fatta i buchi alle orecchie non te ne sei neanche accorto e quando mi sono tagliata i capelli l’hai notato dopo una settimana. Una settimana, Sasuke.”

Aveva ragione, ovviamente, ma Sasuke non aveva alcuna voglia di arrendersi.

“Beh, quel giorno eri tutta rossa e portavi un fiocco tra i capelli. Rosso. Mi ricordo di aver pensato che il tuo viso era rosso come quel fiocco.” Vagò con lo sguardo sulla strada, perso nei suoi pensieri.

Era come se quella scena gli fosse rimasta scolpita nella mente, solo che lui era sempre stato troppo orgoglioso ed arrogante per tirarla fuori.

“Eri buffa a dire il vero. Tutta rossa e con i capelli rosa... Eri ridicola.”

“Ehi!” Si lamentò subito Sakura, mollandogli un pugno sulla spalla che lo fece oscillare sul marciapiede.

Sasuke sogghignò. “Era la verità. Quella volta mi sono accorto che mi piacevi.”

Un silenzio pesante cadde prepotentemente tra di loro a quell’inaspettata confessione, stretto ed imbarazzante come non lo erano mai i momenti tra di loro.

Sasuke si grattò la nuca e poi poggiò le mani sulle gambe, guardandosi attorno con scarso interesse.

“Tu invece mi sei piaciuto da sempre.”

Si girò, rimanendo come incantato dalla profondità dello sguardo di Sakura.

“All’inizio mi piacevi per il tuo aspetto, ma poi ho scoperto che mi piacevi di più per il modo in cui ti imbronciavi, o per le tue risposte taglienti, o anche per come schivavi sempre tutti quanti.”

Praticamente stava dicendo che le piacevano i suoi difetti, giusto? Doveva avere qualche rotella fuori posto. Quella ragazza non era normale se si innamorava dei difetti di una persona.

“Quando mi hai baciata, pensavo che sarei anche potuta morire. E quando abbiamo fatto sess- l’amore per la prima volta, e tu sapevi che io non ero stata ancora mai con nessuno, mi hai rassicurata e mi hai detto che sarebbe andato tutto bene. Non mi è mai importato se tu andavi a letto con le altre, Sasuke, anche se mi ferivi ogni volta che lo facevi. L’importante per me era poterti avere anche se per poco...” Si perse per un lungo minuto in qualche ricordo, prima di continuare. “Sai quando mi sono accorta di amarti veramente?”

Sasuke scosse il capo, anche se era una domanda retorica.

“Quando mi hai cacciata perché non volevo fare sesso con te e sono stata una settimana intera a piangere sulla spalla di Ino. Ironico, vero?”

Ma lui non lo trovava ironico, solo molto, molto triste.

Era un bastardo.

Naruto aveva ragione a ripeterglielo in continuazione.

Era un fottuto, maledetto bastardo.

Sospirò.

“Sono uno stronzo.” Confessò, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi – codardo. “Non sono paziente e mi arrabbio facilmente. Sono un bastardo di merda e sono egoista. Non sono sensibile e non saprò mai come consolarti, Sakura. Anzi, c’è un’alta possibilità che sarò io la causa delle tue lacrime. Non ti farò i complimenti e non mi accorgerò se ti taglierai i capelli, ma tanto questo già lo sai. E- sì, beh, non ti dirò quasi mai che ti amo, perché sai, sono un uomo.” Abbassò il capo, si era appena reso conto di averglielo detto.

Le aveva detto che l’amava. A suo modo, nei suoi tempi, ma l’aveva fatto. Dio, l’aveva detto detto.

Udì un fruscio accanto a lui, nelle parti di Sakura, e poi sentì qualcosa di caldo scivolare nella sua mano.

“Lo so.”

Sasuke, che stava fissando con acceso interesse il modo in cui le loro mani riuscivano ad intrecciarsi alla perfezione, passò a guardare il viso di lei a quelle parole.

“Voglio dire, l’ho sempre saputo, Sasuke. Mi piaci anche- soprattutto per questo. Voglio solo stare con te.” Lo rassicurò, scrollando le spalle come se fosse stata una sciocchezza e non il suo desiderio più intenso.

Sasuke corrugò la fronte. “Non sarà facile.” L’avvisò.

Sakura fece spallucce. “Non deve esserlo.”

“Sei sicura?”

“Sicura.” Confermò decisa, poi sorrise, un sorriso ampio e luminoso. “Hai intenzione di baciarmi adesso o devo fare tutto io?”

Che non si fosse mai detto che un Uchiha lasciava fare ad una donna quello che avrebbe dovuto fare lui!

Rapidamente, Sasuke fece scivolare il braccio attorno alla vita di lei e, inclinando la testa verso il basso, raggiunse il viso e le labbra di Sakura. Fu come se una marea di farfalle esplodesse nel suo stomaco e il cuore martellasse impazzito nel petto, cose che ovviamente erano a dir poco ridicole e fuori luogo. Era un Uchiha, non aveva certe reazioni frivole e da femminucce!

Sakura sorrise quando si separarono e, senza dire una parola, appoggiò la testa sulla sua spalla.

Sasuke sospirò e, per una volta, lasciò la sua mano esattamente dove si trovava – doveva essere – ovvero attorcigliata in quella di lei.

Non era mai stato bravo con le date, tendeva a dimenticarsi i compleanni e gli anniversari erano qualcosa di ostrogoto per lui. Eppure sentiva che quella – ventisette maggio ventisette maggio ventisette maggio – sarebbe stata diversa dalle altre. Quella l’avrebbe ricordata.

La strada davanti a loro era tutta in salita e le statistiche non andavano di certo in loro favore, ma Sasuke si sentiva ottimista. Le aveva detto che l’amava. Se lei riusciva a tirargli da bocca una cosa simile, non poteva andare male.

Rimasero in quel rassicurante silenzio per un tempo imprecisato, prima che un rumore di passi catturasse le loro attenzioni. Erano Naruto e Ino. Lei gli teneva il braccio con trasporto e lui sorrideva luminoso.

“Beh? Avete fatto pace?” Volle informarsi Naruto con il suo tatto da buzzurro.

Sasuke fece finta di non averlo sentito nemmeno e puntò piuttosto uno sguardo evidente alle mani di lei sul braccio di lui.

Anche Sakura, accanto a lui, ne sembrava colpita.

Accortisi dei loro sguardi, sia Naruto che Ino avvamparono d’imbarazzo e spostarono l’attenzione verso tutt’altra parte, ma stranamente nessuno di loro due si sottrasse alla stretta o svicolò dalla vicinanza dell’altro.

Poi Sasuke notò il rossetto sbavato su un angolo della bocca di lei e la stessa traccia delineare quella di lui, e non gli ci volle poi molto a fare due più due.

Sgranò gli occhi e, prima ancora di accorgersene, si ritrovò a ridere fino alle lacrime.

Quella sì che era buona! Naruto e Ino...insieme? Che altro, gli asini avrebbero iniziato a volare adesso?

Poi capì.

Se lui poteva dire ti amo e Naruto poteva baciare Ino in qualche anfratto della casa di Sasori, forse allora tutto era possibile.

O forse, era quella data, quel ventisette maggio ad essere speciale.

 

 

The end

 

Tanti auguri, tex!

Questa è per te, ovviamente.

Perché sei la best migliore al mondo, SPDL!

 

 

 

 

 

A/N

Ho scritto questa storia in meno di ventiquattro ore, in pratica, dopo un sacco di tempo che non prendevo in mano questi personaggi o questo fandom. Il merito/la colpa? Tutta di Sae, chiaramente.

Lei, la sola che riesce a farmi trovare l’ispirazione e a buttar giù ben quindici pagine di fanfiction in così poco tempo. Lei che mi ispira e mi sprona sempre a dare il meglio di me. Lei che si meriterebbe molto più di questa sciocchezza, e me ne dispiace se non sono riuscita a fare di meglio.

A te, tex, tanti, tanti, tanti auguri. Buon compleanno! Spdl, lo sai, no? ;)

Spero di non aver fatto un macello. Mi rendo conto che ho praticamente descritto tutti come stupidi/idioti/imbecilli/insopportabili/molesti, ma capitemi: era Sasuke, era la sua visione, non la mia. Io li adoro tutti questi personaggi, figuriamoci!

La fanfiction SasuSaku era obbligatoria se si ha a che fare con la mia tex, lei che mi ha aperto le porte a questo manga e a questa splendida coppia. Il NaruIno, invece, era un mio capriccio personale, spero non vi sia dispiaciuto troppo o dato fastidio. Non so, mi piacciono insieme, sono interessanti e fondamentalmente comici insieme.

Bene, prima che mi divaghi ancora a lungo, taglierò queste note qui. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate, gente! E spero di non far passare ancora tutto questo tempo prima di tornare a scrivere di nuovo su questo fandom.

Alla prossima.

Baci.

memi J

 

 

  
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