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Autore: Zils    27/05/2010    7 recensioni
Spoiler 6x17-18 "The End".
La scena finale dell'intero telefilm. Se non avete visto la 6x17-18, astenetevi dal leggere: contenuto altamente spoileroso.
La parte più importante della tua vita è stata il tempo che hai passato con queste persone. É per questo che siete tutti qui. Nessuno muore da solo, Jack. Avevi bisogno di tutti loro, e loro avevano bisogno di te.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'LOST in the telefilm!'
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Nobody dies alone. (2)
Nobody dies alone




La cassa lignea occupa all'improvviso il suo campo visivo. Quella cassa perduta, cercata a lungo, e infine, trovata. Eccola davanti a lui. Le gira intorno lentamente, decidendo sul da farsi. Finalmente si ferma vicino ad essa, fissandola. Il bagliore soffuso proveniente dalla vetrata alle sue spalle rende ancora più densa l'atmosfera cupa di quella piccola stanza.
Jack decide di essere pronto. Pronto a vedere il viso di Christian Shephard. Quell'uomo con cui non condivide solamente il cognome, ma anche una parte rilevante della propria vita. Anche il mestiere di chirurgo. Ma soprattutto, anche il sangue che scorre nelle vene, che in quelle del padre ha però smesso ormai di fluire.
La sua mano un poco tremante va a tastare la superficie liscia della bara. E un'immagine lo investe con la stessa intensità di una scossa elettrica.

Delle palpebre si spalancano improvvisamente, mostrando alla foresta due iridi dal verde intenso.

Il dottore allontana tempestivamente la mano dalla cassa mortuaria, sconvolto. Ma un'inaspettata curiosità lo spinge a ripetere ancora una volta lo stesso gesto.
E tornano così, improvvise e scioccanti, le immagini a lui estranee - eppure così dannatamente familiari - che l'hanno più volte investito quel giorno. Stavolta sono forti, gli sconvolgono la mente. Si abbandona ad esse, impotente.

Corre fulmineo tra gli alberi di una giungla.
Un aereo è schiantato sulla spiaggia, devastato da fumo e fiamme.
Tante persone sono sparse attorno ad esso, bisognose di soccorso. Lui è un medico, non può tirarsi indietro. Rassicura deciso una donna bionda, le mani posate sul pancione che porta in grembo. Soccorre una donna svenuta sulla sabbia.
Parecchi visi si susseguono a questi. Una faccia tonda incorniciata da folti ricci castani. Un uomo calvo dagli occhietti chiari e penetranti. Due mandorle castane su un viso femminile delicato e sorridente. Un volto lievemente barbuto, due occhi verdi e lunghi capelli biondo scuro.
E l'ultimo, ma non di certo il meno importante, è accompagnato da un battito accelerato del cuore.
Una giovane donna riccia gli punta contro una pistola, per poi abbassarla, divertita dal proprio errore, non appena lo vede davanti a se. La stessa donna dal quale un vetro lo separa. Entrambi lo toccano insistentemente, desiderosi di congiungersi. Quella donna che lo guarda implorante, il naso leggermente all'insù a pochi centimetri dal suo. É in grado di contare una ad una le lentiggini sparse sulle guance scavate dal dolore e dalla stanchezza; gli occhi luccicano di lacrime. Vede il loro bacio, espressione di un addio detestabile, un addio implicito tra due anime unite da un amore inestinguibile.
Si vede infine steso sul suolo di un campo di bambù, affiancato da un grande labrador color panna.
Vede il proprio sorriso salutare sincero l'aereo che attraversa il cielo azzurro. Un ultima visione che sa di vittoria, che lo riempie di soddisfazione.
Le palpebre stavolta si chiudono, calando così il sipario su una vita piena, rianimata dalla fede ritrovata su un'isola speciale, a cui era fortemente legato e attraverso la quale ha compiuto finalmente il proprio Destino.

Jack si allontana dalla bara di qualche passo, istintivamente. Le immagini appena viste scorrono ripetutamente nella sua mente, confondendolo ulteriormente.
E la destra corre nuovamente alla cassa, stavolta per aprirla. Rimane a fissarla per una manciata interminabile di secondi, incredulo. Vuota. La cassa è assurdamente, maledettamente vuota. La richiude, afflitto.
« Ciao, figliolo ».
Quella voce... No, è impossibile. É solo un inganno della mente provata da quegli ultimi avvenimenti. Si volta, come se avesse bisogno di accertarsene. Davanti a se la figura alta e snella di suo padre gli conferma il contrario delle sue supposizioni. « Papà? » esclama sbalordito.
« Ciao, Jack » risponde pronto Christian, un sorriso quasi impercettibile agli angoli della bocca.
« Io... Non capisco. Tu sei morto ». Jack sembra quasi voler convincere se stesso.
« Sì. Sono morto ».
« E allora come fai a essere qui ora? ».
Christian sembra soppesare le proprie parole. « Come fai tu a essere qui? ».
Quella domanda è come una doccia fredda per il giovane Shephard. Attraverso essa le immagini viste poco prima, quelle che continuano a scorrergli nella mente senza rigore logico, acquistano un significato ben preciso. Un significato che già aveva intuito, ma che non ha voluto accettare.
« Sono morto anch'io ».
Christian esprime la sua tacita conferma, il suo silenzio vale più di mille parole. Di colpo la verità investe Jack in pieno: non è più in grado di mantenere intatto il suo abituale controllo. Sente le lacrime fare il loro corso, non può più fermarle.
« Va tutto bene » lo tranquillizza il padre, « va tutto bene, figliolo ».
Senza quasi rendersene conto si ritrova avvolto dalle braccia di Christian; si lascia andare a un pianto silenzioso sulla sua spalla. E improvvisamente si rende conto di quanto gli sia mancato. Di quanto abbia avuto l'incredibile bisogno di abbandonarsi tra le sue braccia in altri momenti della sua vita. Di quanto calore è in grado di donare la stretta paterna, salda e familiare. Percepisce un affetto nuovo e fino ad allora sconosciuto, un affetto misto a riconoscenza e perdono.
« Ti voglio bene, papà ».
« Anch'io ti voglio bene, figliolo ».
É curioso come siano riusciti a dirselo soltanto dopo essere morti, dopo tante occasioni sprecate in un trascorso di litigi e rancore. Forse è anche a ciò che serve la morte: riflettere sulla propria vita, talvolta troppo impegnata anche solo per fermarsi a pensare, e rimediare, se possibile, agli errori commessi.
Padre e figlio si separano dopo qualche secondo.
« Sei... reale? » domanda Jack. Non si sarebbe aspettato di vedere Christian sorridere a quella domanda. « Spero proprio di sì ». Paradossalmente, si sente come tornare bambino, porre una domanda sciocca e vedere i genitori ridere della propria ingenuità. Ma diversamente da allora, quando si sentiva tradito e umiliato, ora ride con il padre, un'altro momento  di cui la sua vita è stata quasi priva: le risate insieme.
« Sì, sono reale » spiega Christian, « tu sei reale. Tutto quello che ti è successo è reale. Tutte quelle persone in chiesa. Anche loro sono reali ».
Una nuova domanda sorge spontanea dalle labbra di Jack. « Sono tutti... Sono tutti morti? ».
« Tutti muoiono prima o poi, ragazzo » sospira il padre.
Una lacrima ritardataria solca la guancia del figlio.
« Alcuni prima, altri... molto dopo di te ».
« E perché sono tutti qui, ora? ».
« Beh, non esiste alcun "ora", qui ».
Jack sembra ancora non capire perfettamente. Innumerevoli quesiti si affollano nella sua testa, ma nessuno riesce a prevalere sugli altri. Si allontana di qualche passo, perso nei suoi pensieri. Perlomeno, tenta di ordinarli.
« Dove siamo, papà? ».
Christian ci pensa un po’ su, ma anche stavolta è in grado di rispondere. « Questo è un posto che avete creato tutti insieme, perché poteste trovarvi l'uno con l'altro ». Si avvicina a Jack, che pare, se possibile, ancora più spaesato. « La parte più importante della tua vita è stata il tempo che hai passato con queste persone. É per questo che siete tutti qui. Nessuno muore da solo, Jack. Avevi bisogno di tutti loro, e loro avevano bisogno di te ». Annuisce, come per confermare le proprie parole.
« Per cosa? ».
« Per ricordare. E per... » Christian sembra cercare le parole adatte, « ...andare avanti ».
Jack fissa il padre, perplesso. « Kate. Kate ha detto che stavamo andando via ».
« Non "andando via", no. Andando avanti ».
« Dove andiamo? ».
« Andiamo a scoprirlo » sorride Christian. E Jack non può evitare di fare altrettanto, nonostante la fronte corrugata per i dubbi che ancora si porta dentro. Si lascia guidare dal padre, fiducioso, e insieme valicano la porta.
Non può fare a meno di sorridere, davanti alla scena che gli si para davanti. Ci sono tutti. Sono tutti lì. Si salutano, si abbracciano, scherzano assieme.
Un John Locke più sorridente che mai gli va incontro, dandogli il benvenuto calorosamente. Nulla a che vedere con gli ultimi ricordi che ha di lui: il corpo è lo stesso, ma si tratta chiaramente di due persone differenti, opposte, quasi.
Desmond è finalmente sereno, come lo può essere soltanto in un modo: accanto alla sua Penny. Lo abbraccia commosso, pensando alle ultime parole che si son scambiati. Non sa se quella si possa definire "un'altra vita", ma la cosa più importante è che realmente si sono rincontrati.
Arriva poi il momento di Boone, il primo ad aver abbandonato l'isola. E poi Hugo, che, stringendolo a se, si lascia trasportare dall'entusiasmo e lo solleva da terra.
James si avvicina sorridente, nello sguardo non vi è più alcun segno di rancore. Si abbracciano felici, non come rivali, non come semplici compagni d'avventura, ma come amici. Accanto a loro un Charlie commosso tiene tra le braccia il piccolo Aaron, affiancato da Claire, Sun, Shannon e Sayid.
E finalmente scorge lei. I loro sguardi si cercano. Si trovano. Si saziano l'uno dell'altro. Kate lo prende per mano, lo guida dolcemente verso una panca, si siedono vicini.
E svelti tutti gli altri li imitano.
Christian gli dà una pacca sulla spalla, prima di percorrere la navata centrale fino al portone. Lo spalanca, inondando così l'interno della chiesa di una luce abbagliante e piena.
Suo padre è andato avanti.
E Jack, confuso e felice, con la mano tra quella della sua Kate, in mezzo a quella che è la sua seconda famiglia, è davvero pronto a fare altrettanto.

*******************




Per prima cosa: Jack, quando ricorda, non vede la scena della propria morte, l'ho aggiunta io. Semplicemente per comodità. Un po’ mi sento in colpa, solitamente sono contraria a modificare le scene, specialmente quelle così belle, però è un'aggiunta poco rilevante, quindi spero che il danno non sia troppo grande.
Ho realizzato da pochissimo che Lost è finito, davvero, non ci credo. So che molti fans son stati delusi, ma non è assolutamente il mio caso: personalmente, sono molto soddisfatta. Dovevo assolutamente scrivere su questa scena, perché mi ha fatto piangere come una bambina e perché è semplicemente meravigliosa. E poi dovevo rendere omaggio a Jack, il mio adorato Jack. *__* Se potessi ringrazierei di persona il signor Matthiew Fox, per aver interpretato così dannatamente bene questo splendido personaggio.
E ringrazierei anche i Darlton, che ci hanno donato un finale spettacolare, degno di Lost. Ci hanno donato una perla di tutte le coppie, e io ringrazierei soprattutto per il Jate: ma quanto erano belli? Diamine, grazie. (L)
Per ora, comunque, mi limito a ringraziare chi leggerà, e (speriamo xD) chi recensirà.
Ps: Un ringraziamento speciale a speranza19, che mi ha rassicurata sulla reciprocità dell'amore Jate quando, in assenza di scene nella sesta stagione, avevo "perso la fede" xD. Ora so che avevi ragione e tu, e credimi, non sono mai stata tanto contenta di
ammettere di aver avuto torto. :)

 




  
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