La cassa
lignea occupa all'improvviso il suo campo visivo. Quella cassa perduta, cercata
a lungo, e infine, trovata. Eccola davanti a lui. Le gira intorno lentamente,
decidendo sul da farsi. Finalmente si ferma vicino ad essa, fissandola. Il
bagliore soffuso proveniente dalla vetrata alle sue spalle rende ancora più
densa l'atmosfera cupa di quella piccola stanza.
Jack decide di essere pronto. Pronto a vedere il viso di Christian Shephard.
Quell'uomo con cui non condivide solamente il cognome, ma anche una parte
rilevante della propria vita. Anche il mestiere di chirurgo. Ma soprattutto,
anche il sangue che scorre nelle vene, che in quelle del padre ha però smesso
ormai di fluire.
La sua mano un poco tremante va a tastare la superficie liscia della bara. E un'immagine
lo investe con la stessa intensità di una scossa elettrica.
Delle palpebre si spalancano improvvisamente, mostrando alla foresta due
iridi dal verde intenso.
Il dottore allontana tempestivamente la mano dalla cassa mortuaria,
sconvolto. Ma un'inaspettata curiosità lo spinge a ripetere ancora una volta lo
stesso gesto.
E tornano così, improvvise e scioccanti, le immagini a lui estranee - eppure
così dannatamente familiari - che l'hanno più volte investito quel giorno.
Stavolta sono forti, gli sconvolgono la mente. Si abbandona ad esse, impotente.
Corre fulmineo tra gli alberi di una giungla.
Un aereo è schiantato sulla spiaggia, devastato da fumo e fiamme.
Tante persone sono sparse attorno ad esso, bisognose di soccorso. Lui è un
medico, non può tirarsi indietro. Rassicura deciso una donna bionda, le mani
posate sul pancione che porta in grembo. Soccorre una donna svenuta sulla
sabbia.
Parecchi visi si susseguono a questi. Una faccia tonda incorniciata da folti
ricci castani. Un uomo calvo dagli occhietti chiari e penetranti. Due mandorle
castane su un viso femminile delicato e sorridente. Un volto lievemente
barbuto, due occhi verdi e lunghi capelli biondo scuro.
E l'ultimo, ma non di certo il meno importante, è accompagnato da un battito
accelerato del cuore.
Una giovane donna riccia gli punta contro una pistola, per poi abbassarla,
divertita dal proprio errore, non appena lo vede davanti a se. La stessa donna
dal quale un vetro lo separa. Entrambi lo toccano insistentemente, desiderosi
di congiungersi. Quella donna che lo guarda implorante, il naso leggermente
all'insù a pochi centimetri dal suo. É in grado di contare una ad una le
lentiggini sparse sulle guance scavate dal dolore e dalla stanchezza; gli occhi
luccicano di lacrime. Vede il loro bacio, espressione di un addio detestabile,
un addio implicito tra due anime unite da un amore inestinguibile.
Si vede infine steso sul suolo di un campo di bambù, affiancato da un grande
labrador color panna.
Vede il proprio sorriso salutare sincero l'aereo che attraversa il cielo
azzurro. Un ultima visione che sa di vittoria, che lo riempie di soddisfazione.
Le palpebre stavolta si chiudono, calando così il sipario su una vita piena,
rianimata dalla fede ritrovata su un'isola speciale, a cui era fortemente
legato e attraverso la quale ha compiuto finalmente il proprio Destino.
Jack si allontana dalla bara di qualche passo, istintivamente. Le immagini
appena viste scorrono ripetutamente nella sua mente, confondendolo ulteriormente.
E la destra corre nuovamente alla cassa, stavolta per aprirla. Rimane a
fissarla per una manciata interminabile di secondi, incredulo. Vuota. La
cassa è assurdamente, maledettamente vuota. La richiude, afflitto.
« Ciao, figliolo ».
Quella voce... No, è impossibile. É solo un inganno della mente provata da
quegli ultimi avvenimenti. Si volta, come se avesse bisogno di accertarsene.
Davanti a se la figura alta e snella di suo padre gli conferma il contrario
delle sue supposizioni. « Papà? » esclama sbalordito.
« Ciao, Jack » risponde pronto Christian, un sorriso quasi
impercettibile agli angoli della bocca.
« Io... Non capisco. Tu sei morto ». Jack sembra quasi voler
convincere se stesso.
« Sì. Sono morto ».
« E allora come fai a essere qui ora? ».
Christian sembra soppesare le proprie parole. « Come fai tu a essere
qui? ».
Quella domanda è come una doccia fredda per il giovane Shephard. Attraverso
essa le immagini viste poco prima, quelle che continuano a scorrergli nella
mente senza rigore logico, acquistano un significato ben preciso. Un
significato che già aveva intuito, ma che non ha voluto accettare.
« Sono morto anch'io ».
Christian esprime la sua tacita conferma, il suo silenzio vale più di mille
parole. Di colpo la verità investe Jack in pieno: non è più in grado di
mantenere intatto il suo abituale controllo. Sente le lacrime fare il loro
corso, non può più fermarle.
« Va tutto bene » lo tranquillizza il padre, « va tutto
bene, figliolo ».
Senza quasi rendersene conto si ritrova avvolto dalle braccia di Christian; si
lascia andare a un pianto silenzioso sulla sua spalla. E improvvisamente si
rende conto di quanto gli sia mancato. Di quanto abbia avuto l'incredibile
bisogno di abbandonarsi tra le sue braccia in altri momenti della sua
vita. Di quanto calore è in grado di donare la stretta paterna, salda e
familiare. Percepisce un affetto nuovo e fino ad allora sconosciuto, un affetto
misto a riconoscenza e perdono.
« Ti voglio bene, papà ».
« Anch'io ti voglio bene, figliolo ».
É curioso come siano riusciti a dirselo soltanto dopo essere morti, dopo tante
occasioni sprecate in un trascorso di litigi e rancore. Forse è anche a ciò che
serve la morte: riflettere sulla propria vita, talvolta troppo impegnata anche
solo per fermarsi a pensare, e rimediare, se possibile, agli errori commessi.
Padre e figlio si separano dopo qualche secondo.
« Sei... reale? » domanda Jack. Non si sarebbe aspettato di
vedere Christian sorridere a quella domanda. « Spero proprio di
sì ». Paradossalmente, si sente come tornare bambino,
porre una domanda
sciocca e vedere i genitori ridere della propria ingenuità. Ma
diversamente da
allora, quando si sentiva tradito e umiliato, ora ride con il padre,
un'altro
momento di cui la sua vita è stata quasi priva: le risate
insieme.
« Sì, sono reale » spiega Christian, « tu sei reale. Tutto
quello che ti è successo è reale. Tutte quelle persone in chiesa. Anche loro
sono reali ».
Una nuova domanda sorge spontanea dalle labbra di Jack. « Sono tutti...
Sono tutti morti? ».
« Tutti muoiono prima o poi, ragazzo » sospira il padre.
Una lacrima ritardataria solca la guancia del figlio.
« Alcuni prima, altri... molto dopo di te ».
« E perché sono tutti qui, ora? ».
« Beh, non esiste alcun "ora", qui ».
Jack sembra ancora non capire perfettamente. Innumerevoli quesiti si affollano
nella sua testa, ma nessuno riesce a prevalere sugli altri. Si allontana di
qualche passo, perso nei suoi pensieri. Perlomeno, tenta di ordinarli.
« Dove siamo, papà? ».
Christian ci pensa un po’ su, ma anche stavolta è in grado
di rispondere. « Questo è un posto che avete creato tutti
insieme, perché poteste
trovarvi l'uno con l'altro ». Si avvicina a Jack, che pare, se
possibile, ancora più spaesato. « La parte più
importante della tua vita
è stata il tempo che hai passato con queste
persone. É per questo che
siete tutti qui. Nessuno muore da solo, Jack. Avevi bisogno di tutti
loro, e
loro avevano bisogno di te ». Annuisce, come per confermare le
proprie
parole.
« Per cosa? ».
« Per ricordare. E per... » Christian sembra cercare le parole
adatte, « ...andare avanti ».
Jack fissa il padre, perplesso. « Kate. Kate ha detto che stavamo
andando via ».
« Non "andando via", no. Andando avanti ».
« Dove andiamo? ».
« Andiamo a scoprirlo » sorride Christian. E Jack non può evitare
di fare altrettanto, nonostante la fronte corrugata per i dubbi che ancora si
porta dentro. Si lascia guidare dal padre, fiducioso, e insieme valicano la
porta.
Non può fare a meno di sorridere, davanti alla scena che gli si para davanti.
Ci sono tutti. Sono tutti lì. Si salutano, si abbracciano, scherzano assieme.
Un John Locke più sorridente che mai gli va incontro, dandogli il benvenuto
calorosamente. Nulla a che vedere con gli ultimi ricordi che ha di lui: il
corpo è lo stesso, ma si tratta chiaramente di due persone differenti, opposte,
quasi.
Desmond è finalmente sereno, come lo può essere soltanto in un modo: accanto
alla sua Penny. Lo abbraccia commosso, pensando alle ultime parole che si son
scambiati. Non sa se quella si possa definire "un'altra vita",
ma la cosa più importante è che realmente si sono rincontrati.
Arriva poi il momento di Boone, il primo ad aver abbandonato l'isola. E poi
Hugo, che, stringendolo a se, si lascia trasportare dall'entusiasmo e lo
solleva da terra.
James si avvicina sorridente, nello sguardo non vi è più alcun segno di
rancore. Si abbracciano felici, non come rivali, non come semplici compagni
d'avventura, ma come amici. Accanto a loro un Charlie commosso tiene tra
le braccia il piccolo Aaron, affiancato da Claire, Sun, Shannon e Sayid.
E finalmente scorge lei. I loro sguardi si cercano. Si trovano. Si
saziano l'uno dell'altro. Kate lo prende per mano, lo guida dolcemente verso
una panca, si siedono vicini.
E svelti tutti gli altri li imitano.
Christian gli dà una pacca sulla spalla, prima di percorrere la navata centrale
fino al portone. Lo spalanca, inondando così l'interno della chiesa di una luce
abbagliante e piena.
Suo padre è andato avanti.
E Jack, confuso e felice, con la mano tra quella della sua Kate, in mezzo a
quella che è la sua seconda famiglia, è davvero pronto a fare altrettanto.
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Per prima cosa: Jack, quando ricorda, non vede la scena della propria morte, l'ho aggiunta io. Semplicemente per comodità. Un po’ mi sento in colpa, solitamente sono contraria a modificare le scene, specialmente quelle così belle, però è un'aggiunta poco rilevante, quindi spero che il danno non sia troppo grande.
Ho realizzato da pochissimo che Lost è finito, davvero, non ci credo. So che molti fans son stati delusi, ma non è assolutamente il mio caso: personalmente, sono molto soddisfatta. Dovevo assolutamente scrivere su questa scena, perché mi ha fatto piangere come una bambina e perché è semplicemente meravigliosa. E poi dovevo rendere omaggio a Jack, il mio adorato Jack. *__* Se potessi ringrazierei di persona il signor Matthiew Fox, per aver interpretato così dannatamente bene questo splendido personaggio.
E ringrazierei anche i Darlton, che ci hanno donato un finale spettacolare, degno di Lost. Ci hanno donato una perla di tutte le coppie, e io ringrazierei soprattutto per il Jate: ma quanto erano belli? Diamine, grazie. (L)
Per ora, comunque, mi limito a ringraziare chi leggerà, e (speriamo xD) chi recensirà.
Ps: Un ringraziamento speciale a speranza19, che mi ha rassicurata sulla reciprocità dell'amore Jate quando, in assenza di scene nella sesta stagione, avevo "perso la fede" xD. Ora so che avevi ragione e tu, e credimi, non sono mai stata tanto contenta di ammettere di aver avuto torto. :)