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Autore: FallenStar    01/09/2005    7 recensioni
"Forse i ricordi sono come le foglie d’autunno.
Prima il loro colore ti avvolge mentre queste volano leggere nel vento, rincorrendosi fra di loro. E non riesci a vedere bene i loro contorni, a tracciarne le figure, perché se prima erano lì, accanto a quella lattina vuota di coca cola ora invece sono un poco più in alto, vicino a quel lampione un po’ rotto che crea una luce intermittente e malata."
E' qui, in uno dei tanti parchi della Londra Babbana, che incontriamo un'Hermione ventitreenne, una ragazza cresciuta forse troppo in fretta, che dovrà guardare dentro se stessa e confrontarsi con la realtà. Ed è con lei che ci potremo immergere nel triste turbine delle foglie color d'autunno.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi presenti in questa fanfiction appartengono esclusivamente a J.K. Rowling: io li ho solo utilizzati per puro divertimento, senza scopo di lucro.


Ciao a tutti! Sì, lo so che non aggiorno più “Emerald Heart” da tempi immemorabili, ma chiedo perdono (perdono, perdono!!!! >_<), purtroppo l’ispirazione non c’è e non capisco il motivo… o meglio, l’ultimo capito della fic è bello e pronto, è il resto che non riesco a fare! Ho deciso quindi di scrivere questa fic che è nata ieri dal nulla sperando poi in un ‘ritorno di fiamma’…..GRAZIE a tutti quelli che hanno commentato “Quello che non ti ho detto. Ultimi momenti di una madre.” Perché mi avete fatto commuovere!! Posterò una revisione di quella one-shot (ho visto un paio di errori e cose del genere…arrrrgh!) anche perché la nuova versione ha qualche frase e qualche concetto in più….risponderò alle recensioni di quella fic quando posterò la last version ;-).
ed ora che dire… buona lettura! (Adoro questa fic!)
Inutile dire commentate please ;-)!


*FallenStar*


****************





….:Autumnal Dream:.…



….:Parte 1 di 3:.…



Forse i ricordi sono come le foglie d’autunno.
Prima il loro colore ti avvolge mentre queste volano leggere nel vento, rincorrendosi fra di loro. E non riesci a vedere bene i loro contorni, a tracciarne le figure, perché se prima erano lì, accanto a quella lattina vuota di coca cola ora invece sono un poco più in alto, vicino a quel lampione un po’ rotto che crea una luce intermittente e malata. Ecco, la loro bellezza sta proprio in questo, nel loro vorticare veloce e inafferrabile, mentre i colori si mescolano e le forme si storpiano, ingannando l’occhio.
Ecco, le due foglie cadono, il vento è morto. E lo spettatore rimane un poco deluso: lo spettacolo è finito. E a vederle meglio, ora, sono solo due semplici foglie secche, ai bordi mangiucchiate da qualche insetto. La magia è interrotta e nell’animo di chi le osserva prima arriva una punta di delusione, che cosa si aspettava, alla fine? E… e poi…
Poi, ovviamente, il mondo ti travolge.
Bisogna ancora preparare la cena e andare a ritirare i vestiti in lavanderia. Passare a prendere i figli da calcio o da pallavolo, oppure tornare a casa da mamma che magari si sta preoccupando. E poi domani c’è il lavoro, la scuola. Perché sto perdendo tempo a fissare due foglie secche?

Una donna è seduta in una panchina verde, appena pitturata, e fissa da dietro due grandi occhiali scuri le due foglie. Appena queste si fermano, però, non se ne va come tutti gli altri spettatori. Rimane lì.
Forse nemmeno ha visto le foglie fermarsi.
O forse è abituata a vedere le cose belle finire.

Il viso piccolo dai lineamenti leggeri fa risaltare le labbra troppo pronunciate. Il naso, minuto, sorregge due grandi occhiali scuri che coprono parzialmente il viso. La pelle è bianca, troppo forse per chi è appena uscito dall’estate. Il collo, elegante e nudo, è solo coperto da dei violenti riccioli castani che ricadono insolenti su un seno pronunciato. Le gambe, non troppo lunghe, sono accavallate forse a proteggere il ventre gonfio, sicuramente portatore di vita. La donna incinta è in realtà da poco uscita dall’adolescenza. Diciannove, vent’anni?
Ventitré ad essere sinceri, ma lei, Hermione, aveva sempre dimostrato qualche anno in meno. E appena parlavi con lei ne dimostrava almeno dieci di più.
Ecco cos’era quella piccola ragazza seduta su una panchina verde, una contraddizione vivente.
Piccola, ma saggia.
Grintosa, eppure fragile.
Seria anche se non era passato anno che non avesse infranto qualche regola.
Studiosa e preparata, eppure senza un lavoro.

Innamorata eppure Sola.


Intanto cinque ragazzi stavano giocando a pallone nel prato davanti la panchina della giovane donna, ed una di questi cadde proprio sulle due foglie secche.
-Joe, mi hai fatto male!
-Eddai Britney, non fare la solita rompiscatole... in fondo il calcio non è un gioco da ragazze.
-..ti faccio vedere io se non è un gioco da ragazze…

Hermione sorrise, mentre chiudendo gli occhi si aggrappò ad un leggero ricordo che la riportò indietro di sei anni.




-Dai Hermione, per favore!
-No Ron, ti ho già detto di no, inutile insistere! Non ti darò mai i miei appunti sulla mirabila fustigonia.
-Te l’ha mai detto nessuno che sai essere davvero irritante?
-Te l’ha mai detto nessuno che durante le lezioni si sta a sentire invece di dormire?
-Dormire…è una parola grossa…
La ragazza, impettita nella sua perfetta uniforme scolastica si voltò, contraendo il viso in un’espressione scocciata. Altamente scocciata.
-Ronald Weasley. Tu stavi dormendo della grossa. E tutto questo per una stupida partita di Quidditch!
Ecco, sapeva di aver toccato il punto giusto per farlo davvero arrabbiare.
-Stupida?? Oh, già, immagino che vincere la Coppa di Quidditch non sia altrettanto importante che scrivere al caro Viktor!
E, diciamocelo, anche lui sapeva perfettamente che punto toccare per farla infuriare.
-Viktor, Viktor, ma perché ce l’hai sempre con lui?
-P..perchè è una spia d Durmstrang!
-Ma smettila Ron! Ma che spia e spia…
-E…e poi quello ha brutte intenzioni con te!
-Anche se fosse chi O COSA ti autorizza a dirmi cosa o cosa non fare?





Il pallone si ferma proprio accanto alle gambe di Hermione e questa si volta, guardando prima la sfera poi il ragazzo sdentato che le si avvicina. Il ricordo è già volato via, si è già perso nel vento della vita.
-Scusi Signora, non volevamo farle male… sa stavamo giocando…
Gli occhi del ragazzino puntano subito sul ventre molto pronunciato della donna. Hermione odiava quando gli altri la fissavano a quel modo… non guardavano lei, ma il suo bambino, come se non avessero mai visto una donna incinta. O come se rimanere gravide fosse una cosa proibita. Quante ne aveva sentite… sì, era vero, era molto giovane, aveva una vita davanti, era sola, il padre del bambino non c’era e no, non aveva intenzione di abortire. Quanti altri commenti del genere, la maggior parte delle volte non pronunciati ma solo pensati e letti negli occhi.
Questa volta basta!
Si alza in piedi, togliendosi gli occhiali, pronta a dirne quattro non tanto al ragazzino, ma al mondo che la osservava e la giudicava. Ed appena il velo gli occhiali scuri si tolse il mondo riprese ad avere i suoi luminosi colori.
Si ferma, impietrita. E mormora:
-No, non preoccuparti.
Il ragazzo sorride, riprende il pallone e continua a giocare. Aveva gli occhi azzurri.






Due espressivi occhi azzurri la stavano fissando, trapassandola da parte a parte. Ma lei si era imposta di rimanere ferma, impassibile.
-Eh no Ron, stavolta l’hai fatta grossa!
-Dai Hermione, scusa! Scusa davvero davvero!
-Stavolta niente scuse! Ma insomma! Io ieri ero lì, ad aspettarti come una…una cretina, ecco! Se non ricordo male eri tu quello che aveva bisogno di una guida babbana per andare a comprare quello stupido regalo per la tua ragazza!
-Sì, hai ragione, ma…
-ma cosa? Ah, già, probabilmente eri con Pansy e te la stavi spassando, incurante che la tua migliore amica ti stesse aspettando per più di un’ora!
-No, Hermione, non hai capito, ora ti spiego….
-Cosa mi spieghi? Che i tuoi ormoni erano impazziti e volevano sfogarsi sulla tua ragazza che tanto ami piuttosto che spendere cinque minuti del loro prezioso tempo per telefonare a questa so-tutto-io che ti aspettava come una scema?
-No, Hermione, quei cretini dei miei ormoni stavano spiegando alla mia ex fidanzata Pansy che io sono stracotto da otto anni di quella stupida so-tutto-io che mi aspettava come una scema!

Hermione aveva alzato lo sguardo, incredula…. No, non era possibile… Era solo un sogno! Ron stava guardando per terra, ma le orecchie rosse rivelavano il suo più completo imbarazzo.

-Co…cosa?
-Non te lo ripeterò…anzi scusa. Io e te siamo solo amici, no?

E così, senza aspettare che la neo diplomata studentessa di Hogwarts rispondesse, il portiere dei Cannoni di Chudley si girò e se ne andò, a passo svelto. Un cuore si era spezzato e l’altro si era acceso.

  
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