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Autore: Antalya    29/05/2010    2 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le decisioni sono un modo per definire se stessi. Sono il modo per dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò che vogliamo.

Il delfino – Sergio Bambarén

Fin da piccola ho sempre sognato di andare in Irlanda, c’era qualcosa in quella terra che mi attirava inesorabilmente e non sapevo spiegarmi che cosa fosse. Sarà per la sua bellezza che mi ricorda le favole che mi raccontava mio padre, oppure il semplice fatto che nasconde alcuni misteri che mi riportano in un epoca passata.

Ovunque io mi giri vedo solo folletti vestiti di verde e castelli sparsi per le colline verdeggianti, visi spensierati, volti dalla carnagione chiara e i capelli biondi.

Il taxi percorre la strada principale, a quanto pare il tassista vuole farmi fare un giro turistico della zona e ogni tanto attira la mia attenzione indicandomi un monumento o un negozio particolarmente tradizionale.

Mentalmente sto già pensando alle mille cose da fare, scaricare bagagli, andare a recuperare i pacchi contenenti i miei libri e materiali, cercare la signora Tymoty e farmi dare le chiavi di casa…mille e mille cose.

Quando presi la decisione di trasferirmi per un periodo in Irlanda, sapevo che dovevo accollarmi anche tutte le problematiche che questo trasferimento comportava, ma a dispetto di molti che continuavano a dirmi che sarebbe stato difficile, che sarebbe stato faticoso, che avrei avuto problemi, a me non sembrava tanto difficoltoso.

Non si può vivere solo di abitudini, bisogna saper rischiare e mettersi in gioco nella vita ed io mi sono riproposta di fare proprio questo, mettermi in gioco e cominciare a fare qualcosa per me.

Sono nata in Italia, da madre americana e padre italiano ed ho sempre vissuto e lavorato a Roma, la città della storia, a quattordici anni, quando le mie coetanee andavano a farsi fare le unghie dalle amiche, io avevo scoperto che mi piaceva più andare in biblioteca a fare ricerche; mentre le mie amiche cominciavano a subire le conseguenze delle prime cotte, io mi stavo innamorando della storia e dell’archeologia fino a decidere di incentrare la mia vita su questo splendido lavoro.

La mia carriera scolastica si era incentrata tutta sullo scopo della mia vita, diventare una ricercatrice ed effettivamente ci sono riuscita. Ora all’età di ventisei anni sono una ricercatrice dell’università e sto per scrivere il mio primo manuale.

Alla mente mi sovviene il volto della mia migliore amica, una ragazza bionda e carina che mi regala ogni volta un sorriso e tanti momenti felici.

“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire.

“Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione.

E la mia cara Viky aveva così ragione che adesso mi ritrovo a percorrere la strada verso la mia nuova casa…sei mesi in Irlanda…in una casa dove non esiste il telefono, vicini isterici, clacson di macchine e dove avrei trovato la mia pace.

Mentre nella mia mente si susseguono le immagini di un pomeriggio passato con la mia migliore amica e con le sue teorie filosofiche, mi rendo conto che abbiamo lasciato la città e che la stradina che stiamo percorrendo si dirige verso la campagna. Ben presto anziché case e negozi i miei occhi si ritrovarono a fissare praterie e cieli azzurri… uno spettacolo paradisiaco che mi lasciò a bocca aperta. Sapevo che la casa era fuori città ma di certo non immaginavo di sentirmi nella Terre di Mezzo.

La macchina non deve aver fatto una manutenzione da tempo, visto che sobbalza sulla strada sassosa e accidentata, ma me ne rendo conto troppo tardi perché all’ennesima buca, mi ritrovo a fare un salto così grande che sbattei la testa contro la maniglia del passeggero.

“Mi scusi signorina, ma qui la strada non è delle migliori!”dice costernato l’autista guardandomi dallo specchietto retrovisore.

“Non si preoccupi…” sorrido nella sua direzione e mi massaggio lentamente la testa, un piccolo bernoccolo forse…un ricordo del mio primo viaggio verso la mia nuova casa.

Percorriamo la strada ancora per un po’ e dopo aver superato una curva mi ritrovo a bocca aperta ad osservare il luogo più bello che potessi immaginare.

Davanti a me avevo la casa più bella che avessi mai visto in vita mia, aveva le mura di pietra come nei film antichi e una scalinata che portava all’ingresso. Sapevo che aveva un giardino e anche il camino ma non avrei mai immaginato di trovarmi davanti a questo splendore medioevale.

Scendendo dal taxi rimango per ben dieci minuti ad osservare la casa e non posso fare e meno di sorridere come un ebete.

“Signorina…” il tassista mi sta osservando ma io non me ne curo...ero assorta nella contemplazione di quella bellissima casa che mi avrebbe ospitato per la mia vacanza creativa.

Afferro velocemente il telefono e cerco sotto la lettera V il nome della mia amica e la chiamo subito fremendo come una bambina.

“Vic…sai quella casa che volevi comprare per te e il Filosofo? È qui davanti a me!” sentendo la mia amica urlare d’invidia non potevo fare altro che ridere.

   
 
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