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Autore: Ernil    30/05/2010    15 recensioni
« Morirai? » chiese Draco freddamente, bloccandolo sulla soglia. Tutti gli altri membri dell’Ordine erano già usciti, con le scope in mano.
« Eh » disse Harry, con la gola asciutta e fredda. « Non so. Non ho guardato l’oroscopo, oggi ».
[Per il compleanno di Slayer e Lyrael! ]
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: « Morirai? » chiese Draco freddamente, bloccandolo sulla soglia. Tutti gli altri membri dell’Ordine erano già usciti, con le scope in mano.

« Eh » disse Harry, con la gola asciutta e fredda. « Non so. Non ho guardato l’oroscopo, oggi ».

Per il compleanno di Slayer e Lyrael! 

Pairing: Harry/Draco

Rating: Giallo.

Disclaimer: nulla di mio ç_ç

Note dell’Autrice/1: Per il compleanno di Slayer e Lyrael! Auguri tesore

 

 

[E mentre il grano ti stava a sentire

Dentro le mani stringevi il fucile

Dentro la bocca stringevi parole

Troppo gelate per sciogliersi al sole.

 

Dormi sepolto in un campo di grano,

Non è la rosa non è il tulipano

Che ti fan veglia all’ombra dei fossi,

Ma sono mille papaveri rossi.

 

 

De Andrè, La guerra di Piero]

 

 

« Comincio a pensare che questa guerra non finirà mai » annunciò Harry. « Quanto tempo pensi di poter ancora aspettare? »

« Il tempo necessario » disse Draco, con la voce sottile e fredda come sempre quando parlavano di quello. Come sempre quando parlavano. « Aspetterò tutto il tempo necessario. Sai. Sono una persona paziente ».

« No che non lo sei » disse Harry, e sprofondò il viso nel cuscino, inspirando a lungo e intensamente. « Hai paura ».

La bocca di Draco si contorse, e Harry premette più a lungo la testa nel cuscino, sentendo le asticelle degli occhiali calcarsi nelle sue sopracciglia.

« Non tutti sono come te, Potter. Per questo non abbiamo ancora perso questa guerra ».

« Non ce la faccio più » confessò Harry al cuscino, stringendo il labbro fra i denti e desiderando che le lenti degli occhiali si fondessero con il suo essere, senza lasciare traccia su di lui – era l’unica cosa artificiale che indossava, nudo e premuto contro il cuscino, e sentiva le asticelle come se fossero state poste sulla sua lingua, fredde e metalliche. « Non ce la faccio più ».

Draco rise, arrovesciando la testa all’indietro come sempre quando rideva e non voleva far vedere la piega delle sue sopracciglia, e Harry lo guardò a labbra strette – la gola di Draco era pallida e affilato era il suo mento, e la barba bionda non smussava quella lama. Solo, Harry pensava, rendeva desiderabile sfiorarla con le punte delle dita.

« Non tentare di farmi credere che per te non vale lo stesso, Draco Malfoy » disse, odiandosi per il tono della sua voce. Doveva essere il suono di un pugnale che trema un attimo prima di mancare il colpo. « Pur nella tua lunga carriera di traditore, non ti sei mai tradito quanto adesso ». 

« Tu vuoi vedermi morto, Potter » disse Draco lentamente, e si sedette sul lungo divano, tutti i gesti cauti e delicati, tutta la sua vita cauta e delicata. « Ringrazia che io abbia avuto un bravo maestro come Snape. Mettiti a cuccia e aspetta ».

« Lascia che ti spieghi » disse Harry, « perché non vale la pena aspettare ancora ». Si mise seduto, e la prospettiva della sua vita cambiò d’un colpo, perché ora il viso di Draco Malfoy era passato dall’oscurità alla luce, catturato per pochi pollici nell’alone della candela, e ora Harry poteva vederlo in faccia, ed era come vedere, più chiari (al singolare andrebbe meglio, visto che non c’è nulla al plurale a cui questo “chiari” si riferisca… ^^) che mai, cosa gli anni di guerra avevano fatto. Avevano rigato i suoi occhi, per esempio, e ora il grigio era aperto di bianco in tante macchioline che Harry amava supporre fossero pensieri, o luce dei pensieri, che si riflettevano nei suoi occhi simili a macchie d’acido; avevano graffiato le sue labbra, e ora sembrava che sanguinassero sempre, o sempre si incurvassero; avevano tagliato i contorni del suo viso nel ferro, e gli avevano insanguinato le mani e aperto un buco così vicino al cuore che Harry quasi era morto insieme a lui, quella volta; e lo avevano reso più bello di quanto Harry lo avesse mai visto, simile a un dio o a un (per evitare troppi “un” suggerirei “al” in questo punto… ^^) figlio di un dio, e nonostante le sue membra fossero lunghe e sottili come colonne tese al cielo, Harry non avrebbe osato toccarle nemmeno con un dito.

Lo avevano stancato, anche, e invecchiato oltre ogni dire.

Harry si sentì a sua volta molto stanco, all’improvviso, e molto vecchio, rendendosi conto degli anni che erano passati. Ogni giorno sembrava un secolo, ed ecco, quanti giorni avevano vissuto? Forse combattere era la sola formula dell’immortalità che l’uomo avrebbe mai avuto.

Dava una qualche specie di perversa logica alla guerra di Voldemort.

« Lascia che ti spieghi » ripeté, stancamente, e cercando di ricordarsi a sua volta quali fossero i punti principali del suo ragionamento. « Lascia che ti spieghi. Potresti rimanere ucciso in qualunque momento. Io potrei rimanere ucciso in qualunque momento. Se non viviamo adesso, non vivremo mai ».

« Se vuoi vivere, dobbiamo aspettare » ribatté Draco col veleno sulla lingua. « Snape me lo diceva sempre. Non lasciarsi coinvolgere è l’unico modo per riuscire a fare un lavoro decente ».

Harry pensò agli occhi di Snape.

« È morto » disse seccamente. « E non puoi vivere così. Io lo so » aggiunse, disperatamente, rendendosi conto che gli altri punti che si era ripetuto erano, come al solito, vigliaccamente sfumati nell’ombra, alla vista degli occhi di Draco. « Non essere stupido ».

« Non voglio morire » disse Draco, con tono arrogante e indistruttibile volontà. « Io non voglio morire ».

« Nemmeno io voglio che tu muoia » disse Harry, e tornò a precipitare il volto nel cuscino, sentendosi sempre più stupido e intrappolato a ogni secondo che passava. « Ma ti prego, Draco. Non sai quanto tempo potremmo avere ».

« Tu pensa alla guerra, io penso allo spionaggio » disse Draco, e Harry chiuse gli occhi e sprofondò la faccia nel cuscino, respirando a denti stretti e maledicendo cento e mille volte la sua vita e la morte ed ogni cosa che ci fosse di mezzo che non fosse Draco Malfoy.

« Stupida guerra » disse, quando si fu calmato. Alzò la testa e da quella posizione il volto di Draco era solo parzialmente illuminato dalla lampada, e la sua pelle pallida pareva d’ambra, come se fosse stato imprigionato in una bolla.

Harry si alzò e il viso di Draco saettò nuovamente nella luce, e anche i suoi capelli rilucevano, solo che erano molto più corti di quando andavano a scuola, quasi rasati, e Harry li amava. Quando ci passava le dita attraverso, e li sentiva irti e freschi e pungenti contro la sua mano, allora detestava la guerra come non mai.

E la notte, da solo, passava più e più volte le dita sul cuscino, affondandole e artigliandolo finché non gli pareva di sentire ancora il pizzicore sul palmo della mano, e sembrava quasi che Draco fosse lì con lui.

Harry alzò lo sguardo e lo puntò su Draco, e vide tremare la linea delle sue labbra – o forse era solo un miraggio. Il tremolio sottile della candela rendeva tante cose incerte.

« Draco » disse, piano, e scivolò fuori dal letto e gli si avvicinò. « Schiaccerò Voldemort. Ma ho davvero paura che le cose andranno per le lunghe ».

« Continuo a pensare » disse Draco, con voce insieme strozzata e arrogante, « che dopotutto è per qualcosa del genere che hanno scoperto Severus. Penso. E lui era un Occlumante molto migliore di me, e Lui mi tiene d’occhio. E tu farai qualcosa di stupido per far finire questa guerra alla svelta » disse infine.

Harry si sentì in colpa. Pensò a tutte le cose (doppio spazio, baby! XP E sì, sono una rompiballe e me ne vanto! ;P) stupide che aveva fatto per far finire quella guerra.

E, merda, Draco aveva ragione.

« Draco » disse, e strinse il suo polso, inchiodandolo alla poltrona e sentendo che sì, quella sarebbe stata la volta buona. « Draco, io... » Aveva sperato che la sua voce non avrebbe tremato in quella frase, ma non riuscì nemmeno a terminarla, la frase; e la sua voce tremò eccome, perché erano giovani, e se ogni giorno durava cent’anni, forse allora cent’anni potevano essere un giorno solo... e dunque loro erano così piccoli, nei loro venti-e-qualcosa-mesi anni.

E non sapeva cosa dire, della sua paura di fallire, di perdere Draco o di perdere la guerra, o magari entrambe le cose.

Harry chinò la testa e baciò la bocca di Draco, stringendo più forte il suo polso; le sue labbra erano così abituate ai tagli su quelle di Draco, e spinse il suo respiro contro quello di Draco, desiderando fonderli e incendiarli, e la sua mano libera scese su quel petto bianco, sentendo il cuore battere attraverso la camicia. I bottoni di madreperla sembravano bruciare contro il suo palmo, e premendo appena la punta delle dita, Harry poteva udire il morbido calore della sua pelle. Il suo naso strofinava contro quello di Draco, e Harry sentiva anche la sua pelle, e i capelli ispidi sulle sue dita.

Poi la mano di Draco ebbe uno scatto rapido e fluido, e Harry sentì il sangue in bocca prima ancora di aver capito bene – anche se non era la prima volta. Si aggrappò a Draco, ma le sue dita scivolarono senza riuscire ad ancorarsi ai capelli troppo corti, e Draco se ne andò portandosi via il suo mantello, appoggiato alla sedia, e il suo odore, e Harry rimase con qualche sottilissimo filo in mano, e quando premette il viso nel cuscino sulla federa rimase l’impronta rossa del suo labbro.

 

***

 

« Ci sei andato a letto, Potter? »

« Snape. Sempre così delicato ».

La bocca di Snape scivolò in un sorriso.

« Lascia che ti spieghi una cosa » disse, poi sedette davanti a Harry, prese la bottiglia di Firewhiskey che Harry stava guardando intensamente, e la scaraventò contro il muro. Si infranse in tanti piccoli pezzettini luccicanti per tutto il pavimento della stanza privata dove Snape gli dava appuntamento, perché la sua copertura era saltata e tutti dovevano pensare che fosse morto. Ecco a che punto erano arrivati.

Harry pensò a come aveva pianto Minerva, a come era stato difficile mentirle; alzò lo sguardo e Snape stava ancora sorridendo come un assassino.

« Ho la tua attenzione, adesso? Bene. Lascia che ti spieghi una cosa ». Guardò Harry e Harry si sentì un po’ messo a nudo da quello sguardo. « Se vai a letto con Draco prima della fine di questa guerra, ti farò fare la fine della bottiglia ».

« So quel che faccio » disse Harry asciutto.

« Ah-a, certo » disse Snape. « Anch’io l’ ho sempre saputo ».

Harry lo guardò.

« È una cosa completamente diversa ».

« Strano, mi sfugge la differenza ».

« Draco sa quel che fa » disse Harry.

« Potter » disse Snape, alzando il mento e scrutandolo disgustato. « Sono sulla scacchiera da molto più tempo che Draco. So come funziona. Fare un passo falso è un attimo. Se è capitato a me, può capitare a chiunque altro ».

Harry abbassò lo sguardo sul tavolo. Sapeva che Snape era stato il migliore. Ma c’era lui, Harry, a vegliare su Draco.

« So quel che faccio » disse, guardando con desiderio i cocci della bottiglia, perché era seduto parlando con Snape di sesso e, oh dio, Voldemort avrebbe solo dovuto aspettare che lui morisse di autocombustione.

« Sei proprio tardo, Potter » scattò Snape, e si alzò facendo stridere le gambe della sedia, e lo guardò con i suoi occhi freddi e neri. « Ma ammazza Draco per soddisfare la tua libido, e mi assicurerò personalmente della tua castrazione. Non chimica » sottolineò in un sibilo, e Harry lo guardò allarmato andare via, con le vesti che svolazzavano tutto intorno come a un grosso, sinistro, malvagio pipistrello arrabbiato.

Sul serio, pensò Harry. Snape doveva fare più sesso.

« Io devo fare più sesso » si corresse ad alta voce. « Tantissimo. Da morire ».

 

***

 

« Morirai? » chiese Draco freddamente, bloccandolo sulla soglia. Tutti gli altri membri dell’Ordine erano già usciti, con le scope in mano.

« Eh » disse Harry, con la gola asciutta e fredda. « Non so. Non ho guardato l’oroscopo, oggi ».

« Lo prendo come un no » disse Draco, e si voltò, scomparendo su per le scale.

Harry lo guardò andar via, e poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle e pensando che Draco era un gran figlio di puttana. Gli faceva sempre quella domanda, prima di una missione.

Harry si sentiva sempre obbligato a ritornare.

 

***

 

Esplose col più fragoroso dei ruggiti, e Harry si gettò a terra, e la polvere ricoprì il suo viso come una maschera mortuaria.

« Cristo » ansimò, e si graffiò le mani liberandosi delle pietre che erano state il muro Est della scuola, e ci fu un orribile scricchiolio sopra la sua testa. Harry non perse tempo ad alzare lo sguardo. Rompendosi le unghie e inciampando e bestemmiando, corse per i corridoi, fino a raggiungere la ex sala professori, ora ultimo baluardo della scuola, e presumibilmente dell’intero mondo magico come lo conoscevano. 

« Le ultime difese stanno crollando » annunciò Draco con voce incolore appena Harry entrò. Harry chiuse gli occhi, tentando di pensare più lucidamente, più velocemente, e si appoggiò alla porta chiusa, stringendo dietro la schiena il pomello freddo.

L’Ordine era seduto al lungo tavolo, ma Draco era in piedi, e Harry mollò il pomello e tirò fuori la Mappa del Malandrino. Le sue dita si tesero sulla pergamena rovinata, mentre guardava la situazione.

I confini pullulavano di così tanti punti vorticosi che le targhette coi nomi si sovrapponevano. La Mappa mostrava l’intero castello, o quello che ne rimaneva. L’ala Est era scomparsa come se non fosse mai esistita; l’ala Ovest era un formicaio di Mangiamorte. La massa scura brulicava verso il cuore della scuola, e Harry alzò lo sguardo dalla Mappa e guardò le persone sedute.

L’odore di sangue era quasi insopportabile, anche se sembravano stare bene, la decina di persone che gli erano rimaste. Kingsley si teneva una mano enorme sul braccio destro, Lupin sull’occhio destro. Minerva era seduta rigidamente, i capelli in disordine. Ron era svenuto su una poltrona, e accanto a lui c’era Madama Chips.

Nessun altro Weasley era lì. Harry guardò la Mappa, alla ricerca dei loro cartigli, ma non li vide. Si chiese su quale stato stessero puntando le lancette dell’orologio della signora Weasley, ma non riuscì a immaginarlo.

Draco era dritto davanti a lui.

Harry lo guardò. Era pallido e le sue labbra erano dritte e imperscrutabili, e le sue sopracciglia impregnate di sangue.

« Dovete fuggire » disse Harry, e le proteste si levarono come un’onda su di lui, ma Harry le ignorò. Si alzò e ripiegò la Mappa, senza cancellarla, e se la mise sotto braccio.

Li guardò, che ancora si ribellavano. Le gote di Hermione erano accese come di febbre, mentre stringeva la mano di Ron.

« Dovete fuggire » ripeté Harry, anche se le sue parole furono sommerse dal riflusso violento, e Harry si portò una mano alla fronte, schiacciando gli occhiali contro il viso e stringendo gli occhi, e pensando alla vita violenta che aveva vissuto, e che evitare la morte non era stato difficile fino a quel momento.

Voldemort non si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione, però. 

« Non capite » mormorò. Avrebbe urlato volentieri. Ma la voce sembrava essersi fatta così piccola e impotente, e attraverso le dita che stringevano la Mappa poteva quasi sentire il brulicare incessante dei Mangiamorte che salivano gli scalini; ed era lo stesso brulicare che da ventisette anni erodeva il suo corpo.

È sempre troppo presto per morire, pensò. Poi ci fu un rumoroso boato, e Harry distese la Mappa nell’aria, coi polmoni contratti dalla paura, e vide che nulla rimaneva dell’ala Ovest del castello.

Il silenzio che seguì a quel crollo gli fece pensare per un attimo che fossero tutti morti. Alzò lo sguardo e i membri dell’Ordine erano ancora lì, perché erano stupidi e cocciuti e Dumbledore non aveva avuto abbastanza coscienza da mettere qualche Serpeverde tra quelle file.

Tranne Snape, ma Snape non era lì in quel momento; Harry l’aveva perso ancora all’inizio della battaglia.

Tranne Draco, ma Draco sembrava fragilissimo, e Harry pensò, per un attimo, che le ginocchia gli tremassero dalla voglia di fuggire.

Le sue, di ginocchia, di certo non erano solide come avrebbe voluto.

« Andatevene » disse, sommesso. « È un ordine. Sono il capo dell’Ordine ora. Questo è il mio ordine. Kingsley, tu... »

« Tu cosa farai? » chiese Hermione, e Harry si voltò a guardarla.

« Vi raggiungerò fra poco » disse, tentando di suonare sicuro. Cercò di guardare Draco, come avrebbe voluto tenere fra le dita i suoi capelli in quel momento, ma Draco era troppo lontano, accanto al caminetto spento. « Devo... beh » disse, quando non gli venne in mente nessuna scusa. « Beh, uhm. Cose segrete. Insomma. Vi raggiungerò fra pochissimo. Devo prendere un paio di cose nell’ufficio di Dumbledore ».

Si voltò verso la porta e aspettò di sentire i rumori della gente che se ne andava, ma nessuno si mosse alle sue spalle. Diede loro quasi un minuto per andarsene, ma quando non successe, si voltò di nuovo e mise sul tavolo la Mappa del Malandrino. Non ne aveva bisogno. Sentiva dal bruciore sulla fronte che Voldemort stava per arrivare.

Loro ne avrebbero avuto bisogno, invece. Lo guardavano senza accennare a muoversi.

« D’accordo » disse, con la gola sempre più ruvida. « Io sarò nell’ufficio del Preside. Se non vedete più il mio nome... beh... »

D’accordo, non poteva farcela così. Se si fosse fermato a guardarli negli occhi non sarebbe mai arrivato alla fine.

Si voltò e aprì la porta e uscì, pronto a sigillarla di nuovo con i più potenti incantesimi che conosceva, ma delle dita bianche lo fermarono.

« Anch’io ho delle cose da fare nell’ufficio del Preside » disse Draco distaccato, e fu lui a chiudere la porta. Harry fece appena in tempo a vedere il viso preoccupato di Hermione, prima che sparisse sostituito da quello freddo e pallido di Draco.

« Beh » strascicò Draco, « l’ufficio del Preside è da quella parte ».

« Non ci vado » disse Harry, guardandolo.

« Mentire ai propri sottoposti » disse Draco, allungando ogni parola come se la stesse trattenendo sulla punta della lingua. « Molto Serpeverde da parte tua, Potter ».

« Venire con me. Molto Grifondoro da parte tua, Malfoy ».

« No, ti sbagli » disse Draco. « Se rimanessi lì, finirebbero col linciarmi perché avrei dovuto fermarti. Se torno con te fra le braccia, tutti penseranno che ti ho salvato. Quindi vedi, Potter » strascicò. « È con te o senza di te. Non ti pare una cosa Serpeverde? »

« Mi pare » disse Harry, « una scusa inventata sul momento ».

« Solo perché tu non sei bravo a dire bugie, non vuol dire che siano tutti degli incompetenti come te » disse Draco, e rise sommessamente alla faccia di Harry, e Harry poté ignorare il brusio sempre crescente dei Mangiamorte in virtù di quel suono.

« Malfoy » disse Harry.

« Potter » disse Draco, molto tranquillamente, e alzò la bacchetta. « Da che parte andiamo? »

Harry si toccò la cicatrice con due dita.

« Penso che stia arrivando dal parco. Andiamo verso la Sala Grande ». Si tirò fuori di tasca il Mantello e lo guardò per un attimo, pensando che forse avrebbe dovuto lasciarlo agli altri. Malfoy glielo strappò di mano e lo buttò su di loro.

« Datti una mossa, o ci perderemo l’entrata trionfale » sibilò.

« Tu ti fermi prima » disse Harry, mentre camminavano per i corridoi deserti. Sotto di loro si muovevano i Mangiamorte. Le ultime barriere di quel piano sarebbero crollate presto. « Non ti lascerò avvicinare troppo ».

« Hai per caso intenzione di morire? » chiese Draco.

« Stavo per farti la stessa domanda » disse Harry, e poi l’esplosione li sbatté contro il muro, e Harry ansimò, scivolando a terra e sentendo il sangue corrergli fra i capelli.

Le barriere erano proprio dietro quell’angolo. I Mangiamorte erano proprio dietro quell’angolo.

Voldemort era proprio lì, dietro quell’angolo contro cui lui e Draco erano premuti, schiacciati, ansimanti e Harry sentì che anche fra i capelli di Draco c’era del sangue.

« Draco » ansò. « Draco... »

« Sono vivo » disse Draco; il suo respiro era sibilante, e Harry strinse le braccia attorno a lui, pensando al mostro appena oltre quel muro di pietra, e a dove avrebbe mai trovato la forza per rialzarsi.

« È lì dietro » disse, mentre un’altra esplosione scuoteva le mura della scuola, e polvere accumulata negli infissi delle finestre si sollevava e cadeva sulle loro teste. « Credo che dovremo separarci » aggiunse, e strinse un po’ di più le braccia sul corpo di Draco.

Draco non si mosse, e, a onor del vero, nemmeno Harry.

« Draco » disse a malincuore. E poi, ancora, dopo un minuto: « Draco », e ancora: « Draco, avevi detto che non vuoi morire ».

« Vaffanculo » disse Draco, con la voce che usciva attraverso i denti e sotto il respiro. « Per conto mio, non ci sono altre braccia fra cui vorrei morire ».

Harry chinò il viso e lo affondò nel collo di Draco, e per qualche istante respirò sul suono del suo cuore. Non poteva farcela. Non aveva salutato Ron e Hermione, ma andarsene in quel momento, oh, dio, non poteva...

Alzò le braccia e si scrollò di dosso Draco, tutto d’un colpo, cercando di respirare altra aria che non sapesse né di Draco né di paura; si alzò in piedi, il più velocemente possibile, prima che il suo cuore e le sue ginocchia cambiassero idea e riprecipitasse addosso a Draco.

Cristo, aveva così paura.

Guardò Draco, che si appoggiava al muro per sostenersi, col sangue che si mischiava ai capelli. Se li era fatti crescere un po’. Guardandolo, poteva quasi sembrare, a Harry, che fossero ancora a scuola. La campanella sarebbe suonata da un momento all’altro...

« Nessuno di noi morirà » disse, e voltò l’angolo.

 

***

 

« E ora? » chiese Harry, e si sedette sui gradini sbeccati. Le sue scarpe affondarono nell’erba alta e costellata di pietre bianche e grigie, che un tempo erano state il muro della scuola.

Draco era davanti a lui e guardava le acque luccicanti del lago. Non c’era vento, e i suoi capelli biondi erano incollati alla sua tempia destra; dalle scale Harry poteva vederlo benissimo, il sangue che gli appiccicava assieme le ciocche, e che si era seccato ed era diventato nero sulla pelle impolverata di Draco.

« Ci sarà un processo » disse Draco. « Ci vorrà molto tempo ».

Harry seguì la curva bianca e spigolosa del braccio di Draco, che terminava bruscamente sul polso, perché le sue mani erano nascoste nelle tasche.

« Sì, ma... beh. Non intendevo quello. Non rendere le cose difficili ». Sorrise. « Ce l’abbiamo fatta. Draco ». Disse il suo nome come una preghiera perché si voltasse. 

La linea delle spalle di Draco ebbe un fremito e un’esitazione, e poi Draco si voltò. I capelli erano appiccicati anche alla fronte, intrappolati nella polvere che era caduta e che continuava a cadere dalle mura di Hogwarts; una nube sottile e grigia che volava nell’aria e scendeva sul prato, e tutto, nella luce del sole, sembrava argentato e scintillante, quasi come rugiada sulla punta dei fili d’erba.

Anche il viso di Draco sembrava solo ricoperto di rugiada, e Harry si domandò se anche il suo paresse così. Anche il suo viso era sporco di sangue, ma dubitava che fosse come quello di Draco – il rivolo seccato sulla tempia di Draco scendeva fino alla guancia, come un fiume tortuoso, e in un qualche modo ingiusto sembrava bellissimo.

« Sei tutto sporco » disse Draco infine. « Non ti aspetti davvero che io ti tocchi in questo stato? »

Harry si alzò in piedi, e questa volta la prospettiva non cambiò poi molto, non come quando erano in camera: la luce che cadeva sul volto di Draco sembrò solo più intensa, da quell’angolazione.

« C’è il lago » disse. « Ehi, Malfoy » aggiunse, e sorrise. « Non è che non sai nuotare? »

« Preparati all’umiliazione » disse Draco con ferocia, e poi si voltò e scattò verso il lago. Harry scattò, anche: saltando le pietre di Hogwarts come un percorso a ostacoli, scivolando sull’erba umida di sangue e dell’acqua usata per spegnere gli incendi; inseguendo la macchia sporca e bionda che era la testa di Draco finché non sparì sott’acqua, e gli schizzi gelidi colpirono Harry mentre anche lui si gettava nel lago.

Il mondo luminoso e verde e costellato di pietre divenne all’improvviso azzurro e blu contro la sua pelle, e quando riemerse a prendere aria, la sua gola sembrava essersi liberata dalla polvere, e da qualcos’altro che la ostruiva.

Draco era davanti a lui, e l’acqua grondava dai suoi capelli mentre se li tirava indietro con le mani, e attorno a lui, sulla superficie del lago, si allargava un alone di polvere e sangue. Anche il rivolo secco si era sciolto, e quando Harry si avvicinò con due bracciate e le sue mani solcarono i capelli di Draco, erano di nuovo senza nodi, morbidi fra le sue dita e Harry li strinse.

« Dunque » disse, guardando le gocce d’acqua che scivolavano lungo il naso di Draco. « Dove eravamo rimasti? »

 

 

[Generale la guerra è finita,

Il nemico è scappato è vinto è battuto

Dietro la collina non c’è più nessuno

Solo aghi di pino e silenzio e funghi

 

De Gregori, Generale]

 

 

Note dell’Autrice:

AUGURI!

   
 
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