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Autore: __Evelyn__    30/05/2010    5 recensioni
È facile pensare che una festa non sia niente di male, solo dopo ti rendi conto che oltre ad essere il luogo perfetto per un attacco di Akuma, potrebbe essere una zona trafficata anche di Noah.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Kanda/Allen, Tyki/Rabi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell’autrice:

Ciao a tutti quelli che seguono la mia fan fiction e grazie per continuare a leggere. Vorrei solo annunciare che i prossimi due capitoli non saranno particolarmente movimentati, in quanto non ci saranno sviluppi drastici sia in campo sentimentale che in quello della storia in generale.

Ecco qui le risposte alle recensioni:

mohran: grazie per il commento, come sempre sei la prima a recensire (chissà come mai ;P). cosa posso dirti … Cross è il solito guasta feste, e tu la solita impicciona! Insomma, se Lavi e Tyki si vogliono divertire, l’unica che dovrebbe avere il permesso (per prendere spunti per la ff, come no!) dovrei essere io! Tu puoi spiare gli altri. Inoltre, dato che sei una KandaxAllen super fan spero ti piaccia anche questo capitolo.

Skadi: sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo (è uno di quelli che preferisco, chissà perché ;P), però vorrei precisare che non sono stata aiutata nella stesura della ff, ma nella pubblicazione, dato che sono una completa incapace con i computer. Spero ti piaccia anche il prossimo, anche se, come già annunciato, non ci saranno grandi avvenimenti.

valentinamiky: non importa come ti esprimi nelle recensioni, l’importante è che ti sia piaciuta e che continui a seguirla. Grazie ancora per il commento.

XShadeShinra: grazie per la recensione e le constatazioni, non importa se hai recensito 5 capitoli in uno, sono contentissima perché comunque l’hai fatto. Mi dispiace di aver cambiato un po’ il carattere del mio adorato Lavi e me ne sono accorta anch’io. Sono contenta che ti sia piaciuta, anche se il povero Link non era proprio … nella sua forma migliore, ma in questo capitolo voglio chiarire il malinteso. Non è stato Allen ha farlo andare in infermeria. Non ho fatto una scena rossa perché pensare di scriverle … >///< non posso reggerlo! Sentiti sempre libera di correggermi ciò che trovi errato o che non capisci. Grazie ancora e spero continuerai a seguirla.

CHAPTER SIX

 

«ALLEN!»Qualcosa non andava. Da quando Kanda mi chiamava per nome?

«Cazzo! Apri gli occhi, pidocchio!»

Così era un po’ meglio. Doveva avermi colpito uno degli Akuma di livello tre. Cercai di guardarmi attorno, mentre venivo sballottato qua e là dal mio compagno. Mi aveva caricato in spalla poco dopo che il nemico mi aveva scaraventato addosso a lui.

Mi mossi appena, il necessario per fargli capire che ero più o meno cosciente. Lui mollò la presa, facendomi ruzzolare a terra.

Mugugnai un “grazie” che non ottenne un misero commento di rimando.

Il giapponese si lanciò sul tetto della casa accanto, dove attivò l’Innocence e attaccò un altro Akuma.

Mi sentivo strano, la testa era a posto, ma qualcos’altro non lo era affatto. Mi alzai faticosamente. Mi portai una mano alla spalla, da dove provenivano le scosse di dolore pazzesche.

Tastai il tessuto dell’uniforme. Era bagnato!

«Kan … da.» Dissi con voce flebile, mentre mi accasciavo a terra. Stavo perdendo decisamente troppo sangue, quella ferita andava richiusa al più presto.

Il giapponese non sembrò degnarmi di uno sguardo, troppo impegnato a fare a fette gli a Akuma che invadevano la città.

Ero KO con una mano premuta ad evitare il dissanguamento, quando sentii un’imprecazione preoccupata poco lontano da me, seguita da una corsa veloce. D’innanzi avevo un enorme Akuma dal colore verdognolo, che minacciava di ammazzarmi da un momento all’altro.

«Esorcista, eh!, avrò il piacere di uccidere un’Esorcista, eh!»

Quasi non ebbe il tempo di concludere la frase che Kanda gli recise la testa dal collo, facendola volare lontano.

«Che diavolo fai?!»

«Mi prendo una piccola pausa …»

Il suo sguardo ricadde sulla spalla dilaniata. Sbuffò infuriato e mi raccolse. Mi caricò in spalle e cominciò a correre verso l’uscita della città.

«Non puoi … abbandonarli!»

«Zitto.»

 

Riuscii a restare lucido per quasi tutta la durata della corsa. Quando fummo a debita distanza, Kanda mi depositò al suolo, dolcemente questa volta.

«Devo toglierti la giacca.» Annunciò. «Farà un po’ male.»

Cominciò a sbottonarmi piano la divisa dell’Organizzazione. Quante volte mi ero immaginato quelle mani pallide che compievano quel gesto tanto intimo e lento. C’era un piccolo dettaglio: il contesto dei miei desideri era tutt’altro!

Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo volto, impegnato nel cercare di non toccare troppo violentemente la zona lesa. Quando se ne accorse mi segnalò la sua disapprovazione con un grugnito.

Non avevo il coraggio, ma volevo sapere ad ogni costo il perché della sua invasione nel mio letto. Presi un bel respiro.

«Senti …»

Mi zittì appena sollevò il lembo della giacca della divisa.

«Ah! Fa … male!»

Lui sorrise maligno. Mi aiutò a mettermi seduto, tenendo un braccio dietro la mia schiena. Tra noi non c’era mai stato un contatto così diretto. Mi sfilò anche la camicia e l’aria fredda delle prime ore del mattino mi trafisse.

Per qualche minuto rimase ad esaminare il danno, poi sembrò decidersi sul da farsi ed estrasse da una tasca il materiale medico. Ripulì con delicatezza, riunì i due lembi di pelle divisi e cominciò a ricucire con uno spesso ago. Era piuttosto doloroso, ma sopportabile, in confronto a quello che avevo passato in precedenza.

Si interruppe un momento per controllare che fossi cosciente. Mi accorsi di aver afferrato la sua divisa lunga.

«Tutto okay? Guarda che ho quasi finito … pivellino!»

Concluse con gli ultimi punti la cucitura sulla mia spalla e cominciò a fasciarla, avvolgendo anche parte del mio petto.

Sospirai di sollievo quando ebbe finito, mi aiutò ad alzarmi e mi condusse tra il bosco.

Tremavo violentemente a causa delle basse temperature.

«Dove andiamo?»

«Poco più a nord della città ho avvistato un piccolo rifugio sotterraneo. Dovremo fare in fretta. Altrimenti non resisterai molto in questo stato.»

Annuii quasi sconvolto di tutta quella attenzione. Che si stesse veramente preoccupando per me?!

Per velocizzare lo spostamento mi sollevo e caricò in spalla. Non impiegammo molto per arrivare. Mi ero completamente afflosciato su di lui, in modo da evitare di essergli ulteriormente d’intralcio. Kanda alzò una porta – botola e vi si fiondò dentro.

Il posto era piuttosto freddo, soprattutto perché era progettato per le battute di caccia estive. Dall’entrata ruzzolò un po’ di neve ghiacciata.

Era completamente buoi la sotto. Fortunatamente Kanda trovò una candela mezza consumata su un vecchio tavolino traballante.

Proprio attaccato ad esso c’era un piccolo letto malandato. L’Esorcista mi depositò sul letto ed accese la candela, poi il fuoco. Ci rendemmo conto in ritardo del sangue sulle lenzuola. Mi allontanai traballante, ma desideroso di non guardarlo. C’erano delle corde sulla testata del letto, anch’esse zuppe di liquido vermiglio secco.

Deglutii.

Non erano le uniche cose presenti. Sul cuscino sporco, era appoggiata una fascia, simile a quella di qualcuno che conoscevo bene.

Mi voltai coprendomi la bocca a trattenere un conato di vomito.

«Non può essere …»

Kanda era davanti a me e non appena si avvicinò lo strinsi involontariamente, premendo il viso contro il suo petto.

Lui non si oppose.

«Cazzo …» Sembrava piuttosto preoccupato, ma se non l’avessi imparato a conoscere non avrei mai intravisto la sua speranza che strisciava via. Mi venivano le lacrime agli occhi, ma pur imponendomi di non piangere, queste sembravano intenzionate ad uscire.

Le sue braccia forti mi sorressero quando un colpo di stanchezza mi colpì, facendomi sciogliere tutti i muscoli delle gambe.

Mi fece sedere a terra e si sbarazzò delle lenzuola, gettandole nel camino ardente.

La fascia la nascose in una tasca, mentre si toglieva la divisa.

Cercò altro per coprirmi e poi mi avvolse una coperta di lana più pesante delle altre. Pur avendo il fuoco e la coperta, però non smettevo più di tremare.

Il giapponese fece finta di niente, mentre se ne stava a pulire la sua stupida katana in un angolino, poco più lontano del fuoco. Incrociammo gli sguardi un paio di volte, finché non smisi di fissarlo e mi persi nei miei loschi pensieri su ciò che poteva essere accaduto in quella stanzetta sotterranea.

Non mi accorsi che Kanda mi si era fatto più vicino. Me ne resi conto quando le sue labbra raccolsero una mia lacrima fuggiasca.

Rimasi pietrificato, con gli occhi sbarrati da quel gesto assolutamente intimo.

Mi circondò con le braccia e mi strinse a sé.

«Smettila di piangere, sembri un marmocchio!»

Mi costrinse a guardarlo in faccia. Il suo sguardo era duro come al solito, ma i suoi modi di fare tradivano l’indole scorbutica.

Ebbi l’impulso irrefrenabile di assaggiare le sue labbra. Effettivamente avevo una certa fame, così avvicinai maggiormente i nostri volti e sfiorai le sue labbra con le mie. Non rispose, quindi mi ritrassi sicuro che non sarei più riuscito a guardarlo in faccia a causa di quel gesto imbarazzante. Non che il suo fosse stato da meno.

Kanda mi spinse improvvisamente contro il muro. Ecco! L’avevo solo fatto incavolare.

«Mammoletta!» Cominciò ed io sperai solo non durasse troppo; era già abbastanza orribile non essere ricambiati. «Quando fai una cosa simile …» Mi preparai. «… falla bene!»

Altro stupore mi invase, unito alla sua lingua nella mia bocca semiaperta.

Cercai di allontanarlo. Non perché si interrompesse il bacio, ma perché non ero pronto completamente ed un simile contatto. Lui non cedette, costringendomi a rispondere.

Si separò da me, ansimante ed eccitato, solo quando fu soddisfatto della mia espressione di totale abbandono alle emozioni.

Un sorriso preannunciatore dell’apocalisse (la mia apocalisse, però) comparve sul suo volto, mentre ammirava il mio stretto tra le sue mani. Si infilò tra le mie gambe e mi obbligò a sedegli sopra. Ero più piccolo di statura, oltre che più giovane, ma tutto quello mi stava piacendo davvero.

Risposi al sorriso, anche se in modo differente.

Prese a baciarmi ed a toccare la mia pelle che divenne lentamente imperlata di sudore. Le sue mani si spinsero velocemente alla mia cintura, che sfilò e spinse lontano.

Mi bloccai, ancora tremante, anche se per un altro motivo rispetto a prima.

«Hai paura?»

Scossi il capo, celando il mio letterale terrore. Non avevo mai fatto nulla di così azzardato. Cioè non nego di essermi toccato, per carità, solo non avevo mai pensato potesse farlo qualcun altro. Beh, forse sì …

Mi sollevò il mento e strofinò il naso contro il mio. «Sì, invece …»

Annuii al suo sussurro quasi dolce.

Lui mi abbracciò e mi trascinò a terra. Rimanemmo immobili, stretti l’un l’altro.

«Posso aspettare … aspetto da un po’, riuscirò ancora …»

Lo guardai giocando con una ciocca di capelli.

«Perché l’hai fatto? Perché oggi?!»

«Non stavo dormendo.»

Mi si secco la bocca a quell’affermazione, ma non rimase asciutta per molto, dato che presto fu occupata da una lingua umida ed estranea. Per lo meno, baciarci mi distraeva un po’ dalla preoccupazione per Lavi. Solo una cosa mi spinse a lasciare a malincuore le sue labbra.

«Kanda …»

«Che vuoi? Ti da fastidio?»

Sorrisi. «No, non è quello. Vorrei parlare di Link» vidi un accenno di sorriso. «Non dirmi che …»

«Ops, deve essermi scivolata un po’ di quella robaccia di Kumui nel suo bicchiere della colazione …»

Lo guardai di sottecchi. «Tutto da solo?»

Sghignazzò malevolo. «Ok, Jerry è dalla mia parte!»

  
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