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Autore: kymyit    31/05/2010    3 recensioni
Una nota casa discografica americana decide di lanciare una band giapponese visual kei: gli Shunkashuutou.
Una dei dirigenti invita nella sua villa, insieme agli ospiti asiatici, il suo amico d'infanzia italiano Iyv, il ragazzo di lui e la sua sorellina, Hogan ed Helena Russell.
Quando poi Haruka, la cantante, verrà trovata morta spetterà proprio all'italiano e al suo socio rimboccarsi le maniche e venire a capo del complicato mistero.
Perché niente è come viene fatto sembrare.
Se poi ci si mette un medico legale con cui Iyv ha un conto in sospeso, la situazione non è certo delle migliori.
Il resto dei presenti, eccetto Mafuyu, e forse Emily, rimase confuso a quella rivelazione. Persino Iyv restò a bocca aperta, perché aveva certo sospettato una soluzione così romanzesca, ma era troppo… romanzesca, appunto, e l’aveva accantonata nella sua mente per ricercare le prove ed evitare di seguire immediatamente una pista che avrebbe potuto rivelarsi fasulla.
La sua regola principale era: non concentrarti mai su un qualcosa, vaglia le varie ipotesi, prendi tutto per plausibile e solo dopo sfoltisci le idee, quando sarai sicuro che alcune possano essere scartate.
E prove ce n’erano a favore di quella verità, mancava il movente, e temeva di saperlo. Era in casi come quelli che bisognava puntare il fascio di luce teatrale sul colpevole e farsi spiegare, raccontare, ogni cosa.

[Rat: arancio, rosso al terzo capitolo, ma non troppo rosso]
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iyv & Hogan'
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Capitolo 1: Arrivo a Villa Bloomfield.

Hogan spense la sigaretta nel portacenere dell’auto. Richiuse il cassettino e prese a frugare nel cruscotto.
-Cosa stai cercando?- chiese il suo compagno di viaggio, senza distogliere lo sguardo dalla stradina sterrata che andava percorrendo.
-La mia rivista.- rispose, continuando a frugare invano fra documenti e fogli sparsi vari.
-L’ho messa nella tasca dietro il mio sedile.- disse l’altro, accennando un sorriso furbo.
Hogan gli si accostò, frugando dove gli aveva indicato, col viso tremendamente vicino al suo. Il guidatore emanava un profumo molto dolce e fresco, percettibile solo a quella distanza così ravvicinata.
-Tsk… - Hogan fece schioccare la lingua dopo aver recuperato la sua tanto agognata rivista e si allontanò dall’altro con un sospiro di sollievo.
-L’hai fatto apposta.- disse accusatorio, senza neppure guardarlo.
L’altro sorrise –Non ti saresti mai avvicinato spontaneamente a me e, come vedi, io non posso muovermi.-

Era un viaggio lungo. Un’ora dispersi in un bosco per di più in forte ritardo al loro appuntamento. Ovviamente, la colpa era di Hogan, che aveva fatto un sacco di storie.
Hogan Russell era un trentenne cinico, con l’aria vissuta di chi conosce il mondo come le proprie tasche. O meglio quella parte di esso che non tutti conoscono se non attraverso le cronache nere. Aveva scelto lui stesso di vivere in quel modo, circondato dal sangue e dalla violenza. Aveva i capelli grigi in completo disordine (sembrava gli fosse scoppiato un petardo in testa) e le basette leggermente rase prolungate fin sotto l’orecchio. I suoi occhi, o meglio il suo occhio sinistro, era castano. Quello destro l’aveva venduto per una cospicua somma a un trafficante d’organi e sostituito da una benda nera da pirata… avrebbe dovuto vendere anche il rene, ma poi aveva avuto la “sfortuna” d’incontrare il suo compagno e le sue tribolazioni economiche erano finite.

Iyv Lancia, era solo uno degli appellativi utilizzati dal guidatore dell’auto. Era un giovane trentenne di bell’aspetto, dagli occhi verdi e i lunghi capelli biondi che gli arrivavano al termine della schiena. In quel momento li teneva raccolti in una treccia bassa posata sulla spalla, faceva parecchio caldo per essere una giornata di fine estate. Vedere il giovane per la prima volta, poteva causare sorpresa e persino qualche malinteso. Anche Hogan era rimasto leggermente stupito la prima volta che ebbe modo di parlare con lui. Il suo corpo risentiva ancora dell’effetto di alcuni ormoni che aveva iniziato a prendere per lavorare al caso che aveva permesso il loro incontro. Il viso era leggermente femminile, ma giusto appena, e le sue mani erano affusolate e ben curate. I capelli lucidi e sempre perfetti, gli abiti puliti, i denti smaglianti… se fosse stato anche ordinato, avrebbe guadagnato notevoli punti nella mente di Hogan. Iyv era di origini italiane, ma aveva conoscenti quasi ovunque e negli ultimi sei mesi aveva sede lavorativa e domicilio variabile in diverse città americane, con Hogan e la sorellina di lui. La piccola aveva solo quindici anni, figlia della madre di Hogan e di un uomo che li aveva abbandonati sul lastrico. La sua malattia era la causa delle tribolazioni del fratello maggiore, ma grazie al bell’italiano poteva finalmente vivere al di fuori delle quattro mura di una stanza d’ospedale. Helena, quello era il suo nome, dormiva profondamente sdraiata fra i sedili posteriori. I suoi lunghi capelli biondo cenere erano sciolti e in disordine sul cuscino che aveva sistemato sotto la testa. Ogni tanto parlava nel sonno, suscitando sorrisi benevoli e materni da parte di Iyv.


La padrona della villa in cui si stavano recando era una dirigente di una nota casa discografica, figlia di un amico di famiglia del giovane italiano.
-Eccola là!- esclamò trionfante Iyv.
Una parte della villa fece capolino fra gli alberi. Ci volle un poco per scorgerla completamente, ma una volta giunti all’enorme cancello d’ingresso, i tre (Helena si era appena svegliata) poterono ammirare la facciata anteriore in tutta la sua magnificenza.
Era in stile ottocentesco, divisa in tre piani. Aveva indubbiamente subito influenze italiane, lo dimostravano le statue di divinità latine allineate lungo il viale, tutte in bianco marmo pregiato. Helena le fissava, incantata dalla loro armonica bellezza.
-Sembrano quasi persone vere.-
-Aha… venivo spesso a giocare in questo posto.- disse Iyv, abbassando il finestrino per annunciare dal citofono il suo arrivo. Il cancello si aprì quasi subito, silenziosamente.
-E’ grazie al signor Bloomfield che ho sviluppato un forte amore per la mitologia.- concluse l’italiano.
Finalmente l’automobile si fermò e i tre scesero, mentre un uomo longilineo, quasi calvo, sulla sessantina si avvicinava a passo svelto, seguito da una giovane donna dai capelli rossicci di media lunghezza. L’uomo indossava un’elegante camicia bianca, con cravattino, scarpe e pantaloni neri. Lei un vestito color pesca, decorato da una spilla di brillanti bianchi appuntata sulla sinistra, sopra il cuore. Era una spilla a forma di rosa, per essere precisi e doveva costare una vera fortuna.
-Iyv, che piacere!- esclamò la donna, a braccia aperte.
-Emily!- rispose a tono lui, abbracciandola, poi si avvicinò a Hogan e gli cinse le spalle col braccio sottile, mettendosi appena in punta di piedi per rimediare alla differenza d’altezza –Lui è Hogan Russell. Lei invece è Helena, sua sorella.-
-Molto piacere.- Emily strinse la mano alla ragazza e poi al trentenne, ridendo divertita quando questi pizzicò con due dita il braccio dell’italiano, liberandosi di quell’abbraccio non gradito.
-Io sono Emily Bloomfield, mentre lui è il signor Leonard Hopkins.- disse la donna –E’ il mio maggiordomo, una persona di fiducia. Se avrete bisogno, sarà a vostro servizio. Fate pure come se foste a casa vostra.-

Mentre il compagno si lasciava andare ai convenevoli e informava la donna su qualcosa circa i loro nomi, Hogan, che sapeva di cosa si trattava, meditava di strozzarlo, sia per esser stato trascinato in un luogo che non lo faceva sentire per niente a suo agio, sia appunto per quella faccenda. Non poté però esimersi dall’ammirare le linee eleganti e geometriche della facciata. In particolare, la sua attenzione e quella della sorella, furono attratte da un appariscente volto in rilievo sul portone d’ingresso.
-Questo è Giano.- disse Iyv quando furono all'interno e mostrò ai due il rilievo sulla parte posteriore della porta. C’era la stessa identica faccia. -Era considerato dai romani il custode di ogni forma di passaggio, di tutto ciò che ha inizio e fine.-
E parlò, parlò, parlò… Helena lo ascoltava rapita, mentre Hogan si continuava a guardare intorno. C’erano tantissimi piccoli rilievi dell’uomo bifronte sugli stipiti di ogni porta, sulla ringhiera di legno delle scale. E ancora: busti di marmo e altri oggetti da esposizione a carattere mitologico più o meno ovunque.
-Gli altri ospiti sono già qui?- chiese poi Iyv
-Si, sono nel salotto al secondo piano.-
Ironico il giovane si rivolse a Hogan –Mi raccomando, cerca di non sbranare nessuno, eh! Non gioveresti alla mia reputazione.-
Helena alzò gli occhi al cielo, sarebbe successo qualcosa, conosceva bene i suoi polli, specie il fratello.
Il gruppetto scambiò qualche altra battuta all’ingresso, poi il signor Hopkins li scortò fino al salotto, dove attendevano gli altri invitati

Fine Capitolo

Ho iniziato la mia prima originale** O meglio, la prima originale pubblicata qui e che non mi ha dato eccessivi problemi.

Spero vi piaccia e vi prego ^^ recensite in tanti, anche perché ci tengo a consigli ed eventuali critiche (probabilmente se ce ne saranno, modificherò i capitoli) poi, perché beh, non sarò l'unica, vorrei scrivere un libro (due, tre, quattro, ventisette, ventotto XD) e devo migliorarli per scalare la vetta *posa da eroe con nello sfondo l'onda enorme*

Fine dello sclero. Molti diranno -E le altre fic?-

Ci sto lavorando. Ho avuto un periodo altamente schifoso ed è un miracolo che mi sia tornata la voglia di sedermi a scrivere.

Detto ciò, *cough* recensite*cough* Grazie della lettura e al prossimo cap ^^

Piccola nota: ho già provveduto a sistemare qualcosina, tipo virgole e ripetizioni varie. Bene, ora vado, il secondo cap mi aspettaaaaaa!! *sparisce*

   
 
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