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Autore: Naomily    31/05/2010    4 recensioni
Non è niente di che. Solo.. un modo per ricordare Nicholas, che ci è stato portato via dalla leucemia ieri.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beh, non c'è niente da dire. E' una one-shot che dedico a Nicholas, appunto. Ieri la leucemia ce l'ha portato via. 
Mi sembra giusto fare qualcosa, anche se la mia storiella da quattro soldi non lo farà tornare indietro. E mi sento una sciocca a ricordarlo con attravero una cosa del genere. Ma a parole non sono mai stata brava e non ho mai avuto modo di dirgli cosa pensavo di lui. Non ho mai avuto modo di dirgli quanto era simpatico e che gli volevo bene. 
Ecco, ora se avete voglia leggete. Non è niente di che, ma io ci tengo troppo.

Nicholas.
In memoria di un amico.

 Matilde accarezza quella foto, bagnata dalle nostre lacrime. Volevamo essere forti, ma alla fine siamo crollate.
“Non ci posso credere..” bisbiglia e io alzo gli occhi al soffitto, perchè non voglio piangere ancora. So che lui non l’avrebbe mai voluto.
“Ora non soffre più.” Sussurro, senza trovare la voce. Siamo state troppo tempo in silenzio, a ripassare i momenti passati con lui. E quel nome, il suo nome, Nicholas, mi rimbomba nella testa.
“Perchè sempre i migliori se ne vanno, Gio?”  mi domanda, con voce troppo straziante. E mi viene da coprirmi le orecchie e non sentire più niente.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che non sono felice di essere ritornata in questa città. Perchè è piena dei suoi ricordi. Di Nicholas. E’ piena di ricordi. Ricordi.
Mi rendo conto anche che è vero il detto ‘Non apprezzi una persona, finché non la perdi.’ O qualcosa di simile, ora non ricordo di preciso.
Io non avevo apprezzato quel ragazzino dalla voce un po’ da femminuccia e gli occhi neri umili e sempre pieni di vita. Non ho apprezzato la sua persona, non ho apprezzato la sua voglia di vita.
Non l’ho apprezzato nemmeno quando l’ho visto con i capelli rasati a zero e il viso privo di ogni sorriso. Non l’ho apprezzato perchè i medici avevano detto che l’aveva superata. Ero sicura che ce l’avrebbe fatta. Che Nicholas avrebbe sconfitto qualsiasi male, per questo non l’ho apprezzato. Perchè ero sicura di non doverlo mai perdere.
 “Non lo so, Mati, non lo so.” E sento che sto per scoppiare ancora una volta. Io e Mati ci guardiamo negli occhi e poi giriamo la testa, ognuna dalla parte opposta, non vogliamo mostrarci così debole l’una all’altra. Ci siamo sempre fatte forza a vicenda, ma questa storia è troppo per tutte e due.
“Mi manca già.” Bisbiglia, a nessuno in particolare. E le trema la voce. Terribilmente.
Vorrei dirle che sta in un posto migliore adesso, ma non riesco a pensarlo nemmeno io.
Nicholas stava bene con noi. Accanto a noi. A farci sorridere sempre, a vederlo sorridere.
E sento il bisogno di piangere per tutte le cose che non avrà mai l’occasione di fare, di vedere.
Quante cose avrei da dirgli, adesso. Quanti i silenzi che avrei potuto evitare.
“Anche a me. Da morire.”
“Hai presente.. non so.. sì, insomma.. tu non hai la sensazione di avere il cuore diviso in tanti tantissimi pezzi? Non hai l’impressione che ti manca qualcosa qui?” e alza la mano e la posa sul cuore. Delicatamente, per paura di frantumarlo veramente.
“Sì, so come ti senti.” Mi passa la foto e l’accarezzo. Stupidamente, immagino di averlo davanti. Ci sorride e si siede accanto a noi. Ci abbraccia.
Sospiro e mi asciugo le lacrime. Poso la sua foto sul letto e mi fa male il cuore. Allora la riprendo in mano e mi sento già meglio.
“I dottori.. avevano detto che non era più in pericolo!” esclama Matilde, con rabbia, odio.
Io annuisco e le do ragione.
Poi anche lei si asciuga le ultime lacrime, tira su col naso e si alza. Si sposta sulla sedia della scrivania, davanti a me.  “Ti avviso io quando fanno il.. sì, insomma, il funerale, ok?” e non la guardo in faccia. Quella parola rimbomba nella testa di tutte e due, lo sappiamo entrambe quanto ci faccia male, eppure non ci diciamo niente.
Poi poso la foto sulla scrivania e per un po’ non la guardo.
La sento sorridere e poi ridere timidamente. “Dovremmo vestirlo con la divisa della sua squadra di calcio e mettergli un pallone accanto. E come musica mettiamo quella cosa che fa popopopopopo” e canta così con voce stanca e insicura. Lo sguardo perso nel vuoto, lontano a ricordare chissà che cosa. Magari alla sua ossessione per il calcio. Quanto amava il calcio. Era prima di qualsiasi cosa. Ma dopo gli amici.
“Sì, credo che gli piacerebbe un funerale del genere. E la musica dovrebbe essere alta, così da coprire i pianti.” E ritorniamo serie.
Poi riprendo la foto. E la osservo per bene. In ogni minimo particolare. Lui che ride, con addosso i pantaloncini, una maglietta lunga, e il pallone sotto il piede destro.
Inspiro e sospiro lentamente. Vorrei dire a Matilde che perderà il treno se non si sbriga, ma mi trema la voce.
Quasi mi avesse letto nel pensiero si alza, mi abbraccia forte e dice che ci sentiremo presto. Io annuisco e le sorrido.
Ora che la stanza è vuota mi sembra davvero di sentire la presenza di Nicholas.
Chiudo gli occhi. è qui accanto a me. Poi immagino di abbracciarlo e di dirgli cose che avrei dovuto dirgli mesi fa: che gli voglio un bene dell’anima, che è bravo a giocare a calcio, che ha un bel sorriso e che cammina in modo strano, sculettando.
Rido da sola e mi pare di sentire ridere anche lui. Apro gli occhi spaventata, ma non c’è nessuno. Così mi ricompongo, mi distendo sul letto, con la sua foto sul petto.
Nicholas è accanto a me. Lo sarà sempre.
Anche se adesso sono arrabbiata con lui perchè si è fatto sconfiggere dalla leucemia.

   
 
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