Le valli bianche non facevano rumore alcuno.
Nell’immensità della neve e dell’acqua pura dei ruscelli, il volto impassibile di una giovane donna faceva scorrere lo sguardo sui zampillanti giochi argentati del ruscello.
Un sospiro, una lettera abbandonata in una bottiglia, lo sguardo poi in lontananza.
Forse era stupido sperare che quella lettera arrivasse nelle mani di Antonio, ma non poteva fare altro che pregare che l’uomo si trovasse in Catalogna, magari sulla riva gelida, e che notasse con occhi scintillanti di curiosità quella bottiglia ferma in un qualche punto, incastrata fra il legno e i ciottoli lisci.
La Valira si prese il suo ennesimo respiro, un altro giro di rosario e la milletrecentoventisettesima di quelle bottiglie.
***
Elionor Nin nacque dalle grazie di Carlo Magno, nel sacro giorno della vittoria contro i Mori.
Quando le grida della nuova capitale incontrarono gli occhi color del mare e la bocca già sorridente della bambina, Francis non poté fare a meno di sorridere alla vista di tale contentezza.
-Sembra che sia davvero carina, anche se così piccola.- declamò buttando la schiena all’indietro e stiracchiandosi, gettando l’ennesima occhiata ai riccioli mori della piccola che riflettevano i bagliori dorati del fuoco.
Antonio era fermo, e Francis lo fissò male. Sembrava essersi perso nei movimenti ipnotici dei capelli della piccola, già lunghi fino a metà della schiena, dolci come le onde in una giornata senza vento.
-Chissà se posso tenerla, per un pò...-
Nulla che non fosse gelosia riempì il cuore di Francis, scemando poco dopo nel notare quanto fosse calda la voce della Hispania in quel momento, in quel sussurro fatto a mezza bocca.
In fondo non era ancora grande abbastanza, no?
-Poi prenderla per ora, ma sappi che verrò a riconquistarla.- dichiarò allora, alzandosi in piedi di scatto e scatenando la paura di Antonio.
-Eh, cosa?- chiese l'altro, visibilmente confuso.
-Non riesci nemmeno a registrare cosa dici, eh?- ringhiò allora il francese, voltandogli le spalle e chiedendosi perché quella strana sensazione di amara sconfitta sembrava avesse l’intenzione di non abbandonarlo mai più.
***
I piccoli piedi scalzi di una furia in miniatura risuonarono in velocità lungo il corridoio della modestissima villa ad Andorra la Vella.
Antonio sorrise nell’udirli, e si posizionò dietro ad una colonna, aspettando con pazienza.
Una piccola figura gli sfrecciò accanto, mentre il fiocco rosso che teneva composti i capelli si slacciava, cadendo poco davanti i suoi piedi.
Andorra doveva però essersi accorta della sua dimenticanza, perché inchiodò e si girò in fretta, combattendo con la massa scura dei suoi ricci e togliendo ad Antonio il gusto di vederla correre per la casa alla sua disperata ricerca.
Quando la bambina si accorse che qualcuno stava davanti al suo laccio, i suoi occhi saettarono in alto, illuminandosi di felicità e offesa allo stesso tempo.
-España!!!-
esclamò
allora, visibilmente irritata per aver intuito lo scherzo di cattivo
gusto che
Antonio voleva tendergli e al contempo talmente tanto euforica da
saltare e
attaccarsi con le braccia alla sua vita, sebbene non fosse ancora
abbastanza
alta per poterci arrivare. Nemmeno in punta di piedi.
La grossa
risata
che Antonio aveva tenuto per sé in tutta la breve scena
esplose fragorosamente,
facendo alzare in volo le grosse cornacchie appostate nei pini attorno
al
chiostro dove si trovavano e prendendo finalmente la piccola in
braccio, facendo
una piroetta su sé stesso e facendola ridere ancora di
più.
-Sei
cattivo, España!
Volevi farmi correre per ore in giro per casa!- esclamò poi
la piccola,
mettendo il broncio e strappando un altro singulto divertito alla
nazione più
grande.
-Mi sarei
fatto
perdonare.- disse allora lui, mettendo mano al borsello di pelle che
portava a
tracolla e godendo dell’espressione curiosa della bimba, che
ingenuamente portò
le mani avanti per poter afferrare immediatamente qualsiasi cosa ne
sarebbe
uscita.
Antonio
però fermò
ogni suo tentativo di rapina mettendola a terra e guardandola con
divertita
autorità.
-Ah-ha, mì
ratoncita. Stai ferma lì e chiudi gli occhi
finché non ti do il permesso di
riaprirli.-
Elionor
si fece
subito seria, riconoscendo il tono autoritario di Spagna. Si
fermò
immediatamente, chiudendo gli occhi e portando le mani dietro la
schiena,
cercando di mostrarsi calma nonostante la punta del suo piede destro si
muovesse in circolo, esternando tutta la sua impazienza repressa.
Spagna
raddolcì la
sua finta espressione da durò, togliendo finalmente dalla
tasca il tanto
agoniato regalo.
Quando
Andorra
sentì qualcosa sfiorarle il collo nel buio totale della sua
vista rabbrividì di
felicità.
Un
qualcosa di
leggero si posò sul suo petto, arrivando a sfiorarle
l’ombelico, e mentre
cercava di registrare cosa fosse un paio di mani forti la allontanarono
dalla
penombra, e poco dopo il sole tiepido di quell’estate montana
le solleticò le
braccia seminude e le palpebre, colorando la sua non-vista di delicati
toni
arancioni.
-Ora puoi
aprirli,
Andorra.- le disse Spagna, e lo stupore che le si dipinse in volto fu
migliore
di qualsiasi regalo del mondo.
Un
rosario in
madreperla e avorio le illuminava il viso, riflettendo nei suoi occhi
bagliori
di luce. Il crocifisso era d’argento, decorato sulla
sommità con uno zaffiro
blu come i suoi occhi.
-Mi hanno
detto che
il vescovo di Urgell ti ha insegnato tantissime preghiere.
Così adesso, quando
pregherai, penserai un pochino anche a me.-
Andorra
avrebbe
gridato, fra le lacrime di felicità, che Antonio era davvero
uno stupido. Che
lei già pregava sempre per lui, per le sue guerre, i suoi
dolori, le sue
colonie.
Ma non lo
fece.
Si
asciugò le poche
lacrime che avevano osato calcare il roseo territorio delle sue guancie
con il
bordo della maglietta che indossava. Recuperò subito un
espressione serena,
facendosi nuovamente prendere in braccio e lasciandosi guidare verso le
parti
più fresche della casa.
-Quale
vuoi
sentire?- chiese allora, mettendogli le mani al collo e sussurrandogli
le
parole nell’orecchio, per non disturbare le cornacchie che
erano appena tornate
ai nidi.
-Potresti
iniziare
con un Ave Marìa, che dici?- propose
l’uomo, parlando anch’egli a bassa
voce e godendo il più possibile quel lungo momento di calma.
La
bambina fece
allora un lungo respiro, iniziando a snocciolare a bassa voce la dolce
preghiera.
-Dios
te salve,
Marìa,
llena eres de gracia ;
el Señor es contigo ;
benedita tù eres
entre
todas la mujeres,
y benedito es el fruto
de tu vientre,
Jesùs… -
***
-…Santa
Marìa, Madre de Dios,
ruega por nosotros pecadores,
ahora y en la hora
de nuestra muerte.
Amen.-
Le
ginocchia le
facevano male, e il respiro pesante si condensava nella stanza.
Davanti
all’immagine sacra della Madonna, bella come da secoli
rimaneva, Andorra
rimaneva sempre assoggettata.
Ma non in
quel
giorno d’inverno.
Alle sue
spalle,
dolorante da ferite fresche che i vestiti cercavano di nascondere,
stava
Spagna.
Elionor
non si
sarebbe girata. Aveva già visto un espressione dolente sul
viso del
conquistatore, quasi cinquecento anni prima, e anche poco
più di due secoli
addietro, quando aveva cercato di annetterla di nuovo nei suoi domini.
-
Mì ratoncita,
sto andando via.-
La
preghiera si
fece più bassa, il rosario regalato tanti anni prima e ora
consumato giaceva
lì, fra le mani di una donna che aveva messo il velo nero e
che aveva i boccoli
non più liberi come in passato, ma raccolti selvaggiamente
in una dolorosa
crocchia che le tirava le tempie.
Andorra
non si
sarebbe girata.
Sapeva
già che
Spagna non sarebbe più tornato. Era già nel pieno
declino del suo Impero, in
quel maledetto inizio Settecento, e le guerre di successione che gli
stavano
lacerando le carni non sarebbero smesse presto, così come le
recenti sconfitte
della Grande Armata non sarebbero state dimenticate.
Ma non
era solo per
quello che Antonio non sarebbe più tornato.
-Devo
andare, o
altrimenti Lovino si preoccuperà...-
Eccolo,
il motivo
che le faceva stringere il cuore, e
non
dalla gelosia.
Lovino.
La presa
sul
rosario si fece più serrata, la preghiera quasi muta.
Antonio,
per quanto
fosse lento di comprendonio, aveva ormai capito che Andorra non poteva
più
girarsi.
-Adiòs,
mì
ratoncita.-
I passi
dei suoi
stivali si fecero sempre più distanti, lasciando da solo il
suono delle lacrime
che cadevano sull’inginocchiatoio e i singhiozzi mal
trattenuti.
Sotto
alla finestra
della camera, nemmeno Francia sorrideva.
***
Alle
porte del
Milleduecento, Francis tornò a reclamare quello che aveva
generosamente
concesso anni prima.
La
discussione si
era già levata un secolo prima, durante una cena di stato,
in cui casualmente
il francese aveva fatto presente ad Antonio che Andorra si stava
facendo
grande, e che forse era ora di spartire in modo uguale ciò
che anni prima era
stato lasciato al caso.
La brutta
reazione
della Spagna non aveva lasciato possibilità di discussione.
Il tempo era poi
corso, lasciando sull’argomento una tensione palpabile,
finché con il buon
umore di nuove annessioni non si era tornati sulla scottante questione.
Ad
Andorra, Francis
non era mai piaciuto. Aveva avuto occasione di osservare più
e più vote i suoi
comportamenti poco casti, in profondo contrasto con
l’assoluta fede cattolica
della piccola. Nonostante questo non aveva mai detto ad Antonio che la
grande
Francia teneva, secondo lei, comportamenti poco consoni,
poiché avvertiva che
c’era un legame di amicizia a legare le due nazioni, per
quanto strano e di
discutibile solidità.
Fu per
questo che
non spiccicò parola quando Francis arrivò nella
sua casa, accompagnato da un
semplice umano, per poter confrontarsi con Antonio e il conte di
Urgell.
Li
lasciò a parlare
nella grande sala da pranzo, spiando dalla porta semichiusa le loro
espressioni
concentrate ed un pezzo di carta scritto fitto fitto, che da
lì non riusciva di
sicuro a leggere.
Vide
l’uomo venuto
con Francis apporre la sua firma, e poco dopo la riluttanza del conte a
fare
altrettanto.
Quando
entrambe le
parti ebbero apposto la firma, Antonio fece risuonare la prima e ultima
frase
della serata.
-Abbiamo
concluso,
potete andare.-
Di certo
però alla
giovane Elionor non sfuggì l’odio viscerale con il
quale la nazione sembrava
guardare il pezzo di carta, e nemmeno il sorriso soddisfatto di Francis
che
lasciava velocemente la villa.
***
Lovino
era davvero
un bambino curioso.
Elionor
l’aveva
osservato a distanza, nei suoi primi giorni di permanenza, dalla sua
adolescenza timorosa e a contatto solo con due nazioni su
chissà quante nel
mondo.
Il
bambino aveva
scorrazzato di qua e di là, sputacchiando parole che
sembravano tanto insulti
nella sua lingua nativa, e percorrendo quasi sempre di fretta i
corridoi
silenziosi.
Aveva
visto anche
come trattava Spagna, che inutilmente aveva cercato di avvicinarli a
forza, e
aveva gonfiato le guancie nel vedere come fosse diventato la pezza da
piedi di
un ragazzino così stupido.
Lui aveva
l’opportunità di vederlo ogni giorno, o quando
tornava dalle battaglie. Lei era
già tanto se poteva incontrarlo per una settimana
d’estate e qualche giorno dopo
Natale. Quel moccioso non sapeva davvero quanto fosse preziosa la
presenza di
una nazione come Antonio.
Poi
però, inspiegabilmente,
si trovarono nella stessa stanza.
L’Italia
del Sud
sgranò gli occhi a vederla, diventando rosso come un
pomodoro, ed Elionor
decise che forse non gli stava poi così antipatico.
Fecero
lunghe
passeggiate in silenzio, senza nemmeno presentarsi (c'è
n'era davvero bisogno?), per poi finire quella
stessa sera a tavola assieme, sotto lo sguardo perplesso di Spagna, con
il più
piccolo seduto sulle ginocchia dell’altra, in totale
serenità.
Mangiavano
dallo
stesso piatto, senza vergogna, con i rosari di entrambi abbandonati
vicino ai
tovaglioli.
Andorra
aveva
capito già da quel giorno, guardando negli occhi di Lovino
che cercava la
figura del suo protettore, che era stata sconfitta in partenza.
***
Al
ritorno dal
fiume, dopo aver navigato nei suoi ricordi, Andorra scelse.
E dire
che Francis
tornò un mese dopo, infuriato nero, era dire poco.
-Che vuol
dire
tutto questo?! Ammodernamenti, modifiche al sistema politico,
costituzione
democratica?! Mon amour, chi ti ha messo in testa
queste sciocchezze? Tu
devi solo-
Lo schiaffo prepotente della mano di Andorra sul suo volto fu così violento che Francis ammutolì. Una delle poche volte nella sua vita.
Quando girò di nuovo il
viso era già pronto a gridare si indignazione, ma il
comportamento dell'altra lo fece desistere.
-Sciocchezze,
dici…?-
Elionor
rialzò gli
occhi, asciutti ma furiosi, rossi come mai erano stati visti.
-Ora
basta, France!!!
È ormai un secolo che mi tieni sotto il tuo dominio, e sono
trecento anni che
non vedo Antonio! Mi hai fatto annettere da Napoleone, occupata per ben
due
volte, costretta a combattere contro España!!!-
Riprese
fiato,
senza lasciare il tempo a Francis di controbattere, e riprese con
più foga.
-L’anno
scorso ci
sono stati i Giochi Olimpici a Madrid, e io ho potuto vederli solo in
televisione! Sono uscita solo cinque volte da questo pezzo di terra, ed
è ora
che la mia gente si ammoderni! Io sono una nazione, France,
non un
gioiello da collezione!-
Dopo le
urla
selvagge, un silenzio assoluto.
Andorra
era già in
strada, con una valigia di fortuna e i capelli sciolti come li portava
da
bambina, coperti da un cappello a falde larghe, mentre correva a
prendere il primo treno per la Spagna.
Francis
rimase
nella sala, a guardare qualche vecchia foto scolorita, rimanendo per
alcuni
minuti a fissare intensamente quella che ritraeva solo lui e Elionor
vicino al
fiume.
Come
aveva fatto a
non accorgersi di uno sguardo così abbattuto?
Posò la foto, sorridendo tristemente.
Era pieno marzo, e gli alberi stavano per fiorire.
***
Fra tutte
le
nazioni che aveva conosciuto da quando era entrata a far parte del
panorama
mondiale, di sicuro America era quello con cui aveva più
rapporti.
Sempre
allegro e
sorridente, stupidotto come qualcuno di sua conoscenza. Non ci aveva
messo
molto ad entrare nelle grazie di Andorra, soprattutto da quando la
stessa
nazione era diventata un paradiso fiscale e un trafficato luogo di
turismo per
molti uomini d’oltreoceano.
Andorra
sorrise
mentre America gesticolava qualcosa, in mezzo alla folla radunatasi per
l'ormai imminente World Meeting, gridando e declamando le sue ultime
imprese da eroe.
-E
così abbiamo
anche chiuso la falla! Sapevo che ci saremmo riusciti, un eroe non
può lasciare
che un disastro ambientale di quella portata infanghi la sua
reputazione! …Ma,
Elianor, stai per caso fumando?-
La
ragazza lo fissò
assente, per poi accorgersi che effettivamente aveva tirato fuori e
acceso una
sigaretta senza nemmeno pensarci troppo.
-Ah,
sì… Purtroppo
l’influenza di France non mi è
stata molto salutare in termine di vizi…-
America
si fece di
nuovo subito allegro, mentre batteva contento una mano sulla spalla
della
donna.
-It’s
ok, it’s
ok! Piuttosto, quando posso tornare a farmi una sauna nelle
tue strutture
termali?-
-La
Caldea è sempre
aperta per te, lo sai… Ah, ma quello non
è…?-
Gli occhi
di
entrambi corsero alla figura smarrita di Antonio, che vagava vicino a
loro,
immersa nella calca di gente e nazioni che li circondava.
Andorra
alzò un
braccio per cercare di richiamarlo, ma quando vide che l’uomo
aveva finalmente
scovato ciò che cercava lo riabbassò velocemente.
Lovino e
suo
fratello Feliciano, seguito a ruota da Alemania,
furono raggiunti da una
España abbastanza affaticata, ma
immensamente felice. Iniziarono a
camminare tutti e quattro verso una direzione opposta a quella dove si
trovava
Andorra, che non potè fare a meno di sorridere quando Spagna
scoccò un bacio a
tradimento a Lovino, entrambi rimasti più indietro rispetto
alle altre due
nazioni.
-Beh, che
fai? Non
vai a salutare il tuo caro Spain?- chiese allora
Alfred, sorridendo
apertamente.
-…Magari
più
tardi.- replicò Elionor, calandosi il cappuccio del
giubbotto sui riccioli
scuri senza però nascondere un sorriso sincero.
Ok, ok, nessuno leggerà questa fic. Lo so già di per certo, ma Andorra è un personaggio che dovevo scrivere. Quindi eccola qua, per chi magari è appassionato di OC.
Qualche nota su Andorra: unico stato ad avere tutt'ora due principi regnanti, rispettivamente il Presidente francese e il conte di Urgell (Spagna). E' stata per molti anni sotto l'esclusivo dominio spagnolo, per poi passare alla doppia sovranità. Solo molto recentemente ha ammodernato il suo sistema politico ed economico. Trovate molte altre informazioni utili sulla pagina di Wikipedia di Andorra e della sua capitale, Andorra la Vella.Come potete notare, la fic è in ordine temporale scombussolato. Spero che si capisca lo stesso. Se così non fosse provvederò ad inserire l'ordine corretto di lettura in queste note.
Detto ciò,
adiòs.