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Autore: AnhelKreep    31/05/2010    2 recensioni
Forse era stupido sperare che quella lettera arrivasse nelle mani di Antonio, ma non poteva fare altro che pregare che l’uomo si trovasse in Catalogna, magari sulla riva gelida, e che notasse con occhi scintillanti di curiosità quella bottiglia ferma in un qualche punto, incastrata fra il legno e i ciottoli lisci.
[OC: Elionor Nin (Andorra)][SpagnaxRomano]
Genere: Romantico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dios te salve, Marìa.

Le valli bianche non facevano rumore alcuno.

Nell’immensità della neve e dell’acqua pura dei ruscelli, il volto impassibile di una giovane donna faceva scorrere lo sguardo sui zampillanti giochi argentati del ruscello.

Un sospiro, una lettera abbandonata in una bottiglia, lo sguardo poi in lontananza.

Forse era stupido sperare che quella lettera arrivasse nelle mani di Antonio, ma non poteva fare altro che pregare che l’uomo si trovasse in Catalogna, magari sulla riva gelida, e che notasse con occhi scintillanti di curiosità quella bottiglia ferma in un qualche punto, incastrata fra il legno e i ciottoli lisci.

La Valira si prese il suo ennesimo respiro, un altro giro di rosario e la milletrecentoventisettesima di quelle bottiglie.

 

***

 

Elionor Nin nacque dalle grazie di Carlo Magno, nel sacro giorno della vittoria contro i Mori.

Quando le grida della nuova capitale incontrarono gli occhi color del mare e la bocca già sorridente della bambina, Francis non poté fare a meno di sorridere alla vista di tale contentezza.

-Sembra che sia davvero carina, anche se così piccola.- declamò buttando la schiena all’indietro e stiracchiandosi, gettando l’ennesima occhiata ai riccioli mori della piccola che riflettevano i bagliori dorati del fuoco.

Antonio era fermo, e Francis lo fissò male. Sembrava essersi perso nei movimenti ipnotici dei capelli della piccola, già lunghi fino a metà della schiena, dolci come le onde in una giornata senza vento.

-Chissà se posso tenerla, per un pò...-

Nulla che non fosse gelosia riempì il cuore di Francis, scemando poco dopo nel notare quanto fosse calda la voce della Hispania in quel momento, in quel sussurro fatto a mezza bocca.

In fondo non era ancora grande abbastanza, no?

-Poi prenderla per ora, ma sappi che verrò a riconquistarla.- dichiarò allora, alzandosi in piedi di scatto e scatenando la paura di Antonio.

-Eh, cosa?- chiese l'altro, visibilmente confuso.

-Non riesci nemmeno a registrare cosa dici, eh?- ringhiò allora il francese, voltandogli le spalle e chiedendosi perché quella strana sensazione di amara sconfitta sembrava avesse l’intenzione di non abbandonarlo mai più.

 

***

 

I piccoli piedi scalzi di una furia in miniatura risuonarono in velocità lungo il corridoio della modestissima villa ad Andorra la Vella.

Antonio sorrise nell’udirli, e si posizionò dietro ad una colonna, aspettando con pazienza.

Una piccola figura gli sfrecciò accanto, mentre il fiocco rosso che teneva composti i capelli si slacciava, cadendo poco davanti i suoi piedi.

Andorra doveva però essersi accorta della sua dimenticanza, perché inchiodò e si girò in fretta, combattendo con la massa scura dei suoi ricci e togliendo ad Antonio il gusto di vederla correre per la casa alla sua disperata ricerca.

Quando la bambina si accorse che qualcuno stava davanti al suo laccio, i suoi occhi saettarono in alto, illuminandosi di felicità e offesa allo stesso tempo.

-España!!!- esclamò allora, visibilmente irritata per aver intuito lo scherzo di cattivo gusto che Antonio voleva tendergli e al contempo talmente tanto euforica da saltare e attaccarsi con le braccia alla sua vita, sebbene non fosse ancora abbastanza alta per poterci arrivare. Nemmeno in punta di piedi.

La grossa risata che Antonio aveva tenuto per sé in tutta la breve scena esplose fragorosamente, facendo alzare in volo le grosse cornacchie appostate nei pini attorno al chiostro dove si trovavano e prendendo finalmente la piccola in braccio, facendo una piroetta su sé stesso e facendola ridere ancora di più.

-Sei cattivo, España! Volevi farmi correre per ore in giro per casa!- esclamò poi la piccola, mettendo il broncio e strappando un altro singulto divertito alla nazione più grande.

-Mi sarei fatto perdonare.- disse allora lui, mettendo mano al borsello di pelle che portava a tracolla e godendo dell’espressione curiosa della bimba, che ingenuamente portò le mani avanti per poter afferrare immediatamente qualsiasi cosa ne sarebbe uscita.

Antonio però fermò ogni suo tentativo di rapina mettendola a terra e guardandola con divertita autorità.

-Ah-ha, mì ratoncita. Stai ferma lì e chiudi gli occhi finché non ti do il permesso di riaprirli.-

Elionor si fece subito seria, riconoscendo il tono autoritario di Spagna. Si fermò immediatamente, chiudendo gli occhi e portando le mani dietro la schiena, cercando di mostrarsi calma nonostante la punta del suo piede destro si muovesse in circolo, esternando tutta la sua impazienza repressa.

Spagna raddolcì la sua finta espressione da durò, togliendo finalmente dalla tasca il tanto agoniato regalo.

Quando Andorra sentì qualcosa sfiorarle il collo nel buio totale della sua vista rabbrividì di felicità.

Un qualcosa di leggero si posò sul suo petto, arrivando a sfiorarle l’ombelico, e mentre cercava di registrare cosa fosse un paio di mani forti la allontanarono dalla penombra, e poco dopo il sole tiepido di quell’estate montana le solleticò le braccia seminude e le palpebre, colorando la sua non-vista di delicati toni arancioni.

-Ora puoi aprirli, Andorra.- le disse Spagna, e lo stupore che le si dipinse in volto fu migliore di qualsiasi regalo del mondo.

Un rosario in madreperla e avorio le illuminava il viso, riflettendo nei suoi occhi bagliori di luce. Il crocifisso era d’argento, decorato sulla sommità con uno zaffiro blu come i suoi occhi.

-Mi hanno detto che il vescovo di Urgell ti ha insegnato tantissime preghiere. Così adesso, quando pregherai, penserai un pochino anche a me.-

Andorra avrebbe gridato, fra le lacrime di felicità, che Antonio era davvero uno stupido. Che lei già pregava sempre per lui, per le sue guerre, i suoi dolori, le sue colonie.

Ma non lo fece.

Si asciugò le poche lacrime che avevano osato calcare il roseo territorio delle sue guancie con il bordo della maglietta che indossava. Recuperò subito un espressione serena, facendosi nuovamente prendere in braccio e lasciandosi guidare verso le parti più fresche della casa.

-Quale vuoi sentire?- chiese allora, mettendogli le mani al collo e sussurrandogli le parole nell’orecchio, per non disturbare le cornacchie che erano appena tornate ai nidi.

-Potresti iniziare con un Ave Marìa, che dici?- propose l’uomo, parlando anch’egli a bassa voce e godendo il più possibile quel lungo momento di calma.

La bambina fece allora un lungo respiro, iniziando a snocciolare a bassa voce la dolce preghiera.

 

-Dios te salve, Marìa,

llena eres de gracia ;

el Señor es contigo ;

benedita tù eres entre

todas la mujeres,

y benedito es el fruto

de tu vientre, Jesùs… -

 

***

 

-…Santa Marìa, Madre de Dios,

ruega por nosotros pecadores,

ahora y en la hora

de nuestra muerte.

Amen.-

 

Le ginocchia le facevano male, e il respiro pesante si condensava nella stanza.

Davanti all’immagine sacra della Madonna, bella come da secoli rimaneva, Andorra rimaneva sempre assoggettata.

Ma non in quel giorno d’inverno.

Alle sue spalle, dolorante da ferite fresche che i vestiti cercavano di nascondere, stava Spagna.

Elionor non si sarebbe girata. Aveva già visto un espressione dolente sul viso del conquistatore, quasi cinquecento anni prima, e anche poco più di due secoli addietro, quando aveva cercato di annetterla di nuovo nei suoi domini.

- Mì ratoncita, sto andando via.-

La preghiera si fece più bassa, il rosario regalato tanti anni prima e ora consumato giaceva lì, fra le mani di una donna che aveva messo il velo nero e che aveva i boccoli non più liberi come in passato, ma raccolti selvaggiamente in una dolorosa crocchia che le tirava le tempie.

Andorra non si sarebbe girata.

Sapeva già che Spagna non sarebbe più tornato. Era già nel pieno declino del suo Impero, in quel maledetto inizio Settecento, e le guerre di successione che gli stavano lacerando le carni non sarebbero smesse presto, così come le recenti sconfitte della Grande Armata non sarebbero state dimenticate.

Ma non era solo per quello che Antonio non sarebbe più tornato.

-Devo andare, o altrimenti Lovino si preoccuperà...-

Eccolo, il motivo che le faceva stringere il cuore, e non dalla gelosia.

Lovino.

La presa sul rosario si fece più serrata, la preghiera quasi muta.

Antonio, per quanto fosse lento di comprendonio, aveva ormai capito che Andorra non poteva più girarsi.

-Adiòs, mì ratoncita.-

I passi dei suoi stivali si fecero sempre più distanti, lasciando da solo il suono delle lacrime che cadevano sull’inginocchiatoio e i singhiozzi mal trattenuti.

Sotto alla finestra della camera, nemmeno Francia sorrideva.

 

***

 

Alle porte del Milleduecento, Francis tornò a reclamare quello che aveva generosamente concesso anni prima.

La discussione si era già levata un secolo prima, durante una cena di stato, in cui casualmente il francese aveva fatto presente ad Antonio che Andorra si stava facendo grande, e che forse era ora di spartire in modo uguale ciò che anni prima era stato lasciato al caso.

La brutta reazione della Spagna non aveva lasciato possibilità di discussione. Il tempo era poi corso, lasciando sull’argomento una tensione palpabile, finché con il buon umore di nuove annessioni non si era tornati sulla scottante questione.

Ad Andorra, Francis non era mai piaciuto. Aveva avuto occasione di osservare più e più vote i suoi comportamenti poco casti, in profondo contrasto con l’assoluta fede cattolica della piccola. Nonostante questo non aveva mai detto ad Antonio che la grande Francia teneva, secondo lei, comportamenti poco consoni, poiché avvertiva che c’era un legame di amicizia a legare le due nazioni, per quanto strano e di discutibile solidità.

Fu per questo che non spiccicò parola quando Francis arrivò nella sua casa, accompagnato da un semplice umano, per poter confrontarsi con Antonio e il conte di Urgell.

Li lasciò a parlare nella grande sala da pranzo, spiando dalla porta semichiusa le loro espressioni concentrate ed un pezzo di carta scritto fitto fitto, che da lì non riusciva di sicuro a leggere.

Vide l’uomo venuto con Francis apporre la sua firma, e poco dopo la riluttanza del conte a fare altrettanto.

Quando entrambe le parti ebbero apposto la firma, Antonio fece risuonare la prima e ultima frase della serata.

-Abbiamo concluso, potete andare.-

Di certo però alla giovane Elionor non sfuggì l’odio viscerale con il quale la nazione sembrava guardare il pezzo di carta, e nemmeno il sorriso soddisfatto di Francis che lasciava velocemente la villa.

 

***

 

Lovino era davvero un bambino curioso.

Elionor l’aveva osservato a distanza, nei suoi primi giorni di permanenza, dalla sua adolescenza timorosa e a contatto solo con due nazioni su chissà quante nel mondo.

Il bambino aveva scorrazzato di qua e di là, sputacchiando parole che sembravano tanto insulti nella sua lingua nativa, e percorrendo quasi sempre di fretta i corridoi silenziosi.

Aveva visto anche come trattava Spagna, che inutilmente aveva cercato di avvicinarli a forza, e aveva gonfiato le guancie nel vedere come fosse diventato la pezza da piedi di un ragazzino così stupido.

Lui aveva l’opportunità di vederlo ogni giorno, o quando tornava dalle battaglie. Lei era già tanto se poteva incontrarlo per una settimana d’estate e qualche giorno dopo Natale. Quel moccioso non sapeva davvero quanto fosse preziosa la presenza di una nazione come Antonio.

Poi però, inspiegabilmente, si trovarono nella stessa stanza.

L’Italia del Sud sgranò gli occhi a vederla, diventando rosso come un pomodoro, ed Elionor decise che forse non gli stava poi così antipatico.

Fecero lunghe passeggiate in silenzio, senza nemmeno presentarsi (c'è n'era davvero bisogno?), per poi finire quella stessa sera a tavola assieme, sotto lo sguardo perplesso di Spagna, con il più piccolo seduto sulle ginocchia dell’altra, in totale serenità.

Mangiavano dallo stesso piatto, senza vergogna, con i rosari di entrambi abbandonati vicino ai tovaglioli.

Andorra aveva capito già da quel giorno, guardando negli occhi di Lovino che cercava la figura del suo protettore, che era stata sconfitta in partenza.

 

***

 

Al ritorno dal fiume, dopo aver navigato nei suoi ricordi, Andorra scelse.

E dire che Francis tornò un mese dopo, infuriato nero, era dire poco.

-Che vuol dire tutto questo?! Ammodernamenti, modifiche al sistema politico, costituzione democratica?! Mon amour, chi ti ha messo in testa queste sciocchezze? Tu devi solo-

Lo schiaffo prepotente della mano di Andorra sul suo volto fu così violento che Francis ammutolì. Una delle poche volte nella sua vita.

Quando girò di nuovo il viso era già pronto a gridare si indignazione, ma il comportamento dell'altra lo fece desistere.

-Sciocchezze, dici…?-

Elionor rialzò gli occhi, asciutti ma furiosi, rossi come mai erano stati visti.

-Ora basta, France!!! È ormai un secolo che mi tieni sotto il tuo dominio, e sono trecento anni che non vedo Antonio! Mi hai fatto annettere da Napoleone, occupata per ben due volte, costretta a combattere contro España!!!-

Riprese fiato, senza lasciare il tempo a Francis di controbattere, e riprese con più foga.

-L’anno scorso ci sono stati i Giochi Olimpici a Madrid, e io ho potuto vederli solo in televisione! Sono uscita solo cinque volte da questo pezzo di terra, ed è ora che la mia gente si ammoderni! Io sono una nazione, France, non un gioiello da collezione!-

Dopo le urla selvagge, un silenzio assoluto.

Andorra era già in strada, con una valigia di fortuna e i capelli sciolti come li portava da bambina, coperti da un cappello a falde larghe, mentre correva a prendere il primo treno per la Spagna.

Francis rimase nella sala, a guardare qualche vecchia foto scolorita, rimanendo per alcuni minuti a fissare intensamente quella che ritraeva solo lui e Elionor vicino al fiume.

Come aveva fatto a non accorgersi di uno sguardo così abbattuto?

Posò la foto, sorridendo tristemente.

Era pieno marzo, e gli alberi stavano per fiorire.

 

***

 

Fra tutte le nazioni che aveva conosciuto da quando era entrata a far parte del panorama mondiale, di sicuro America era quello con cui aveva più rapporti.

Sempre allegro e sorridente, stupidotto come qualcuno di sua conoscenza. Non ci aveva messo molto ad entrare nelle grazie di Andorra, soprattutto da quando la stessa nazione era diventata un paradiso fiscale e un trafficato luogo di turismo per molti uomini d’oltreoceano.

Andorra sorrise mentre America gesticolava qualcosa, in mezzo alla folla radunatasi per l'ormai imminente World Meeting, gridando e declamando le sue ultime imprese da eroe.

-E così abbiamo anche chiuso la falla! Sapevo che ci saremmo riusciti, un eroe non può lasciare che un disastro ambientale di quella portata infanghi la sua reputazione! …Ma, Elianor, stai per caso fumando?-

La ragazza lo fissò assente, per poi accorgersi che effettivamente aveva tirato fuori e acceso una sigaretta senza nemmeno pensarci troppo.

-Ah, sì… Purtroppo l’influenza di France non mi è stata molto salutare in termine di vizi…-

America si fece di nuovo subito allegro, mentre batteva contento una mano sulla spalla della donna.

-It’s ok, it’s ok! Piuttosto, quando posso tornare a farmi una sauna nelle tue strutture termali?-

-La Caldea è sempre aperta per te, lo sai… Ah, ma quello non è…?-

Gli occhi di entrambi corsero alla figura smarrita di Antonio, che vagava vicino a loro, immersa nella calca di gente e nazioni che li circondava.

Andorra alzò un braccio per cercare di richiamarlo, ma quando vide che l’uomo aveva finalmente scovato ciò che cercava lo riabbassò velocemente.

Lovino e suo fratello Feliciano, seguito a ruota da Alemania, furono raggiunti da una España abbastanza affaticata, ma immensamente felice. Iniziarono a camminare tutti e quattro verso una direzione opposta a quella dove si trovava Andorra, che non potè fare a meno di sorridere quando Spagna scoccò un bacio a tradimento a Lovino, entrambi rimasti più indietro rispetto alle altre due nazioni.

-Beh, che fai? Non vai a salutare il tuo caro Spain?- chiese allora Alfred, sorridendo apertamente.

-…Magari più tardi.- replicò Elionor, calandosi il cappuccio del giubbotto sui riccioli scuri senza però nascondere un sorriso sincero.

 

 

 

Ok, ok, nessuno leggerà questa fic. Lo so già di per certo, ma Andorra è un personaggio che dovevo scrivere. Quindi eccola qua, per chi magari è appassionato di OC.

Qualche nota su Andorra: unico stato ad avere tutt'ora due principi regnanti, rispettivamente il Presidente francese e il conte di Urgell (Spagna). E' stata per molti anni sotto l'esclusivo dominio spagnolo, per poi passare alla doppia sovranità. Solo molto recentemente ha ammodernato il suo sistema politico ed economico. Trovate molte altre informazioni utili sulla pagina di Wikipedia di Andorra e della sua capitale, Andorra la Vella.

Come potete notare, la fic è in ordine temporale scombussolato. Spero che si capisca lo stesso. Se così non fosse provvederò ad inserire l'ordine corretto di lettura in queste note.

Detto ciò, adiòs.

  
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