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Autore: DarkRose86    01/06/2010    6 recensioni
Piove, nella città dove la giovane Ino abita da quand'è venuta alla luce.
I temporali non cessano da giorni eppure il giardino della sua casa è splendidamente rigoglioso.
Ogni pomeriggio, ella si diletta nella creazione di una sorta di bambola;
ma cosa rappresenta, in realtà, quell'oggetto?
E perché attorno a lei tutto pare così bello?
[Ino centric.Nonsense.AU.Kakuzu/Ino]
III classificata e vincitrice del Premio per l'Originalità al contest "La Vita segreta delle Parole", indetto da The Forgotten Dreamer
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La seguente fanfiction si è classificata terza al contest "La Vita segreta delle Parole" , indetto da The Forgotten Dreamer sul Forum di EFP, e si è aggiudicata il premio per l'originalità.
E' una nonsense con un senso, come mi piace definirla. Non dico nient'altro, al fin di non rovinare la lettura. Le note esplicative si trovano a fine fic. 

Buona lettura!

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Piove.
Da quanto tempo il cielo piange bagnando la terra?
Non lo ricordo neanche più.

Wrong Paradise

E' primavera, ciò nonostante il sole non accenna a scacciare le nubi che opprimono la città. Da giorni e giorni piove a dirotto senza sosta, causando non pochi problemi alla popolazione che prega per la venuta del tepore tipico della stagione dei fiori.
Una giovane donna dai lunghi capelli biondi passeggia evitando accuratamente le pozzanghere insidiose, proteggendosi con un grazioso ombrello decorato da una fantasia floreale multicolore. Ha fretta, cammina a passo svelto, eppure è attenta a dove mette i piedi nascosti in un paio di stivali di pelle nera; sa che qualcuno la sta aspettando, dunque è indispensabile ch'ella si presenti elegante e puntuale.
Lo sguardo azzurro cielo di tanto in tanto si distrae, quel tanto che basta a notare che, a causa della gran quantità d'acqua piovana, le erbacce hanno preso il sopravvento sulle piccole e indifese margherite, che solo a volte fanno timidamente capolino. Certo quello attuale non è il clima adatto per mettersi a curare i giardini, eppure lei storce il naso quando vede un simile scempio. La bella Ino adora le piante e i fiori, ed ama mantenere rigoglioso il verde cortile della propria casa di periferia.
Giunta di fronte alla sua abitazione, sorride; non vede l'ora di incontrarlo. Chiude l'ombrello ed entra, voltandosi in direzione dello specchio che dopo tanto rimuginare ha deciso di posizionare all'ingresso, vicino all'attaccapanni. Si sofferma sulla propria immagine per qualche secondo, lisciandosi una ciocca di capelli con la mano; è soddisfatta del proprio aspetto.
E' sempre stata orgogliosa, fin dalla tenera età. Non ha mai voluto ammettere di sentirsi inferiore, qualche volta, forse per paura di perdere le persone che amava; parlare al passato è d'obbligo, in questo caso specifico. Sì, perché i suoi amici non li vede da tanto, ormai.
Da quando ha fallito nell'intento di diventare medico, a differenza di colei che un tempo era la sua migliore amica – anche se, in verità, bisticciavano fin troppo spesso –, si è chiusa in se stessa ed ha deciso di dedicare la maggior parte del suo tempo al suo giardino, coltivando il sogno di aprire un negozio di fiori.
Pensa al passato e poi sbuffa, seccata.
" Bah... non è questo il momento di pensare a fronte spaziosa! " esclama parlando fra sé, scacciando quegli scomodi ricordi.
Non è il caso di perdersi in nostalgie, non ora.
Apre la borsa ed estrae da essa quel che ha appena comprato: un rocchetto di filo nero e alcuni aghi nuovi, perché quelli che ha sono ormai usurati. Da giorni lavora a quell'opera con dedizione, e vuole il meglio per
lui; il meglio, per onorare la sua memoria.
Prende una busta colma di pezzi di stoffa e altre cose ed esce di nuovo, sedendosi sulla panchina che si trova accanto alla porta d'ingresso, sotto una tettoia per ripararsi dalla pioggia battente.
Sorride, guardando la strana pianta che regna nel centro del giardino, e che sembra non soffrire affatto neppure quando nevica o grandina; il precedente proprietario della casa le ha detto che si tratta di una pianta carnivora, ma lei non ci ha mai voluto credere.
Le enormi foglie sempreverdi si muovono appena solo col tocco del vento, o almeno è questo che la bella Ino crede. Tuttavia la loro immobilità riesce a farle compagnia, così come ne è capace la bambola di legno dai capelli rossi che tiene nella propria camera da letto.
La ragazza si mette al lavoro, cucendo a mano il ritratto del suo amore.

E nel frattempo piove, insistentemente, tanto che l'acqua oscura la visuale.
Così ella non può vedere chi la sta guardando, immobile al di là del cancello di ferro.
Shikamaru sa che cosa le è successo, e sa anche che provare a confortarla sarebbe inutile.

Una parte di braccio viene unita ad un'altra da una vistosa cucitura nera, che riproduce in un certo qual modo una delle tante cicatrici che segnavano il corpo mortale dell'uomo che più di una volta l'aveva stretta fra le braccia, per poi lasciarla piangere sul letto dalle bianche lenzuola; era strano, Kakuzu. A volte passionale e a volte freddo, un'umana contraddizione, eppure le piaceva da morire. Le piaceva il modo in cui la guardava mentre si donava a lui completamente, le piaceva la sua voce profonda, amava i suoi capelli corvini; però odiava il suo attaccamento al denaro ed alle cose materiali, e fu proprio per questo che lei decise di cacciarlo via.
" Sei meno stupida di quanto immaginassi... il tuo orgoglio, probabilmente, ti salverà la vita " le aveva detto prima di voltarle le spalle per sempre, prima di venire ucciso da qualcuno più influente di lui.
Così ella aveva scoperto che amare un assassino poteva rivelarsi la cosa più dolorosa che potesse immaginare, soprattutto se costui aveva deciso di andare incontro a morte certa.
Lo aveva ritrovato sul ciglio della strada, vicino alla sua casa, che un tempo apparteneva a lui; una pozza di sangue mista ad acqua piovana sotto la sua testa, una pallottola nel bel mezzo della fronte. Quell'immagine l'aveva sconvolta nel profondo, eppure riusciva solo a pensare a quand'egli era vivo e il suo cuore batteva forte sotto la sua piccola mano.
Ancora oggi non riesce a proiettare nella propria testa immagini nitide di quella notte di fine inverno.
Lo ama ancora, Ino. Lo ama come se fosse stato l'uomo più bello e romantico a calpestare il suolo terrestre, lo ama come se fosse un angelo e non un'anima dannata. Eppur lo odia, perché non le ha mai regalato un fiore; lo odia, perché l'ha lasciata sola a tentare di ricostruire un idillio ormai irrimediabilmente distrutto.
Se ne rende conto, eppure è incapace di fermarsi.

E' testarda, Ino.
Se sbaglia non si scoraggia, non intende più farlo, da quella volta contro Sakura.
Se si ferisce con l'ago sussulta appena, ma la sua espressione è più determinata che mai.
E intanto continua a piovere, mentre fili invisibili muovono la marionetta che si sta avvicinando alla finestra.

Si sente osservata, ma in fondo la cosa non la infastidisce più di tanto. E' a un passo dal completare il suo capolavoro – Dio, se solo sapesse cosa pensa il disegno appeso nel corridoio, della sua arte! -, non vede l'ora di poterlo contemplare.
Il ragazzo che la stava guardando si arrende, chiudendo gli occhi e voltandole le spalle; oramai non c'è più niente da fare.
Lei non appartiene più al suo sguardo sinceramente innamorato, ma ad un'illusione che porta il nome dell'uomo che le ha rubato il cuore e fatto a pezzi; chissà se dietro le sue forme generose il suo organo vitale suona ancora la melodia che solo una volta ha avuto l'onore d'ascoltare.
Ino vuole ricordare, vuole imprimere nella propria mente ancora una volta la sua immagine; la pelle olivastra accarezzata dall'acqua calda di una doccia rilassante, gli occhi smeraldini capaci di stregarla. Vuole rivederlo.
Per questo s'impegna, sempre più veloce ma al contempo attenta. Ha deciso che lo terminerà entro sera, e oramai manca solo un'ora al tramonto del sole che non brilla più da troppi giorni.

Per un attimo si volta verso la propria abitazione, graziosa villetta dalle persiane verde scuro e le tende variopinte. Le sue labbra carnose si curvano in un sorriso quando pensa a quant'era ancor più bella, quando c'era lui.
In casa, nascosta da tempo immemore nell'armadio, una strana maschera arancione riposa, accanto ad un diario; lei non lo ha mai sfogliato, in realtà non l'ha mai trovato, e forse è meglio così. Al suo interno, un uomo che non ha potuto conoscere ha narrato la propria vita attraverso di esso, raccontando di quanto appagante fosse bagnarsi col sangue di vittime innocenti da sacrificare ad un Dio fasullo.
Sul comodino una piccola palla di vetro ricolma d'acqua che Ino cambia diligentemente ogni giorno, per consentire all'adorabile pesciolino che vi vive, di stare meglio. Se solo conoscesse i suoi pensieri, forse non lo adorerebbe alla stregua d'un figlio. D'altronde, come potrebbe anche solo lontanamente immaginare che dentro di lui si nascondono l'anima e i desideri di uno dei tanti occupanti della villa?
Tornando alla ragazza, infine ha terminato. Certo, è ancora da perfezionare, ma il più è fatto.
E allora lo guarda, piange di gioia, perché non vede la bambola di pezza che ha appena cucito a sua immagine e somiglianza; ma vede Kakuzu, colui che l'ha irrimediabilmente abbandonata, e versa lacrime dolci-amare che silenziose s'infrangono sulle sue mani gentili.
Lo ricorda, rimembra com'era allora.
Quanto vorrebbe che quel pupazzo non esistesse affatto.
Glielo dice, sperando invano in una risposta, un cenno. L'oggetto inanimato la fissa impietoso, mentre tutto attorno a lei perde colore.
I fiori appassiscono, le foglie cadono nonostante sia primavera inoltrata – tutte tranne quelle della regina del giardino - ; i vetri delle finestre si rompono, le tende si lacerano; il muro dipinto d'una chiara sfumatura di giallo si scolorisce, si ingrigisce; tutto muore.

La pianta carnivora digrigna i denti,
la marionetta picchietta sul vetro incrinato.
Il disegno prega di prender vita per dimostrarle che arte non significa tentare di ricreare qualcuno che si è spento giovane, come si confà ad un'umana opera d'arte.
Il pesce salta,
il diario sanguina,
la maschera ricerca il suo padrone.
E fuori continua a piovere, mentre io osservo con gli occhi della mente la rapida discesa negli inferi di un angelo caduto.
Come mi chiamo?
Non penso sia necessario dirvelo.
Magari potete chiederlo a colui che ha strappato i miei occhi con l'abbraccio che deridendomi definiva fraterno, ma che non sono mai riuscito ad odiare.
Ma questa è un'altra storia.

Ino piange, pregando che il cielo si rassereni anche solo per poche ore.
Stavolta le sue lacrime sono figlie della disperazione.
Una sola frase, una flebile voce nel decadere dell'Eden illusorio:
" Lascia che ti ricordi com'eri allora, quando ancora non esistevi "

Fine ~


Note:

Il titolo "Wrong Paradise" significa, tradotto letteralmente dall'inglese, "Paradiso sbagliato"; penso che sia facilmente intuibile il perché di questa scelta, dopo aver terminato la lettura.

Credo si comprenda bene chi rappresentano gli oggetti presenti nella fic, e anche chi è che pronuncia le frasi in corsivo, ma lo puntualizzo qui per sicurezza:
la pianta carnivora è Zetsu, il pesce è Kisame, la maschera è Tobi, il diario è Hidan, la marionetta è Sasori, il disegno è Deidara, e infine il "narratore" è Itachi. O meglio, sono le loro reincarnazioni ( così come la bambola lo diventerà di Kakuzu ). Itachi, nello specifico – spero si capisca –, è la casa stessa.

Ino, la cui psicologia è abbastanza complessa, è una ragazza orgogliosa, sicura di sé, eppure al contempo fragile – o almeno, è così che io la vedo –; il suo atteggiamento nella mia storia è dettato dalla follia che si è impossessata di lei quando ha subito l'ennesima delusione, ovvero la fine della sua storia con Kakuzu. Spero che per questa sua debolezza non venga considerata OOC, io credo sinceramente che non sia la persona forte e menefreghista che cerca il più delle volte di sembrare. Questa è una mia personale interpretazione, spero di non aver detto una serie di castronerie. XD

Infine, la pioggia.
Direi che devo ringraziarla, visto che la storia mi è venuto in mente guardando fuori dalla finestra qualche giorno fa – pioveva da un mese intero, comprendetemi XD - .



  
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