The last night
«Io non mi dimentico
dei sogni irraggiungibili
Degli attimi lunghissimi
a superare il vento ».
«Vi ricordate la prima
volta che abbiamo parlato? Tutti e tre insieme?»
La voce di Rose ci
distoglie dal contemplare, per l’ultima notte, il cielo stellato che sovrasta
Hogwarts. Io mi volto verso di lei, con espressione divertita, mentre Al
sorride al ricordo.
«Non pensavo avresti tirato fuori quel momento» dico, scompigliandole i
capelli. Rose, per la prima volta, non mi riserva un’occhiataccia e non dice
niente, stranamente silenziosa.
«Già, non eri tu quella che non voleva più ricordare quel giorno? » domanda Al,
ridacchiando. Rose sospira e torna a guardare il cielo con un’espressione
malinconica.
«Chi se lo può dimenticare? » disse, sorridendo appena, con un accenno di
tristezza nella voce. «E’ stato memorabile»
«Eravamo tutti e tre allo stesso telescopio e tu, frettolosa come sempre, non
so neanche come, riuscisti a infilarti il telescopio nell’occhio. Rimarrà per
sempre un mistero, per me» dice il mio migliore amico, ridacchiando. Anche io
mi lascio andare al ricordo, mentre Rose diventa rosso pomodoro.
«Tu stavi accasciata su te stessa, Al era andato nel panico come al solito e
l’unico sano di mente ero io, lì» aggiungo, sorridendo ed appoggiandomi al
davanzale della Torre di Astronomia, come sette anni fa.
«Sano di mente! Con quello che te ne sei uscito, direi proprio che la testa
l’avevi lasciata nel dormitorio! » dice Al, tornando a guardare il cielo
assieme a noi. Rose sorride.
«Mi chiedesti se avevo un rapporto conflittuale con i telescopi» dice,
divertita, mentre ora tocca a me arrossire. Mi stringo nelle spalle, mentre
osservo le stelle luminose sopra di noi.
«Be’, non potevo chiederti se stavi bene. Era troppo banale. Era come chiedere ad un tipo che si è buttato giù da una
finestra se aveva intenzione di morire! » mi giustifico, mentre i due cugini
ridacchiano divertiti.
«Ma potevi fare lo sforzo di sembrare banale» commenta Rose, voltandosi e
riservandomi uno di quei sorrisi ironici così tipici di lei. Mi mancheranno, da
qui a qualche giorno.
Il pensiero che questo è
il nostro ultimo anno e questa la nostra ultima notte e questo momento l’ultimo
che potremo vivere ad Hogwarts mi colpisce con forza, ma io non mi scanso. Non
voglio scansarmi, no. Devo imparare a conviverci, dopotutto. Da domani sarò – saremo – adulti e gli adulti fanno i
conti con i loro sentimenti.
Non come noi - io, Al e Rose. Noi -, che non facciamo altro che
scappare su una Torre D’Astronomia quando abbiamo paura di qualcosa.
«Nah, troppo difficile per Scorpius Malfoy» dico, mettendo su il suo stesso
sorriso. Mi ha insegnato lei, ad essere così. Lei, con i suoi sorrisi e i suoi
occhi azzurri, lei che è la mia migliore amica, così speciale.
Non so cosa sarà di noi, una
volta usciti di qui.
«E ti ricordi quando Al ha
chiesto di uscire a Maddie Goldstein? E’ successo sempre su questa Torre! »
continua lei, mentre ora tocca al secondogenito Potter essere in imbarazzo.
«Oh, certo che me lo ricordo!» dico, approfittando dell’occasione per
divertirmi un po’. «Era più rosso dei capelli di sua sorella e balbettava come
un ragazzino al suo primo appuntamento! »
«Avevo quattordici anni, ero un ragazzino al suo primo appuntamento» precisa
Al, ma io faccio finta di non ascoltarlo. Rose sorride ancora, divertita.
«E Maddie l’ha guardato come se fosse uno Schiopodo Sparacoda, prima di girarsi
dall’altra parte e ignorarlo completamente» aggiunge, tamburellando con le
unghia sulla pietra del davanzale.
Al ci guarda come se fossimo esseri ignobili senza anima. Be’, forse lo siamo.
«Siete proprio gentilissimi, a ricordarmelo» dice, riservandoci un’occhiata
gelida e voltandosi di nuovo a guardare il cielo. Io e Rose soffochiamo una
risatina.
«Dai, Al, stiamo ricordando i momenti trascorsi su questa Torre. Noi saremo
storia, da qui a qualche anno» dice lei, battendo una pacca sulla spalla del
cugino. Io sorrido ancora, divertito, ma dentro di me mi sento quasi vuoto.
Stiamo per andarcene ed ora lasceremo per sempre questa Torre.
La Torre dove ci rifugiamo quando c’è qualcosa che non andava,
E adesso, chi verrà a sostituirci, a prendersi
Saremo adulti. E forse non
saremo pronti.
«Rose, devo ricordarti
Edward Nott? » chiede Al, interrompendo i miei pensieri. Forse è meglio così,
forse non devo ancora pensare. «Sai, quel ragazzo che ti ha chiesto di uscire
davanti a tutti, si è inginocchiato ai tuoi piedi e si è messo a cantare una
canzone di Celestina Warbeck».
«Ed era davvero stonato» aggiungo, con aria saputa, mentre Rose diventa
nuovamente rossa.
«Oh, va bene, Al, ho capito! » esclama, guardandolo male, mentre io rido
ancora. «Non devo prenderti in giro, va bene»
Al sorride, diabolico. Ci sono poche persone che conoscono questo lato del suo
carattere e io e Rose siamo due di quelle. Poi alza lo sguardo e mi vede e
sorride ancora, con quel sorriso che non promette nulla di buono.
«Ehi, Rose …» il suo inizio non mi fa sentire meglio. Ho quasi paura di pensare
a quello che potrebbe tirare fuori, mi terrorizza. «Te la ricordi Cornelia
Steeval? »
Oh Merlino, no.
Sul viso di Rose si apre lo stesso diabolico sorriso del cugino. Certe volte
sono molto più simili di quanto il resto del mondo pensi.
«Chi, quella a cui Scorpius moriva dietro da quando aveva dodici anni? »
domandò, come se non se lo ricordasse. Albus annuisce, mentre entrambi si
voltano a guardarmi, divertiti. «Oh, e come potrei dimenticarla? Scorpius le si
è letteralmente buttato addosso»
«Sono scivolato, ve l’ho detto un milione di volte! » provo a fermarli, ma
senza risultati. Al Potter e Rose Weasley, da soli, sono terribili. Insieme
sono una forza sovrumana, neanche la Preside in persona potrebbe calmarli. Mi
fanno paura, certe volte.
«Certo, dicono tutti così» dice Rose, con aria saputa, ammiccando ad Al e,
ovviamente, il cugino non si lascia sfuggire di tormentare il suo precedente
tormentatore.
«Già. Invece noi sappiamo che le sei caduto addosso di proposito. Eri un
ragazzino irrequieto» dice, mentre sua cugina soffoca una risatina. «Certo,
Cornelia non è stata altrettanto contenta».
«E Scorpius è andato in giro per tre giorni con la faccia piena di bubboni,
fino a quando non si è deciso ad andare da Madama Light! »
Divento rosso, affondando il mio viso nella camicia della divisa, ma poi mi
ritrovo a sorridere anche io, senza neanche sapere perché. Questi qui siamo
noi, questa è la nostra adolescenza, questi i nostri errori, queste le nostre
figuracce. Mi mancheranno, lo so.
Restiamo per un attimo in
silenzio, forse tutti e tre consci che quello sarà l’ultimo momento della
nostra adolescenza. Senza dire niente, stringo la mano di Rose. Lei mi guarda,
sorpresa per un attimo, poi stringe, a sua volta, la mia e quella di Al. E
rimaniamo così, in silenzio, ad osservare per l’ultima volta il cielo stellato,
il castello, il Lago Nero.
E forse speriamo quasi che
la Piovra Gigante, la leggendaria Piovra Gigante che vive nel Lago Nero, esca
fuori e ci sorrida, per dirci che non finirà tutto così, semplicemente.
«Per questo siamo qui? »
chiede improvvisamente Rose, voltandosi prima verso di me, poi verso Al. «Perché
è il nostro ultimo giorno insieme? Non saremo più Al, Scorpius e Rose? »
Io sospiro e Al fa altrettanto, mentre torniamo a guardare le stelle.
«No» dice, infine, il mio migliore amico, con un’aria seria e determinata che
gli ho visto poche volte. «Non cambierà nulla, lo giuro. Saremo sempre noi tre,
non ci sarà mai nulla che potrà dividerci»
Sorrido un po’, ma non sono totalmente convinto, come non è convinta Rose e
forse neanche Al.
«Da domani saremo adulti. Ci avete pensato?» domanda ancora lei, stringendo con
più forza le nostre mani. Io la guardo, così piccola e fragile, e mi viene
voglia di stringerla a me, per rassicurarla.
«Non penso ad altro da stamattina» ammetto, distogliendo lo sguardo, e sento il
sospiro di Al, pensieroso come suo solito. «Stasera a mezzanotte finirà la
nostra adolescenza».
«Non finiremo noi, Scorpius. Lo sai, vero?» domanda lei e sento quasi la paura
nella sua voce. Stringo con più forza la sua mano.
«No, noi non finiremo» sussurro a mia volta e mi volto verso di loro, Al e
Rose, i miei migliori amici, le uniche persone che sono capaci di farmi fare di
tutto, anche andare in giro con dei bubboni sulla faccia per tre giorni.
«Non dimenticherò mai niente di tutto questo. Niente. Neanche quando Maddie Goldstein mi ha guardato come se
fossi escremento di Ippogrifo» dice Al, con il suo sorriso sincero.
Sorrido, impercettibilmente.
«Ed io non dimenticherò la romantica serenata di Edward Nott e neanche il
telescopio e neanche il mio rapporto conflittuale con loro» aggiunge Rose, con
lo stesso tono, continuando a sorridere.
Il mio sorriso si allarga. Aspettano che dica qualcosa, io.
«Ed io non dimenticherò di essermi buttato di proposito su Cornelia Steeval e
di essere andato in giro come un appestato per tre giorni» dico, stranamente
senza provare imbarazzo al ricordo. «E … ultima cosa»
«Cosa? » dicono in coro i
due cugini, inarcando un sopracciglio.
«Non mi dimenticherò di noi»
Segue un secondo di silenzio, poi Rose e Al mi riservano un’occhiata scettica e
mi danno pacche sulla schiena.
«Vuole fare il sentimentale, il
nostro Scorpius! » dice il mio migliore amico, ridendo e sua cugina lo segue a
ruota. Per un attimo mi sento indignato, ma poi un sorriso si apre anche sul
mio volto.
Hanno capito. E neanche loro si
dimenticheranno di noi.
«Ehi, che ne dite di fare una pazzia? » chiede Rose, improvvisamente. Al si
ferma improvvisamente dal prendermi in giro ed io mi volto a guardarla,
stupito. Fermate un attimo il mondo, Rose ha detto … di fare una pazzia? La stessa Rose che segue le regole con cura
maniacale? Lei?
«Stiamo parlando con te o con un essere che ha preso le tue sembianze? »
domanda Al, schietto come al solito. Rose ride e stringe le mani di entrambi,
con un sorriso stupendo e meraviglioso.
«Su, dai! Siamo adolescenti alla nostra ultima notte di adolescenza! Facciamo
qualcosa di pazzo e di irripetibile! Non ci possono più espellere».
Io e Al guardiamo prima lei, poi ci scambiamo una lunga occhiata. Il sorriso
sul volto di Al è il solito sorrisetto diabolico e sono convinto che sia uguale
al mio.
«Allora, cosa vorresti fare? » chiede Al, guardando sua cugina con un
sorrisetto pericoloso. Ma questa volta non si tratta di prendere in giro me,
perché sono incluso anche io in questo.
«Non saprei» Rose fa come per rifletterci su, mentre guarda il panorama che si
staglia davanti a noi, poi torna a sorridere, diabolica come suo cugino. «Che
ne dite di farci un bagno? »
Io e Al seguiamo la scia del suo sguardo e comprendiamo immediatamente quello
che vuole dire. Il Lago Nero.
«Che ne dici della Piovra Gigante? » chiedo, con il suo stesso tono di voce. Al
ride e Rose lo segue a ruota, come sempre.
«Be’, avevamo detto di fare una pazzia! Se non è pazzia andare a stuzzicare una
Piovra Gigante! » dice, con sicurezza. I due cugini mi guardano, con lo stesso
sorriso pericoloso. Non saprò mai imitarlo, ma loro non me l’hanno mai chiesto.
«Non hai una pazzia che non ci faccia rischiare la vita? » domando, ma ormai
sono già quasi convinto.
«Non ci sarebbe gusto, non trovi? » domanda lei ed io la fisso per un attimo.
Anzi, li fisso. Al e Rose, i miei due migliori amici, la mia famiglia, il mio tutto, che mi restituiscono lo sguardo.
Hanno quel modo di guardarti assolutamente incredibile, come se ti leggessero
dentro. E il loro sorriso è qualcosa di indescrivibile. Sorridono, sicuri di
loro, anche se in realtà non lo sono affatto. Anche se in realtà Al si fa mille
complessi prima di dire o fare qualcosa e Rose ha sempre paura di infrangere
qualche regola che ancora non è stata scritta. Ma loro due, insieme, con quel
sorriso … sono tutto ciò che io potrei chiedere.
I miei due migliori amici.
«E allora andiamo! » dico, precipitandomi fuori dalla Torre di Astronomia,
mentre loro due mi seguono e ridono assieme a me, divertiti, allegri, felici,
adolescenti, e ci precipitiamo verso il Lago Nero.
Quella sera fu l’ultima della nostra adolescenza.
Rimanemmo nell’acqua fino a non so che ora, a ridere e a scherzare e, ad un
certo punto, immaginai persino di aver visto la Piovra Gigante, ma in quel
momento non me ne importava più di nulla.
Avevo i miei migliori amici e tanto bastava.
Non sapevo se il giorno dopo sarebbe tutto finito o
no. Non sapevo se la nostra amicizia sarebbe sopravvissuta anche all’ultimo
viaggio sull’Espresso per Hogwarts o se sarebbe morta lì. Non sapevo se la
nostra amicizia avrebbe continuato a vivere con noi o se sarebbe rimasta lì, ad
Hogwarts, per sempre congelata nella sua adolescenza.
Non sapevo niente di tutto quello e forse mi andava
bene così. Mi andava bene essere felice in quel modo stupido e adolescenziale,
in quel modo in cui solo i tuoi migliori amici sanno farti sentire.
Non sapevo niente di tutto quello, ma qualcosa la
sapevo: non mi importava se la nostra amicizia sarebbe sopravvissuta o no, io
mi sarei ricordato comunque di loro, di tutti i momenti passati insieme, delle
stupidaggini e delle follie che avevamo fatto, degli attimi che avevamo
sprecato a pensare a ‘come sarebbe stato se …’ e dei sogni che ci eravamo
scambiati, custodendoli gelosamente l’uno per gli altri.
Non mi sarei dimenticato di loro e, nei loro occhi,
lessi la risposta che cercavo: neanche loro si sarebbero dimenticati di me.
«Io non mi dimentico, perciò non farlo neanche tu.
Ricordati, dovunque sei, ricordami. Ricordati di noi»
Angolo Autrice
Ehm. Allora, questa è una
cosa parecchio vecchia, che non ho mai pubblicato perché … perché me ne
dimenticavo di continuo dell’esistenza? Sì, credo sia il motivo vero e proprio.
Non è colpa mia, sono stata impegnata con la scuola ù_ù
Questa fiction ha
partecipato al New Generation Contest, indetto da Only_Me,
piazzandosi prima non-so-come
e vincendo tre premi speciali (sì, sono incredula anche io *__*) - migliore
trattazione “cosa”, CANZONE, miglior storia, miglior friendship
La traccia era scegliere
un numero, al quale era collegata una cosa – una canzone, un luogo e cose del
genere. La cosa che mi è capitata era la canzone di Valerio Scanu,
Ricordati di Noi, che trovate citata all’inizio e alla fine della fic.
Okay, ho detto tutto ù_ù
xoxo, El.