LA
PRIMA LUNA
Remus si
svegliò di soprassalto, tutto
bagnato di sudore. Neanche si era accorto di essersi messo a sedere,
gli occhi
che fissavano il nulla, un senso opprimente di nausea a serrargli lo
stomaco.
In fondo
sapeva cosa doveva fare, e
non avrebbe aspettato oltre.
Fece per
alzarsi, quando una voce lo
raggiunse oltre i suoi pensieri.
“Rem,
che c’è?” chiese Tonks, la voce
impastata di sonno.
L’uomo
non le rispose, si alzò dal
letto e iniziò frettolosamente a vestirsi.
“Remus,
ma che stai facendo? E’ notte
fonda ancora!” disse la ragazza allarmata.
“Non
posso, Dora io non posso, devo
andare” rispose il licantropo con un tono deciso e distaccato.
Ora anche
Tonks era completamente
sveglia, e ogni secondo che passava accresceva la sua preoccupazione.
Remus,
ormai completamente
vestito, si diresse
verso la porta,
impugnò la maniglia, e cominciò a strattonare per
aprirla, perché qualcuno
l’aveva chiusa a chiave.
Con un
senso di totale disperazione ad
attanagliargli l’animo si girò verso la sua
ragazza per scoprila inginocchiata
sul materasso con la bacchetta sguainata.
“Dora,
ti prego, apri questa porta.”
L’uomo aveva usato parole gentili, ma il tono della voce era
quello di un
comando.
La ragazza
non fece e non disse
niente, semplicemente rimase immobile sul letto con la bacchetta
puntata.
“Ninphadora,
apri immediatamente
questa porta, ti ho detto!” urlò Remus.
Gli occhi
della ragazza si velarono di
lacrime, ma non permise loro di incrinarle la voce. “No, non
apro finché non mi
spieghi quello che sta succedendo.”
“Ninphadora,
tu non capisci”
“Allora
spiegami”
“Non
servirebbe a niente, non
cambierebbe niente. E apri questa stramaledettisssima porta o
dovrò farlo io!”
Era riuscito a non urlare, ma la sua voce era ancora dura, piena di
dolore e di
rabbia.
“Tu
non farai niente, io ho diritto a
una spiegazione. Se mai hai provato qualcosa per me, me lo devi. Se
invece sono
stata solo un buco nel materasso con cui divertirti dimmelo in faccia e
poi
sparisci per sempre Remus J. Lupin.” Mentre parlava Tonks si
era alzata dal
letto per avvicinarsi all’uomo. I suoi occhi erano inchiodati
a quelli di lui,
pronti a sfidarlo.
Lupin fece
alcuni sospiri profondi e
chiuse gli occhi, come per volersi calmare, e quando li
riaprì non trovò il
coraggio di guardare la ragazza negli occhi, ma li puntò sul
pavimento.
“Ho
avuto un incubo” disse, “e non è
la prima volta che faccio questo sogno”
“Non
mi basta come spiegazione. Ora ti
siedi e vedi di snocciolare tutto. Ti ricordo che le lezioni sugli
interrogatori erano tra le mie preferite, e ti consiglio di non
mettermi alla
prova!”
Remus
sapeva che le avrebbe raccontato
tutto. La amava, ma era inevitabile per lui lasciarla. Doveva
però cercare di
farla ragionare, lei doveva capire, o non si sarebbe rassegnata. Sapeva
in cuor
suo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, ma la
consapevolezza non
rese il compito più facile. Si sedette e sospirò
rassegnato cercando il
coraggio di parlare.
“Ero
in braccio a mia mamma, lei mi accarezzava i capelli, profumava di
calendula. Non capivo perché, ma era molto triste e mi
sussurrava parole dolci.
Pian piano si fece buio nella stanza, quando cominciai a piangere e a
urlare
per il male, un dolore atroce alle caviglie, alle mani, la testa mi
scoppiava,
come se qualcuno cercasse di spaccarmela in due con un martello, le
budella
vuote, doloranti per la fame, una fame così prepotente che
non avevo mai
provato prima. Non sentivo più niente, né le
coccole e il pianto di mia madre,
né le mie stesse grida. All’improvviso il dolore
cessò, così come era iniziato,
e un mostro, entrato chissà da dove, si avventò
su mia madre. Sentivo le sue
urla, vedevo le unghie grandi come artigli lacerarle le braccia con le
quali
cercava di ripararsi il viso. Ma nonostante tutto una zampata
arrivò anche sul
suo bel volto, da due profondi tagli ora sgorgava del sangue lucente,
caldo,
invitante, e io volevo solo assaporarlo. Cercavo di avvicinarmi a lei
mentre
con gli artigli continuavo a colpirla, cercando di arrivare al suo
sangue, di
morderla e gustare la sua carne. Sentii due mani robuste prendermi per
le
spalle e scaraventarmi a terra...”
“A
questo punto mi sveglio, ogni volta.
Quando ho fatto questo sogno le prime volte, da bambino, non capivo
cosa stava
succedendo. Solo dopo alcuni mesi ho realizzato che non era un sogno,
ma un
ricordo della mia prima luna, dell’inizio della mia vita da
mostro. Dopo quasi
un anno gli incubi sono cessati, ma poi arrivato ad Hogwarts sono
ricominciati,
e ogni tanto si sono ripresentati per tutti gli anni che ho trascorso
alla
scuola. E ora ritornano per ricordarmi la mia condanna. Ho fatto del
male a mia
madre, ho fatto del male ai Malandrini, e ora Sirius è
morto, non voglio fare
del male anche a te.”
“Non
hai ucciso tua madre, così come
non hai ucciso Sirius.”
“Ma
è come se lo avessi fatto. Io sono
stato la causa di un dolore ancora più grande della morte,
per tutti quelli a
cui voglio bene. Non ho il diritto di amarti.”
Tonks era
totalmente impietrita dal
racconto di Remus, e provava un dolore profondo per lui.
Abbassò la bacchetta e
corse ad abbracciarlo. Calde lacrime le rigavano il volto a forma di
cuore.
“Hai
tutto il diritto di questo mondo
di essere felice, più di chiunque altro. Non vedi quanto sei
straordinario? Io
non ti mollo Remus Lupin” gli sussurrò in un
orecchio.
Avvicinò
le labbra a quelle dell’uomo,
ma le mani di lui la presero con gentilezza per le spalle, ma anche con
fermezza, e la allontanarono.
Remus si
alzò, si diresse verso la
porta e se ne andò dall’appartamento della ragazza.
“IO
NON TI MOLLO REMUS LUPIN!” urlò
Tonks. Ma ormai era sola in quel piccolo appartamento.
Scrivere storie tristi non è nella mia indole, ma ho voluto
provare a
cimentarmi anche in questo campo.
Spero che il risultato vi piaccia.
Come avrete capito questa piccola storia è ambientata dopo
la morte di Sirius.
Ho pensato che un evento così traumatico potesse far
riaffiorare in Remus tutte
le sue paure e convincerlo a lasciare Tonks, che da quel giorno non
ebbe più i
capelli rosa...
Ma bando alle ciance, lascio a voi giudicare il risultato.
Un grazie di cuore a tutti quelli che seguono e recensiscono i miei
scritti.
Un grazie particolare a fri rapace per i suoi preziosissssssimi
consigli (vi
suggerisco di leggere le sue storie... lei si che scrive bene, non
io...).
Un bacione. Ary
^^