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Autore: arylupin    04/06/2010    9 recensioni
"Ero in braccio a mia mamma, lei mi accarezzava i capelli, profumava di calendula. Non capivo perché, ma era molto triste e mi sussurrava parole dolci..."
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA PRIMA LUNA

 

 

Remus si svegliò di soprassalto, tutto bagnato di sudore. Neanche si era accorto di essersi messo a sedere, gli occhi che fissavano il nulla, un senso opprimente di nausea a serrargli lo stomaco.

In fondo sapeva cosa doveva fare, e non avrebbe aspettato oltre.

Fece per alzarsi, quando una voce lo raggiunse oltre i suoi pensieri.

“Rem, che c’è?” chiese Tonks, la voce impastata di sonno.

L’uomo non le rispose, si alzò dal letto e iniziò frettolosamente a vestirsi.

“Remus, ma che stai facendo? E’ notte fonda ancora!” disse la ragazza allarmata.

“Non posso, Dora io non posso, devo andare” rispose il licantropo con un tono deciso e distaccato.

Ora anche Tonks era completamente sveglia, e ogni secondo che passava accresceva la sua preoccupazione.

Remus, ormai completamente vestito,  si diresse verso la porta, impugnò la maniglia, e cominciò a strattonare per aprirla, perché qualcuno l’aveva chiusa a chiave.

Con un senso di totale disperazione ad attanagliargli l’animo si girò verso la sua ragazza per scoprila inginocchiata sul materasso con la bacchetta sguainata.

“Dora, ti prego, apri questa porta.” L’uomo aveva usato parole gentili, ma il tono della voce era quello di un comando.

La ragazza non fece e non disse niente, semplicemente rimase immobile sul letto con la bacchetta puntata.

“Ninphadora, apri immediatamente questa porta, ti ho detto!” urlò Remus.

Gli occhi della ragazza si velarono di lacrime, ma non permise loro di incrinarle la voce. “No, non apro finché non mi spieghi quello che sta succedendo.”

“Ninphadora, tu non capisci”

“Allora spiegami”

“Non servirebbe a niente, non cambierebbe niente. E apri questa stramaledettisssima porta o dovrò farlo io!” Era riuscito a non urlare, ma la sua voce era ancora dura, piena di dolore e di rabbia.

“Tu non farai niente, io ho diritto a una spiegazione. Se mai hai provato qualcosa per me, me lo devi. Se invece sono stata solo un buco nel materasso con cui divertirti dimmelo in faccia e poi sparisci per sempre Remus J. Lupin.” Mentre parlava Tonks si era alzata dal letto per avvicinarsi all’uomo. I suoi occhi erano inchiodati a quelli di lui, pronti a sfidarlo.

Lupin fece alcuni sospiri profondi e chiuse gli occhi, come per volersi calmare, e quando li riaprì non trovò il coraggio di guardare la ragazza negli occhi, ma li puntò sul pavimento.

“Ho avuto un incubo” disse, “e non è la prima volta che faccio questo sogno”

“Non mi basta come spiegazione. Ora ti siedi e vedi di snocciolare tutto. Ti ricordo che le lezioni sugli interrogatori erano tra le mie preferite, e ti consiglio di non mettermi alla prova!”

Remus sapeva che le avrebbe raccontato tutto. La amava, ma era inevitabile per lui lasciarla. Doveva però cercare di farla ragionare, lei doveva capire, o non si sarebbe rassegnata. Sapeva in cuor suo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi, ma la consapevolezza non rese il compito più facile. Si sedette e sospirò rassegnato cercando il coraggio di parlare.

 

“Ero in braccio a mia mamma, lei mi accarezzava i capelli, profumava di calendula. Non capivo perché, ma era molto triste e mi sussurrava parole dolci. Pian piano si fece buio nella stanza, quando cominciai a piangere e a urlare per il male, un dolore atroce alle caviglie, alle mani, la testa mi scoppiava, come se qualcuno cercasse di spaccarmela in due con un martello, le budella vuote, doloranti per la fame, una fame così prepotente che non avevo mai provato prima. Non sentivo più niente, né le coccole e il pianto di mia madre, né le mie stesse grida. All’improvviso il dolore cessò, così come era iniziato, e un mostro, entrato chissà da dove, si avventò su mia madre. Sentivo le sue urla, vedevo le unghie grandi come artigli lacerarle le braccia con le quali cercava di ripararsi il viso. Ma nonostante tutto una zampata arrivò anche sul suo bel volto, da due profondi tagli ora sgorgava del sangue lucente, caldo, invitante, e io volevo solo assaporarlo. Cercavo di avvicinarmi a lei mentre con gli artigli continuavo a colpirla, cercando di arrivare al suo sangue, di morderla e gustare la sua carne. Sentii due mani robuste prendermi per le spalle e scaraventarmi a terra...”

 

“A questo punto mi sveglio, ogni volta. Quando ho fatto questo sogno le prime volte, da bambino, non capivo cosa stava succedendo. Solo dopo alcuni mesi ho realizzato che non era un sogno, ma un ricordo della mia prima luna, dell’inizio della mia vita da mostro. Dopo quasi un anno gli incubi sono cessati, ma poi arrivato ad Hogwarts sono ricominciati, e ogni tanto si sono ripresentati per tutti gli anni che ho trascorso alla scuola. E ora ritornano per ricordarmi la mia condanna. Ho fatto del male a mia madre, ho fatto del male ai Malandrini, e ora Sirius è morto, non voglio fare del male anche a te.”

“Non hai ucciso tua madre, così come non hai ucciso Sirius.”

“Ma è come se lo avessi fatto. Io sono stato la causa di un dolore ancora più grande della morte, per tutti quelli a cui voglio bene. Non ho il diritto di amarti.”

 

Tonks era totalmente impietrita dal racconto di Remus, e provava un dolore profondo per lui. Abbassò la bacchetta e corse ad abbracciarlo. Calde lacrime le rigavano il volto a forma di cuore.

“Hai tutto il diritto di questo mondo di essere felice, più di chiunque altro. Non vedi quanto sei straordinario? Io non ti mollo Remus Lupin” gli sussurrò in un orecchio.

Avvicinò le labbra a quelle dell’uomo, ma le mani di lui la presero con gentilezza per le spalle, ma anche con fermezza, e la allontanarono.

Remus si alzò, si diresse verso la porta e se ne andò dall’appartamento della ragazza.

“IO NON TI MOLLO REMUS LUPIN!” urlò Tonks. Ma ormai era sola in quel piccolo appartamento.

 

 

 

 

Ciao a tutti.
Scrivere storie tristi non è nella mia indole, ma ho voluto provare a cimentarmi anche in questo campo.
Spero che il risultato vi piaccia.
Come avrete capito questa piccola storia è ambientata dopo la morte di Sirius. Ho pensato che un evento così traumatico potesse far riaffiorare in Remus tutte le sue paure e convincerlo a lasciare Tonks, che da quel giorno non ebbe più i capelli rosa...
Ma bando alle ciance, lascio a voi giudicare il risultato.
Un grazie di cuore a tutti quelli che seguono e recensiscono i miei scritti.
Un grazie particolare a fri rapace per i suoi preziosissssssimi consigli (vi suggerisco di leggere le sue storie... lei si che scrive bene, non io...).
Un bacione. Ary
^^

 


  
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