Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: _Breath    04/06/2010    6 recensioni
[...]Sorrisi vagamente quando vidi una Ferrari parcheggiare vicino la mia Deny ma stranamente da quella macchina non scese il biondo che mi aspettavo ci scendesse ma una ragazza mora con occhi verdi brillanti. Corrugai a fronte confusa per poi essere chiamata dalla mia amica Tilli che entrò in classe esausta dalla la famosa corsa all’entrata alla scuola. Mettendomi a parlare con Tilli evitai di guardare nuovamente la Ferrari parcheggiata sotto al mio sguardo dalla finestra ma per tutta la giornata non feci che chiedermi chi fosse quella ragazza che avevo visto scendere dalla macchina di Max. Gelosia? No solo curiosità! Si certo, come no[...]
MissingMoment della long Il Bello & Dannato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Bello & Il Dannato'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non riuscivo veramente a sopportare quel sorrisino arrogante che stava davanti a me.
Lo odiavo, come odiavo chi lo teneva tra le labbra come se fosse una sigaretta mentre con gli occhi celesti e maliziosi mi guardava dall’alto in basso.
-Smettila- sibilai riducendo gli occhi a due piccole fessure castane.
-Di fare cosa?- la voce arrogantemente egocentrica che mi rispose mi fece scattare un sopracciglio in alto così in alto che forse qualche santo dal paradiso lo vide anche.
Giusto perché era considerato il più bello della scuola si credeva anche il più importante?
Essendo alto e biondo, con gli occhi azzurri pensava che mi sarei inchinata ai suoi piedi, che gli avrei baciato la terra dove camminava, e che avrei anche pregato per un suo sorriso, per un suo sospiro e per una sua parola?
Beh, sbagliava di grosso!
-Fammi passare!- intimai.
-Il corridoio è grande, non vedo perché dovrei scansarmi.-
-Max, santi nubi, fammi passare. Ho lezione per l’amore di Dio!-
L’idiota davanti a me rise, con quella sua risata di scherno inclinando la testa di lato- mi dovrebbe importare?-
-Sì, perché se non mi fai passare ti denuncio.-
-Ah, e con quale scusa?-
-Che mi hai molestato.-ribattei sicura con l’intento di spaventarlo.
Lui per tutta risposta si avvicinò maggiormente a me e le sue labbra furono vicinissime alle mie- ti piacerebbe, eh?-
Presa alla sprovvista avvampai diventando bordeaux e allontanai il suo petto marmoreo da me- ma nemmeno a pagarmi!-
Max rise facendo aderire la sua schiena al muro dietro di lui e per un pelo evitò l’estintore rosso che stava dietro di lui.
Mi guardò a lungo con i suoi occhi celesti, perforandomi l’anima lentamente e solo dopo cinque minuti o forse di più mi decisi ad andarmene correndo sulle mie ballerina nere per raggiungere la mia classe in tempo.
Ma nonostante tutto continuai a sentire il suo sguardo sulla mia schiena,e forse anche un po’ più giù …
 
 
Non avevo mai capito perché Max, nonostante avesse molte ragazze che gli andassero dietro, aveva deciso di deridere, infastidire e stuzzicare proprio me.
La mia amica Tilli, anche lei una corteggiatrice del bel tenebroso se non la più storica, sosteneva che il fatto che io ero l’unica che non gli faceva la corte lo intrigava maggiormente.
Ma io sapevo che la supposizione della mia amica fosse sbagliata perché Max era un tipo superficiale e anche poco sentimentale che di questi ragionamenti non sarebbe mai arrivati a farli.
Per lui bastava che la ragazza avesse una faccia e un corpo era perfetta non gli importava nemmeno se avesse un nome, figuratevi!
E la cosa strana era che lui, di me, sapeva tutto:
Conosceva il nome senza che ce lo avessi mai detto, il mio cognome se lo ero memorizzato subito mentre a stento ricordava il suo e poi mi sapeva recitare anche le ore scolastiche che avrei avuto il martedì, mercoledì e i giorni a seguire.
La cosa inquietante, poi, era che non era disposto ad ascoltare le stupidaggini che diceva la mia nemica storica: Viviana Di Ventre una rossa tutta rifatta di seno ma niente silicone nel cervello.
Sarebbe stato perfetto se solo non fosse stato anche stupido e tanto, ma tanto bambinone.
Aveva diciannove anni come me, ma ne dimostrava sette proprio come Francesco, il mio fratellino.
Avevo uno strano presentimento che sarebbero andati d’accordo quei due insieme e di conseguenza io con Max non sarei mai riuscita ad avare una conversazione decente perché io odiavo mio fratello e ogni suo simile, alias Max.
Bastava pensare che ogni qual volta che avevo educazione fisica avevo la sfortuna di farla con Max che non perdeva occasione per scocciarmi.
E Duni di qua, e Duni di la sempre a prendermi in giro.
Mi sembrava si essere tornata indietro nel tempo, all’epoca delle elementari e non era una belle sensazione quella.
Quando l’ultima lezione della giornata terminò, mi coricai la cartella già pronta in spalla e decisi di uscire per dirigermi al parcheggio per tornare a casa sulla mia bellissima Deny ovvero la Panda che mia madre mi aveva elegantemente regalato per il mio diciottesimo anno.
Non mi importava che fosse di seconda mano, in quanto era appartenuta a lei, io amavo la mia Deny e avrei dato la vita per lei … forse non proprio la vita ma il senso era  quello!
Quando però arrivai al parcheggio c’era una brutta notizia ad attendermi perchè Max, appoggiato alla sua bellissima Ferrari proprio di fianco alla mia Deny, stava attendendo qualcosa o meglio, qualcuno.
Sperai ardentemente che quel qualcuno non fossi io e, a passo di marcia, continuai a camminare per arrivare vicino alla mia macchina.
-Duni.- una volta che arrivai in prossimità della macchina Max si staccò dalla sua per rivolgermi la parola.
-Ciao Max, - risposi alzando lo sguardo. Non lo chiamavo per cognome solo perché me lo scordavo sempre e non per vero rispetto- desideri?-
-Ho saputo che oggi è il tuo compleanno!-mi disse lui, con sguardo impenetrabile mentre  una strana folla di ragazze adoranti ci si formava intorno. Ecco, quella era una delle tante altre cose che odiavo di Max: la fama.
Ovunque lui andasse ci stavano un sacco di persone a circondarlo e, anche se non era colpa sua, mi sentivo tanto una Angelina Jolie tradita dal suo Brad Pitt.
Era … fastidiosa come cosa, ecco!
-Sì, è vero oggi è il mio compleanno.- anche se ero sorpresa dal fatto che lui se lo era ricordato cercai di non darlo a vedere ma mi strinsi nel mio maglioncino rosso mentre lo guardavo con sguardo vitreo.
-Ti volevo fare gli auguri- la sua voce stranamente, questa volta, non era canzonatoria
Feci scattare il mio famoso sopracciglio desto in alto senza dire niente per poi aprire la bocca stupefatta – davvero?-
-Sì, ci tenevo a farti i miei auguri, Eleonora - era raro che mi chiamasse per nome anzi, era raro che chiamasse qualcuno per nome in quanto anche i suoi amici veniva chiamati da lui con il cognome.
-Grazie … - la mia voce era flebile e anche io feci uno sforzo sovraumano a sentirla.
Max sorrise di un sorriso non sghembo, non critico e non arrogante ma di un sorriso, di quelli veri.
Sotto lo sguardo di mezza scuola mi feci largo tra la folla e entrai in macchina per poi fare retromarcia e tornare verso la strada di casa.
Facendomi passare senza questa volta replicare come aveva fatto invece quella mattina, Max, mi continuò a guardare fino a quando non sparii dietro l’angolo che mi avrebbe diretto a casa.
Stranamente i suoi occhi, questa volta, erano  rivolti verso le mie iridi e non vi era nessuna traccia di malizia.
Guardandolo sparire attraverso lo specchietto retrovisore mi ritrovai a sorridere come un ebete nel vedere che la folla piano piano intorno al parcheggio stava sparendo ma lui, invece, ancora fermo, mi continuava  a guardare.
 
 
Quando la mattina dopo andai a scuola  fui la prima ad arrivare in classe e sorrisi nella bella sensazione di essere la prima a mettere piede nell’aula( almeno nei giorno più leggeri).
Avevo sempre amato giungere per prima in quanto era una sensazione inspiegabilmente bella sentire per prima l’aria fresca di una nuova mattina e vedere la lavagna pulita senza regole matematiche a darmi fastidio alla mente.
Una volta poggiata la mia cartella sul banco mi sedei su esso per poi guardare fuori dalla finestra dove una folla di ragazzi facevano lo corsa per entrare in scuola prima del suono della seconda campanella.
Sorrisi vagamente quando vidi una Ferrari parcheggiare vicino la mia Deny ma stranamente da quella macchina non scese il biondo che mi aspettavo ci scendesse ma una ragazza mora con occhi verdi brillanti.
Corrugai a fronte confusa per poi essere chiamata dalla mia amica Tilli che entrò in classe esausta dalla la famosa corsa all’entrata alla scuola.
Mettendomi a parlare con Tilli evitai di guardare nuovamente la Ferrari parcheggiata  sotto al mio sguardo dalla finestra ma per tutta la giornata non feci che chiedermi chi fosse quella ragazza che avevo visto scendere dalla macchina di Max.
Gelosia? No solo curiosità! Si certo, come no …
 
 
 
Con il finire di quella giornata scolastica andai come sempre al parcheggio per prendere la mia Deny ma, quando vidi la famosa mora vicina alla mia macchina come ieri aveva fatto Max mi irrigidii di botto: ma era un vizio, allora!
A passo spedito mi diressi verso la macchina celeste che avevo ignorando lo sguardo pungente della mora su di me fin quando non sentii una voce lontana e famigliare alle mie spalle che mi fece sussultare.
-Stella, tesoro, che ci fai qui?- Max non era mai stato tanto entusiasta da niente, me ne accorsi mentre si avvicinava e circondava le spalle della tipa mora con il suo braccio.
-Sono venuta a prenderti Mattia!- Mattia, lo aveva chiamato con il suo nome di battesimo cosa che lui non sopportava ma, a differenza di come avrebbe fatto con tutti, Max non si scompose ma sorrise e arruffò i capelli alla ragazza.
-Con la mia macchina vedo-
-Sì, quando ieri tu mi hai detto che la potevo usare perché saresti venuto a scuola con quella di Gennaro, il tuo amico, mi sono detta che l’avrei usata per venirti a prendere. Ti fa piacere?- quella bellissima ragazza sorrideva come se avesse avuto davanti a se un angelo, e un po’ lo era: Max quella mattina era ancora più bello del solito!
-Certo! Non potevi farmi regalo migliore Stella!- Max sembrò non fare caso a me e abbracciò la ragazza con slancio mentre io, con le mani in tasca alla ricerca delle chiavi, li osservavo furibonda.
-Ah, ciao Duni!- mi salutò Max una volta notatomi con eleganza ma anche tanta freddezza.
-Ciao- sibilai aprendo finalmente la macchiane sedendomi dentro ai sediolini di pelle nera.
Misi in moto ma,una volta girato l’angolo della scuola, mi fermai parcheggiando l’auto vicino ad uno strano bar di periferia per poi poggiare la testa sul volante.
Cosa era quella strana sensazione che mi stringeva lo stomaco? Perché mi veniva da piangere se pensavo a Max stretto a quella ragazza? Perché , al solo pensiero di Max fidanzato con quella Stella, una lacrima mi rigò veloce una gota?
 
 
Il giorno dopo ebbi educazione fisica e, come immaginate, la feci con la classe di Max.
Stare a stretto contatto con lui,nella stessa palestra e osservarlo fare degli esercizi mi fece sentire tanto come una di quelle ragazzine del primo che, durante la ricreazione, facevano la corsa per raggiungere il nostro piano solo per vederlo di sfuggita andare al bagno.
Cercai di non guardarlo ma quando lo immaginavo di fianco a quella Stella mi sentivo morire e tornavano le lacrime.
Cosa che poi mi diede molto fastidio fu che non lo notai mai, neppure una volta, guardare dalla mia parte … ma poi, perché doveva guardarmi? Mica eravamo fidanzati, noi!
 
Ero appena uscita fuori dallo spogliatoio quando mi accorsi di essere, come sempre, l’ultima  della mia classe. E ci credo, se quella scema di Viviana occupava il bagno tutto per lei per potersi mettere per bene la carta igienica nel reggiseno io quando mi cambiavo.
A nulla erano servite le mie urla e anche, se non di più, i miei insulti verso di lei: Viviana ci aveva messo sempre il suo rituale di venti minti nel bagno.
Se solo avrei potuto ci avrei affogato la sua bella testa rossa nella tazza ma purtroppo come diceva mia nonna il tempo è denaro e il denaro è fondamentale per campare.
Una volta uscita dallo spogliatoi con la mia cartella sulle spalle mi accorsi che, come me, anche Max stava ancora dentro la palestra. Storcendo la bocca mi bloccai per esaminarlo uscire dallo spogliatoio maschile per poi r-iniziare a camminare senza fingerlo di vederelo.
-Duni!- mi chiamò lui con un sorriso che però io ignorai.
“Vai dalla tua Stella, vai!”pensai con un sorriso mentre, non seppi perché, sentivo quella sensazione ignota che- anche se non lo era- per farvi capire chiameremo gelosia,- crescere in petto.
-Duni!- un'altra volta Max disse il mio nome, questa volta in modo meno arrogante.
Altra volta lo ignorai continuando a camminare.
-Duni, mi senti o il gatto ti ha mangiato le orecchie?-
“Si dice lingua, idiota!”
-Duniiiiiii? Duuuuniiiiii? Duduniiiii?- quel cretino di Max iniziò a trotterellarmi intorno come un bambino o peggio, come un cane  storpiando il mio povero cognome.
-CHE C’E’????-urlai nel pieno di una crisi isterica. Già odiavo di mio il mio cognome, se poi ci si metteva anche lui a rovinarmelo con strane cantilene da bambini era la fine.
-Allora mi sentivi … -
-Non sono ancora diventata scema se questo ti può interessare-
-Non lo mettevo in dubbio  Duuuniii-  mi prese in giro bloccandomi prontamente i polsi che si stavano per muovere in un viaggio di non ritorno verso il suo viso.
-Lasciami- dissi cercando di liberare le mie mani.
-E perché dovrei-
Sorrisi e inclinai la testa – sennò ti denuncio-
Lui parve capire e seguii i movimenti del mio viso- con quale scusa?-
Stando al gioco, come avevo previsto, Max allentò la presa sui miei polsi e io ne approfittai perché, spintonandolo, mi affrettai a sfuggire alla sua presa – con la scusa di molestarmi. E , prima che tu lo dica, no, non mi farebbe piacere. Mi faresti schifo forse anche di più di come me ne fai ora- sembrava che parlando cercavo di convincere più me stessa che lui e perciò annuii come per enfatizzare la cosa- perciò vattene dalla tua Stella che almeno lei ti stima e ti vuole veramente non come me che ti vorrebbe solo prendere a calci di giorno e la notte …-
-E la notte?- chiese lui senza nota di malizia nella voce e senza sorrisi solo con curiosità.
-La notte io – balbettai facendo girare lo sguardo per la stanza cercando una risposta  nella grande blu palestra me invano.
-Sei gelosa marcia- la voce divertita di Max mi fece riportare lo sguardo su di lui.
-Io, gelosa? Di te? Ma sei sicuro? – cercavo di sembrare sicura ma la mia voce tintinnava come non avrebbe dovuto fare.
Io.Non.Ero.Gelosa.Di.Max.
Ma più cercavo di convincermi dell’assurdità della cosa, più la cosa mi sembrava vera.
 Perché da quando lo avevo visto abbracciato felicemente a Stella, il mio cuore, aveva iniziato a battere furioso ogni volta che lo vedevo sorridere a qualcuna e questo, prima di allora, non mi era mai successo.
Che fossi veramente gelosa?
Mentre cercavo risposta a questo quesito, non mi resi conto che Max si era avvicinato a me quel tanto da far vedere vicine le nostre labbra.
Se solo mi fossi mossa di un centimetro averi baciato quelle labbra tentatrici.
E l’avrei voluto davvero, ma i suoi occhi mi avevano già incantata e non riuscivo a muovere di un muscolo il mio corpo.
-Sì, Eleonora - ecco che il mio cuore perse un battito quando le sue belle labbra dissero il mio nome- tu sei gelosa. Ma non preoccuparti, Stella è solo una mia vecchia parente e poi-sorrise- lei è già impegnata … quindi fai sogni tranquilli-
C’era qualcosa di dolce nella sua voce ma, nelle sue parole, vi era anche arroganza di sentirsi il centro del mondo e ,anche se quella notizia  mi aveva fatto vedere per un secondo gli angeli intorno a me cantare l’inno delle gloria eterna, cercai di mantenere un certo controllo di me stessa.
Mi ero sentita leggera di dieci kili: Stella non era la sua ragazza.
Appena arrivata a casa  avrei fatto un party, minimo!
Lo vidi sorridere nuovamente vicino al mio viso e sorrisi anche io di rimando senza motivo.
Ci sarebbe bastato solo un piccolo, minuscolo centimetro e ci saremmo finalmente baciati ma nessuno fece quel piccolo passo restando, entrambi, a guardarci le efelidi del naso.
Davvero romantico, non c’è che dire.
A mettere fine a quelle tortura giunse la bidella Filomena che, venuta per punire la palestra, trovandoci a quella poco distanza, iniziò a ciarlare sulla nostra possibile storia d’amore e sul suo ruolo sulla nostra coronazione sentimentale.
Quella fu l’unica volte che vidi Max arrossire d’imbarazzo …
 
 
La fine di quella giornata fu la cosa più bella che mi poté capitare e infatti, quando tornai nella mia adorata macchina, stranamente, non trovai parcheggiata la Ferrari vicino al mia Panda in quando, probabilmente, Max se ne era già andato.
Facendo spallucce entrai in macchina per farla partire ma, proprio quando stavo per fare retromarcia, vidi un foglietto piegato sul parabrezza e mi allungai per prendermelo.
Corrugai la fronte e lo aprii per leggere cosa ci fosse scritto nel dubbio che fosse una multa.
Sorrisi raggiante quando, aprendo il biglietto, vidi una scrittura serie ed elegante incorniciare la bella carta bianca:


<< Salve Duni, spero che la mancanza della mia macchina non ti faccia soffrire troppo ma sono dovuto scappare per gravissimi problemi famigliari ( ok, dico la verità: sono dovuto andare a prendere a scuola il mio cuginetto alle elementari e ora, mentre tu starai leggendo questo biglietto, probabilmente io starò facendo le corse per la città per raggiungere la sua scuola in tempo )
Ma non preoccuparti, tornerò domani per infastidirti ancora un po’.
Il tuo molestatore personale;
Max ;) >>
 Piegando nuovamente il foglio e infilandolo nel cruscotto della macchina sorrisi come un ebete tornando a casa.
Ero felice, ma questo non c’entrava nulla con Max e con il suo biglietto tanto meno c’entrava con il fatto che ora sapevo che Stella non era la sua ragazza.
Perché io non ero gelosa di Max e a me di lui, non importava minimamente nulla.
Al solo pensiero mi venne da ridere:

“Io, gelosa di Max? Ma fatemi il piacere!”

Note Finali

Salve a tutti. Questa storia è un MissingMoment della mia Long "Il Bello & Dannato ... "da cui i protagonisti Eleonora  Duni e Max Trincelli sono nati.

Ho decido di publicare questo shot per gioco quasi, e spero che abbia qualche recensione. 

Per capirne il significato non è necessario leggere la long ma faciliterebbe la comprensione del testo !

Ringrazio che ha letto e che lo farà, grazie di cuore. 

Se volete lasciate una recensione, ne sarei ONORATA, LUSINGATA e FELICE!

I personaggi di questa storia sono frutto della mia fantasia. Fatti o avvenimenti realmente esistenti sono da considerare puramente casuali.
[I personaggi usati in foto non sono citati con scopi di lucro]

Manu

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Breath