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Autore: Emily Doe    05/06/2010    11 recensioni
Settimanalmente, Draco deve affrontare e sperare di sopravvivere ad un pericolo mortale: un'automobile Babbana.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Neville Paciock | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nota: Tutto di zia Jo.
Warning: Idiozia colossale. Un passatempo antistress ^^. Lettore avvisato... :p






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Draco Malfoy gettò un'occhiata nervosa allo specchio che rifletteva la sua figura tormentata. Quei segni scuri sotto gli occhi, così poco consoni alla sua persona, così tremendamente in totale disarmonia con la perfezione nivea del suo incarnato, così fuori luogo su quel viso raffinato, erano indizio eloquente di come avesse passato l'intera notte a meditare su quel problema irrisolvibile. Il suo sistema nervoso già iniziava a dare segni di irrequietezza, nonostante le raccomandazioni molteplici – e non richieste, specie nel caso di Lenticchia Weasley, dello Sfregiato e della sua degna consorte la cui voce aveva sempre la peculiare capacità di fargli venire l'irrefrenabile ed a stento trattenibile tentazione di vedere se sotto Cruciatus avrebbe potuto raggiungere tonalità ancora più alte (o, meglio, tacere, finalmente, con un Avada Kedavra).
Con una smorfia sulle labbra già pallide, si lisciò la camicia e sospirò afflitto.

C'erano momenti in cui ricordava perché odiasse ancora la cultura Babbana, e c'erano perfino istanti in cui arrivava a detestare l'idea di aver sposato una donna con origini che più Babbane non avrebbero potuto essere. Solo che, a dispetto di ciò che era solito propugnare per i corridoi e le buie aule di scuola, udendo la propria voce rimbalzare, amplificata, contro le pareti di pietra, e schiantarsi su tutti – specie su di lei – con la forza denigratoria che solo lo scherno ed il disgusto possono avere, non si trattava di una questione di sangue. Baggianate, quelle. Ecco, ormai usava anche modi di dire Babbani: baggianate. C'era voluto coraggio.
Quale sangue e sangue, la verità era, semplicemente, che la magia era molto più comoda. E che, nonostante nessuno volesse ammetterlo o ascoltarlo senza quel fastidioso sorrisetto divertito o di compatimento spiaccicato in volto, il mondo Babbano ce l'aveva con lui. Era stato comprovato. Tutte le varie diavolerie non magiche che sua moglie aveva voluto introdurre in casa, avevano dato sfoggio del loro odio più totale verso Draco Malfoy: il forno a microonde aveva cominciato a scoppiettare e produrre scintille dall'azzurro al blu pervinca al violetto, quando vi aveva inserito dentro un'innocua pentola per scaldare del semplice sugo, fino al fare esplodere il ragù dal suo barattolo, facendo saltare perfino il coperchio, costringendolo a ripulire da cima a fondo quel marchingegno infernale, dopo aver placato i battiti del suo povero cuore terrorizzato. Il forno si era spento cinque volte, nell'unica occasione in cui aveva cercato di scaldarsi una pizza surgelata – per non parlare di quel congelatore che gli aveva allagato casa, e solo perché se l'era dimenticato aperto! - terrorizzando a morte sua moglie che, nel rientrare, aveva sentito quella che definiva “Una terribile ed inconfondibile puzza di gas”, e si era precipitata in cucina convinta di trovare suo marito morto e stecchito sul tavolo ancora apparecchiato – convinzione fallace, visto che non solo Draco detestava apparecchiare, a meno che qualcuno non lo facesse per lui, ma si era semplicemente appisolato: quella “puzza di gas” gli aveva semplicemente fatto venire sonno.
La prima volta che aveva provato a frullare i biscottini da mischiare al latte del suo primogenito, il frullatore aveva spiaccicato sul soffitto la colazione del povero rampollo Malfoy, sul soffitto e sui capelli di suo padre; la seconda – ed ultima – volta, una seconda possibilità concessa solamente per l'amore di un padre verso suo figlio, gli aveva scaraventato sul naso il tappo che questa volta si era ricordato di mettere, solo perché non lo aveva avvitato.
Spargendo nuovamente, poi, la colazione del piccolo per tutta la cucina. E sui suoi capelli.
Il segno rossastro sul naso ci aveva impiegato una settimana intera a svanire.

L'elenco avrebbe potuto essere infinito, costellato dei più indegni danni fisici, e quando si giungeva all'argomento mezzi di trasporto, la situazione non volgeva certo in meglio.
Bastava ricordare di quella volta in cui la metropolitana – che nome stupido – non aveva voluto saperne di ascoltarlo quando le aveva cortesemente chiesto di lasciarlo al Ritz, dove lo attendevano per una cena * – e l'aveva anche ripetuto più volte, ad alta voce, guadagnandosi occhiate perplesse dagli altri passeggeri e quella comprensiva di un tizio che girava mezzo nudo e canticchiava In fondo al mar (o almeno quello credeva fosse il titolo, a giudicare dal quantitativo di volte in cui era stato ripetuto, in vari, differenti, fantasiosi gorgheggi) , una canzone bislacca che non aveva mai sentito prima, stringendosi al petto il coperchio ammaccato di una pentola – ed aveva proseguito imperterrita la sua corsa fino al capolinea, per tre volte, avanti ed indietro, finché una guardia, con sguardo sospettoso, non aveva costretto quel suo recalcitrante passeggero a scendere. Draco aveva dovuto aspettare Potter in mezzo ad un gruppo di barboni, temendo per la propria incolumità e convinto che tutto quel tempo al chiuso in quel posto pieno delle più strambe stramberie Babbane avesse dovuto avere effetti deleteri ed irreversibili sulla sua pelle.
Potter ancora andava raccontando quella storia ad ogni singola cena, da tre anni a quella parte. Per questo Draco aveva dichiarato eterno odio alla metropolitana e rinunciato a priori a spostarsi tramite quegli autobus a due piani che a Londra correvano come pazzi ovunque.

Ed ecco che si arrivava al punto: con le automobili non era andata certamente meglio, anzi.
Alla sola idea di dover nuovamente affrontare quella terribile prova, Draco si passò, già stanco, una mano sulla fronte.
Udiva perfettamente la voce di sua moglie ricordargli l'indicibile: “Perfino Ron ce l'ha fatta, Draco, non fare tante storie.”.
Perfino Ron ce l'ha fatta. Un vero e proprio affronto. Una pugnalata alle spalle, un affondo scorretto, senza possibilità di difesa. Se solo avesse potuto dimostrare, in qualche modo, non sapeva come, che Lenticchia Weasley doveva aver barato, il giorno dell'esame...
Nessuno capiva davvero la situazione. Ogni volta che Draco metteva piede in macchina, ogni singola volta, beh...

“Allora, sei pronto?”
I capelli crespi di sua moglie apparvero, facendo capolino dalla porta, ancor prima del suo viso. Lui la guardò modellando la propria espressione in quella del Ti Prego, Non Vedi Come Sono Afflitto e Triste?, Non Costringermi a Farlo. Sperava con tutto se stesso funzionasse.
“Oh, avanti, piantala di fare lo sguardo da cucciolo piagnucoloso,” tagliò corto lei, avvicinandoglisi e sistemandogli sbrigativamente il colletto. “Stavolta non ci casco.”
Con un moto di stizza, assunse la ben più abituale espressione altezzosa, infastidita e di neppure troppo vaga superiorità che gli si confaceva.
“Bene, donna senza cuore,” disse, con voce carica di disprezzo. “Ma se mi succederà qualcosa di orribile, sappi che la colpa sarà solo ed esclusivamente tua.”
Hermione, con suo profondo dispetto, ridacchiò apertamente. La sfacciata! Neppure cercava di nascondere il suo ridere sprezzante in faccia al pericolo.
“Lo so, lo so, me ne assumerò la piena responsabilità.”
Sempre più stizzito, lui alzò il mento, raddrizzando le spalle, allontanandosi appena in direzione del letto.
“Perfetto.”
“Hm-hm,” annuì lei.
“Come vuoi tu.” Altri due passi indietro.
“Sono cose che capitano,” replicò soave, per nulla colpita.
“Bene.” Un altro ancora, e...
“L'hai già detto.” Gli poggiò una mano sulla schiena, sospingendolo con decisione – e quel sorrisetto ancora sul viso – verso la porta. “Ma per andare a fronteggiare questo immenso pericolo, dobbiamo almeno uscire di casa.”
Accidenti, non le sfuggiva proprio nulla...

… ogni singola volta, Draco Malfoy si sentiva male. Veniva assalito dai giramenti di testa, da una forte sensazione di nausea, dai sudori freddi ed il suo stomaco sembrava attorcigliarsi su se stesso. Aveva notato la stessa reazione in alcuni bambini – come, ad esempio, il marmocchio di Weasley e della Lovegood, ma forse lui, essendo figlio di Lenticchia Weasley e Lunatica Lovegood, non faceva testo... poveretto -, cosa che aveva sempre scatenato l'ilarità di Piattola Weasley e suo marito. E suo fratello. E perfino di sua moglie e... di tutti, insomma.
Tanto più che la sua carnagione già pallida – ma perfetta – si tingeva di una sfumatura a metà tra il grigiastro ed il verdognolo, che non gli donava affatto e se ne andava solo dopo ore ed ore, assieme a quei maledetti sintomi.
“E' solo un po' di mal di macchina,” aveva ridacchiato Hermione quando le aveva comunicato che mai più sarebbe salito su quei pericolosi trabiccoli.
Mai più, aveva ripetuto. Ci teneva alla pelle, lui. Lei allora l'aveva guardato divertita, e due settimane dopo era stato costretto ad iscriversi a scuola guida. Scuola guida! Da non crederci. Neppure fosse un tredicenne scapestrato che ancora non aveva idea di quali potenti incantesimi evocare con la bacchetta, e si limitava ad usarla quasi esclusivamente per sollevare le gonne delle ragazze nel parco di Hogwarts. Ora che ci pensava, non aveva mai osato sollevare quella della Granger. Forse era per quello che ora quella donna malvagia gliela stava facendo pagare.

Con fare barcollante, tenendosi una mano sullo stomaco, emerse dall'abitacolo della macchina di sua moglie. Una rapida occhiata di sfuggita allo specchietto retrovisore bastò per confermare la diagnosi: automobile... numero infinito, Malfoy zero. Deglutì un paio di volte, sentendo sua moglie chiudere le portiere canticchiando allegra.
“Non siamo stati creati per velocità così folli,” ** le disse, distrutto, quando fu certo che il suo stomaco avesse superato il picco di capriole più artistiche e gli concedesse di articolare qualche parola, oltre ai numerosi grugniti.
“Andavamo a venti all'ora, Draco,” *** Cosa ci trovava di divertente? Certo, non era lei a sentirsi male ogni volta. Non si rendeva davvero conto del pericolo che avevano corso? Tutte quelle macchine, i camion, tutte quelle strade, quelle velocità inconcepibili, inumane, quegli incroci, tutti quei cartelli di pericolo... Merlino! Era davvero l'unico sufficientemente sano di mente – sufficientemente o parzialmente, perché la totale sanità mentale sapeva di averla salutata per sempre il giorno in cui aveva detto quel fatidico accanto a quella donna crudele ed incosciente che ora lo stava trascinando nuovamente in quel luogo di torture – da rendersene conto? “Ecco perché tutti ci suonavano.” Aggiunse Hermione, poi, aggrottando le sopracciglia e scuotendo appena la testa con fare quasi rassegnato.
“Vuoi dire che avresti potuto andare ancora più veloce?”
Sperava davvero che quella voce tremula e vagamente stridula non tradisse la nota di terrore che a lui sembrava chiara e palese come il sole.
“Se tu non mi avessi stritolato ogni volta il braccio, gridandomi di voler arrivare salvo alla tortura settimanale, sì.”
Avrebbe potuto anche sentirsi mancare.
Afferrandolo saldamente per un braccio, Hermione lo condusse per il marciapiede fin davanti alla tanto odiata porta. Lui tentò per l'ultima volta, in uno slancio di disperazione e mettendo da parte l'orgoglio, lo sguardo da cucciolo bastonato.
“Dai, al ritorno ti porto le pastiglie per il mal di macchina.”
“Quelle con quel sapore orribile?”
“Non fare il bambino! Perfino il figlio più piccolo di Ron non fa storie e le prende tranquillamente!”
“Ma mi fanno venire sonno...”
“Almeno eviterai di gridarmi nell'orecchio nel tragitto verso casa,” disse lei. L'occhiataccia di lui non la turbò minimamente, ma si sentì in dovere di aggiungere: “E dormendo, ti accorgerai molto meno del mal di macchina.”
Sospirando afflitto, Draco poggiò una mano sul pomello della porta d'ingresso dell'autoscuola, e la spinse piano.
“E potremo andare almeno a cinquanta all'ora.”
Quando si voltò, era certo di avere il terrore puro dipinto in viso e negli occhi. Sua moglie non poté vederlo perché, canticchiando nuovamente, era già risalita in macchina e, con due leggeri ed allegri colpi di clacson, era ripartita.
La morte era vicina, ne era sicuro. Avrebbe dovuto fare qualcosa, avrebbe dovuto avvertire qualcuno, le autorità locali, il San Mungo, sua madre, avrebbe...
“Eccoti qui!” fece la gioviale voce di colui che spalancò completamente la porta dall'interno. “Solo dieci minuti di ritardo, oggi?”
Neville Paciock gli sorrideva cordiale, facendo tintinnare le chiavi del trabiccolo infernale in cui si sarebbero dovuti, beh, comprimere, vista la stazza dell'insegnante.
Sì. Neville Paciock. Insegnante. Nella stessa frase.
Mayday, mayday... San Mungo? Mi sentite? Qualcuno mi aiuti...
Prendeva lezioni da ormai un mese, ed ancora non era riuscito ad abituarsi all'idea. Grugnì qualcosa di inintelligibile in risposta, mentre Paciock si richiudeva la porta alle spalle, facendogli cenno di avviarsi.
“Forse oggi riusciremo perfino ad ingranare la seconda, che ne dici?”
Draco si immobilizzò, mentre l'istruttore lo superava tranquillamente, avvertendo una scossa di puro, gelido terrore percorrergli la schiena e ghermirgli le viscere.
Erano tutti completamente pazzi.









Fine




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*Sì, sia il fatto che l'abbia chiesto con gentilezza che la citazione del Ritz li ho messi perché mi ricordavano “Breathe” di argosy, tradotta da Kit_05.

**Frase ispirata ad una scena di “How I Met Your Mother” (“E alla fine arriva mamma!”, in Italia).

***Venti all'ora perché la prima volta che ho acceso una macchina ho raggiunto quella spaventosa, irripetibile, perniciosa velocità, e quando l'ho detto quasi con soddisfazione *notare l'ironia* (andiamo, era la prima volta che accendevo una macchina! Mi si era spenta solo due volte!), mi sono scoppiati a ridere in faccia XD. C'è stato anche chi ha detto che un viaggio andata e ritorno da Londra a Milano sarebbe stato più breve e rapido di quanto ci avrei impiegato io – ipoteticamente, visto che non ricordavo neppure come accendere una macchina, un anno dopo XD – per portarci a casa. Né sani né salvi.



PS: Nell'epilogo del libro “Harry Potter e i Doni della Morte”, Ron dice davvero di aver barato per riuscire a prendere la patente Babbana :)
   
 
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